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venerdì 4 giugno 2021

# - Aggiornamenti dall'Approvvigionatore Letterario (Giugno 2021)

Cari amici e lettori dell'Angolo dell'Approvvigionatore Letterario, eccoci qua per un nuovo appuntamento coi consigli letterari nel segno del giallo tradizionale. Senza che ce ne siamo resi conto (almeno per me è stato così) siamo giunti fino a giugno, alle porte dell'estate e di una stagione che si spera ci porti un po' di sollievo dai disagi della pandemia. La strada per uscire da questa sgradevole situazione è ancora lunga da percorrere, ma l'apertura delle vaccinazioni per tutta la popolazione mi pare un segnale molto buono verso un graduale ritorno alla normalità. Nel frattempo,come sempre, io sono pronto a darvi qualche consiglio su cosa leggere per ingannare il tempo e intrattenervi; soprattutto in vista delle auspicabili settimane di relax e mare o montagna che ci attendono nei prossimi mesi. Pertanto, diamo inizio alla lista!

Copertina dell'edizione pubblicata da
Le Assassine
Come prima lettura in lingua italiana, vi consiglio caldamente di prendere in considerazione il romanzo nuovo di zecca che Le Assassine hanno dato alle stampe: "Un Cappio per Archibald Mitfold" di Dorothy Bowers. Si tratta di una storia straordinaria, scritta da colei la quale veniva considerata come l'erede diretta nientemeno che di Dorothy L. Sayers, dal momento che aveva fatto proprio l'utilizzo di citazioni e di uno stile narrativo complesso come marchi di fabbrica. Sfortunatamente Bowers riuscì a produrre soltanto cinque storie del mistero prima di morire in giovane età, come accadde a Christopher St. John Sprigg, a causa della tubercolosi che contrasse alcuni anni dopo lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale; come unica consolazione, ebbe il privilegio di essere nominata membro del Detection Club. "Un Cappio per Archibald Mitfold" narra una vicenda che si svolge nel 1939, proprio poco dopo la dichiarazione del conflitto mondiale. Il giovane Archibald Mitfold del titolo incontra due vecchi compagni di scuola e rivela loro come sia stato vittima di una serie di tentativi di ucciderlo, ai quali è scampato quasi per miracolo. Ormai è convinto che il pericolo sia passato, per cui non dà importanza ai calorosi consigli degli altri di riguardarsi e prestare attenzione; pertanto, non stupisce venire a sapere come più tardi, proprio in quello stesso giorno, Archy venga trovato morto nella casa della zia. Come si sia verificato il decesso è chiaro fin da subito, ma sull'identità del colpevole e sul movente di questo gesto criminale incombe una cappa di dubbio e sospetto. Fin da subito la soluzione si presenta complessa da trovare; così il caso viene affidato al competente ispettore Pardoe il quale si getta a scavare nella vita della giovane vittima e di chi lo ha circondato nel corso degli anni. Il fatto è che, più va a fondo della faccenda, più emergono nuovi elementi a complicare l'indagine: la cameriera, innanzitutto, testimonia di aver sentito Mitfold fare commenti criptici; ma pure la scomparsa del diario di quest'ultimo, la sua passione per lo strano disegno di un uccello e il calco di gesso che accompagnava con il simbolo di un martello; un incontro avvenuto presso un'organizzazione che simpatizza con i nazisti e la conseguente scomparsa di un milionario, contribuiscono a ingarbugliare la matassa. Qual è la verità sulla faccenda? Tra false piste e capitoli segnati con frasi prese dal "Macbeth" di Shakespeare (come il titolo originale), starà a Pardoe trovare gli elementi necessari per mettere in arresto un assassino che forse non ha ancora terminato di seminare morte e sventura. "Un Cappio per Archibald Mitfold" si preannuncia essere un romanzi del mistero grandioso, insomma.

Copertina dell'edizione pubblicata
nei Classici del Giallo Mondadori
Passando invece alle pubblicazioni da edicola, questo mese voglio segnalare l'uscita di un giallo inedito nei Classici del Giallo Mondadori. Da qualche tempo l'editore ha ricominciato ad investire su traduzioni ex novo di titoli appartenenti alla tradizione della Golden Age, tra Ethel Lina White e Anthony Berkeley. Ecco, proprio all'opera di quest'ultimo appartiene la storia pubblicata a giugno. Si tratta di "Il Problema del Signor Priestley", tra i primi esempi di mystery solcati da una vena ironica. Immaginate la premessa: una persona normalissima, innocente e assolutamente priva di scopi criminali, ammazza per sbaglio qualcuno... e non esistono prove che possano incriminarla. Come dovrebbe comportarsi? Dovrebbe consegnare se stessa alla polizia e rischiare di finire in galera per un errore compiuto in un momento di distrazione, oppure fare finta di nulla e mettere a tacere la propria coscienza? Questo è l'oggetto di un'esperimento psicologico che alcuni compagni di bevute, appassionati di criminologia, decidono di testare sfruttando l'ingenuo e pacifico signor Matthew Priestley. Hanno in mente di elaborare una complicata messinscena, che prevede la partecipazione di una ragazza affascinante che dovrebbe scambiarlo per un altro e coinvolgerlo in un furto nella casa di uno dei complici. Tuttavia, quando il proprietario si affaccia, i proiettili a salve e il finto stramazzo al suolo della "vittima" convincono Priestley di essere davvero colpevole. Da qui poi inizia un'avventura incredibile che vede il poveretto coinvolto in ogni serie di peripezie; e l'ingresso sulla scena di un poliziotto finirà per causare conseguenze inimmaginabili... Dalla fervida immaginazione di Anthony Berkeley, una storia divertente e appassionante.

Copertina dell'edizione pubblicata
dalla British Library Crime Classics
Per le letture in lingua inglese, invece, questo mese abbiamo una raccolta di racconti per i tipi della British Library Crime Classics dal titolo "Guilty Creatures". Si tratta della periodica pubblicazione curata dal critico Martin Edwards, il quale ha radunato una serie di brevi storie accomunate (in questo caso) dal tema del mondo animale declinato secondo differenti sensi. Fin dagli albori del genere giallo, infatti, bestie di ogni tipo hanno avuto ruoli più o meno importanti all'interno di romanzi e racconti del mistero: basti pensare a titoli quali "Panico" di Helen McCloy, con un cane cieco che involontariamente fornisce indizi per la soluzione del mistero, oppure "Il Pappagallo Bianco" di Mignon G. Eberhart e la serie più leggera prodotta da Lilian Jackson Braun con protagonisti due gatti investigatori. Pertanto, che siano autrici di crimini, testimoni chiave oppure spalle per le forze della legge alla pari del docile e buon dottor Watson, queste creature sono le protagoniste delle quattordici trame racchiuse in "Guilty Creatures" e concentrate su gatti, cani e insetti insieme ad animali più esotici come gorilla, parrocchetti e serpenti velenosi. Spaziando da Arthur Conan Doyle fino a F. Tennyson Jesse, da Christianna Brand a Penelope Wallace, Edwards ha curato questa antologia fin nei minimi particolari, dando vita a una raccolta singolare e originale, nonché piena zeppa di misteri da risolvere.

Copertina dell'edizione pubblicata
da Penzler Publishing
Infine, per restare sempre nel mondo animale, per coincidenza pure Penzler Publishing ha pubblicato un romanzo giallo su questo genere. Infatti, in questo mese ci viene presentato "The Cat Saw Murder" di Dolores Hitchens. Protagoniste della storia sono l'investigatrice privata Rachel Murdock e sua sorella Jennifer, convocate d'urgenza da parte della loro nipote preferita Lilly in California. Prima di mettersi in viaggio, tuttavia, le due sistemano la loro preziosa gatta Samantha per portarla da Lilly: Samantha, infatti, non è una gatta qualunque, ma addirittura un'ereditiera benedetta da un ricco parente con una fortuna pecuniaria pressoché inestinguibile. Per questo motivo l'animale deve essere trattato con tutte le cure e preservato. Tuttavia, non appena giunte in California, Samantha subisce un attentato e rischia di restare uccisa. Sotto shock, Rachel e Jennifer non fanno in tempo a riprendersi dallo spavento che un nuovo incidente si verifica... ma stavolta a rimetterci la pelle è Lilly. All'arrivo della polizia, gli indizi iniziano ad andare a posto: la cugina aveva contratto pesanti debiti di gioco ed era solita barare a bridge, pertanto sembrerebbe che la colpevole dell'attentato a Samantha alla fine sia rimasta vittima del proprio piano diabolico per impossessarsi del denaro ereditato dalla bestia. Tutto risolto, quindi? Affatto, dal momento che presto compare un altro cadavere, semisepolto in una spiaggia vicina. Appare quindi chiaro che questa storia di follia omicida non sia legata soltanto ai problemi finanziari di Lilly, ma si articoli seguendo una pista più contorta e difficile da sondare. Per fortuna, niente è impossibile per Rachel Murdock e la gatta Samantha, le quali surclasseranno le forze dell'ordine nello scoprire le sottigliezze di un caso davvero strabiliante.

Anche per questo mese i consigli di lettura in giallo sono terminati. Come al solito, se dovessi venire a sapere di qualche titolo che mi sia sfuggito, lo aggiungerò in coda qui sotto con un avviso. Nel frattempo, vi auguro un buon inizio d'estate con tante letture e una graduale ripresa della routine quotidiana. A presto!

Link ai titoli consigliati su IBS:
"Un cappio per Archibald Mitfold" di Dorothy Bowers.

Link ai titoli consigliati su Libraccio:
"Un cappio per Archibald Mitfold" di Dorothy Bowers.

Link ai titoli consigliati su Amazon:
"Un cappio per Archibald Mitfold" di Dorothy Bowers;
"Il problema del signor Priestley" di Anthony Berkeley (solo ebook);
"Guilty creatures" curato da Martin Edwards;
"The cat saw murder" di Dolores Hitchens.

venerdì 7 maggio 2021

# - Aggiornamenti dall'Approvvigionatore Letterario (Maggio 2021)

Cari amici e lettori dell'Angolo dell'Approvvigionatore Letterario, bentornati (oppure benvenuti, se è la vostra prima volta su Three-a-Penny). In questo complesso 2021 non sembra affatto, ma i mesi si accavallano senza tregua e siamo già giunti a maggio, con l'approssimarsi all'estate e, forse, a una stagione più mite che ci permetta di svagarci di più. Infatti, già dalla fine di aprile le restrizioni dovute alla pandemia sono state allentate e abbiamo avuto la fortuna di poter uscire di casa con meno timore, nonostante gli indici di contagio restino sempre a livello di allerta e non si debba abbassare la guardia. In ogni caso, speriamo sia l'inizio di un periodo di relativa calma per i nostri nervi affaticati, che ci permetta di tirare il fiato in attesa della fine di questa situazione sgradevole che stiamo vivendo ormai da tanto tempo. E intanto, mentre osserviamo come evolverà la situazione in Italia e all'estero, ancora una volta vi presento le uscite librarie mensili nel segno del giallo, così che possiate svagarvi un po' e magari scoprire qualche autore che prima non conoscevate ed appassionarvi. In questo appuntamento in particolare ci sono alcuni titoli molto interessanti, che potrete accaparrarvi magari in vista di una capatina in spiaggia: infatti, cosa c'è di meglio che leggere un giallo sotto l'ombrellone? Per cui, andiamo a vedere cosa vi propongo.

Copertina di "Complotto all'Ambasciata"
pubblicato dal Giallo Mondadori
Per primi, diamo un'occhiata ai consueti volumetti da edicola del Giallo Mondadori. Nella Serie Regolare, troviamo nientemeno che un inedito di una grandissima autrice della Golden Age della classica crime story, la quale conta al proprio attivo numerosi capolavori del genere: Ngaio Marsh, con "Complotto all'Ambasciata". Devo fare una precisazione, tuttavia, parlando di questo romanzo: badate che esso è stato scritto nel 1974, ben lontano dall'epoca d'oro dei mystery giocati su un perfetto fair play e ambientati in un mondo tanto imperfetto quanto ricco di suggestioni sociali. Pertanto, da parte mia non mi aspetterò chissà quale giallo tradizionale, quanto un libro del mistero contaminato dalla spy-story (che in quegli anni, complice l'ascesa di Le Carré ai vertici delle classifiche internazionali) e da un racconto incentrato su temi che furoreggiavano nella metà degli anni Settanta. E infatti, a guardare la trama, sembrerebbe proprio una storia del genere. Abbiamo un presidente africano, Bartholomew Opala, in visita a Londra per questioni diplomatiche tra l'Inghilterra e il suo paese natio, il Ng'ombwana. Poiché egli è stato compagno di scuola del sovrintendente di Scotland Yard Roderick Alleyn, a quest'ultimo viene  affidato il compito di proteggerlo mentre si trova sul suolo inglese... Peccato che si tratti di un compito abbastanza gravoso e impegnativo, poiché Opala conta un lunga lista di nemici giurati i quali sarebbero più che felici di toglierlo di mezzo, e lui stesso sia un individuo allergico a misure di sicurezza troppo invasive. Come fare per tenerlo al sicuro?, si domanda Alleyn. Magari prendere qualche precauzione in più potrebbe essere un'idea. Però ben presto accade una disgrazia: nonostante tutto, nel corso di un ricevimento all'ambasciata di Ng'ombwana un uomo viene trafitto da una lancia cerimoniale e rimane ucciso. Opala è illeso, ma fino a quando durerà la situazione? Perché Alleyn è convinto che un pericolo insidioso si nasconda nell'ombra e stia tramando un nuovo piano diabolico... Come vedete, "Complotto all'ambasciata" presenta maggiormente le caratteristiche di un giallo recente, con temi sociali e un enigma che si interseca al clima opprimente dei tumultuosi anni Settanta. Detto ciò, tuttavia, sono sicuro che esso sia scritto con il magistrale stile di Marsh e che non sia una lettura da ignorare; per cui, vi consiglio di procurarvene una copia prima di restare senza.

Copertina di "Uno Studio in Nero"
pubblicato dal Giallo Mondadori
Nei Classici del Giallo, invece, torna ancora un volta l'inossidabile Ellery Queen con un titolo che occupa un posto di rilievo all'interno della sua opera: "Uno Studio in Nero". Queste parole vi ricordano forse qualcosa? Ebbene, se così fosse, sappiate che il vostro intuito non vi ha tradito: si tratta di un palese riferimento all'opera di esordio come giallista di quell'Arthur Conan Doyle che, nel 1887, diede vita all'investigatore dilettante più celebre della Storia: Sherlock Holmes. All'inizio della storia, Ellery si trova nel suo appartamento e, tanto per cambiare, si annoia: in vista non ci sono casi interessanti da risolvere, non ha voglia di uscire per le strade e i negozi di New York ma l'immobilità lo infastidisce. Così, quando si presenta alla sua porta un amico che gli consegna un pacco dicendo che, al suo interno, si trova nientemeno che un taccuino originale del dottor John Watson (spalla del segugio di Baker Street), Queen si getta subito alla scoperta del contenuto del libretto. Vergate sulle pagine, spiccano le parole che raccontano di un caso segreto condotto da Holmes... nientemeno che sulle tracce del celeberrimo Jack lo Squartatore. Già questo di per sé sarebbe un motivo davvero degno per immergersi nello studio dell'indagine di Sherlock; se poi l'investigatore ha insinuato che l'assassino sia stato in origine una donna, le rivelazioni diventano decisamente scottanti. Ma la faccenda è davvero da intendersi in questi termini? E lo scritto è originale oppure si tratta di un falso ben architettato? Starà ad Ellery scoprire la verità calandosi in un mistero che lo trasporterà in piena epoca vittoriana, a caccia del serial killer più diabolico, squilibrato e assetato di sangue della Storia. Uno dei primi "apocrifi" sherlockiani (ovvero una storia dove viene fatto rivivere per mano di un autore un personaggio di terzi), "Uno Studio in Nero" narra un caso emozionante e ben architettato, il quale non mancherà di lasciarvi a bocca aperta e a trasmettere più di un brivido di terrore.

Copertina di "L'Assassino Bussa alla Porta"
pubblicato da Polillo Editore
Passiamo ora a Polillo Editore presso Rusconi, il quale ha dato alle stampe altri volumi che si erano man mano accumulati in scaletta a causa della pandemia. E lo ha fatto proponendo agli appassionati di genere "L'Assassino Bussa alla Porta" di Harriet Rutland e "I Morti non Vedono" di Max Afford. Per quanto riguarda il primo, la sua autrice non è una novità per i lettori di Three-a-Penny: se ben ricordate, infatti, diverso tempo fa avevo recensito per voi il suo "L'Inquilino del Piano di Sopra", un romanzo giallo psicologico davvero tenebroso, ambientato nel triste periodo della Seconda Guerra Mondiale in cui l'Inghilterra è stata come isolata dal resto del mondo a combattere Hitler, con la popolazione costretta a ogni sorta di sacrificio e con i nervi a pezzi in attesa del prossimo bombardamento. Ebbene, il consenso che deve aver trovato quel libro (compreso quello del sottoscritto) pare abbia spinto l'editore ad investire ancora su Rutland, e il risultato è stata la pubblicazione di "L'Assassino Bussa alla Porta". Di cosa tratta? La storia è ambientata a Prestleignton Hydro, uno stabilimento idroterapico molto simile a quello della cittadina in cui viveva la stessa scrittrice (si narra abbia cambiato solo il nome per non incorrere in problemi con i clienti e il personale della struttura), il quale ospita anziani e malati che tra una cura e l'altra assaporano il piacere di sparlare di scandali più o meno piccanti riguardanti i più giovani nei dintorni. Un pettegolezzo di qui, un pettegolezzo di lì; cosa può mai andare storto? Ebbene, in breve le voci diventano tanto pressanti per qualcuno da spingere all'omicidio... Anzi, all'omicidio plurimo, dato che tutti i giovanotti e le signorine iniziano a venire eliminati in modo alquanto sistematico e indiscriminato. Ma è davvero così casuale la scelta dell'assassino? Secondo i vegliardi, la mano dietro a questi crimini efferati può essere fermata se si impegnano a scoprire a chi essa appartenga. Così iniziano ad indagare con discrezione. Però spetterà all'enigmatico Mr. Winkley dare loro una mano per risolvere il mistero. Mystery satirico e impregnato di black humor, "L'Assassino Bussa alla Porta" diverte e intrattiene grazie alla maestria di Rutland nel tratteggiare le situazioni più disparate. Forse non sarà incisivo come l'altro suo romanzo, ma io sono curioso di leggerlo per bene.

Copertina di "I Morti non Vedono"
pubblicato da Polillo Editore
In secondo luogo, Polillo ha pubblicato "I Morti non Vedono" di Max Afford. Ancora una volta, dopo Ngaio Marsh, questo mese troviamo un autore proveniente dall'emisfero australe all'interno dell'Angolo dell'Approvvigionatore Letterario: infatti, Afford era originario dell'Australia e laggiù visse un'esistenza piena di impegni, che lo portò ad essere giornalista, ovviamente scrittore e scrittore di pezzi per la radio. Proprio a questo campo si ispirò per scrivere il romanzo che è stato tradotto in italiano. La trama è divisa in due parti: nella prima, l'ispettore Read e l'investigatore Jeffery Blackburn fanno visita a uno studio radiofonico londinese che sta per essere inaugurato. All'improvviso, tuttavia, mentre stanno assistendo a una commedia una delle giovani signorine addette alle postazioni vocali muore misteriosamente all'interno di uno stanzino oscuro e chiuso a chiave. Durante la registrazione non può essere entrato nessuno, quindi chi è il colpevole? Deve essere qualcuno dell'entourage della radio, poiché solo quelle persone sapevano come muoversi dentro l'edificio senza dare nell'occhio. Da questo punto parte la seconda parte del libro, dove troviamo l'indagine della polizia e di Blackburn per trovare ed arrestare il colpevole, tra droga, messaggi segreti, veleni e storie d'amore con alti e bassi. E altri due delitti efferati. Dalle recensioni che ho letto in rete, sembra proprio che questo sia un classico giallo degli anni '30: abbiamo alcuni decessi sospetti e inesplicabili, un investigatore che affianca la polizia nel trovare la soluzione del mistero, una serie ci colpi di scena che spiazzano il lettore... Eppure, nei conti fatti, sembra che la spiegazione finale non sia del tutto degna dell'enigma che l'ha preceduta. Da parte mia, voglio proprio leggere questo romanzo per capire se le cose stanno così oppure si tratti di una lettura più che meritevole della nostra attenzione. Vi consiglio di fare lo stesso.

Copertina di "Sherlock Holmes e il
Segreto del Monte Bianco" pubblicato
da Mulatero Editore
Infine, per le letture in lingua italiana, vi segnalo un paio di titoli in arrivo per i tipi di Mulatero Editore. Essi, dopo aver portato in Italia parte dell'opera di Glyn Carr e il suo Abercrombie Lewker (e stiano continuando a proporre nuovi titoli), hanno aggiunto alcuni gialli esterni a quest'ultima saga che possiamo classificare come apocrifi dedicati a Sherlock Holmes, simili a "Uno Studio in Nero" poco sopra menzionato, ma ambientati in montagna. In "Sherlock Holmes e il Segreto del Monte Bianco", di Pierre Charmoz e Jean-Louis Lejonc, troviamo l'investigatore di Baker Street in trasferta a Chamonix, presso un invecchiato Edward Whymper, il quale nutre per l'altro un affetto quasi da zio acquisito. Il motivo per cui ha desiderato avere al proprio fianco il segugio non è però legato agli affetti: egli desidera che quello lo aiuti a trovare un documento che possa segnare la nascita dell'alpinismo. Si tratta del manoscritto di Jacques Paccard, nel quale egli ha raccontato la propria versione della storia ascesa al Monte Bianco nel 1786. Riuscirà Holmes a rinvenire quello che stuoli di studiosi hanno cercato per tanti anni ma non sono mai stati capaci di recuperare? Dovrà stare molto in guardia, visto che una strana donna dagli occhi verdi e alcuni agenti prussiani lo stanno tenendo d'occhio... In "Sherlock Holmes e il Tesoro delle Dolomiti" di Riccardo Decarli e Fabrizio Torchio, invece, l'investigatore si trova a Londra in piena estate, quando assieme al dottor Watson viene coinvolto nello strano caso del furto degli zaini di due alpinisti. Un fatto tanto banale non potrà generare grandi ripercussioni, vero? E invece la pista da seguire per recuperare il maltolto porterà la coppia Holmes-Watson fino a fatti accaduti in India, tra il British Museum e indipendentisti oppositori dell'Impero asburgico, fino alle Alpi italiane. Sarà in Trentino, dopo mille peripezie, che i due riusciranno a scoprire qualche indizio utile per la soluzione; ma la verità p ancora lontana... Non si tratta di gialli puri come per i romanzi di Glyn Carr finora tradotti, ma sono pur sempre libri che posso andare bene per un pubblico meno esigente dell'appassionato lettore esperto, per cui ve li ho comunque presentati.

Copertina di "Death in the Grand Manor"
pubblicato da Dean Street Press
Passiamo ora alle opere in lingua inglese. Innanzitutto, bisogna sottolineare come Dean Street Press abbia dato alle stampe una nuova serie di mysteries all'interno della sua produzione. Questa volta è toccato ad Anne Morice, una scrittrice che finora non avevo mai sentito nominare. Nata nel Kent nel 1916 col nome di Felicity Shaw, Morice lavorò per un certo tempo nell'ufficio della GPO Film Unit, una casa di produzione celebre al tempo. Lì incontrò il documentarista Alexander Shaw, che sposò e le diede tre figli. Nel corso degli anni la famiglia si spostò in lungo e in largo, mentre Morice intraprendeva la carriera di scrittrice; la quale, tuttavia, in un primo momento non diede i frutti sperati. Infatti, nonostante avesse scritto due romanzi ben accolti negli anni '50, Felicity non dovette essere soddisfatta e decise di fermare la produzione per circa vent'anni, quando tornò sulla scena con un serie di romanzi gialli di successo su una ragazza di nome Tessa Crichton, la quale investiga sulla falsariga della neozelandese Miss Phryne Fisher di Kerry Greenwood. I suoi sono romanzi gialli molto leggeri, dove contano molto le descrizioni della buona società del tempo, i rapporti tra i personaggi, lo stile sbarazzino e una vena misteriosa che si mescola spesso ad altri temi che si discostano un po' dal delitto. Finora Dean Street Press ha dato alle stampe: 
  • "Death in the Grand Manor"
  • "Murder in Married Life"
  • "Death of a Gay Dog"
  • "Murder on French Leave"
  • "Death and the Dutiful Daughter"
  • "Death of a Heavenly Twin"
  • "Killing with Kindness"
  • "Nursery Tea and Poison"
  • "Death of a Wedding Guest"
  • "Murder in Mimicry"
Se cercate qualche lettura un po' più leggera, sono sicuro che questa serie possa fare al caso vostro.

Copertina di "The Chianti Flask"
pubblicato dalla British Library Crime
Classics
Passiamo poi al consueto volume della British Library Crime Classics, curata da Martin Edwards e fonte continua di titoli interessantissimi. Per questo mese di maggio ci viene presentato "The Chianti Flask" di Marie Belloc Lowndes, autrice conosciuta in Italia soprattutto per "Il Pensionante", storia fittizia ispirata alla vicenda di Jack Lo Squartatore, e per "Luna di Miele da Incubo" pubblicato da Le Assassine. In questo caso, l'indagine ruota attorno alla figura di Laura Dousland, una giovane donna che è stata accusata di aver avvelenato l'anziano marito Fordish. Nell'aula del tribunale dove si svolge il processo inizia il racconto, mentre lei si difende dalle accuse e il servo italiano della coppia, Angelo Terugi, a sua volta sospettato del delitto, sostiene dall'alto del podio dell'interrogato la sua colpevolezza. Tutto quanto è focalizzato su una fiaschetta di Chianti che quasi certamente ha contenuto il vino avvelenato che ha ammazzato Fordish; ma il punto è: chi glielo ha somministrato? E che fine ha fatto questo oggetto tanto accusatorio e definitivo? Nessuno finora è riuscito a rintracciarlo. La giuria si trova costretta ad emettere un giudizio influenzato da questa grave mancanza, ma non crediate che i colpi di scena siano finiti qui. Questo è soltanto l'inizio del romanzo di Belloc Lowndes, nel quale vengono affrontati molti temi importanti come lo studio psicologico degli effetti deleteri dell'omicidio, con le conseguenze sulla persona accusata e su coloro i quali le sono vicini, nel bene e nel male. Forse Laura è davvero colpevole... Soltanto alla fine, nelle ultime pagine, si scoprirà la verità sul delitto di Fordish Dousland. Per scoprire qual è, dovete procurarvi una copia di "The Chianti Flask".

Copertina di "The Wall" pubblicato
da Penzler Publishing
Per ultimo, torniamo in America e diamo un'occhiata a "The Wall" di Mary Roberts Rinehart, dato alle stampe da Penzler Publishing. Tradotto in italiano come "I Muri Parlano", è uno dei romanzi gialli dell'autrice senza personaggio fisso, dove ella ha ancora una volta esplorato il lato "da brivido" del racconto del mistero, sottolineando la suspense in favore dell'enigma puro. Come di consueto, l'ambientazione e scenario in cui vengono calati i fatti è una villa aristocratica, Sunset House, abitata da Marcia Lloyd e suo fratello Arthur fin dall'infanzia, poiché in essa hanno trascorso ogni estate della loro vita esplorando i grandiosi saloni e i terreni che scivolavano fino alla riva del mare. Ogni cosa sembra circondata da una sorta di aura idilliaca: niente di male può accadere a Sunset House, dove il vecchio nonno ha risieduto per lunghi anni in un clima pacifico e tranquillo. Eppure, all'improvviso, l'ex moglie di Arthur, Juliette, si presenta alla porta illuminata dai raggi del tramonto per avanzare delle pretese e chiedere un contributo economico al giovanotto, il quale non è in grado di soddisfare le sue esigenze (oppure non ha intenzione di farlo). Da lì in poi iniziano i guai: allontanatasi, Juliette scompare nel nulla per qualche tempo... finché il suo cadavere non viene rinvenuto. La polizia, convocata sul posto, si trova davanti a una casa silenziosa e oscura, che sembra serbare terribili segreti al suo interno e non intende permettere che degli estranei la violino: cosa mai si celerà nelle ombre che dagli angoli delle camere si allungano col calare delle tenebre? Però Marcia, dal canto suo, intende fare il possibile per dissipare il mistero e si allea con lo sceriffo locale, Russell Shand, per trovare l'assassino della cognata prima che le cose possano peggiorare. In una lotta contro il tempo, infatti, sanno benissimo che qualcosa di diabolico si annida nei paraggi; qualcosa che deve essere fermato ad ogni costo. Carico di tensione, di mistero e di suggestioni, "The Wall" si preannuncia una lettura carica di emozione che farà correre più di un brivido lungo la schiena dei lettori.

Bene, anche per questo mese ho concluso la mia carrellata di consigli per voi lettori di Three-a-Penny. Se ci saranno ulteriori aggiornamenti importanti da fare, li inserirò qui sotto. Nel frattempo, vi auguro buone letture nel segno del giallo. A presto!

Link ai titoli consigliati su IBS
"L'assassino bussa alla porta" di Harriet Rutland;
"I morti non vedono" di Max Afford;
"Sherlock Holmes e il Segreto del Monte Bianco" di Pierre Charmoz e Jean-Louis Lejonc;
"Sherlock Holmes e il Tesoro delle Dolomiti" di Riccardo Decarli e Fabrizio Torchio.

Link ai titoli consigliati su Libraccio
"L'assassino bussa alla porta" di Harriet Rutland;
"I morti non vedono" di Max Afford;
"Sherlock Holmes e il Segreto del Monte Bianco" di Pierre Charmoz e Jean-Louis Lejonc;
"Sherlock Holmes e il Tesoro delle Dolomiti" di Riccardo Decarli e Fabrizio Torchio.

Link ai titoli consigliati su Amazon
"Complotto all'ambasciata" di Ngaio Marsh (solo ebook);
"Uno studio in nero" di Ellery Queen (solo ebook);
"L'assassino bussa alla porta" di Harriet Rutland;
"I morti non vedono" di Max Afford;
"Sherlock Holmes e il Segreto del Monte Bianco" di Pierre Charmoz e Jean-Louis Lejonc;
"Sherlock Holmes e il Tesoro delle Dolomiti" di Riccardo Decarli e Fabrizio Torchio;
"Death in the Grand Manor" di Anne Morice;
"Murder in Married Life" di Anne Morice;
"Death of a Gay Dog" di Anne Morice;
"Murder on French Leave" di Anne Morice;
"Death and the Dutiful Daughter" di Anne Morice;
"Death of a Heavenly Twin" di Anne Morice;
"Killing with Kindness" di Anne Morice;
"Nursery Tea and Poison" di Anne Morice;
"Death of a Wedding Guest" di Anne Morice;
"Murder in Mimicry" di Anne Morice;
"The Chianti flask" di Marie Belloc Lowndes;
"The Wall" di Mary Roberts Rinehart.

venerdì 23 aprile 2021

69 - "Il Mostro del Plenilunio" ("It Walks by Night", 1930) di John Dickson Carr

Copertina dell'edizione in lingua originale
pubblicata dalla British Library Crime
Classics
Se siete assidui frequentatori ed attenti lettori di Three-a-Penny, ricorderete come circa un paio di anni fa (quanto corre veloce il tempo!) mi ero deciso a recensire "L'Arte di Uccidere" di John Dickson Carr, il secondo romanzo giallo scritto dal Maestro del delitto della camera chiusa, con protagonista l'uomo di punta della polizia parigina Henri Bencolin. In quell'occasione, per introdurre il discorso sull'opera, mi ero soffermato sul fatto che l'editore inglese British Library, all'interno della collana "Crime Classics" curata dal critico Martin Edwards, avesse in programma di ripubblicare in lingua originale l'opera prima di questo scrittore, quel "It Walks by Night" che tanti problemi di cessione dei diritti e copyright aveva dato impedendo così una sua ricomparsa sugli scaffali da libreria per moltissimo tempo. Ebbene, alla fine la faccenda è andata in porto: il titolo è stato reso disponibile e questo piccolo grande miracolo ha permesso a chiunque padroneggi abbastanza l'inglese di gustare di nuovo l'oscuro fascino e l'ambigua bellezza di questo esordio che tanto già rivelava sulla narrativa di Carr. Con l'aggiunta in appendice, tra l'altro, di un racconto in cui indaga sempre Bencolin, dal titolo "The Shadow of the Goat". In Italia, purtroppo, le cose non sono andate altrettanto bene: se da una parte esiste una traduzione risalente agli anni '50 del secolo scorso, essa risulta ormai "fuori moda" in quanto alla terminologia usata e piena di tagli al testo originale, oltre a presentare un errore eclatante e madornale che influisce sulla scoperta del colpevole. E la cosa più grave è che pare non sia in cantiere alcuna ritraduzione o svecchiamento di quella già presente nelle edizioni italiane (soltanto tre, tra l'altro difficili da rintracciare se non nei mercatini dell'usato e nelle piattaforme web di compro-vendo libri). Personalmente, credo sia un fatto serio che un'opera tanto celebrata, famosa e avvincente quale "It Walks by Night" non sia stata ancora resa disponibile per il lettore italiano di classica crime story; eppure, finché non si deciderà di investire su di una nuova traduzione, le cose non cambieranno oppure lo faranno difficilmente: la soluzione più attuabile che mi viene in mente, sarebbe quella di fare un confronto tra il testo originale in lingua inglese e la traduzione anni '50 in italiano, per completare quest'ultima con le parti mancanti.

Siccome da tempo desideravo rimettermi in pratica nella traduzione, dopo gli sforzi perseguiti su "The Golden Age of Murder", io stesso ho deciso di tentare un'operazione del genere. Tempo fa mi sono procurato una copia del volume in lingua inglese; e poiché avevo già in mio possesso il volumetto dei Classici del Giallo Mondadori tradotto, in una settimana mi sono impegnato a fondo per selezionare i paragrafi che sono stati tagliati ed ignorati dalla precedente traduttrice... col risultato che, alla fine, ho rimesso mano all'intera lunghezza del romanzo e lo ho trasposto in italiano da cima a fondo. Infatti, ben presto mi sono accorto di quanto fosse povero il testo dell'edizione riportata al numero 196 dei Classici del Giallo, privo com'era di molte parti narrative che sono a tutti gli effetti spezzoni integranti la narrativa di Carr. Il risultato finale, a mio parere, si è discostato moltissimo da quello della prima trasposizione nella nostra lingua: se l'atmosfera da incubo tanto caratteristica della letteratura del Maestro del delitto della camera chiusa era stata quasi del tutto cancellata e ridotta, adesso essa trasudava dalle pagine in una sorta di abisso profondo, un buco nero che inghiotte quanto incappa nella sua strada. Ribadisco ancora una volta il concetto che gli appassionati di giallo in Italia si meritino una traduzione decente di questo esordio a dir poco impressionante, dove sembra di camminare attraverso una specie di sogno ad occhi aperti, in cui si intrecciano eventi mostruosi come decapitazioni, bagni di sangue, sorprese sgradevoli al chiaro di luna, scene impressionanti alla luce fioca delle candele, assieme a idilliaci incontri in camere arredate secondo lo stile vittoriano e intime discussioni sotto pioppi e altri alberi scossi dal vento e irradiati dal sole primaverile. Nel frattempo, io mi impegno a presentarvi questo romanzo seguendo il testo originale: non sia mai che qualcuno si renda conto della grandiosità dell'enigma che esso racchiude, oppure della maestosa solennità delle descrizioni che l'autore fa nel corso del racconto, e decida di dare il giusto riconoscimento a quello che in italiano viene chiamato "Il Mostro del Plenilunio" (Classici del Giallo Mondadori n. 196, 1975).

Caffè Greco, Renato Guttuso, 1976, simile al locale
Fenelli in cui si svolge parte della trama
Ad accentuare questo carattere gotico e impressionante, la storia inizia con la descrizione di un mostro mitologico; quel lupo mannaro che popola le fiabe dei bambini e le storie del folklore degli adulti soprattutto nel centro Europa. Il giovane Jeff Marle si è visto recapitare un volume con all'interno questo testo da Henri Bencolin, l'uomo di punta della polizia parigina e suo intimo amico, poco prima che loro due si rechino al Club Fenelli per occuparsi di una faccenda che riguarda il proprietario del libro. Infatti, Bencolin ha chiesto al professor Grafenstein, un luminare delle malattie psichiatriche di Zurigo, di raggiungere lui e Marle in un'alcova del salone principale del locale per discutere di Alexandre Laurent, un giovanotto all'apparenza sano di mente ma che qualche tempo prima ha tentato di ammazzare la novella sposa con un rasoio, in una sorta di quieto raptus. Laurent è un appassionato lettore di storie del terrore e di miti raccapriccianti, oltre che di poeti maledetti e altre amenità; e Bencolin è a disagio nel dover constatare che, dopo un periodo di prigionia in un ospedale psichiatrico, Laurent sia riuscito a fuggire. Cosa più grave ancora, l'ex signora Laurent, madame Louise, si è lasciata alle spalle la traumatica esperienza col precedente marito (o almeno ha fatto il possibile per dimenticare) e nel frattempo si è risposata con un aristocratico atletico ma un po' ingenuo, il Duca di Saligny. Quindi, è chiaro come Laurent possa diventare un pericoloso avversario per la coppietta. In realtà, egli ha già inviato un messaggio minatorio a Louise e ha fatto una fugace apparizione nel bagno della casa di alcuni amici dei due, i coniugi Kilard, per poi scomparire nel nulla. Inoltre, poco dopo essere fuggito dal manicomio, Laurent si è recato da un chirurgo plastico della malavita, si è fatto cambiare i connotati del volto e, per concludere al meglio l'opera, ha ammazzato il medico che poteva smascherarlo. Tutta questa storia viene riferita da Bancolin a Grafenstein, e il primo si domanda se non sia il caso di farsi affiancare dal luminare per risolvere lo spinoso problema dell'ossessione di Laurent; magari il dottore potrebbe dargli una parere pure su Saligny e madame Louise, i quali si trovano proprio da Fenelli.

E infatti, poco dopo, la donna si avvicina al loro tavolo. Si tratta di una bellezza un po' oscura, affascinante, magnetica ma, allo stesso tempo, offuscata da un velo di malinconia mista a tristezza e a un sospetto abuso di sostanze stupefacenti. Sedutasi, mostra segni di irrequietezza: teme che Laurent abbia seguito lei e Saligny per far loro pagare l'essersi sposati, e chiede protezione a Bencolin, il quale osserva pigramente il salone in cui si trovano. All'improvviso, proprio all'altro capo della stanza, il gruppetto scorge la schiena di un uomo che attraversa l'uscio che collega il salon alla sala da gioco: "eccolo là, il Duca" osserva annoiata Louise. Poi la porta si richiude alle sue spalle, precludendolo alla vista. Passano pochi minuti, durante i quali Marle si interroga sul destino impietoso che si è accanito sulla signora che siede al suo fianco e sulla pazzia di Laurent; poi un inserviente si avvicina alla porta attraversata da Saligny con un vassoio e, proprio sulla soglia, lo fa cadere a terra. Lo spettacolo che si presenta agli occhi del poveretto, del signor Fenelli e del gruppo nell'alcova (accorso senza dare nell'occhio) è terrificante e orrendo: il Duca di Saligny giace a terra come inginocchiato, in una pozza di sangue fuoriuscita dal moncherino della sua testa decapitata e sistemata con cura ad osservare, con occhi sgranati e vuoti, i tardivi soccorritori. Bencolin prende immediatamente in mano la situazione, convoca i suoi agenti sparsi sul piano nelle varie stanze e si assicura che nessuno possa interferire con le indagini che si appresta a compiere. Il primo ad arrivare è Francois, l'uomo migliore che il prefetto tiene alle sue dipendenze, il quale è stato piazzato all'altro capo della camera, davanti all'unica altra porta che conduce nella sala da gioco. "Ebbene?" domanda Bencolin, "è passato qualcuno da quella parte?". La risposta dell'agente è sconcertante: "No, signore". Come può essersi quindi volatilizzato l'assassino di Saligny? I tempi e gli alibi dei sospettati (tra cui figurano le conoscenze della vittima: Fenelli, madame Salingy, un tizio dall'aria aristocratica di nome Edouard Vautrelle, la coppia dei Kilard che si è allontanata sul presto dal locale, un giovanotto americano chiamato Sid Golton che ha tutta l'aria di essere ubriaco, una misteriosa ragazza che giace in un letto al piano di sopra) coincidono e sembrano completarsi l'uno con l'altro: allora, chi ha ucciso Saligny? Starà a Bencolin dimostrare come un delitto impossibile abbia potuto verificarsi ed incastrare l'assassino... ma non dopo che qualcun altro abbia presenziato al suo appuntamento con la Morte.

Piantina del secondo piano del locale Fenelli
Per essere un esordio, "Il Mostro del Plenilunio" di John Dickson Carr non è affatto male. Al suo interno ci sono alcune ingenuità, quello è sicuro; però mi sento di affermare con una certa sicurezza che se tutti gli autori di romanzi gialli, e non solo, fossero in grado di produrre come opera prima un libro di questo calibro, saremmo tutti molto fortunati. Perché, in sostanza, già da qui si possono riscontrare il talento acerbo e le tante caratteristiche che costituiranno in futuro la straordinaria narrativa del Maestro del delitto della camera chiusa; magari ancora abbozzati, ma comunque presenti e rintracciabili se si aguzzano gli occhi e il cervello. D'altronde, non è questo il primo sforzo letterario di Carr: in precedenza, egli aveva pubblicato qualche racconto sul "The Haverfordian", un giornale universitario, con protagonista proprio Henri Bencolin; per cui è comprensibile come "Il Mostro del Plenilunio" appaia in una forma quasi perfetta, derivando da "Grand Guignol" apparso su questa rivista nella primavera del 1929. Pertanto, ci troviamo di fronte a un mystery capace di stregare il lettore e di trasportarlo come dentro un'incubo, nonostante una certa tendenza al melodramma che un po' spezza il senso di realtà delle vicende narrate. Chiamato in un primo momento "With Blood Defiled", esso getta le proprie fondamenta su quell'aspetto che ha dato e darà sempre a Carr fama imperitura: il suscitare un'atmosfera gotica, tenebrosa, nella quale il lettore si dibatte come catturato e imbrigliato nella ragnatela di un enorme insetto. Quello che circonda i personaggi richiama il macabro in un eccesso di descrizioni fiume, vivide e oscure allo stesso tempo, attraverso l'uso di immagini suggestive come salotti immersi nella penombra, candele che ardono sopra tavole imbandite, chiari di luna contro edifici immersi nella penombra o al chiaro di luna, figure inquietanti che emergono dalle ombre negli angoli delle camere e delle strade, oppure bussano con dita frementi alle finestre per attirare le persone sprovvedute nelle loro grinfie tanto più umane di quanto si possa credere. Ogni cosa si staglia contro lo sfondo, quasi brillando di luce propria e imprimendosi nella mente del lettore che si lascia coinvolgere nel racconto e percepisce i fatti narrati molto più realmente di quanto non siano in realtà. Già, perché se da un lato Carr utilizza questa tecnica per dare risalto alle vicende, agli indizi e a ciò che avviene nel corso dei due giorni di indagine di Bencolin, dall'altro introduce uno spiccato senso di irrealtà in quanto narra. Non siamo ancora ai livelli di "Le Tre Bare" oppure "Il Terrore che Mormora"; in "Il Mostro del Plenilunio" le suggestioni vengono calcate e sottolineate a forza, proprio per inesperienza e timore di non riuscire a imprimere la giusta dose di dramma ai fatti.

Carr infila qualsiasi cosa gli passi per la mente, quando pensa al romanzo giallo dei primi anni del Novecento che ha furoreggiato in America (il suo paese natio) e a quello vittoriano proveniente dalle letture di gioventù nella biblioteca del padre (non solo Poe, Chesterton e Leroux, ma pure Dumas e i classici francesi del secolo precedete): un esempio è l'uso della spada come arma del delitto, quale ricordo dei duelli dei Tre Moschettieri e dei romanzi di cappa e spada; oppure le tormentate storie d'amore che vedono intrecciarsi i protagonisti. Inoltre, è presente una sorta di mistico Fato che agisce sopra ad ogni cosa, in una chiara citazione ai racconti in cui Padre Brown agisce ed egli si ritrova a riflettere su cosa siano il Bene e il Male. Ma oltre a questo, troviamo pure un gusto per la suspense davvero esasperato, che quasi non permette a chi legge di tirare il fiato e pare trascinare e strattonare il lettore a forza lungo le pagine che si sfogliano. Non avranno mai pace, sembra sogghignare Carr: poiché incarniamo il personaggio di Marle, spesso attonito di fronte agli eventi che si susseguono in rapida successione, prima si troviamo di fronte a un dialogo dai significati oscuri, poi veniamo presentati a una donna affascinante che ci racconta una storia incredibile su un fantasma che lascia cadere una cazzuola in un bagno, poi ancora rinveniamo un cadavere dalla testa mozzata che nessuno può aver decapitato. Dipingere e spiegare l'impossibile e l'assurdo è lo scopo dell'autore; spiazzare chi legge facendo leva sulle armi migliori su cui un giallista può contare, senza curarsi di apparire ridondante ed eccessivo. Per quanto mi riguarda, si è trattato di una mossa a doppio taglio: il mio gusto per il melodrammatico è stato ampiamente ripagato da questo modo di agire "sopra le righe", ma bisogna mettere in conto che il proverbio dice "il troppo stroppia". Pertanto, "Il Mostro del Plenilunio" si presenta sì come un esordio fantastico (inteso in più declinazioni) e che fa una sicura presa sul lettore, ma allo stesso tempo rischia di eccedere nel trattare le vicende con la misura giusta a cui ci si dovrebbe attenere. Un capolavoro imperfetto, ecco come si potrebbe considerare questo giallo di Carr.

John Dickson Carr, nato nel 1906 e morto
nel 1977
L'ingegnosità delle trame e il fascino per "l'impossibile che diventa realtà", oltre che per i trucchi di prestigiatori come quello sopra citato, sono sempre state caratteristiche innate di John Dickson Carr (o Carter Dickson, per usare lo pseudonimo con cui firmò i romanzi con Henry Merrivale), alla pari del concetto di voler "giocare una partita" col suo pubblico ad armi pari. La pretesa del rispetto del fair-play e la scommessa che poneva in ognuno dei suoi numerosi libri (come quella costituita dallo speciale sigillo che è stato messo nella prima edizione di "Il Mostro del Plenilunio", col quale sfidava i lettori a batterlo in astuzia) farebbero pensare che egli fosse nato in Inghilterra, la patria del giallo deduttivo; invece, la città che gli diede i natali fu l'americana 
Uniontown, in Pennsylvania. Laggiù, mentre suo padre aveva felicemente intrapreso la carriera di avvocato e pregustava una futura associazione col figlio, Carr iniziò invece il lungo percorso che lo avrebbe portato a diventare uno dei giallisti più famosi di tutti i tempi: dapprima, dimostrando una memoria formidabile con la recitazione di monologhi tratti da "Amleto", pagine di D'Artagnan, Sherlock Holmes e "Il Mago di Oz"; e poi attraverso la scrittura di racconti, pubblicati sul giornale scolastico dello Haverford College, dove esordì la figura del giudice istruttore Henri Bencolin di Parigi. Nel 1928, lo scarso rendimento scolastico spinse i suoi genitori a compiere la scelta estrema di allontanarlo dagli Stati Uniti in favore della Francia, dove avrebbe dovuto studiare alla Sorbonne. Il posto, tuttavia, non si addiceva a un giovane dalle idee conservatorie come lui e la vita da bohémien trovò una ferma opposizione da parte sua; eppure, l'ambiente si mostrò favorevole per dare il tocco finale al romanzo che stava scrivendo. Fu così che nacque "Il Mostro del Plenilunio", la versione ampliata e rivista di un lungo racconto che Carr aveva scritto ai tempi della scuola americana, "Grand Guignol", proprio con Bencolin quale personaggio principale. Il modesto successo che arrise al suo protagonista, rispetto ai successivi Fell e Merrivale, per qualche tempo costrinse Carr a tornare in America dai genitori; finché, nel 1930, durante una crociera, incontrò Clarice Cleaves, una ragazza di Bristol che poco dopo sarebbe diventata sua moglie. È curioso come proprio "Il Mostro del Plenilunio" sia stato il tramite attraverso cui Carr e Clarice iniziarono a scambiarsi le prime confidenze: in "The Golden Age of Murder", infatti, Martin Edwards ha spiegato che, in seguito al loro primo incontro nella sala del parrucchiere di bordo, i due futuri sposi trascorsero una serata a ballare e chiacchierare del più e del meno, finché Carr non accennò al fatto che aveva scritto una detective novel e chiese a Clarice se le avrebbe fatto piacere leggerla. In realtà, la ragazza non nutriva un particolare interesse in indagini e assassini fittizi; eppure, non ebbe cuore di deludere le evidenti aspettative del suo nuovo amico ed accettò di dargli un responso su quel libro. In quel modo, tra i due scoccò la scintilla ed entro un paio d'anni si trasferirono definitivamente in Inghilterra, dove la novella signora Carr intendeva far nascere le sue figlie. Anche suo marito (che nel frattempo aveva deciso di abbandonare Bencolin in favore di altri due personaggi molto simili tra loro, il dottor Gideon Fell e l'avvocato Henry Merrivale) fu entusiasta della scelta: dopotutto, era la patria dei suoi idoli d'infanzia, Chesterton e Doyle (del quale in seguito fu co-autore della biografia ufficiale), e sembrava che laggiù fosse il posto ideale per scrivere gialli sullo stile tradizionale; senza contare il fatto che la Storia dell'Europa cui poteva attingere avrebbe fornito molto materiale per il tipo di libri che intendeva scrivere.

Un'altra caratteristica dell'opera di Carr, infatti, è quella di affondare le proprie radici in miti e leggende molto antiche: ne sono un esempio le numerose citazioni che possiamo trovare all'interno di romanzi come "Il Terrore che Mormora", la cui trama ruota sul vampirismo, oppure dello stesso "Il Mostro del Plenilunio". Qui sono i lupi mannari, le bestie assetate di sangue e capaci di trasformarsi in uomini e donne pur mantenendo la loro anima selvaggia, ad occupare la trama e a fornire la base per i misteri del libro. Si tratta di argomenti che, proprio grazie alla loro aura di velato soprannaturale, si prestano ad essere interpretati e sfruttati in modo da fornire al lettore una base relativamente reale per un delitto immaginario, e che permisero a Carr di dare sfogo a un'insaziabile sete di ricerca storica. Questa passione emerge dalla lettura di alcuni romanzi giallo-storici, come "La Sposa di Newgate", "Il Diavolo Vestito di Velluto" e "La Corte delle Streghe" (uno dei suoi capolavori) e viene spesso incarnata dai personaggi dei suoi gialli. Tuttavia, fu il Delitto l'argomento a cui Carr si sentì più legato; tanto che i suoi detective soffrirono di una vera e propria ossessione nei confronti della Storia del Crimine: Bencolin, Merrivale e Fell, infatti, di volta in volta si fecero portavoce dei pensieri dell'autore, attraverso semplici citazioni (pure di casi reali, come avviene in "Occhiali Neri") ma anche con l'utilizzo di piccole "conferenze" sull'omicidio e la sua applicazione nei romanzi del mistero. Senza contare il breve scambio di battute sulla mentalità dell'assassino alle prime pagine di "Il Mostro del Plenilunio" se ne può leggere una prova nel dialogo che Marle, Bencolin e Grafenstein mettono in scena alle pagine 138-139: in questa occasione, i tre discutono su quanto sia importante per un investigatore la conoscenza del proprio mestiere basata sulla scienza, e se i poliziotti in America non utilizzino metodi poco intelligenti per scoprire la verità nelle loro indagini. Inoltre Marle, da buon Watson di turno, sembra propenso a considerare la realtà delle cose più eccitante della finzione, il suo compagno però si dichiara fermamente contrario. È la fantasia a dare forma al mondo reale, sostiene Bencolin, per cui lo scrittore non deve sforzarsi di tradurre con troppo rigore la realtà che lo circonda in materiale per i suoi libri, ma limitarsi a narrare una storia che, per quanto possa apparire a volte improbabile e con personaggi simili ai burattini del teatro, procuri divertimento al lettore.

Seconda edizione italiana di "Il
Mostro del Plenilunio" purtroppo
tagliata e fallata
Un assunto che dimostra al meglio quale fosse la concezione di Carr riguardo il romanzo giallo: costruire vicende credibili in cui, tuttavia, non mancasse quel pizzico di irrealtà che li contraddistingue da mere cronache. Non per caso egli fu il primo americano ad essere ammesso nel Detection Club, grazie al sostegno di Dorothy L. Sayers e Anthony Berkeley; dopotutto, sono evidenti la comunione di interessi per il true crime e intenti a cui egli stesso e gli autori della Golden Age miravano. Nei suoi gialli, infatti, si possono ritrovare diversi elementi che rimandano alla crime story di quel periodo, contrassegnati da un palese uso del contrasto. Sopra abbiamo visto come l'atmosfera sia macabra e inquietante; ebbene, ciò viene dato dall'accostamento di momenti ironici (come durante i battibecchi tra Marle e Sharon Grey) con altri dove invece dominano il terrore. Luce e buio occupano un ruolo importantissimo in questa sorta di gioco: traducendo, mi sono reso conto che Carr ha dato risalto al brillio, alla lucentezza, allo splendore, al luccichio di tantissimi oggetti e parti del corpo dei suoi personaggi, come le spalle delle signore, le fiammelle tremolanti delle candele, le lampadine elettriche che scacciano le ombre, gli occhi che secondo la tradizione rivelano l'anima di una persona. Di volta in volta, tutto ciò cambia a seconda di un movimento, di un soffio di vento, di un balzo improvviso; simbolicamente, l'autore ci suggerisce come non ci dobbiamo fidare di nessuno dei sospettati, poiché nascondono lati del loro carattere che non sempre è piacevole scoprire. Pure i colori, tra i quali domina il rosso in contrasto all'oro, vengono sottolineati da Carr per dare risalto alle vicende e assumono carattere allegorico: il primo è ovviamente quello del sangue, ma pure della passione e dell'odio cieco; il secondo quello che si associa tanto all'avidità quanto alla nobiltà (vera o falsa che sia); c'è poi il verde scuro con l'argento delle pareti del terzo piano di Fenelli, dove si verificano le nefandezze più scellerate, il quale assume qualità paludose. In terzo luogo, contrastano tra loro l'apparente impossibilità dei delitti commessi in "Il Mostro del Plenilunio": all'inizio i fatti ci vengono dipinti come se fossero favole, miti e leggende da considerare in astratto, ma poi i delitti diventano qualcosa di fin troppo tangibile, da indagare attraverso l'uso della scienza e della logica. Non per niente, a mo' di indizio viene inserita nella trama una copia del libro dell'assurdo per eccellenza, "Alice nel Paese delle Meraviglie".

Quindi pure l'enigma gioca su tutta una serie di scontri metaforici, poiché mette insieme logica e pazzia, scienza e suspense, freddezza e passione, calcolo e audace improvvisazione, attingendo sotto alcuni aspetti a una nota tragedia di William Shakespeare. Proprio per questo, però, questo romanzo non dovrebbe essere considerare troppo riuscito: infatti, se da una parte riesce a portare a casa un mistero con una spiegazione plausibile e possibile ai fini delle leggi della fisica, in quanto a probabilità di riuscita suscita più di una perplessità (perché quando quel personaggio ha fatto quella cosa, l'altro non si è insospettito? Come ha fatto quello a non vedere quella cosa accadere? Ecc...). Inoltre, l'enigma deve una certa parte della sua costruzione all'attingere da parte di Carr all'opera di alcuni suoi colleghi: la parte scientifica da Richard Austin Freeman, la tabella oraria da Freeman Wills Crofts, l'ambientazione suggestiva e orrorifica da Edgar Allan Poe e alcuni aspetti della caratterizzazione dei personaggi da Gaston Leroux. Proprio su questi ultimi ritroviamo per l'ennesima volta un contrasto che sottintende significativamente il tema del doppio: ognuno dei protagonisti, compresi Marle e Bencolin, presentano una natura che non si riesce mai a focalizzare del tutto. L'investigatore ci viene dipinto come una sorta di individuo satanico, con i capelli che assomigliano alle corna di un satiro e un inquietante ghigno che spesso compare sulle sue labbra, eppure è un personaggio capace di dimostrare una certa empatia verso chi se la merita; Marle divide la propria natura tra l'irruenza e la quiete, tra la stupidità del tipico Watson e l'essere in grado di ragionare con lucidità; Saligny e Laurent rappresentano le facce diametralmente opposte di una stessa medaglia agli occhi di Louise, la quale divide la propria anima tra disperazione e determinazione; Edouard Vautrelle si atteggia a gran signore, ma forse nasconde un passato da misero soldato; Sharon Grey desidera disperatamente emanciparsi dalla condizione di prostituta ma continua a prestarsi a relazioni equivoche; Sid Golton adotta un comportamento ambiguo con madame Saligny, pur presentando un volto all'apparenza gioviale.

Infine, voglio sottolineare come "Il Mostro del Plenilunio" sia un romanzo giallo più crudo di quanto ci si potrebbe aspettare. Non solo ci sono grandi spargimenti di sangue, decapitazioni, mani insanguinate oppure gelide che toccano con le loro dita molli e corpi decomposti, ma pure personaggi ritratti semi-svestiti, psicopatici e folli contro i quali bisogna combattere. La moralità esiste e non esiste al tempo stesso, poiché crimini di tutti i tipi commessi dai personaggi meno sospettabili vengono a galla nel corso della narrazione. Non è un giallo edulcorato, dove anziane signorine prendono il tè e discutono del delitto; qui Carr ci fa piombare in un terrificante incubo dove lo stesso concetto di giustizia non incarna un ideale condiviso pienamente. Bencolin persegue nel proprio compito di investigatore più nel ruolo di giudice che in quello di poliziotto, alla ricerca di un riscatto dal fallimento nel proteggere Saligny; non è la cattura della preda a spronarlo. L'ambiguità morale di colpevoli e vittime, con la distinzione tra Bene e Male, corona un romanzo giallo che, pur non essendo un libro che tocca la perfezione, di sicuro si piazza tra i capolavori del genere e merita di essere conosciuto da tutti gli appassionati. Magari pure quelli italiani, con una traduzione adeguata.

Link all'edizione italiana su Amazon:
 

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venerdì 2 aprile 2021

# - Aggiornamenti dall'Approvvigionatore Letterario (Aprile 2021)

Cari amici lettori, bentornati all'Angolo dell'Approvvigionatore Letterario. Siamo giunti ad aprile e anche questo mese, come di consueto, vi presenterò le ultime uscite in libreria ed edicola in fatto di classica crime story, in lingua italiana ed inglese. Prima, però, lasciate che vi ricordi i miei profili social a cui vi potete iscrivere per non perdere nessuna recensione oppure post generico di Three-a-Penny. Sono alla continua ricerca di persone alle quali possa interessare ciò che scrivo, per far conoscere il più possibile quanto il romanzo giallo sia un genere letterario di tutto rispetto e secondo a nessuno, per cui vi invito a seguirmi sia sulla pagina Twitter (a questo link) sia su quella Instagram (a questo link) e a spargere la voce e condividere un po' dappertutto quello che faccio qua. Ve ne sarò grato. Ora, bando alle ciance e vediamo cosa ci aspetta in questo quarto mese del 2021.

Copertina dell'edizione pubblicata dalla
Polillo Editore
Per quanto riguarda le letture in lingua italiana, per primo vi voglio segnalare un romanzo che è uscito l'ultima settimana di marzo per i tipi di Polillo Editore/Rusconi: "Il Mistero della Piuma Bianca" di Roger Scarlett. Si tratta della seconda opera di questo autore che viene pubblicata nella collana dei Bassotti, dopo "Gli Omicidi di Beacon Hill" che evidentemente ha riscosso un certo successo, se l'editore ha deciso di tornare a puntare su Scarlett. Questo nome, in realtà, nasconde una coppia sul genere del sodalizio Dannay/Lee per Ellery Queen, composta da Dorothy Blair ed Evelyn Page, le quali firmarono cinque romanzi di genere tra il 1930 e il 1933. "Il Mistero della Piuma Bianca" è il secondo in ordine cronologico: narra dell'inspiegabile omicidio del nevrotico signor Arthur Prendergast, inquilino nella pensione della signora Quincy nel quartiere di Back Bay a Boston. Questo giovanotto, proprio il giorno prima del suo delitto, aveva annunciato di essere stato derubato e di aver trovato la propria stanza deturpata nientemeno che con finto sangue fatto solare dal soffitto. Chi mai poteva avercela con lui, tanto da arrivare a giocargli scherzi come questo e addirittura ucciderlo? Ben presto, dopo aver seguito una pista che pare portare a nulla, la polizia inizia a pensare che l'assassino si possa nascondere tra gli abitanti del palazzo; però come fare per scovarlo? L'ispettore Kane della polizia della città, affiancato dal consueto Watson costituito dall'avvocato Underwood e dal sergente Moran, prende in mano il caso e inizia a interrogare tutti gli inquilini della pensione, scoprendo che molti segreti si nascondono dietro le quattro mura degli appartamenti... Sul solco del successo della saga di Ellery Queen e di Philo Vance, Scarlett ha dato vita a un romanzo giallo con tutte le caratteristiche della crime story americana dei primi del Novecento, nel quale personaggi e trama risultano più sviluppati rispetto all'esordio che già abbiamo potuto leggere.

Copertina dell'edizione pubblicata nei
Classici del Giallo Mondadori
In secondo luogo, passiamo alle edicole e all'unica uscita di rilievo per questo mese di aprile nel Giallo Mondadori. Più precisamente, sottopongo alla vostra attenzione "Troppi Suicidi" di Reginald Hill, nei Classici del Giallo. Si tratta di un romanzo del mistero molto particolare, di un autore che negli ultimi anni della sua vita ha fatto di tutto per sperimentare sul genere, arrivando persino a provare una scrittura virtuosistica e piena di giochi di parole che sembra voler sfidare ogni traduzione. La domanda a cui bisogna rispondere, fin dall'inizio della lettura, è una sola: l'accusato di un omicidio può star cercando di salvare la vittima del delitto? Infatti, nella scena del delitto vengono sì trovati marito e moglie, lui con una pistola fumante in mano e lei stesa a terra priva di vita; però, se non si trattasse di assassinio ma di suicidio? Lui potrebbe aver tentato di dissuaderla dal compiere il gesto estremo, senza riuscirci del tutto. Il sovrintendente Andrew Dalziel, incaricato di eseguire i rilevamenti e gli accertamenti del caso, si trova davanti a questa situazione, ubriaco fradicio e con l'aggiunta di un amante che sostiene la versione del presunto assassino; ovvero, che lei si sia sparata da sola un colpo davanti ai loro occhi in seguito a un peggioramento della depressione di cui soffriva. Tutto risolto, quindi? Affatto, dal momento che a Londra iniziano a palesarsi fin troppo aspiranti suicidi; come testimoniano le lettere anonime che un'altra donna invia a Scotland Yard, nelle quali minaccia di togliersi la vita in modo spettacolare. L'ispettore Pascoe, affiancato da Dalziel, inizia quindi una difficile indagine durante la quale i due dovranno fronteggiare le più torbide passioni dell'animo umano e molti pericoli. Finalista per il premio Edgar nel 1991 e vincitore del Gold Dagger nell'anno precedente, questo romanzo giallo si preannuncia una vera bomba da non lasciarsi scappare.

Copertina dell'edizione pubblicata dalla
British Library Crime Classics
Passiamo ora alle letture in lingua inglese. Come sempre, iniziamo con il consueto volume pubblicato dalla British Library Crime Classics, curata dal critico Martin Edwards. Stavolta è il turno di "Due to a Death" di Mary Kelly, un'autrice che già in precedenza è stata presentata nella collana ma che deve ancora fare la sua prima apparizione in traduzione italiana. Evidentemente, i suoi romanzi devono essere piaciuti (io mi sono procurato "The Christmas Egg", che ha tutta l'aria di essere molto intrigante) e l'editore ha deciso di continuare a puntare su di lei e la sua opera; chissà che non possa arrivare pure in Italia, se qualcuno si dicesse disponibile ad avvalorare un'edizione nella nostra lingua. Detto ciò, "Due to a Death" narra di un incubo ad occhi aperti: un'auto viaggia veloce su di una strada immersa in chilometri e chilometri di paludi e pianure, con a bordo una giovane donna di nome Agnes. Le sue mani strette sul volante sono insanguinate, la sua mente intorpidita dalla paura e dal terrore per qualcosa che non riusciamo a comprendere fino in fondo, il suo mondo definitivamente capovolto. Da cosa sta scappando Agnes? In tutta la regione si sta diffondendo la notizia di una ragazza trovata morta in una palude: forse lei c'entra con questa faccenda? Il romanzo segue la ragazza mentre con il pensiero ritorna agli ultimi giorni trascorsi, nel tentativo di ritrovare legami tra suo marito, i suoi amici, uno sconosciuto misterioso che è appena arrivato in un villaggio e un sanguinoso omicidio che in esso si è verificato. Finché... "Due to a Death" è, come avrete capito, un capolavoro della suspense complesso e coinvolgente, che immerge il lettore in una storia nera e piena di insidie. Nominato per il Gold Dagger 1964, mette in mostra la versatilità di Kelly e la sua abilità nel caratterizzare i personaggi e le interazioni tra loro. Straordinario.

Copertina dell'edizione pubblicata da
Penzler Publishing
Passiamo poi a Penzler Publishing, in America, il quale ripubblicherà un titolo che stavolta possiamo gustare anche noi in Italia. Si tratta infatti di "The Odor of Violets" di Baynard Kendrick, tradotto come "Profumo di Violette" nei Bassotti Polillo diversi anni or sono. Come accade spesso e volentieri, pure in questo caso l'elemento prettamente "americano" nella trama si fa sentire, con una certa dose di violenza nonostante la storia contenga alcuni elementi che richiamano al giallo classico. L'atipico protagonista della vicenda è Duncan Maclain, un capitano dell'esercito divenuto cieco in seguito a un brutto incidente durante la prima guerra mondiale. Maclain si è riciclato come investigatore privato, compensando la mancanza della vista con l'allenamento costante degli altri sensi che possiede e sviluppando una particolare abilità nel percepire ciò che lo circonda, non solo dal punto di vista materiale attraverso il tatto, ma pure da quello psicologico, ottenendo una padronanza di quegli indizi invisibili che spesso non vengono colti da chi possiede un paio di occhi funzionanti. Aiutato da due cani e dall'esperienza nell'esercito nel raccogliere informazioni, il capitano stavolta si occupa di un caso verificatosi a New York, nel 1940. La seconda guerra mondiale è appena scoppiata e c'è fermento riguardo il pericolo di spie infiltrate nel Paese; e quando un attore viene ammazzato nel suo appartamento, il delitto sembrerebbe passare in secondo piano rispetto alle priorità del governo USA. Tuttavia, questo individuo possedeva alcuni piani segreti che provocherebbero disastri incalcolabili, se cadessero nelle mani sbagliate; per cui Maclain viene incaricato di scoprire che fine essi abbiano fatto. La conseguente scoperta della scomparsa di una giovane donna, uscita proprio dalla casa dell'attore, sembrerebbe indicare un possibile collegamento tra l'omicidio e la sparizione dei carteggi; ma è davvero così? Non sarà che sia invece coinvolto il governo tedesco e un complotto spionistico di caratra internazionale? In un mondo in cui traditori e patrioti sono indistinguibili, il capitano dovrà destreggiarsi tra pericoli di ogni sorta per scoprire quello che gli altri non vedono, rischiando la sua stessa vita. Ristampato in lingua originale dopo più di mezzo secolo e base per il film "Eyes in the Night" del 1942, "The Odor of Violets" è forse il romanzo più noto della serie con protagonista Duncan Maclain; un classico ibrido tra narrativa del mistero americana, tradizionale e di spionaggio.

Copertina dell'edizione pubblicata da
Moonstone Press
Infine, l'ultimo consiglio che voglio darvi è sul titolo più recente pubblicato da Moonstone Press: "House with Crooked Walls" di Bruce Graeme. Se ben ricordate e avete letto i più recenti post dell'Approvvigionatore Letterario, questo autore non sarà una novità per voi: infatti, la casa editrice ha presentato un altro paio di suoi titoli nei mesi scorsi, e a quanto pare sono piaciuti. Stavolta il libraio e investigatore dilettante Theodore Terhune viene chiamato ad indagare su una tipica storia di casa infestata: la dimora padronale del Kent, di proprietà del dottor Vincente Salvaterra, sembra infatti avere in questo senso una storia travagliata alle spalle. Giunto in Inghilterra da Panama, Salvaterra vuole capire come mai l'edificio viene evitato dalla gente del posto ed è stato abbandonato per quasi un secolo, nonostante goda di una vista spettacolare. Terhune, da bravo topo di biblioteca, si immerge nello studio e trova un mistero irrisolto ed inquietante, legato alla casa, che risale a molto tempo prima. Niente che possa toccare l'attuale famiglia residente, penserete. E invece poco dopo una tragedia colpisce i Salvaterra. Esiste un legame tra passato e presente? Starà a Terhune scoprirlo e capire se dietro alla faccenda esista un complotto ordito da una mente perversa... Oppure se forze oscure stiano agendo da dimensioni ultraterrene. Ancora una volta, Moonstone Press presenta un titolo avvincente che intriga il lettore e incuriosisce. Mi auguro che qualche editore italiano decida di investire nella traduzione di quest'opera, visto quanto sembra affascinante.

Bene, anche per questo mese credo sia tutto. Come sempre, se dovessi venire a sapere di qualche aggiunta dell'ultimo minuto da fare, lo segnalerò e inserirò gli aggiornamenti qui sotto; altrimenti, se dovesse uscire qualche titolo verso la fine di aprile, rimanderò il tutto nell'appuntamento di maggio dell'Approvvigionatore Letterario. Nel frattempo, vi auguro un buon inizio di primavera (magari senza allergie) e tante letture che possano appassionarvi e piacervi. Alla prossima!

Link ai titoli consigliati su IBS:
"Il mistero della piuma bianca" di Roger Scarlett.

Link ai titoli consigliati su Libraccio:
"Il mistero della piuma bianca" di Roger Scarlett.

Link ai titoli consigliati su Amazon:
"Il mistero della piuma bianca" di Roger Scarlett;
"Troppi suicidi" di Reginald Hill;
"Due to a death" di Mary Kelly;
"The odor of violets" di Baynard Kendrick;
"House with crooked walls" di Bruce Graeme.