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venerdì 7 maggio 2021

# - Aggiornamenti dall'Approvvigionatore Letterario (Maggio 2021)

Cari amici e lettori dell'Angolo dell'Approvvigionatore Letterario, bentornati (oppure benvenuti, se è la vostra prima volta su Three-a-Penny). In questo complesso 2021 non sembra affatto, ma i mesi si accavallano senza tregua e siamo già giunti a maggio, con l'approssimarsi all'estate e, forse, a una stagione più mite che ci permetta di svagarci di più. Infatti, già dalla fine di aprile le restrizioni dovute alla pandemia sono state allentate e abbiamo avuto la fortuna di poter uscire di casa con meno timore, nonostante gli indici di contagio restino sempre a livello di allerta e non si debba abbassare la guardia. In ogni caso, speriamo sia l'inizio di un periodo di relativa calma per i nostri nervi affaticati, che ci permetta di tirare il fiato in attesa della fine di questa situazione sgradevole che stiamo vivendo ormai da tanto tempo. E intanto, mentre osserviamo come evolverà la situazione in Italia e all'estero, ancora una volta vi presento le uscite librarie mensili nel segno del giallo, così che possiate svagarvi un po' e magari scoprire qualche autore che prima non conoscevate ed appassionarvi. In questo appuntamento in particolare ci sono alcuni titoli molto interessanti, che potrete accaparrarvi magari in vista di una capatina in spiaggia: infatti, cosa c'è di meglio che leggere un giallo sotto l'ombrellone? Per cui, andiamo a vedere cosa vi propongo.

Copertina di "Complotto all'Ambasciata"
pubblicato dal Giallo Mondadori
Per primi, diamo un'occhiata ai consueti volumetti da edicola del Giallo Mondadori. Nella Serie Regolare, troviamo nientemeno che un inedito di una grandissima autrice della Golden Age della classica crime story, la quale conta al proprio attivo numerosi capolavori del genere: Ngaio Marsh, con "Complotto all'Ambasciata". Devo fare una precisazione, tuttavia, parlando di questo romanzo: badate che esso è stato scritto nel 1974, ben lontano dall'epoca d'oro dei mystery giocati su un perfetto fair play e ambientati in un mondo tanto imperfetto quanto ricco di suggestioni sociali. Pertanto, da parte mia non mi aspetterò chissà quale giallo tradizionale, quanto un libro del mistero contaminato dalla spy-story (che in quegli anni, complice l'ascesa di Le Carré ai vertici delle classifiche internazionali) e da un racconto incentrato su temi che furoreggiavano nella metà degli anni Settanta. E infatti, a guardare la trama, sembrerebbe proprio una storia del genere. Abbiamo un presidente africano, Bartholomew Opala, in visita a Londra per questioni diplomatiche tra l'Inghilterra e il suo paese natio, il Ng'ombwana. Poiché egli è stato compagno di scuola del sovrintendente di Scotland Yard Roderick Alleyn, a quest'ultimo viene  affidato il compito di proteggerlo mentre si trova sul suolo inglese... Peccato che si tratti di un compito abbastanza gravoso e impegnativo, poiché Opala conta un lunga lista di nemici giurati i quali sarebbero più che felici di toglierlo di mezzo, e lui stesso sia un individuo allergico a misure di sicurezza troppo invasive. Come fare per tenerlo al sicuro?, si domanda Alleyn. Magari prendere qualche precauzione in più potrebbe essere un'idea. Però ben presto accade una disgrazia: nonostante tutto, nel corso di un ricevimento all'ambasciata di Ng'ombwana un uomo viene trafitto da una lancia cerimoniale e rimane ucciso. Opala è illeso, ma fino a quando durerà la situazione? Perché Alleyn è convinto che un pericolo insidioso si nasconda nell'ombra e stia tramando un nuovo piano diabolico... Come vedete, "Complotto all'ambasciata" presenta maggiormente le caratteristiche di un giallo recente, con temi sociali e un enigma che si interseca al clima opprimente dei tumultuosi anni Settanta. Detto ciò, tuttavia, sono sicuro che esso sia scritto con il magistrale stile di Marsh e che non sia una lettura da ignorare; per cui, vi consiglio di procurarvene una copia prima di restare senza.

Copertina di "Uno Studio in Nero"
pubblicato dal Giallo Mondadori
Nei Classici del Giallo, invece, torna ancora un volta l'inossidabile Ellery Queen con un titolo che occupa un posto di rilievo all'interno della sua opera: "Uno Studio in Nero". Queste parole vi ricordano forse qualcosa? Ebbene, se così fosse, sappiate che il vostro intuito non vi ha tradito: si tratta di un palese riferimento all'opera di esordio come giallista di quell'Arthur Conan Doyle che, nel 1887, diede vita all'investigatore dilettante più celebre della Storia: Sherlock Holmes. All'inizio della storia, Ellery si trova nel suo appartamento e, tanto per cambiare, si annoia: in vista non ci sono casi interessanti da risolvere, non ha voglia di uscire per le strade e i negozi di New York ma l'immobilità lo infastidisce. Così, quando si presenta alla sua porta un amico che gli consegna un pacco dicendo che, al suo interno, si trova nientemeno che un taccuino originale del dottor John Watson (spalla del segugio di Baker Street), Queen si getta subito alla scoperta del contenuto del libretto. Vergate sulle pagine, spiccano le parole che raccontano di un caso segreto condotto da Holmes... nientemeno che sulle tracce del celeberrimo Jack lo Squartatore. Già questo di per sé sarebbe un motivo davvero degno per immergersi nello studio dell'indagine di Sherlock; se poi l'investigatore ha insinuato che l'assassino sia stato in origine una donna, le rivelazioni diventano decisamente scottanti. Ma la faccenda è davvero da intendersi in questi termini? E lo scritto è originale oppure si tratta di un falso ben architettato? Starà ad Ellery scoprire la verità calandosi in un mistero che lo trasporterà in piena epoca vittoriana, a caccia del serial killer più diabolico, squilibrato e assetato di sangue della Storia. Uno dei primi "apocrifi" sherlockiani (ovvero una storia dove viene fatto rivivere per mano di un autore un personaggio di terzi), "Uno Studio in Nero" narra un caso emozionante e ben architettato, il quale non mancherà di lasciarvi a bocca aperta e a trasmettere più di un brivido di terrore.

Copertina di "L'Assassino Bussa alla Porta"
pubblicato da Polillo Editore
Passiamo ora a Polillo Editore presso Rusconi, il quale ha dato alle stampe altri volumi che si erano man mano accumulati in scaletta a causa della pandemia. E lo ha fatto proponendo agli appassionati di genere "L'Assassino Bussa alla Porta" di Harriet Rutland e "I Morti non Vedono" di Max Afford. Per quanto riguarda il primo, la sua autrice non è una novità per i lettori di Three-a-Penny: se ben ricordate, infatti, diverso tempo fa avevo recensito per voi il suo "L'Inquilino del Piano di Sopra", un romanzo giallo psicologico davvero tenebroso, ambientato nel triste periodo della Seconda Guerra Mondiale in cui l'Inghilterra è stata come isolata dal resto del mondo a combattere Hitler, con la popolazione costretta a ogni sorta di sacrificio e con i nervi a pezzi in attesa del prossimo bombardamento. Ebbene, il consenso che deve aver trovato quel libro (compreso quello del sottoscritto) pare abbia spinto l'editore ad investire ancora su Rutland, e il risultato è stata la pubblicazione di "L'Assassino Bussa alla Porta". Di cosa tratta? La storia è ambientata a Prestleignton Hydro, uno stabilimento idroterapico molto simile a quello della cittadina in cui viveva la stessa scrittrice (si narra abbia cambiato solo il nome per non incorrere in problemi con i clienti e il personale della struttura), il quale ospita anziani e malati che tra una cura e l'altra assaporano il piacere di sparlare di scandali più o meno piccanti riguardanti i più giovani nei dintorni. Un pettegolezzo di qui, un pettegolezzo di lì; cosa può mai andare storto? Ebbene, in breve le voci diventano tanto pressanti per qualcuno da spingere all'omicidio... Anzi, all'omicidio plurimo, dato che tutti i giovanotti e le signorine iniziano a venire eliminati in modo alquanto sistematico e indiscriminato. Ma è davvero così casuale la scelta dell'assassino? Secondo i vegliardi, la mano dietro a questi crimini efferati può essere fermata se si impegnano a scoprire a chi essa appartenga. Così iniziano ad indagare con discrezione. Però spetterà all'enigmatico Mr. Winkley dare loro una mano per risolvere il mistero. Mystery satirico e impregnato di black humor, "L'Assassino Bussa alla Porta" diverte e intrattiene grazie alla maestria di Rutland nel tratteggiare le situazioni più disparate. Forse non sarà incisivo come l'altro suo romanzo, ma io sono curioso di leggerlo per bene.

Copertina di "I Morti non Vedono"
pubblicato da Polillo Editore
In secondo luogo, Polillo ha pubblicato "I Morti non Vedono" di Max Afford. Ancora una volta, dopo Ngaio Marsh, questo mese troviamo un autore proveniente dall'emisfero australe all'interno dell'Angolo dell'Approvvigionatore Letterario: infatti, Afford era originario dell'Australia e laggiù visse un'esistenza piena di impegni, che lo portò ad essere giornalista, ovviamente scrittore e scrittore di pezzi per la radio. Proprio a questo campo si ispirò per scrivere il romanzo che è stato tradotto in italiano. La trama è divisa in due parti: nella prima, l'ispettore Read e l'investigatore Jeffery Blackburn fanno visita a uno studio radiofonico londinese che sta per essere inaugurato. All'improvviso, tuttavia, mentre stanno assistendo a una commedia una delle giovani signorine addette alle postazioni vocali muore misteriosamente all'interno di uno stanzino oscuro e chiuso a chiave. Durante la registrazione non può essere entrato nessuno, quindi chi è il colpevole? Deve essere qualcuno dell'entourage della radio, poiché solo quelle persone sapevano come muoversi dentro l'edificio senza dare nell'occhio. Da questo punto parte la seconda parte del libro, dove troviamo l'indagine della polizia e di Blackburn per trovare ed arrestare il colpevole, tra droga, messaggi segreti, veleni e storie d'amore con alti e bassi. E altri due delitti efferati. Dalle recensioni che ho letto in rete, sembra proprio che questo sia un classico giallo degli anni '30: abbiamo alcuni decessi sospetti e inesplicabili, un investigatore che affianca la polizia nel trovare la soluzione del mistero, una serie ci colpi di scena che spiazzano il lettore... Eppure, nei conti fatti, sembra che la spiegazione finale non sia del tutto degna dell'enigma che l'ha preceduta. Da parte mia, voglio proprio leggere questo romanzo per capire se le cose stanno così oppure si tratti di una lettura più che meritevole della nostra attenzione. Vi consiglio di fare lo stesso.

Copertina di "Sherlock Holmes e il
Segreto del Monte Bianco" pubblicato
da Mulatero Editore
Infine, per le letture in lingua italiana, vi segnalo un paio di titoli in arrivo per i tipi di Mulatero Editore. Essi, dopo aver portato in Italia parte dell'opera di Glyn Carr e il suo Abercrombie Lewker (e stiano continuando a proporre nuovi titoli), hanno aggiunto alcuni gialli esterni a quest'ultima saga che possiamo classificare come apocrifi dedicati a Sherlock Holmes, simili a "Uno Studio in Nero" poco sopra menzionato, ma ambientati in montagna. In "Sherlock Holmes e il Segreto del Monte Bianco", di Pierre Charmoz e Jean-Louis Lejonc, troviamo l'investigatore di Baker Street in trasferta a Chamonix, presso un invecchiato Edward Whymper, il quale nutre per l'altro un affetto quasi da zio acquisito. Il motivo per cui ha desiderato avere al proprio fianco il segugio non è però legato agli affetti: egli desidera che quello lo aiuti a trovare un documento che possa segnare la nascita dell'alpinismo. Si tratta del manoscritto di Jacques Paccard, nel quale egli ha raccontato la propria versione della storia ascesa al Monte Bianco nel 1786. Riuscirà Holmes a rinvenire quello che stuoli di studiosi hanno cercato per tanti anni ma non sono mai stati capaci di recuperare? Dovrà stare molto in guardia, visto che una strana donna dagli occhi verdi e alcuni agenti prussiani lo stanno tenendo d'occhio... In "Sherlock Holmes e il Tesoro delle Dolomiti" di Riccardo Decarli e Fabrizio Torchio, invece, l'investigatore si trova a Londra in piena estate, quando assieme al dottor Watson viene coinvolto nello strano caso del furto degli zaini di due alpinisti. Un fatto tanto banale non potrà generare grandi ripercussioni, vero? E invece la pista da seguire per recuperare il maltolto porterà la coppia Holmes-Watson fino a fatti accaduti in India, tra il British Museum e indipendentisti oppositori dell'Impero asburgico, fino alle Alpi italiane. Sarà in Trentino, dopo mille peripezie, che i due riusciranno a scoprire qualche indizio utile per la soluzione; ma la verità p ancora lontana... Non si tratta di gialli puri come per i romanzi di Glyn Carr finora tradotti, ma sono pur sempre libri che posso andare bene per un pubblico meno esigente dell'appassionato lettore esperto, per cui ve li ho comunque presentati.

Copertina di "Death in the Grand Manor"
pubblicato da Dean Street Press
Passiamo ora alle opere in lingua inglese. Innanzitutto, bisogna sottolineare come Dean Street Press abbia dato alle stampe una nuova serie di mysteries all'interno della sua produzione. Questa volta è toccato ad Anne Morice, una scrittrice che finora non avevo mai sentito nominare. Nata nel Kent nel 1916 col nome di Felicity Shaw, Morice lavorò per un certo tempo nell'ufficio della GPO Film Unit, una casa di produzione celebre al tempo. Lì incontrò il documentarista Alexander Shaw, che sposò e le diede tre figli. Nel corso degli anni la famiglia si spostò in lungo e in largo, mentre Morice intraprendeva la carriera di scrittrice; la quale, tuttavia, in un primo momento non diede i frutti sperati. Infatti, nonostante avesse scritto due romanzi ben accolti negli anni '50, Felicity non dovette essere soddisfatta e decise di fermare la produzione per circa vent'anni, quando tornò sulla scena con un serie di romanzi gialli di successo su una ragazza di nome Tessa Crichton, la quale investiga sulla falsariga della neozelandese Miss Phryne Fisher di Kerry Greenwood. I suoi sono romanzi gialli molto leggeri, dove contano molto le descrizioni della buona società del tempo, i rapporti tra i personaggi, lo stile sbarazzino e una vena misteriosa che si mescola spesso ad altri temi che si discostano un po' dal delitto. Finora Dean Street Press ha dato alle stampe: 
  • "Death in the Grand Manor"
  • "Murder in Married Life"
  • "Death of a Gay Dog"
  • "Murder on French Leave"
  • "Death and the Dutiful Daughter"
  • "Death of a Heavenly Twin"
  • "Killing with Kindness"
  • "Nursery Tea and Poison"
  • "Death of a Wedding Guest"
  • "Murder in Mimicry"
Se cercate qualche lettura un po' più leggera, sono sicuro che questa serie possa fare al caso vostro.

Copertina di "The Chianti Flask"
pubblicato dalla British Library Crime
Classics
Passiamo poi al consueto volume della British Library Crime Classics, curata da Martin Edwards e fonte continua di titoli interessantissimi. Per questo mese di maggio ci viene presentato "The Chianti Flask" di Marie Belloc Lowndes, autrice conosciuta in Italia soprattutto per "Il Pensionante", storia fittizia ispirata alla vicenda di Jack Lo Squartatore, e per "Luna di Miele da Incubo" pubblicato da Le Assassine. In questo caso, l'indagine ruota attorno alla figura di Laura Dousland, una giovane donna che è stata accusata di aver avvelenato l'anziano marito Fordish. Nell'aula del tribunale dove si svolge il processo inizia il racconto, mentre lei si difende dalle accuse e il servo italiano della coppia, Angelo Terugi, a sua volta sospettato del delitto, sostiene dall'alto del podio dell'interrogato la sua colpevolezza. Tutto quanto è focalizzato su una fiaschetta di Chianti che quasi certamente ha contenuto il vino avvelenato che ha ammazzato Fordish; ma il punto è: chi glielo ha somministrato? E che fine ha fatto questo oggetto tanto accusatorio e definitivo? Nessuno finora è riuscito a rintracciarlo. La giuria si trova costretta ad emettere un giudizio influenzato da questa grave mancanza, ma non crediate che i colpi di scena siano finiti qui. Questo è soltanto l'inizio del romanzo di Belloc Lowndes, nel quale vengono affrontati molti temi importanti come lo studio psicologico degli effetti deleteri dell'omicidio, con le conseguenze sulla persona accusata e su coloro i quali le sono vicini, nel bene e nel male. Forse Laura è davvero colpevole... Soltanto alla fine, nelle ultime pagine, si scoprirà la verità sul delitto di Fordish Dousland. Per scoprire qual è, dovete procurarvi una copia di "The Chianti Flask".

Copertina di "The Wall" pubblicato
da Penzler Publishing
Per ultimo, torniamo in America e diamo un'occhiata a "The Wall" di Mary Roberts Rinehart, dato alle stampe da Penzler Publishing. Tradotto in italiano come "I Muri Parlano", è uno dei romanzi gialli dell'autrice senza personaggio fisso, dove ella ha ancora una volta esplorato il lato "da brivido" del racconto del mistero, sottolineando la suspense in favore dell'enigma puro. Come di consueto, l'ambientazione e scenario in cui vengono calati i fatti è una villa aristocratica, Sunset House, abitata da Marcia Lloyd e suo fratello Arthur fin dall'infanzia, poiché in essa hanno trascorso ogni estate della loro vita esplorando i grandiosi saloni e i terreni che scivolavano fino alla riva del mare. Ogni cosa sembra circondata da una sorta di aura idilliaca: niente di male può accadere a Sunset House, dove il vecchio nonno ha risieduto per lunghi anni in un clima pacifico e tranquillo. Eppure, all'improvviso, l'ex moglie di Arthur, Juliette, si presenta alla porta illuminata dai raggi del tramonto per avanzare delle pretese e chiedere un contributo economico al giovanotto, il quale non è in grado di soddisfare le sue esigenze (oppure non ha intenzione di farlo). Da lì in poi iniziano i guai: allontanatasi, Juliette scompare nel nulla per qualche tempo... finché il suo cadavere non viene rinvenuto. La polizia, convocata sul posto, si trova davanti a una casa silenziosa e oscura, che sembra serbare terribili segreti al suo interno e non intende permettere che degli estranei la violino: cosa mai si celerà nelle ombre che dagli angoli delle camere si allungano col calare delle tenebre? Però Marcia, dal canto suo, intende fare il possibile per dissipare il mistero e si allea con lo sceriffo locale, Russell Shand, per trovare l'assassino della cognata prima che le cose possano peggiorare. In una lotta contro il tempo, infatti, sanno benissimo che qualcosa di diabolico si annida nei paraggi; qualcosa che deve essere fermato ad ogni costo. Carico di tensione, di mistero e di suggestioni, "The Wall" si preannuncia una lettura carica di emozione che farà correre più di un brivido lungo la schiena dei lettori.

Bene, anche per questo mese ho concluso la mia carrellata di consigli per voi lettori di Three-a-Penny. Se ci saranno ulteriori aggiornamenti importanti da fare, li inserirò qui sotto. Nel frattempo, vi auguro buone letture nel segno del giallo. A presto!

Link ai titoli consigliati su IBS
"L'assassino bussa alla porta" di Harriet Rutland;
"I morti non vedono" di Max Afford;
"Sherlock Holmes e il Segreto del Monte Bianco" di Pierre Charmoz e Jean-Louis Lejonc;
"Sherlock Holmes e il Tesoro delle Dolomiti" di Riccardo Decarli e Fabrizio Torchio.

Link ai titoli consigliati su Libraccio
"L'assassino bussa alla porta" di Harriet Rutland;
"I morti non vedono" di Max Afford;
"Sherlock Holmes e il Segreto del Monte Bianco" di Pierre Charmoz e Jean-Louis Lejonc;
"Sherlock Holmes e il Tesoro delle Dolomiti" di Riccardo Decarli e Fabrizio Torchio.

Link ai titoli consigliati su Amazon
"Complotto all'ambasciata" di Ngaio Marsh (solo ebook);
"Uno studio in nero" di Ellery Queen (solo ebook);
"L'assassino bussa alla porta" di Harriet Rutland;
"I morti non vedono" di Max Afford;
"Sherlock Holmes e il Segreto del Monte Bianco" di Pierre Charmoz e Jean-Louis Lejonc;
"Sherlock Holmes e il Tesoro delle Dolomiti" di Riccardo Decarli e Fabrizio Torchio;
"Death in the Grand Manor" di Anne Morice;
"Murder in Married Life" di Anne Morice;
"Death of a Gay Dog" di Anne Morice;
"Murder on French Leave" di Anne Morice;
"Death and the Dutiful Daughter" di Anne Morice;
"Death of a Heavenly Twin" di Anne Morice;
"Killing with Kindness" di Anne Morice;
"Nursery Tea and Poison" di Anne Morice;
"Death of a Wedding Guest" di Anne Morice;
"Murder in Mimicry" di Anne Morice;
"The Chianti flask" di Marie Belloc Lowndes;
"The Wall" di Mary Roberts Rinehart.

venerdì 4 dicembre 2020

# - Aggiornamenti dall'Approvvigionatore Letterario (Dicembre 2020 - Speciale Natale)

Cari amici dell'Approvvigionatore Letterario, bentornati al consueto appuntamento con le anticipazioni letterarie di genere giallo che più o meno ogni trenta giorni vi propongo. Con mia somma gioia, siamo arrivati anche quest'anno a dicembre e a un'occasione un po' speciale, per discutere dei migliori romanzi del mistero a tema invernale/natalizio da leggere in attesa, durante e (perché no?) dopo le feste, quando magari i nostri cari ce li hanno regalati. Già l'anno scorso, se ben ricordate, vi avevo consigliato alcune letture da fare in questo periodo dell'anno; e oggi voglio rinnovare la faccenda incrementando il numero di mysteries che potete sfogliare e divorare in attesa dell'arrivo di Babbo Natale e di Capodanno. Saranno perlopiù gialli in uscita in questo periodo, dato che gli editori italiani e internazionali si sono dati molto da fare nella pubblicazioni di titoli validi; ma conto di richiamare alla vostra mente pure qualche titolo degli anni passati. Per cui, come se fossimo a un ballo di Natale o a un veglione, diamo inizio alle danze!

Copertina di "Il Grande Libro dei Gialli di
Natale" pubblicato da Mondadori Oscar
Draghi

Per prima cosa, due raccolte edite da Mondadori. La prima è "Il Grande libro dei Gialli di Natale", curata da Otto Penzler (grande esperto mondiale di letteratura del mistero e fondatore dell'americana Penzler Publishing, di cui vi parlerò più avanti) e inserita nella sempre pregevole e stupenda collana degli Oscar Mondadori Draghi. Se ben ricordate e avete letto gli ultimi consigli che vi ho dato, in questa serie era stata già inserita un altro florilegio di racconti, curato sempre da Penzler, e dedicato al personaggio forse più celebre di tutti i tempi all'interno della crime story; quell'eccentrico e astutissimo segugio dilettante che ha stabilito la propria sede al 221/B di Baker Street, ha come spalla il buon John Watson e porta il nome di Sherlock Holmes. Ebbene, sulla scia di quella raccolta, Mondadori ha deciso di tradurre e portare nel nostro Paese pure questo enorme volume di racconti, tutti accomunati dal tema natalizio e (ovviamente) trattanti omicidi, furti, crimini disparati e disperati, in cui è coinvolto il vasto campionario del genere umano. Tra gli altri, vi segnalo in particolare questi racconti spesso già editi, ma comunque straordinari: "Il Caso del Dolce di Natale" di Agatha Christie, "L'Avventura della Bambola del Delfino" di Ellery Queen, "La Vigilia di Natale del Maggiordomo" di Mary Roberts Rinehart, "L'Avventura del Carboncino Azzurro" di Arthur Conan Doyle, "Serenata per un Assassino" di Joseph Commings, "La Mezzaluna Stregata" di Peter Lovesey, "I Cantori di Natale" di Josephine Bell, "Il Museo delle Cere" di Ethel Lina White, "Natale in Blu" di Peter Robinson, "La Sorella Bessie" di Cyril Hare, "Morte in Onda" di Ngaio Marsh, "Festa di Natale" di Rex Stout e "Ecco il Biglietto" di Mary Higgins Clark. Come avrete capito dai titoli che ho selezionato, si tratta di un gruppo di storie brevi molto variegato, che spazia del giallo più tradizionale possibile a quello umoristico, da quello della scuola dei duri al thriller e alla suspense, senza dimenticare gli autori contemporanei più celebri nel campo del giallo. Unico difetto di questa raccolta stupenda: il prezzo alto. Ma vi posso assicurare che, nel caso non possedeste già la maggior parte dei racconti che ho citato qui sopra, il gioco varrebbe la candela e la spesa sarebbe giustificata.

Copertina di "Nel Cuore dell'Inverno"
pubblicato da Oscar Mondadori

La seconda antologia di cui vi parlavo, invece, è dedicata ad Agatha Christie. E a chi, sennò? In Italia, infatti, è l'unica sulla quale Mondadori ha deciso di investire (almeno finora) e che può generare un qualche tipo di guadagno fin da subito. Un po' un peccato, ma noi non possiamo farci nulla. In ogni caso, si intitola "Nel Cuore dell'Inverno", è contenuta negli Oscar Mondadori e in Inghilterra e negli USA è già apparsa in libreria da qualche settimana, mentre da noi è arrivata più di recente. Essa raccoglie alcuni tra i racconti più celebri di tutta la storia del giallo anglosassone, quelli che in qualche modo hanno contribuito a rendere famosa nel mondo la loro autrice e, di conseguenza, già apparsi in altre forme in Italia e nel mondo. Pertanto, si tratta di una collezione di storie brevi che probabilmente avrete già in qualche forma. Tuttavia, mi è sembrata una buona idea inserirla tra i miei consigli, per due motivi. Il primo, è che comunque questi racconti sono molto piacevoli e divertenti: "L'Avventura del Dolce di Natale" è perfetto da leggere proprio il 25 dicembre, con il suo misto di ironia e misteriosa tensione; ma pure "La Casa Rossa", "Una Tragedia Natalizia" con Miss Jane Marple, "È Arrivato il Signor Quin" con tale personaggio, "Il Caso della Baia di Pollensa" non sono da meno. Il secondo, che era indispensabile per chiunque si stia avvicinando al genere, conoscere tali storie. Per cui, ecco spiegato come mai ho inserito qui questa collezione di dodici racconti stupendi e meravigliosi nella loro semplicità ingannevole. Farete la conoscenza di tutti i protagonisti principali nati dalla mente della Regina del Crimine, e vi immergerete in storie dove, accanto all'aria frizzante e al clima ideale per mettersi comodi in poltrona, davanti al camino, toccherete il volto più inquietante della stagione delle Feste.

Copertina di "Il Caso dell'Abominevole
Pupazzo di Neve" pubblicato da Giunti
Detto ciò, passiamo ai romanzi veri e propri. Per iniziare, vi segnalo immediatamente la pubblicazione in libreria di una delle storie più suggestive e affascinanti, tra quelle create dal genio del giallo sulla neve che fu Nicholas Blake. Pseudonimo di Cecil Day Lewis, questo signore fu nientemeno che Poeta Laureato, nominato dalla regina Elisabetta, oltre che critico letterario e scrittore impegnato nella lotta per i diritti civili della popolazione britannica. Soprattutto, però, per noi appassionati di classica crime story, Blake è stato autore di una serie di gialli incentrati sulla figura del segugio dilettante Nigel Strangeways, ispirato alla figura di W.H. Auden e dotato di incredibile perspicacia e ampia cultura. In questa occasione, Giunti ha riportato sugli scaffali "Il Caso dell'Abominevole Pupazzo di Neve", già edito in italiano nei Classici del Giallo Mondadori come "Misteri Sotto la Neve". Strangeways, in questa storia, si trova a dover indagare riguardo una strana seduta spiritica, tenutasi nel periodo appena precedente il Natale a Dower House, la magione di campagna della famiglia Restorick immersa nelle campagne di Easterham Manor, imbiancate queste ultime da un folto strato di neve e con le strade ormai ghiacciate. I Restorick, assieme ad alcuni amici, si sono riuniti laggiù per permettere ai bambini di giocare a costruire pupazzi di neve e per trovare un po' di ristoro dal caos cittadino; quando il gatto di famiglia sembra impazzire proprio mentre gli adulti stanno tentando di evocare lo spirito di un vescovo. Nigel sente che nell'aria c'è qualcosa che non va: i gatti, si sa, sono molto sensibili e per questo deve essere avvenuto sul serio qualcosa durante la seduta. In breve, i suoi timori divengono fondati; la mattina dopo il suo arrivo, infatti, la bella Elizabeth Restorick viene trovata impiccata nella sua stanza, nuda e con le labbra dipinte di rosso. Si tratta di suicidio, oppure dietro questa morte violenta si cela la mano di un misterioso omicida? Tra indizi discordanti e moventi a volontà, Strangeways dovrà mettere alla prova il proprio intuito per scoprire la verità. Un grande giallo classico che vi consiglio di recuperare, finché si può.

Copertina di "Sangue sul Monte Bianco"
pubblicato da Mulatero

Poi, un richiamo al mese scorso. Se ben ricordate, infatti, Mulatero ha pubblicato il nuovo romanzo di Glyn Carr, con protagonista il capocomico e segugio dilettante Abercrombie Lewker: "Sangue sul Monte Bianco". Io l'ho recensito la settimana scorsa, per cui se volete farvi un'idea di com'è, vi consiglio di leggere ciò che ho scritto a riguardo, orientandovi con la schermata sulla destra. In ogni caso, vi voglio assicurare che non potreste trovare miglior occasione per addentrarvi nel mondo suggestivo che Carr descrive sempre nei suoi gialli: quello dell'alpinismo declinato al romanzo del mistero. Ecco perché, a distanza di solo una settimana, ho deciso di fare questo appunto. Provare per credere, ma penso che mi ringrazierete.

Copertina di "Morte a Linwood Court"
pubblicato da Lindau

Adesso ci spostiamo ancora una volta da un editore a un altro, ed è giunto il turno di Lindau. Come ormai avrete capito, esso dedica ogni uscita autunnale/invernale proprio a un mystery i cui protagonisti siano il Natale, la neve oppure tutti e due. Ha iniziato con "Natale con Delitto" di Mavis Doriel Hay, ha proseguito con "Morte nella Neve" di J. Jefferson Farjeon e "Un Piccolo Omicidio di Natale" di Lorna Nicholl Morgan, e quest'anno ha aggiunto alla schiera un altro giallo di questo tenore. Si tratta di "Morte a Linwood Court", scritto da una certa Mary Durham della quale non si sa assolutamente nulla, se non che è autrice di una serie di libri del mistero creati tra gli anni 1945 e 1952, spesso con protagonista l'ispettore York di Scotland Yard. Io lo ho finito la settimana scorsa, e vi posso assicurare che si candida ad essere IL giallo classico di questo Natale. Infatti, esso narra la triste storia del matrimonio tra la giovane e bella Jean Kennet e il dispotico e ipocondriaco Sir Philip Linwood, i quali ormai stanno assieme per inerzia e sono sul punto di impazzire: lui a causa di una nevralgia che non gli dà tregua, e lei per la perversa indole del marito. Si sta avvicinando il Natale, e Jean implora disperatamente suo fratello Archie di venire a trascorrere le feste nella grande casa di campagna del titolo, dove Linwood ha instaurato il proprio regime di terrore, e di portare con sé l'amico d'infanzia Freddie Barrington. Laggiù, nella triste atmosfera del ponte tra il 25 dicembre e i primi dell'anno nuovo, saranno presenti altri ospiti, come un celebre neurochirurgo e un cugino di Philip, oltre agli affittuari del villino all'entrata della tenuta e una serie di loro parenti più o meno lontani. Tra questi ultimi, c'è un avvenente giovanotto della Marina al quale Jean si sente affine, ricambiata. Oh, se solo Philip morisse e la lasciasse libera, invece di tenerla in pugno come il resto della servitù! ...E come in un bizzarro miracolo, proprio la sera di Natale il baronetto va incontro a una fine violenta per mano di un misterioso assassino. Il colpevole è forse uno dei partecipanti a una divertente caccia al buio? Toccherà all'ispettore York, affiancato dai suoi sottoposti, trovare il bandolo della matassa. Questo è il classico giallo di Natale, senza avere chissà quali pretese per essere un capolavoro, ma perfetto per ingannare il tempo accanto alla stufa, divertendosi.

Copertina di "La Scatola Mortale" pubblicato
da Polillo/Rusconi

Gli ultimi romanzi in lingua italiana che vi segnalo, infine, sono nientemeno che due nuovi Bassotti Polillo. Dopo la pausa forzata dovuta al COVID, infatti, presumo che Rusconi sia intenzionata a smaltire i titoli che erano stati annunciati e poi sospesi a causa della pandemia, e per questo stia dando fondo alle sue risorse per portarli in libreria il prima possibile. E devo dire che tutto ciò è un bene, per noi appassionati, dal momento che ci stiamo rifacendo con gli interessi del magro bottino di quest'anno. Dopo "Il Capanno sulla Spiaggia" di Milward Kennedy e "Uno Dopo l'Altro" di A.G. Macdonell, ecco dunque pronti per essere letti "La Scatola Mortale" di Basil Godfrey Quin e "Il Rompicapo" di Lee Thayer. Il primo si apre con una scena ad effetto: quattro figure mascherate sono sedute attorno a un tavolo, sul quale arde una candela come unica fonte di luce. Un altro individuo, stavolta senza maschera, è in piedi accanto agli altri suoi compagni e sta tenendo un discorso. Egli è soddisfatto di quelle che definisce "le credenziali" di ognuno dei presenti; vuole bandire un sorteggio per l'elezione di un nuovo presidente, e chiede a tutti di scegliere un foglietto tra quelli che tiene in mano: chi troverà la croce, sarà in carica per la riunione di quella sera. Dopo che l'ultimo della serie ha trovato il biglietto segnato, c'è un passaggio di consegne e il presidente uscente dà a quello entrante una scatola piatta in acciaio, delle dimensioni di un libro: "la proprietà che mi è stata affidata", aggiunge. Di cosa si tratterà? Sarà forse la scatola mortale del titolo? Per scoprirlo, non vi resta che leggere questo romanzo, pubblicato per la prima volta nel 1929 e con protagonista un tizio con un nome tutto un programma: James Clarkson-Parry.

Copertina di "Il Rompicapo" pubblicato da
Polillo/Rusconi

Il secondo titolo, invece, è una rarità da non lasciarsi sfuggire. Esso narra la storia di Peter Clancy, famoso investigatore che è stato invitato a trascorrere alcuni giorni in casa di amici, per pescare e allontanarsi dal suo lavoro. Quando è tutto pronto per la scampagnata, tuttavia, uno dei partecipanti non si presenta nel luogo convenuto, e dopo una breve attesa, il resto del gruppo va a cercarlo. Ciò che trova, tuttavia, è il cadavere di uno sconosciuto, giacente poco lontano dalla casa. Chi è, e come mai si trova lì, dal momento che quella è proprietà privata? Ma soprattutto: come è stato ucciso, visto che il suicidio è escluso e sulla neve che ricopre il terreno tutto attorno non c'è nemmeno un'impronta? Questo delitto impossibile farà la gioia degli appassionati, e presto lo recensirò per voi.

Copertina di "Mortmain Hall" pubblicato
da Head of Zeus

Detto ciò, mi resta ben poco da consigliarvi; accennerò soltanto a un paio di titoli. Il primo è l'edizione economica, per Head of Zeus, di "Mortmain Hall" di Martin Edwards, la seconda avventura dell'investigatrice Rachel Savernake. A proposito, avevo già parlato qui; per cui dateci un'occhiata, se vi stuzzica la mia opinione secondo cui "Mortmain Hall" sembra proprio essere un romanzo straordinario. Dopotutto, dal presidente in carica del Detection Club non mi sarei aspettato niente di meno. Se anche in Italia qualche editore si rendesse conto di quanto questi libri siano intriganti, sono sicuro che sarebbe una gioia per tutti i lettori appassionati di romanzi del mistero; rinnovo la speranza che prima o poi arrivi una traduzione nella nostra lingua.

Copertina di "Vultures in the Sky"
pubblicato da Penzler Publishing

Il secondo, invece, è il nuovo giallo di Penzler Publishing, editore a cui ho accennato all'inizio di questo post. Stavolta, non 'è alcun riferimento al Natale o all'inverno; anzi, troviamo una storia che è ambientata nientemeno che nel deserto sul quale corre il treno diretto tra Laredo e Città del Messico. In "Vultures in the Sky" di Todd Downing, infatti, è in questo contesto che si svolge il mistero. Pubblicato in italiano da Polillo col titolo "L'Incredibile Viaggio", esso narra del sorprendente omicidio di un viaggiatore nella carrozza di prima classe del convoglio, scoperto quando quest'ultimo emerge da una lunga galleria. A dire la verità, in un primo momento gli altri suoi compagni di viaggio pensano si sia trattato di un infarto; ma Hugh Rennert, agente del Dipartimento del tesoro americano, è convinto che la causa della morte sia un'altra. Nella mattinata è stato messo in allarme dalla confidenza di un altro passeggero, il quale gli ha confidato come la moglie avesse udito una strana conversazione tra sconosciuti. "Se non ubbidisce, farò saltare il treno" aveva promesso uno dei due, aggiungendo alcune parole prive di senso. Per questo, Rennert decide di fare qualche discreta indagine, mentre il paesaggio fuori dal finestrino si fa sempre più lugubre e solitario. E iniziano pure a capitare strani incidenti: dopo l'iniziale minaccia di uno sciopero, scompare un tagliacarte affilato, oggetti senza valore vengono ritrovati sul pavimento della carrozza, una cappelliera viene spostata... fino a che si verifica un guasto alla locomotiva e il convoglio si ferma nel bel mezzo del deserto. E lì l'assassino torna a colpire... Insomma, se non lo aveste capito, questo romanzo è una bomba. E per giunta, se non volete leggerlo in inglese, potete procurarvi l'edizione italiana e godere del variegato cast di personaggi, oltre a immergervi in un libro che sfrutta al meglio gli aspetti più celebri del classico giallo della Golden Age, nonostante la sua declinazione all'americana.

Bene, con questo dovrei avervi detto tutto. Approfitto già dell'occasione per augurarvi un buon Natale e un felice anno nuovo (ma se continuerete a seguire Three-a-Penny ci saranno altre occasioni). Nel frattempo, ci vediamo alla prossima!

Copertina di "Caccia al Tesoro"
pubblicato negli Speciali del Giallo
Mondadori

P.S.
Scioccamente stavo dimenticano proprio un pezzo da novanta. Non vi ho detto, infatti, che nel Giallo Mondadori da edicola questo mese troviamo alcuni titoli molto interessanti. Innanzitutto, nei Classici vediamo il ritorno del celebre Perry Mason in "Perry Mason e la Sveglia Sotterrata", di Erle Stanley Gardner; un'avventura senza lode senza infamia, dove l'avvocato fa del suo meglio per scagionare il proprio cliente. Sappiate che nel mistero c'entra una misteriosa sveglia, sepolta nel giardino della villetta di un banchiere, la quale segna un ritardo nell'orario di venticinque minuti. Ha forse a che fare con i cadavere di un uomo, rinvenuto nello stesso luogo poco dopo? Il singolare ritrovamento dell'orologio passa in secondo piano, di fronte allo sconvolgimento della popolazione del piccolo villaggio di montagna; ma per Perry Mason c'è qualcosa di ben definito in tale scoperta. La vittima era un cacciatore di dote che, dopo aver sposato la figlia del banchiere, ha inanellato una serie di inganni e ricatti che coinvolgevano il genero. Forse tutto ciò può essere importante? Mason lo scoprirà nel corso dell'intricata indagine... In secondo luogo (e questa era la segnalazione importante), per Natale arriverà pure il consueto Speciale del Giallo, il quale contiene due romanzi e un racconto. E il primo di questi titoli è nientemeno che una nuova avventura di A.G. Macdonell, l'autore di "Uno Dopo l'Altro"! Sotto lo pseudonimo di Neil Gordon, troviamo infatti "L'Eredità Introvabile", traduzione di "The Shakespeare Murders", ultima prova dell'autore. L'avventuriero Peter Kerrigan, a spasso per Euston Road, assiste a un furto in diretta: un ladro deruba un uomo del proprio portafogli e fugge nella sua direzione. Con un gesto rapido, Peter recupera il maltolto e, incuriosito, ne controlla il contenuto per assicurarsi che nulla sia stato trafugato, trovando al suo interno una lettera scritta dal fratello del derubato, il quale menziona una cifra faraonica. Costui, tuttavia, risulta scomparso. Che fine ha fatto tale tranquillo bibliotecario? Inizierà così una rocambolesca caccia al tesoro, costellata di inganni e omicidi. Il secondo romanzo, invece, è "Il Voto del Capitano" di A.E.W. Mason, una storia sulla disavventura del capitano Crowther, alle prese con uno zaffiro di incalcolabile valore, rubato a un tempio birmano e (ovviamente) portatore di sventure. La particolarità della storia, diciamo, sta nel fatto che in essa faccia capolino per un breve momento l'ispettore Hanaud; per il resto, è un divertente racconto più di avventura che giallo. Per concludere, troviamo un racconto inedito in Italia di J.S. Fletcher, dal titolo "La Farfalla dei Massingham", il quale narra dei risvolti misteriosi di un furto del coleottero del titolo, un gioiello in diamanti. Come avrete capito, il tema attorno al quale ruota lo Speciale è la "Caccia al Tesoro": qualcosa di insolito, perlomeno. Io vi consiglio di procurarvelo soprattutto per il Neil Gordon. Detto questo, vi saluto di nuovo!

Copertina di "Perry Mason e la Sveglia
Sotterrata" pubblicato nei Classici del
Giallo Mondadori

Link ai titoli consigliati su IBS:
"Il grande libro dei gialli di Natale" curato da Otto Penzler;
"Nel cuore dell'inverno" di Agatha Christie;
"Sangue sul Monte Bianco" di Glyn Carr;
"Morte a Linwood Court" di Mary Durham;
"La scatola mortale" di Basil Godfrey Quin;
"Il rompicapo" di Lee Thayer;
"Mortmain Hall" di Martin Edwards;
"L'incredibile viaggio" di Todd Downing.

Link ai titoli consigliati su Libraccio:
"Il grande libro dei gialli di Natale" curato da Otto Penzler;
"Nel cuore dell'inverno" di Agatha Christie;
"Sangue sul Monte Bianco" di Glyn Carr;
"Morte a Linwood Court" di Mary Durham;
"La scatola mortale" di Basil Godfrey Quin;
"Il rompicapo" di Lee Thayer;
"L'incredibile viaggio" di Todd Downing.

Link ai titoli consigliati su Amazon:
"Il grande libro dei gialli di Natale" curato da Otto Penzler;
"Nel cuore dell'inverno" di Agatha Christie;
"Sangue sul Monte Bianco" di Glyn Carr;
"Morte a Linwood Court" di Mary Durham;
"La scatola mortale" di Basil Godfrey Quin;
"Il rompicapo" di Lee Thayer;
"Mortmain Hall" di Martin Edwards;
"Vultures in the sky" di Todd Downing;
"L'incredibile viaggio" di Todd Downing;
"Perry Mason e la sveglia sotterrata" di Erle Stanley Gardner;
"Caccia al tesoro" di AA. VV.

venerdì 27 novembre 2020

53 - "Sangue sul Monte Bianco" ("The Ice Axe Murders", 1958) di Glyn Carr

Copertina dell'edizione pubblicata
da Mulatero Editore

Ci siamo, ormai stiamo per addentrarci nel periodo dell'anno che preferisco: quello delle feste natalizie, che intercorre tra fine novembre-inizio dicembre e circa metà gennaio. Finalmente, aggiungerei. Soprattutto in questo maledetto 2020, infatti, nonostante percepisca meno lo spirito del Natale rispetto alle altre volte, sento impellente la voglia di calarmi in letture che sappiano rilassarmi ancor più del solito. Già mi immagino, seduto accanto alla stufa, mentre il fuoco arde e fuori dalla finestra soffia il vento (o magari nevica, chi può dirlo in quest'anno così strano?), con un libro fresco di stampa e pronto a tuffarmici dentro da sotto una calda coperta. Le preoccupazioni saranno messe da parte, la frenesia dei regali da comprare quasi del tutto scomparsa, di fronte alle restrizioni che presumo ci impediranno di fare resse alle casse e nei negozi. E per lenire le delusioni, cosa c'è di meglio di un buon romanzo che sappia sottrarci alla realtà un po' deprimente dei nostri giorni; meglio ancora se ambientato durante le feste o in inverno, quando un po' tutti ci lasciamo affascinare e suggestionare? Anche un bel film, come "La Vita è Meravigliosa" di Frank Capra, può andare bene, per carità; ma siccome questo blog si concentra sulla narrativa del mistero, da parte mia punterò su quelle letture che in qualche modo coccolano il lettore. In particolare, da appassionato di classica crime story, tornerò prepotentemente al giallo con la neve a fare da scenario, a quel "Christmas Murder Mystery" di cui ho già parlato l'anno scorso, dove non deve necessariamente essere presente qualche tipo di festività; ma di sicuro ciò può costituire un'aggiunta utile a dare fascino al tutto. In questo sottogenere, dove si mescolano affetto e brutalità violenta, sorrisi e coltellate alla schiena (spesso in senso letterale), si dà vita a qualcosa di perversamente gradevole, che vanta un enorme successo in tutto il mondo e affonda le proprie radici molto indietro nel tempo. Magioni o capanne isolate nel biancore accecante e a volte letale, nuclei familiari dove serpeggia il malcontento ma nessuno può ribellarsi al comportamento fin troppo civile che bisogna mantenere in riunioni con i congiunti, stili caratterizzati da toni a volte tanto confortanti, quanto altre taglienti come lame di rasoi affilate che lacerano l'anima: questo per me è il "vero" giallo all'inglese di carattere invernale, quello che amo di più in assoluto e su cui mi soffermerò anche quest'anno.

A partire da oggi, dunque, voglio recensire alcuni titoli a tema nevoso-festivo, sperando che apprezziate il mio intento. E lo faccio iniziando da un romanzo che, curiosamente, non doveva essere pubblicato in questo periodo, dal momento che è stato solo a causa del COVID che esso è slittato alla metà di novembre, ma è comunque risultato perfetto nella sua attuale uscita nelle librerie dettata dal Caso. Dovete sapere, infatti, che Mulatero Editore (sempre sia lodata per avermi introdotto a Glyn Carr) aveva programmato il nuovo volume della serie di Abercrombie Lewker, scritto da quest'ultimo, proprio per il mese di marzo di quest'anno, quando è scoppiata la pandemia mondiale. Poi come tutti sappiamo i piani sono stati sconvolti, i ritardi si sono accumulati l'uno sull'altro, ognuno ha visto la propria vita cambiare o comunque uscire da un percorso prestabilito e andare incontro a una serie di nuove circostanze. Ma adesso, pian piano, ogni cosa sta riprendendo i ritmi di quasi un anno fa; e anche Mulatero ha dato alle stampe "Sangue sul Monte Bianco" (2020). Si tratta dell'ennesimo mystery dell'autore a seguire i canoni che lo hanno reso celebre all'interno del genere giallo: ispirato al classico romanzo del mistero di tradizione britannica, sul sottogenere della camera chiusa, ma declinato secondo l'originale elemento di sfruttare un'ambientazione che non ha più solidi muri a fare da confini, trasportando chi legge lontano sia nel tempo sia nello spazio, in luoghi selvatici senza alcuna limitazione se non ripide pareti di roccia e il cielo delle quote più elevate. Se avete letto le altre recensioni che ho scritto sull'opera di questo autore, saprete infatti che lo scenario prediletto da Carr è quello dell'alta montagna, dove il suo investigatore dilettante, nonché capocomico e alpinista, Abercrombie Lewker, si diletta a risolvere enigmi. E questa volta, l'autore ha fatto trasferire il suo personaggio nientemeno che sul Monte Bianco, sul versante francese ai cui piedi si trova Chamonix. In questo luogo impervio e aspro, sulla cui cima si abbattono tempeste di neve pure in luglio, egli ha tratteggiato una storia in cui perfettamente si equilibrano i punti forti della sua narrativa: la descrizione della dura vita dell'individuo che intende praticare sport sui monti, e una serie di delitti che vengono spiegati e delineati seguendo un rigoroso fair play. In tal modo, Carr non si è allontanato dalla sua comfort zone che vede l'utilizzo della montagna come speciale luogo del delitto, ma non ha neppure deluso gli appassionati di crime e ha regalato loro un mystery coi fiocchi (in tutti i sensi). Ringrazio ancora Mulatero per avermi inviato una copia del romanzo affinché lo possa recensire: questo è di sicuro il migliore finora pubblicato, e come dicevo si adatta perfettamente ad introdurre il periodo invernale che stiamo per affrontare.

Una foto del Monte Bianco visto dal versante di Chamonix
La storia, infatti, nonostante si svolga nel mese di luglio, vede ben presto l'abbattersi di una furiosa bufera di neve sulla vetta del Monte Bianco, la quale muta l'atmosfera radicalmente e coinvolge nel profondo i personaggi. Ma andiamo con ordine. Tutto inizia sul treno che sta conducendo Jim Osborne, giornalista di "Feature", a Chamonix, località famosa in tutto il mondo come meta sciistica e che, in questo particolare frangente, sta per diventare celebre pure in ambito cinematografico. Il giovanotto, in effetti, ha intenzione di raggiungere il regista Leo Perren e il suo rissoso e scorbutico protagonista, Grieg Osborne, per scrivere un lungo articolo sul film che i due sono in procinto di mettere in lavorazione. Si tratterà di una storia vera trasposta su pellicola, la quale racconterà della prima ascesa sul Monte Bianco da parte di Paccard e Balmat, e lui ha tutte le intenzioni di ricavarne un ottimo articolo che gli permetta di fare carriera. Tuttavia, prima di giungere sul posto, è costretto ad ammazzare il tempo e non è che ci siano chissà quali alternative tra cui scegliere: potrebbe tentare di avviare una conversazione con Abercrombie Lewkre, il celebre attore teatrale che sta viaggiando sul suo stesso treno, assieme a sua moglie Georgie e a una coppia formata da una modesta ma bellissima attrice, Dagmar Lewis, e il suo tutore, il colonnello Pound; oppure trascorrere ore ed ore nello scompartimento che divide con due zitelle, miss Harriet Bristow e miss Elsie Semple. Però entrambe le alternative paiono sconfortanti: Lewker lo ha accusato di essere alla ricerca di un pretesto per strappargli un'intervista e lo ha allontanato, mentre Bristow è chiaramente ostile a qualsiasi tipo di interazione civile. Per fortuna, il viaggio in treno giunge al termine e tutto il gruppo si sposta verso Chamonix per sistemarsi in albergo. E in questa occasione il giovane Osborne si rende conto di come tutti quanti (compresi Perren e Grieg Osborne) siano in qualche modo legati tra loro. Le zitelle conoscono Dagmar, poiché quest'ultima è stata allieva nella scuola gestita da miss Harriet; Lewker ha instaurato alcuni rapporti legati all'esercito con Pound; e Grieg Osborne si è fidanzato nientemeno che con la giovane attrice che lo stesso Jim ammira in cuor suo.

Una bella coincidenza, non è vero? Tanto più che, la sera stessa del loro arrivo a Chamonix, tutti quanti vengono invitati a una cena per festeggiare la lieta unione tra Dagmar e Grieg. Al tavolo siedono le due zitelle, i coniugi Lewker, Pound, ovviamente i due promessi sposi, Jim, Perren, e due amici di Abercrombie e Georgie: il prefetto di polizia della cittadina, Marius Menier, e sua moglie. L'atmosfera è influenzata in senso alternato dalle chiacchiere allegre dei commensali e dall'umore turbolento e lunatico del celebre attore; ma è solo quando al cospetto del gruppo si presenta una guida alpina che la situazione, già surriscaldata, degenera. L'arrivo di Henri Cachat e il suo conseguente annuncio sull'essere pronto a portare, fin sulla vetta del Monte Bianco, miss Bristow e miss Semple il giorno dopo, scatena una discussione tra lui e Grieg Osborne, il quale sminuisce la sua esperienza come guida alpina a favore di quella di un altro individuo, Luigi Carrell. Quest'ultimo, afferma l'attore, lo porterà fin sulla cima della montagna con qualunque clima, nonostante la preoccupazione di Cachat e degli altri commensali. Ciò che consegue al litigio gela l'atmosfera, e Jim Osborne se ne va a dormire pensando a quanto sia odioso il suo omonimo. E il giorno dopo, quando tutti quanti (in cordate diverse) si accingono a salire sulla funivia che li porterà sotto ai Grands Mulets, egli è ancora dello stesso parere; condiviso per altro dai rimanenti componenti del gruppo. Nel corso dell'ascesa, infatti, Grieg si attira l'odio di ogni singolo individuo attorno a sé, e ben presto l'alta montagna fa cadere le maschere di civiltà che gli alpinisti indossano quando hanno i piedi per terra. In ogni caso, prima di raggiungere la capanna Vallot poco sotto la meta, gli incidenti di percorso che si verificano non hanno conseguenze fatali. Sarà mentre alcuni salgono fino a toccare la cima della montagna, che il tempo peggiorerà e costringerà i temerari a un rapido riparo alla Vallott... e ad assistere alla violenta caduta di una persona con un berretto rosso sul versante orientale. Con una morte sulle spalle, il gruppo si rifugia nella capanna, in attesa che il tempo migliori; quando il cadavere rispunta dalla tormenta e si scopre che la causa del decesso non è stato un semplice volo dalla cresta, ma nientemeno che una picconata sulla testa. Qualcuno deve averla sferrata, ma chi? Il sospetto si insinua nel gruppo, e nella ristretta stanza in cui sono rintanati tutti, ognuno inizia a fare ipotesi... Sarà però Abercrombie Lewker a dover risolvere il caso, prima che diventi troppo tardi e i morti aumentino.

Pianta della via per la vetta del Monte
Bianco dai Grands Mulets, disegnata da
Abercrombie Lewker

Ormai sembra una barzelletta: soltanto qualche settimana fa, recensendo "Il Picco delle Streghe", avevo affermato come a mio parere esso fosse il migliore romanzo giallo di Glyn Carr che avessi letto fino a quel punto. Ebbene, oggi mi ritrovo a smentire me stesso e a dire che è questo "Sangue sul Monte Bianco" a raggiungere la vetta di un mio ipotetico podio. E aggiungerei che, a quest punto, vedo molto difficile che l'autore riesca a superarsi con le uscite che arriveranno in futuro. Infatti, come dicevo poso sopra, l'equilibrio tra l'elemento dell'alpinismo e della vita di montagna, e quello del puro enigma da sciogliere che si trova solitamente all'interno di un classico romanzo del mistero, qui trova una manifestazione a dir poco perfetta (o almeno quanto di più simile alla perfezione ho trovato da quando ho iniziato la serie di Lewker). O meglio, si avvicina ad essere in tutto e per tutto IL romanzo giallo di Glyn Carr se teniamo da conto alcuni elementi. Infatti, pensandoci bene, "Il Picco delle Streghe" può essere considerato (contando i libri finora pubblicati) il più completo dal punto di vista dell'enigma; ovvero, è quello dove il mistero occupa la parte più estesa delle pagine e viene affrontato fin dal principio. In "Sangue sul Monte Bianco" e nei precedenti (a parte forse "Assassinio sul Cervino"), avevamo trovato più un racconto incentrato sulla vita dell'escursionista e scalatore, e di conseguenza l'indagine aveva occupato un ruolo un po' più marginale rispetto al fulcro attorno al quale si sarebbero sviluppate le vicende. D'altro canto, però, bisogna pensare pure che Carr intendeva scrivere i suoi libri non tanto per dare vita a complicati casi di omicidio, o almeno non era questa la sua principale meta da raggiungere; quanto per decantare quanto fosse bella la vita dell'appassionato di sport alpini e della vita all'aria aperta. Ecco perché, a mio parere, nonostante in "Sangue sul Monte Bianco" sia tornato a dare risalto ai paesaggi mozzafiato e alle tecniche per arrampicare spuntoni di roccia, questo romanzo è forse il migliore di quelli scritti dall'autore: per il fatto di essere riuscito a mostrare quanto più realmente cosa si prova a salire una via normale sul Monte Bianco, e allo stesso tempo imbastire un caso adeguato al tenore del libro, capace di dare soddisfazione al lettore ma senza usurpare il ruolo di fulcro di tutto alla descrizione della montagna. Forse la differenza si può trovare nel fatto che il titolo recensito oggi sia composto da un numero di pagine più numeroso dei precedenti: avendo a disposizione uno spazio più esteso, Carr ha potuto dare libero sfogo alla sua eloquenza sull'alpinismo, pur riuscendo a tratteggiare gli assassinii in modo esaustivo, ed equilibrando ogni cosa con maestria.

Nella prima parte del romanzo, fino a circa metà, si è concentrato sullo scenario e su quanto altro avesse a che fare con esso, tanto da quasi eliminare qualunque riferimento utile al tratteggio dell'indagine (anche se così non è, fate attenzione!): come in "Un Cadavere al Campo Due", ha destinato le sue osservazioni ai dettagli dei luoghi e a soffermarsi sulle piccolezze per contestualizzare l'insieme. Si percepisce l'urgenza dell'autore nel rendere vivaci i passaggi da un picco all'altro, da un lato del ghiacciaio fino a una sporgenza da intagliare con la piccozza, arrivando a delineare quali siano i movimenti e i pensieri dei personaggi, i quali si ingegnano a proseguire in un contesto di grande spessore e davvero autentico (da quanto ho potuto capire, infatti, Carr ha descritto come al solito il percorso reale per raggiungere la vetta, come era già accaduto nei precedenti gialli). Ci immergiamo negli sforzi che ognuno compie per portare il proprio corpo verso altitudini più elevate, per vincere la nausea e per assaporare ogni momento di un'esperienza unica; e lo facciamo, come dicevo, quasi dimenticando che quello che stiamo leggendo è un mystery, tanto l'elemento crime viene accantonato con sapienza. Insomma, l'impressione che ricaviamo dalla lettura di questa parte del racconto è quella di essere immersi in una sorta di sospensione temporale, dove la narrazione ci viene restituita densa e complessa. Nel resto del libro, tuttavia, è il mistero a farla da padrone: smettiamo di girovagare per creste e pendii ripidi a favore di una chiave di lettura focalizzata sull'indagine poliziesca. Dalla discesa dalla vetta del Monte Bianco in poi, è quest'ultima ad occupare il centro dell'attenzione; c'è un momento in cui i personaggi si allontanano dalla capanna Vallot, questo è vero, ma si tratta soltanto di un'espediente per alimentare la tensione e il terrore. Le descrizioni della vita dell'escursionista lasciano il posto a sospetti e teorie, a un'atmosfera che risente in minia parte del luogo in cui il gruppo è riunito. Ma soprattutto, in "Sangue sul Monte Bianco" troviamo una vera e propria applicazione del delitto impossibile, come mai finora era accaduto. Nelle precedenti avventure di Lewker, infatti, ci eravamo imbattuti in enigmi che, a mio parere, non erano sempre riusciti del tutto, per motivi differenti (poca cura nella costruzione, ingenuità legate all'inesperienza, ecc...); qui invece abbiamo il tratteggio di un caso investigativo dove ogni cosa è stata ponderate, approfondita, sviscerata e data in pasto al lettore, riuscendo comunque a sorprenderlo con una rivelazione finale alla quale si poteva giungere prestando attenzione ai cenni nascosti tra le righe. Più di una volta, mi sono domandato quale fosse la soluzione dell'enigma e se non ci fosse lo zampino di qualche entità demoniaca ad orchestrare il tutto; ma alla fine l'illuminazione è arrivata, poco prima che lo stesso Carr la svelasse, lasciandomi quindi una buona impressione generale. La follia si è manifestata ancora una volta, emergendo dei fiocchi bianchi che cadono furiosi sulla cresta del Monte Bianco. Sul serio, sono entusiasta di come sia risultato essere "Sangue sul Monte Bianco": al suo interno sono presenti la dolce claustrofobia dettata dalla bufera di neve, una serie di digressioni stupende sul paesaggio e l'alpinismo, un mistero congegnato ottimamente e una schiera di personaggi capaci di affrancarsi dagli stereotipi quanto basta per restare impressi. Dire che sono rimasto affascinato è poca cosa.

Frank Showell Styles (alias Glyn Carr)
nato nel 1908 e morto nel 2005
Ma chi fu Frank Showell Styles, vero nome di Glyn Carr, ovvero l'autore di questo straordinario libro? Nato a Birmingham nel 1908, dopo la scuola egli lavorò in banca per una decina d'anni, finché decise di mollare questo impiego che non lo soddisfaceva. Partì quindi per un lungo viaggio in giro per l'Europa, che dovette tuttavia interrompere allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Arruolatosi nella Royal Navy come artigliere, durante il conflitto riuscì a salire di grado fino a giungere a quello di comandante. Tornata la pace, Styles decise di rinunciare a tornare a lavorare nel mondo della finanza e si trasferì in Galles, dove trascorse il tempo ad arrampicare (fu da sempre la sua passione più grande), a dedicarsi al teatro e a progettare la sua nuova carriera di scrittore. Nel 1947, infatti, diede alle stampe il suo primo romanzo, "Traitor's Mountain", una spy story che mescolava il genere a quello umoristico, e il successo di quest'ultimo lo spinse a dare il via a una serie più convenzionale, sotto pseudonimo e con protagonista un divertente capocomico un po' sovrappeso e dalla citazione facile che si ritrova ad indagare su casi misteriosi ambientati in alta montagna. In realtà, già durante una scalata del Milestone Buttress gli balzò in mente come "fosse facile progettare un omicidio perfetto in quel luogo"; pertanto decise di "ideare un sistema [adatto] e costruirci attorno una trama adeguata". In questo modo, come Glyn Carr firmò "Morte Dietro la Cresta" (primo di quindici gialli classici, tra cui vanno ricordati "Assassinio sul Cervino" e "C'è un Cadavere al Campo Due") e Abercrombie Lewker fece il proprio ingresso nella letteratura del mistero, dopo tre romanzi più avventurosi. La serie fu accolta favorevolmente in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, soprattutto per la capacità dell'autore di descrivere con doverosa attenzione le scene di arrampicata e i luoghi in cui esse si svolgevano. Dopo "Fat Man Agony" (1969), Styles concluse le avventure di Lewker per dare il via a un'altra serie, il cui protagonista divenne un ufficiale della marina britannica al tempo delle guerre napoleoniche; nel frattempo, tuttavia, continuò a scalare e a fare escursioni, oltre a scrivere una quantità enorme di guide, manuali e racconti sulla montagna (in totale furono circa 160), finché non morì nel 2005.

I romanzi di Abercrombie Lewker (in parte ripubblicati dalla Rue Morgue Press, secondo la quale pare esista un romanzo inedito andato perduto) sono libri dove regna l'ironia e a volte gli stereotipi tendono ad abbondare, soprattutto nella delineazione dei personaggi. Eppure, come dicevo sopra, in "Sangue sul Monte Bianco" ho notato come questi ultimi siano risultati meno "prevedibili" di quanto fosse finora successo nelle altre storie (a parte "Il Picco delle Streghe"). Certo, restano tutti gli elementi che hanno caratterizzato i precedenti titoli della serie di Abercrombie Lewker: il gruppo di escursionisti che vengono in qualche modo riuniti/isolati in qualche luogo lontano dalla civiltà, sullo stile del circolo di sospettati che ha reso famosa nel mondo Agatha Christie; l'uso dell'ambientazione come elemento principale della storia per dare vivacità e realtà ai fatti raccontati, quasi paradisiaca nel suo essere incontaminata e indomabile, ma aspra e ostile nelle salite per i pendii ghiacciati e nelle frugali sistemazioni per la notte; il coesistere di momenti drammatici e terrorizzanti, alternati a scenette allegre e divertenti dove il protagonista è spesso Lewker. Nonostante qualche piccolo stereotipo sia duro a morire (penso al rapporto amoroso a triangolo), però, trovo che "Sangue sul Monte Bianco" sia stato assolutamente stupendo, e bisogna darne atto a Glyn Carr. Inoltre, trovo che siano sempre più coinvolgenti e meno "fuori posto" tutte le digressioni che l'autore fa a riguardo dell'alpinismo e dell'escursionismo, tanto da inserirle all'interno della storia così che esse giochino un ruolo importante nel mistero e nel tratteggiare la stessa psicologia dei personaggi, la quale si "riflette" in esse (pp. 16-17, 19-20, 26-27, 30-31, 38-40, 46-48, 50, 57, 60-61, 65-67, capp. 4-5-6-7-8, pp. 164-165, 171, 173, 211-214). La stessa ambientazione, tutto sommato, compie un'operazione del genere, facendo cadere le maschere degli attori sulla scena (pp. 25-28, 30-32, 81-82, 86, 113, 116...): abbiamo scenari indomabili e ancestrali, pur familiari per chi (come me e lo stesso Carr) abbia vissuto in montagna o alle sue pendici, nei quali ci caliamo con piacere per evadere dalla noiosa quotidianità o dal deprimente isolamento dovuto alla situazione sanitaria mondiale. Essi danno originalità agli assassinii inventati dall'autore, e ci fanno provare quel senso di inferiorità tanto familiare all'appassionato di sport estremi all'aperto; oltre a restare vividi ai nostri occhi, come se stessimo sfogliando una guida turistica in cui essi vengono descritti. L'attinenza alla realtà gioca un ruolo importante nel sottolineare i movimenti dei personaggi e nel farceli comprendere con maggiore chiarezza.

Infine, proprio sugli attori del dramma voglio soffermarmi (pp. 160-161). Si tratta di individui che spiccano grazie alla loro anima, che non restano imbrigliati dalle parole ma trovano una ragione d'essere. Ho notato un progressivo miglioramento in questa capacità dell'autore, da "Morte Dietro la Cresta" al titolo preso in esame oggi, e tra i protagonisti del primo e del secondo c'è una grossa differenza, a mio parere. Il narratore, Jim Osborne, è forse il più caratterizzato, dal momento che vediamo tutta la faccenda dal suo punto di vista e, di conseguenza, è sempre sulla scena: percepiamo le sue emozioni, osserviamo cosa pensa degli altri seguendo i suoi ragionamenti, ci immedesimiamo in lui e filtriamo gli eventi attraverso il suo sguardo acuto di giornalista. Il suo omonimo, Grieg Osborne, riesce a suscitare la nostra antipatia dall'inizio alla fine, oserei dire addirittura prima di entrare in scena; niente male! Incarna lo stereotipo dell'attore viziato ed egocentrico, che non si piega ad alcun compromesso e pretende di essere sempre al centro dell'attenzione; trasuda arroganza e qualcosa di velatamente violento. Sarebbe il cattivo ideale in un melodramma shakespeariano, con una paio di calzamaglia addossi e una gorgiera. Dagmar Lewis, al contrario, non impersona il ruolo dell'attricetta novellina dall'aria svanita e fatua, ma è una ragazza sveglia e per nulla spaventata dallo sforzo fisico, nonostante abbia ancora un'animo nobile che le impedisce di ribellarsi alle convenzioni della società. Suo zio, il colonnello Pound, appare quanto più simile a un soldato della vecchia guardia, ma lascia presagire come sotto sotto sia astuto e niente affatto sciocco come può sembrare a prima vista. Le zitelle Bristow e Semple, da parte loro, impersonano il ruolo assegnato loro con grande entusiasmo e, pur nella loro relativa prevedibilità, lasciano intravvedere una forza interiore che la "solita" signorina di un tempo per antonomasia non avrebbe. Pure miss Elsie, la quale viene angariata da miss Harriet, rivela una fibra robusta nei silenziosi sguardi inceneritori che indirizza all'amica. Marium Menier, invece, è il tipico poliziotto un po' ottuso che ragiona soltanto seguendo la logica ed è incapace di contemplare soluzioni fantasiose in base ai fatti di cui dispone. Però non bisogna pensare che sia uno sprovveduto. Henri Cachat e Luigi Carrell, le guide alpine, sono tanto simili nel ruolo quanto differenti nella personalità: il primo è integro, coscienzioso e realista, l'altro vanesio e corrotto. Persino Leo Perren, il quale appare nella vicenda soltanto fino a un certo punto, è stato caratterizzato con originalità. Tutti questi individui, insomma, hanno un'anima che li rende imprevedibili, sospetti e molte volte simpatici. A dominare, tuttavia, è sempre lui: Abercrombie Lewker, istrionico e padrone del palcoscenico fuori e dentro la finzione.

Originale, brillante, ironico, creativo, fantasioso, il capocomico incarna la figura del Grande Detective dedito alla cultura e all'arte (dal momento che cita Shakespeare a ogni piè sospinto, come alle pp. 23-25), ma allo stesso tempo non ha paura di mettere in moto il proprio fisico per cercare prove atte ad incastrare il colpevole. Pomposo e carismatico, ma capace di provare pietà, egli è consapevole del proprio personaggio e agisce come se si trovasse in una delle tragedie che è abituato a portare sulle scene dei teatri più importanti d'Inghilterra. Si lancia nell'indagine con il piglio del dilettante, ma è pure capace di comprendere quando la situazione si sta facendo seria. Insomma, si comporta come ci si aspetterebbe da un segugio da romanzo giallo, e di conseguenza il suo autore lo fa agire seguendo i passi che un tale personaggio dovrebbe compiere. Ma Lewker non si limita ad incarnare uno stereotipo; lo rifuggire allo stesso tempo. Infatti, se da un lato possiede il tipico carattere eccentrico del dilettante e abbraccia i metodi d'indagine più tradizionali, dall'altro ama intrattenersi con attività straordinarie rispetto ai soliti svaghi dei segugi del giallo: condivide con il suo autore la passione per la vita di montagna e per ciò che si può fare quando ci si trova all'aria aperta, ai piedi di una catena alpina. La vita dell'escursionista, presentata in un modo vivido e romanzato sul quale viene modellata la trama, si fa telo su cui proiettare il delitto fittizio, in un contesto in cui vengono inserite nozioni dettagliate, tra aneddoti sull'arrampicata, buone norme da seguire quando si scala una vetta oppure si intraprende un'escursione, piccoli dettagli sulla vita di montagna, accorgimenti e abitudini che gli alpinisti devono adottare e buone norme da seguire quando si decide di scalare una parete rocciosa. Se inseriamo tutto ciò in una narrazione dallo stile ironico, estesa ma coinvolgente, introspettiva in modo tale da approfondire numerosi temi ed argomenti e segnata da una gran quantità di dialogo, ricaviamo un romanzo stupendo e divertente che non ha nulla da invidiare a uno scritto da autori più celebrati. In modo simile alle precedenti avventure di Lewker, esso ci trasporta in un mondo quasi onirico, in un momento in cui non possiamo spostarci: continuerò a ribadire il fatto che leggere Glyn Carr durante la pandemia può essere il passatempo perfetto per trovare un po' di sollievo e svagarsi. Grazie Mulatero, adesso aspetto solo la prossima indagine di Abercrombie.


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