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venerdì 6 novembre 2020

# - Aggiornamenti dall'Approvvigionatore Letterario (Novembre 2020)

Cari amici dell'Angolo dell'Approvvigionatore Letterario, bentornati. Spero che stiate tutti bene e che vi stiate riguardando, visto il volgere della situazione generale dal mese scorso fino ad oggi. Per tutti quanti, questa storia si sta facendo snervante e penso di non essere l'unico a desiderare un po' di tregua e a cercare ogni giorno nuovi motivi di svago. Però non dobbiamo abbatterci e deprimerci, perché se ci comporteremo bene e seguiremo le regole, allora avremmo meno probabilità di contrarre il Coronavirus e potremmo andare avanti con le nostre faccende quasi come se nulla fosse, nei limiti delle restrizioni che vi sono state imposte. Da parte mia, voglio continuare ad aggiornare Three-a-Penny e a fare il possibile per distrarvi, per quanto possibile; pertanto, come di consueto, oggi lascio da parte le recensioni e torno a comunicarvi le prossime uscite in fatto di romanzi gialli classici in Italia e all'estero. In questa specifica occasione, inoltre, ho incrementato il solito numero di presentazioni proprio per darvi un florilegio più ampio in cui scegliere, così da provare ad accontentare tutti i gusti (o quasi). Bene, andiamo a cominciare!

Copertina di "Il Grande Libro dei Racconti
di Sherlock Holmes" pubblicato da
Mondadori
Vediamo subito le pubblicazioni in lingua italiana. Allora, vorrei partire con un tomo enorme in senso fisico (è davvero corposo vista la quantità di materiale che contiene) e in senso metafisico, dal momento che raccoglie tantissimi racconti. Si tratta del nuovo volume della collana Oscar Draghi di Mondadori, una serie che tra altre ha già presentato l'omnibus dell'opera di Arthur Conan Doyle con protagonista Sherlock Holmes e alcuni tomi su Lovercraft. Anche questa volta, il personaggio che fa da punto cardine alla raccolta è l'investigatore di Baker Street, ma troviamo un elemento di novità nel fatto che, almeno per la maggior parte, le storie brevi in essa incluse sono state ideate da scrittori differenti da Doyle. In parole povere, "Il Grande Libro dei Racconti di Sherlock Holmes" (così si chiama il volume) contiene e presenta al lettore italiano numerosissimi apocrifi, ovvero scritti ideati da persone che sono vissute dopo l'autore "originale" e che vedono la riproposizione di un personaggio non ideato ex novo. In un certo senso, un po' come è accaduto con Lord Peter Wimsey nelle storie che Jill Paton Walsh ha creato dopo aver terminato il completamento di "Il Matrimonio Perfetto" già iniziato da Dorothy L. Sayers. Tra le altre, all'interno di questa raccolta troviamo "La Fiera del Campo" e "Watson impara il Metodo" dello stesso Doyle; "L'Amuleto Unico" di Vincent Starrett, del quale vi avevo consigliato "The Great Hotel Murder" in uscita per Penzler Publishing; "L'Avventura dei Due Collaboratori" e "Il Fu Sherlock Holmes" di James Matthew Barrie, inventore della figura di Peter Pan; "Holmes e la Maliarda" di A.B. Cox, vero nome di Anthony Berkeley; "Il Caso del Dottore" di Stephen King, Maestro del thriller contemporaneo; e "Lo Spirito Maligno del Lupo" di Anthony Boucher, del quale vi avevo presentato "The Case of the Baker Street Irregulars". Ma ci sono anche A.A. Milne, Kingsley Amis, P.G. Wodehouse; Neil Gaiman, Anthony Burgess, Poul Anderson, Colin Dexter, Julian Symons... Insomma, si tratta di un volume molto ben fatto, con copertina rigida, forse un po' ingombrante ma pazienza. E soprattutto, è stato curato nientemeno che da Otto Penzler, la figura che tira la fila dietro l'omonima casa editrice e si è fatto una reputazione proprio nella cura di raccolte come questa; non il primo arrivato. Quindi sappiate che, se decideste di comprarlo, ne varrebbe la pena.

Copertina di "Maschera Grigia"
pubblicato nei Classici del Giallo
Mondadori

In secondo luogo, anche questo mese è in uscita il consueto volume dei Classici del Giallo Mondadori; però stavolta si tratta di un inedito. E non è un romanzo giallo qualsiasi, ma la prima avventura di Miss Maud Silver, la zitella investigatrice nata dalla mente di Patricia Wentworth ed emula della più celebre Miss Jane Marple. In "Maschera Grigia", troviamo la simpatica signorina alle prese con uno strano enigma, dove la parte del co-protagonista viene affidata a Charles Moray. Costui è un giovane che da quattro anni si è allontanato da casa propria, in seguito a una delusione amorosa, e ora ha deciso di fare ritorno in patria per riprendere la sua vecchia vita e andare avanti. Tuttavia, quando arriva davanti alla sua abitazione, si accorge con stupore e sgomento che quest'ultima non è chiusa come si sarebbe aspettato di trovarla, ma occupata. Spiando dal buco della serratura, nella penombra di una delle stanze, Moray scorge alcuni individui che non riesce ad identificare, riuniti attorno a un uomo che nasconde la propria faccia dietro a una maschera grigia dall'aspetto inquietante. Questi stanno discutendo in gran segreto, e quando Charles si mette ad origliare scopre che stanno pianificando una congiura ai danno di qualcuno: un complotto che vede coinvolta una cospicua eredità, un testamento che deve essere impugnato e, addirittura, la pianificazione di un omicidio di una giovane donna. Già tutto questo è sconcertante di suo e mette Moray in una condizione di estremo malessere; ma la successiva scoperta si rivela ancora più scioccante, dal momento che tra i cospiratori scorge la bella Margaret, colei la quale gli ha spezzato il cuore e lo ha costretto a viaggiare per il mondo, al fine di dimenticarla. Come fare per sventare la congiura, arrestare questi subdoli individui e, tra le altre cose, convincere la ragazza ad abbandonare i propositi criminosi? Per fortuna c'è Miss Silver, la quale si dedicherà anima e corpo all'indagine e farà di tutto per aiutare Charles. "Maschera Grigia" si preannuncia una storia ricca di colpi di scena e con tutte le caratteristiche dei classici mysteries della Golden Age, per cui io non me lo lascerei sfuggire.

Copertina di "Sangue sul Monte
Bianco" pubblicato da Mulatero
Editore
Terza ed ultima anticipazione per i gialli in lingua italiana, sono felice di annunciarvi che nel mese di Novembre Mulatero pubblicherà il romanzo con protagonista Abercrombie Lewker che era slittato dai primi mesi dell'anno a una data da destinare: "Sangue sul Monte Bianco" di Glyn Carr. Ormai, se avete letto le mie recensioni sull'opera di questo autore, vi sarete fatti un'idea del tipo di libro sto per presentarvi. Ancora una volta, il nostro Filthy è alle prese con un mistero ambientato sulle sue adorate montagne: giunto a Chamonix, alle pendici del Monte Bianco, il capocomico e investigatore dilettante ha tutte le intenzioni di scalare il "tetto d'Europa" assieme alla moglie, lungo la classica via dei Grands Mulets. Lo stesso giorno della loro partenza, tuttavia, altre cordate partono dalle pendici della montagna e la comitiva intera si appresta a raggiungere la vetta nonostante il maltempo. E poco tempo dopo, come volevasi dimostrare, accade un incidente e uno degli alpinisti della cordata perde la vita in un incidente all'apparenza innocente. Lewker, da bravo dilettante, sospetta che ci sia qualcosa di poco chiaro dietro questa morte improvvisa, e decide di fare luce sulla vicenda; non fosse altro per scacciare i dubbi e tornare a godersi la sua salita con Georgina. Ben presto però la faccenda si complica e Filthy capisce di trovarsi di fronte a un assassino deciso a tutto pur di salvarsi dalla forca, dal momento che si verifica una secondo omicidio e il soggiorno della compagnia alla capanna Vallot, in alta quota, diventa sempre più disagevole. Lewker dovrà fare il possibile per proteggere se stesso e la moglie, mentre interroga e sonda il terreno degli altri sospettati, in questa ennesima prova di bravura di Glyn Carr che, se sarà anche solo simile a "Il Picco delle Streghe" o ad "Assassinio sul Cervino", merita di essere recuperata.

Copertina di "Murder in Midwinter"
pubblicato da Profile Books
Passiamo ora alle anticipazioni dei gialli in lingua inglese. Per primo, vi voglio consigliare un'altra raccolta di racconti, stavolta dedicata al periodo dell'anno che preferisco: il Natale. Per i tipi di Profile Books, già editori di "Murder at Christmas", uscirà il 05 novembre il volume "Murder in Midwinter: Ten Classic Crime Stories for Christmas", il quale raccoglierà come il suo compagno alcuni tra le più celebri storie brevi a tema festivo e criminoso. Gli autori inclusi sono come sempre tra i più grandi nomi del genere della classica crime story: abbiamo Dorothy L. Sayers, Cyril Hare, Anthony Berkeley, Ruth Rendell, Margery Allingham, Ellis Peters e tanti altri. Ognuno di loro ci allieterà con racconti in cui le giornate sono quelle brevi e gelide di mezzo inverno, dove la neve inizia a cadere timida fuori dalla finestra e imbianca e decora con i suoi naturali ghirigori i tetti delle case, i davanzali delle finestre e i comignoli, dai quali esce lento il fumo delle stufe. Questo volume si presta perfettamente per una lettura in poltrona o stesi sul divano, mentre ci raggomitoliamo sotto una coperta e sorseggiamo una bevanda calda. Le preoccupazioni e i disagi vengono messi temporaneamente da parte, e ci lasciamo immergere in un'atmosfera di calore e serenità: abbiamo proprio bisogno, di questi tempi, di tuffarci in storie dove il delitto irrompe nei festeggiamenti e nell'aura magica che attraversa e pervade il Natale, per intrattenerci. "Murder in Midwinter" è la lettura adatta al momento storico che stiamo vivendo: lasciatevi irretire e affascinare.

Copertina dell'edizione economica di
"Bodies From the Library 2" pubblicato
da Collins Crime Club

Poi, per il marchio Collins Crime Club, il 12 novembre uscirà la ristampa in edizione economica di una raccolta di racconti che ha suscitato grandi apprezzamenti all'estero; ovvero "Bodies from the Library 2: Lost Classic Stories by Masters of the Golden Age", il secondo volume della serie curata da Tony Medawar. Si tratta, anche stavolta, di una raccolta di quindici storie brevi, tutte di autori appartenenti alla crime story classica e in parte inedite (almeno al momento della pubblicazione dell'edizione a copertina rigida). Sono inclusi nomi come quello di Agatha Christie, Christianna Brand, E.C.R. Lorac, Cyril Hare, Ethel Lina White, S.S. Van Dine, Helen Simpson, Clayton Rawson, Peter Anthony e (udite udite!) un racconto nuovo di zecca per il lettore, a testa, di Dorothy L. Sayers ("The Locked Room" con Lord Peter Wimsey) ed Edmund Crispin. Inoltre, all'interno del volume si trovano pure una sceneggiatura radio di Margery Allingham, che vede coinvolta la figura di Jack lo Squartatore; una scritta da John Rhode, e una novella misconosciuta della ditta Q. Patrick. Insomma, si tratta di un'altra raccolta da non lasciarsi sfuggire, soprattutto perché in edizione economica e quindi meno dispendiosa di quanto potesse essere appena pubblicata.

Copertina di "The Egyptian Cross
Mystery" pubblicato da Penzler
Publishing

Penzler Publishing, invece, ripropone la ripubblicazione di "The Egyptian Cross Mystery" di Ellery Queen, una delle sue storie più celebri e affascinanti. Queen è sempre una garanzia, anche se i suoi primi romanzi non sono ancora del tutto riusciti rispetto ai capolavori che vennero in seguito. Quello che viene pubblicato in questa occasione è di sicuro un grande giallo. Esso narra una storia di violenza e follia e vede un'indagine focalizzata su una crocifissione (avete letto bene) avvenuta nientemeno che il giorno di Natale, nei pressi di un villaggio della provincia americana più profonda. La vittima è un maestro di scuola, il quale prima di essere inchiodato a un palo lungo una strada è stato decapitato e mozzato delle mani. Ovviamente, la macabra scoperta genera terrore e sgomento nel vicinato, ed attira l'attenzione di Ellery Queen, il quale decide di indagare sullo strano omicidio e di trasferirsi in pianta stabile proprio nel villaggio della West Virginia in cui sembra aggirarsi un pazzo assassino. Giunto sul posto, tuttavia, il giovane scrittore e investigatore dilettante non trova molti indizi sui cui ragionare e lavorare, per cui si limita a raccogliere quanto gli è possibile desumere dai fatti e torna sconfitto a New York. Peccato che, adesso, il maniaco abbia deciso di scegliere la propria vittima in tutt'altro luogo, e molto tempo dopo la fine delle festività un altro cadavere, mutilato allo stesso modo del primo, venga rinvenuto a Long Island. Per una curiosa coincidenza, inoltre, lo stesso culto nudista e adoratore del sole che già nel primo caso si era trovato nelle vicinanze del luogo del delitto, adesso si è spostato a New York. Ellery si domanda se per caso non ci sia un legame tra questi due fatti; eppure qualcosa sembra sfuggire alla sua mente attenta ed eludere i suoi tentativi di scoprire la verità. Bisognerà aspettare che molti altri cadaveri vadano ad aggiungersi alla schiera delle vittime, prima che Queen riesca a scoprire chi sia il colpevole, addentrandosi in un labirinto di follia inquietante e aggrovigliato come niente gli era mai capitato di incrociare finora. Ristampato in lingua originale dopo decenni e tradotto in italiano nel Giallo Mondadori col titolo di "Il Caso delle Croci Egizie", "The Egyptian Cross Mystery" è un romanzo straordinario che, secondo la critica, mette in luce come il gusto del tempo avesse ormai deciso di percorrere la via della scuola hard-boiled a discapito di quella più classica; e costituisce un esempio palese di quel gusto per il fair play per cui Queen è famoso in tutto il mondo. Nonostante sia la quinta indagine del giovane scrittore investigatore, si può leggere benissimo come primo approccio allo stile dell'autore: io vi consiglio di farlo.

Copertina di "Murder at Liberty Hall"
pubblicato da Moonstone Press
Infine, passiamo agli ultimi romanzi prima di un saggio che appare interessantissimo e molto intrigante. Si tratta dei primi gialli che Moonstone Press, conosciuta per le ristampe dell'opera di Dorothy Bowers e alcune prove narrative di Christopher St. John Sprigg, manda in stampa da diverso tempo, per cui si tratta di una grande occasione. Proprio a novembre, infatti, questo editore pubblicherà "Murder at Liberty Hall" di Alan Clutton-Brock e "The Undetective" di Bruce Graeme. Entrambi sono libri che stuzzicano il lettore appassionato di romanzi del mistero. Il primo vede protagonista lo scienziato James Hardwicke, il quale è stato invitato alla Scrope House School (un istituto dalla forte impronta progressista e co-educativa) per indagare su di uno strano caso di piromania all'interno del corpo studentesco. In tutta onestà, questo non ha l'aria di essere un Grande Caso a cui Hardwicke intende sottoporre il proprio talento, decisamente più adatto a qualche brutale omicidio dai caratteri straordinari; eppure egli viene convinto dalla sua amica Caroline, la quale desidera ottenere un lavoro nella scuola, a non ignorare questo invito e a mettere una buona parola sul suo conto. Dopotutto, siamo nel maggio del 1939 e i profughi tedeschi si riversano in Inghilterra per sfuggire ai massacri e alle altre terribili atrocità di cui si sta macchiando il regime fascista e hitleriano in Germania, e il preside della Scrope House School è davvero preoccupato per le possibili ritorsioni nei confronti del colpevole dell'incendio doloso, proprio un bambino rifugiato. In questo modo, Hardwicke decide di cedere alle lusinghe e inizia a sondare il terreno... quando all'improvviso si trova davanti a un omicidio, perpetrato attraverso dello sherry avvelenato nel corso di una festa di facoltà. C'è forse un collegamento tra gli episodi incendiari e questa morte violenta, visto che la vittima è la moglie dell'insegnante di inglese? Forse la donna è stata uccisa per sbaglio e il vero bersaglio è stato mancato? Se così fosse, c'è qualcuno che gira per l'istituto con una condanna a morte che gli pende sulla testa... E un assassino pronto a tutto pur di portare a termine il suo folle piano omicida. Starà a Hardwicke scoprire la verità.

Copertina di "The Undetective"
pubblicato da Moonstone Press
"The Undetective", invece, narra la storia di Iain Carter, uno scrittore di romanzi gialli che si è recentemente sposato e sta lottando per affermarsi nel campo della narrativa fittizia, oltre a guadagnarsi da vivere dignitosamente con il proprio talento. Per sfruttare al meglio il proprio dono e mettere a frutto ogni possibilità, Carter decide di sfruttare la conoscenza del proprio cognato, un simpatico poliziotto e un po' indiscreto, per dare vita a una serie letteraria in sui prende un po' in giro la polizia e il cui protagonista sia un pomposo sovrintendente dal piglio dittatoriale. In ogni caso, non può lasciar trapelare la propria vera identità, se si appresta a ridicolizzare un'istituzione come Scotland Yard; per cui si ingegna e crea un'elaborato pseudonimo (John Ky Lowell) per celarsi agli occhi del mondo reale, il quale non possa essere ricondotto a lui in alcun modo. L'enorme successo che arride alla sua prima opera, intitolata proprio "The Undetective", pone Carter nella difficile situazione di dover compiere passi sempre più prudenti per proteggere il suo segreto dalla stampa, che desidera intervistarlo, ma pure dalla polizia per nulla felice di essere stata derisa e dal fisco, il quale pretende la sua parte di guadagno. I veri guai, tuttavia, arriveranno quando verrà scoperto il cadavere di un bookmaker locale, e il principale sospettato del delitto sarà proprio John Ky Lowell, il fantomatico e inesistente personaggio che l'autore ha creato per nascondersi. Pertanto, starà a Carter e al suo talento tirarsi fuori dai guai e scoprire chi ce l'abbia tanto con lui da incriminarlo per un delitto che non ha commesso. Ironico e divertente questo, tanto quanto l'altro è complesso, questi due romanzi hanno tutte le carte in regola per stupire e irretire il lettore. Se solo fossi in grado di leggere in inglese più fluentemente...! Pazienza, c'è sempre tempo per rimediare. Intanto, ve lo segnalo con calore; fosse solo per sostenere Moonstone e la sua opera.

Copertina di "Agatha Christie's Poirot"
pubblicato da Harper Collins

Ultima segnalazione per questo mese, il 12 novembre uscirà per Harper Collins un saggio in lingua inglese che ha tutte le carte in regola per diventare uno strumento imprescindibile per comprendere una delle figure più celebri nel campo della classica narrativa del mistero: il piccolo belga Hercule Poirot. Mark Aldridge, infatti, pubblicherà "Agatha Christie's Poirot: The Greatest Detective in the World", già presentato all'Agatha Christie Festival che si è svolto online nel mese di settembre, il quale si dilungherà su quello che considero il più famoso e grande investigatore dilettante dell'intero genere (anche più di Sherlock Holmes, dal quale ha attinto alcune eccentricità). A partire da "Poirot a Styles Court", la prima opera della scrittrice di Torquay pubblicata esattamente cento anni fa, fino alla versione cinematografica di "Poirot sul Nilo" che sarà nelle sale da proiezione nel prossimo mese di dicembre, l'autore ha fatto una full immersion per investigare la figura di Poirot e le sue innumerevoli declinazioni, sul grande e piccolo schermo, dal film "Assassinio sull'Orient-Express" di Sidney Lumet alla celeberrima serie tv che ha visto Sir David Suchet calarsi nei panni del geniale belga dalle piccole cellule grigie; e ha compiuto questo viaggio raccontando una storia che si dipana decennio dopo decennio, toccando quanto più possibile ha avuto a che fare con Poirot. Quest'ultimo ha avuto a che fare col pubblico per un secolo, e attraverso immagini, citazioni e estratti di documenti Aldridge si impegna a svelare tutti i segreti che si celano dietro l'elusiva figura del più grande detective di tutti i tempi, tratteggiando la sua evoluzione, da macchietta modellata sulla figura di Holmes, ad essere umano (quasi) in carne ed ossa, seguendo la sua storia bibliografica e le discussioni a cui egli stesso ha dato vita, parlando coi sospettati e gli assassini in cui si è imbattuto. Basato su una ricerca personale dell'autore, recensioni e la corrispondenza della stessa Agatha Christie, questo saggio farà la felicità di qualunque appassionato della figura dell'investigatore belga (per cui anche la mia) e offrirà nuove informazioni sul personaggio, dando vita a una storia che non smette di affascinare ancora oggi. Spero sarà presto tradotto in italiano, così potrò gustarmelo a fondo. Nel frattempo, c'è la versione in lingua inglese, per chi la mastica abbastanza bene.

Copertina di "The Lost Gallows" pubblicato
da British Library Crime Classics

Così, anche per questo mese vi ho presentato tutte le anticipazioni che potevo. Ovviamente, nel caso venissi a sapere qualcosa di nuovo, non esiterò ad aggiungerlo qui sotto. Nel frattempo, vi saluto e vi auguro di trovare la giusta tranquillità e serenità per dedicarvi a qualcosa che vi piaccia e per cui distrarvi. Arriveremo a vedere la luce in fondo al tunnel, ne sono convinto. Solo, bisognerà portare ancora un po' di pazienza. Alla prossima!

P.S. Dimenticavo di segnalare l'uscita in lingua originale di un romanzo giallo che ho recensito l'anno scorso: "L'Arte di Uccidere" di John Dickson Carr. Col titolo originale "The Lost Gallows", British Library Crime Classics lo ha reso di nuovo disponibile per i suoi lettori. Vi lascio qui il link alla mia recensione, con tanto di trama per chi fosse interessato. Di nuovo, a presto!

Link ai titoli consigliati su IBS:
"Sangue sul Monte Bianco" di Glyn Carr.

Link ai titoli consigliati su Libraccio:

Link ai titoli consigliati su Amazon:
"Maschera grigia" di Patricia Wentworth (solo ebook);
"Sangue sul Monte Bianco" di Glyn Carr;
"Bodies from the library 2" curato da Tony Medawar;
"The egyptian cross mystery" di Ellery Queen;
"Murder at Liberty Hall" di Alan Clutton-Brock;
"The undetective" di Bruce Graeme;
"The Lost Gallows" di John Dickson Carr.

venerdì 9 ottobre 2020

48 - "Carte in Tavola" ("Cards on the Table", 1936) di Agatha Christie

Copertina dell'edizione pubblicata
nei Classici del Giallo Mondadori
n. 591

A mio parere, il mondo di quella che viene definita in gergo "blogosfera" è meraviglioso per il semplice fatto di essere variegato come poche altre cose. Vi si possono trovare pagine che parlano di cucina, altre che descrivono viaggi pazzeschi in ogni angolo del globo, e ancora altre che, ovviamente, recensiscono programmi TV e libri. Si tratta di un patrimonio sempre a disposizione di tutti, a patto di possedere una connessione ad Internet, e che fornisce molte informazioni utili che si faticherebbe a trovare da qualche altra parte, se non esistesse. Per quanto riguarda i blog dedicati ai libri e alla letteratura in generale, tuttavia, mi sento di dire che essi sono forse ancora più interessanti di quelli dedicati ad altro, dal momento che possono rivelarsi fonti di divertimento e di sfida reciproca, oltre che di conoscenza. Nella mia breve permanenza sul web, infatti, ho potuto notare come gli amministratori di alcune pagine letterarie estere molto seguite e conosciute abbiano studiato modi originali e curiosi per instaurare un rapporto più stretto con i lettori e i loro colleghi, favorendo lo scambio di idee e l'interazione. Vi faccio alcuni esempi, partendo dal progetto "Coffee and Crime" di Kate Jackson, proprietaria dell'esauriente e interessantissimo blog Crossexaminingcrime. Si tratta di una simpatica iniziativa che è ormai in atto da circa tre anni e che consiste in una sorta di servizio di sottoscrizione abbinato al genere crime secondo cui, ogni tanto oppure per una sola volta, Kate invia al destinatario stabilito, dietro una quota precedentemente concordata, una vera e propria scatola delle meraviglie, contenente romanzi gialli in lingua inglese e una serie di altri oggetti che si ricollegano ad essi, come cartoline, bustine di tè e (perché no?) curiosità quali una paperella da vasca vestita da Sherlock Holmes. Inoltre, Kate Jackson non si limita a questa sola attività ma, accanto alla sua straordinaria capacità di leggere e recensire tanti libri quanti non ne ho mai riscontrato in altri, ha intrapreso una serie di altre iniziative, che vanno dalla "Challenges to the Reader" (in cui vengono poste delle sfide al lettore attraversi una serie di rompicapi) al "Crime Fiction Quizzes" (dove sono proposte all'appassionato di genere mystery alcune domande per metterlo alla prova). Eppure, quella che forse è l'idea migliore tra tutte è "Tuesday Night Bloggers", la quale consiste nel postare nel proprio blog una recensione ogni martedì notte e discutere di ogni titolo a turno, e vede coinvolta una serie abbastanza corposa di esperti e appassionati (qui, qui e qui i link ad alcune pagine, perché possiate farvi un'idea).

Tutti questi non sono forse progetti degni di lode? Purtroppo, la mia lentezza e il fatto di essere ancora un principiante non mi permettono di prendere parte a queste iniziative; però non escludo di riuscire a farcela in futuro. Dopotutto, limitarsi a possedere una pagina web non è una brutta cosa; però è sicuramente molto più divertente riuscire a entrare in contatto con altre persone da cui si può imparare sempre qualcosa. Soprattutto se con esse condividi una passione comune. Perciò voglio provare fin d'ora a sfidare me stesso, in previsione della mia aderenza ad alcune delle challenge di cui ho parlato sopra; e per questo ho deciso di compiere il passo di accettare l'invito di Shanmei, amministratore di Liberi di Scrivere, a creare un post in qualche modo dedicato alla figura di Hercule Poirot, l'investigatore belga nato dalla penna di Agatha Christie in "Poirot a Styles Court" nel 1920. Esso entrerà a far parte di un progetto chiamato "The Hercule Poirot Centenary Blogathon", una sorta di maratona spirituale che avrà il compito di gettare quanta più luce possibile sul personaggio di Christie. Non che ci sia chissà quale bisogno di sforzarsi per imporlo all'attenzione dei lettori, dal momento che da solo riesce benissimo a continuare ad occupare un posto di primo piano non solo negli scaffali delle librerie, ma pure nei cuori di ognuno di noi; però fa sempre bene sottolineare quanto egli sia divertente, intelligente e straordinario. Pertanto, chiunque voleva partecipare a questa iniziativa aveva il compito di trattare un argomento a piacere, purché quest'ultimo non fosse stato già accalappiato da chi lo aveva preceduto: erano inclusi articoli su romanzi, racconti, temi come "Poirot al cinema" e tanto altro. Da parte mia, visto il periodo e la natura di Three-a-Penny, avrei puntato sulla recensione di "Poirot e la Strage degli Innocenti", ambientato ad Halloween, oppure mi sarei anticipato in vista del Natale analizzando "Assassinio sull'Orient-Express", o ancora mi sarebbe piaciuto dire la mia proprio sul libro in cui Poirot esordì esattamente cento anni fa, "Poirot a Styles Court". Purtroppo, però, tutti questi argomenti allettanti erano già stati prenotati. Come fare, allora? Ho pensato che, se dovevo scegliere qualcosa per celebrare l'omino dalle cellule grigie, sarebbe stato meglio puntare a un romanzo capolavoro, uno di quelli che mettevano in mostra l'abilità e le caratteristiche di Poirot nel risolvere i casi che gli venivano affidati. E ovviamente doveva essere un libro la cui traduzione non fosse rimasta quella ridotta degli anni '50. Così, passando in rassegna l'enorme quantità di titoli di Christie che possiedo, alla fine mi è capitato tra le mani "Carte in Tavola" (Classici del Giallo Mondadori, 1989) nella traduzione integrale di Grazia Griffini. Ho capito subito che si trattava delle scelta perfetta: ambientato a novembre, cupo e ironico all'occorrenza, con un Poirot in forma smagliante che raccoglie indizi psicologici con i suoi metodi un po' eccentrici ma rivelatori, questo romanzo giallo sarebbe stato perfetto per il mio contributo alla challenge. Inoltre, dagli appassionati esso è considerato come uno dei più straordinari esempi dell'arte dell'onesto inganno di Christie, dal momento che vede un'indagine basata su una complessa ricerca della verità tra partite di bridge e tuffi nel passato.

Furlongs (Glynde, East Sussex, South Downs), Eric Ravilious,
1935, simile al cottage in cui vivono Anne Meredith e Rhonda
La storia prende avvio da un incontro casuale che si verifica a Wessex House, a Londra, durante un'esposizione di tabacchiere a favore degli ospedali della città. Hercule Poirot sta guardando gli oggetti nelle teche, quando la sua attenzione viene richiamata da un altro osservatore, un certo signor Shaitana, un individuo ambiguo dall'aria orientale o latina che lui ha conosciuto superficialmente qualche tempo prima, il quale ama assumere un atteggiamento mefistofelico e mettere in soggezione il prossimo. Lo stesso Poirot non può fare a meno di sentirsi colpito e incuriosito dal comportamento dell'uomo e dal suo aspetto, così raffinato e, allo stesso tempo, terrificante. Già; poiché Shaitana ha la cattiva fama di essere un tizio che sguazza nel torbido e che gode nell'intimorire i suoi interlocutori, gettando velate allusioni durante i suoi discorsi e suscitando scandali. Eppure nessuno è mai riuscito a coglierlo in fallo, così l'orientale trascorre le proprie giornate facendosi rispettare nella società del bel mondo londinese e intrattenendo i suoi ospiti (loro malgrado) con feste sontuose. Parlando con Poirot, Shaitana ha la brillante idea di invitare l'investigatore belga a casa sua nell'arco delle prossime due settimane: intende sottoporre a un appassionato collezionista come lui una speciale gamma di oggetti che di sicuro potrà interessargli. Si tratta forse di tabacchiere?, chiede Poirot. Affatto, risponde Shaitana: se avrà la bontà di accettare il suo invito, egli potrà mostrargli nientemeno che i più raffinati articoli artistici che il crimine abbia mai prodotto: ovvero, ben quattro assassini che sono riusciti a sfuggire alla giustizia e alla punizione. Nonostante una certa diffidenza, Poirot decide di presentarsi alla chiamata dell'orientale, fosse solo per rendersi conto che l'altro lo ha preso in giro oppure per metterlo in guardia. E laggiù, assieme al padrone di casa e ad altri tre "segugi" (il Sovrintendente Battle di Scotland Yard, il colonnello Race dei Servizi Segreti e la scrittrice di romanzi gialli Ariadne Oliver), il piccolo belga si imbatte in quattro curiosi individui: il dottor Roberts, un gioviale medico che ha l'aria di godersi la vita; la signora Lorrimer, una vedova avanti con l'età con la passione per il bridge; il maggiore Despard, un avventuriero abituato a farsi largo nel bel mezzo della giungla a mani nude, e la giovane signorina Anne Meredith, una timida ragazza che ha tutta l'aria di essersi smarrita.

Otto invitati, di cui quattro rappresentanti della legge e quattro cittadini. Sembrerebbe proprio che Shaitana facesse sul serio, quando ha detto a Poirot di conoscere alcuni assassini rimasti impuniti. E ora pare che il padrone di casa abbia l'intenzione di mettere gli uni contro gli altri, in una sorta di gara tra gatti e topi, dove i primi devono smascherare i secondi. Già durante la cena, egli ha fatto qualche piccolo accenno al delitto, con la conseguenza che su tutto il gruppo è sceso un pesante silenzio imbarazzato e la tensione si è alzata. Proprio così, Poirot non ha quasi più dubbi. Ma in fondo non si può avere alcuna certezza sul conto di sospetti, tanto più se nemmeno Shaitana è riuscito a trovare abbastanza prove da portarli davanti a una corte (cosa che egli avrebbe senza dubbio fatto, anche solo per godere del proprio operato). Così l'investigatore decide di dimenticare la faccenda e, assieme a tutti gli altri ad eccezione del padrone di casa, si immerge nel gioco del bridge. Nel fumoir i segugi sono impegnati in una partita a quattro, gli altri ospiti nel salone si dedicano a fare altrettanto, mentre Shaitana sonnecchia su di una poltrona davanti al fuoco. Non vola una mosca fino a tarda ora, nonostante tutti si alzino dal tavolo a turno per versarsi da bere oppure mettere un po' di legna sul fuoco; poi Poirot e gli altri rappresentanti della legge tornano nel salone, dove l'altro gruppetto sta ancora giocando a carte, e scoprono l'orrenda verità: Shaitana è stato pugnalato nel sonno. Senza alcun dubbio, le indagini preliminari di Battle mettono in chiaro che soltanto uno degli ospiti più aver commesso il delitto; ma chi può aver avuto un'audacia tale da ammazzare un uomo davanti a tre testimoni? Roberts, Despard, la signora Lorrimer e la signorina Meredith sono tutti quanti sospettabili allo stesso modo, soprattutto perché già indicati dalla vittima come potenziali assassini e perché si sono alzati dal tavolo in solitudine. Però nessuno li ha visti compiere l'atto scellerato. Anche le testimonianze e gli interrogatori incrociati sortiscono alcun effetto significativo; così la signora Oliver propone agli altri tre di mettersi in società, per scoprire qualcosa di più sulle loro prede. Ognuno compirà i passi necessari per approfondire la conoscenza di Roberts, Despard, Lorrimer e Meredith, seguendo i propri metodo e istinto, e alla fine si riuniranno tutti insieme per tirare le fila del discorso e mettere le carte in tavola, proprio come nel bridge. A malincuore, Battle accetta con la condizione che spetterà a lui compiere qualunque incriminazione ufficiale, e incarica gli altri di scoprire a turno qualche segreto sui sospettati. E la faccenda darà i suoi frutti, mettendo in luce quanto di più oscuro si cela nelle vite passate dei quattro imputati. Sarà però Poirot a mettere la parola fine alla faccenda, grazie al suo intuito e alla sua conoscenza della natura umana, la quale si rivela sempre nelle piccole cose.

Biglietti su cui sono stati segnati i punteggi delle partite di
bridge nella sera fatidica della morte di Shaitana

Più di una volta mi è capitato di domandarmi: perché Agatha Christie ha ottenuto e detiene tutt'oggi un successo così grande? Infatti, dire che proprio tutti siamo d'accordo col fatto che i suoi libri (chi più, chi meno) siano dei capolavori, probabilmente è un po' esagerato; ma comunque non c'è alcun dubbio che essi riescano a mettere d'accordo una larghissima fetta di lettori. E la risposta che mi sono dato è che, tra i tanti motivi, lei sia stata soprattutto in grado di raccontare la Vita (con l'iniziale maiuscola) in modo perfetto; proprio come alcuni suoi colleghi e colleghe del calibro di Dorothy L. Sayers, per fare un esempio su tutti, i quali ancora oggi sono ricordati, ma facendo allo stesso tempo in modo di essere accessibile e "semplice" da comprendere. Voglio dire, mi sembra che abbia trasportato la quotidianità in un contesto fittizio, infondendole una patina di originalità ed esaltandone le qualità nel bene e nel male senza fare discorsi troppo complessi; cosa che ben pochi sono stati in grado di mettere in atto, e nessuno al suo pari. Proprio per questo, dunque, sono convinto che Christie sia riuscita a conquistare il cuore dei lettori, dal momento che in qualche modo è stata capace di raccontare ciò che ognuno di noi vive in prima persona. Ed è per questo che, tra l'altro, penso lei si sia affermata pure in Italia, dove nessun altro giallista ha ottenuto una tale celebrità (nemmeno Ellery Queen, Erle Stanley Gardner e Perry Mason hanno mai visto pubblicati saggi su loro stessi o i loro protagonisti). In ogni caso, questa popolarità non sempre ha avuto risvolti positivi: se i critici si sono impegnati ad analizzare tutti i dettagli della sua opera e della sua vita, i giudizi che ne sono emersi hanno avuto un esito altalenante. Secondo alcuni, infatti, i libri di Christie appartengono alla mera letteratura di consumo, intesa come qualcosa da divorare in qualche ora di spensieratezza e divertimento, senza trasmettere particolari messaggi col loro passaggio; per altri, invece, essi sono capolavori che illustrano al meglio la società del secolo scorso e costituiscono ritratti veritieri della psicologia dell'individuo. Da parte mia, penso possano essere sia l'uno che l'altro, in base a come uno li considera: capolavori dell'arte dell'intrattenimento fittizio, nei quali si alternano colpi di scena magistrali e delitti messi a segno con abilità, oppure approfonditi trattati che illustrano la psicologia e la sfera passionale dell'individuo. Però posso capire come non a tutti possa apparire chiara questa doppia definizione; in fondo, ognuno vede la faccenda secondo un giudizio influenzato dalla propria visione personale. È questa la benedizione/maledizione che colpisce l'opera di Agatha Christie: la capacità di adattarsi sì a qualunque tipo di lettore, che sia esso alla ricerca di svago oppure di una storia in cui siano trattati argomenti seri, e allo stesso tempo la costante condanna da parte di alcuni di non essere capace di esprimere la giusta austerità a causa della sua (apparente) semplicità.

Con il caso di "Carte in Tavola", si può esprimere perfettamente questa divisione dei pareri. Da una parte, infatti, esso è stato incluso in una lunga serie di liste di critici influenti ed esperti come uno tra i capolavori della Regina del Giallo (ad esempio, Patrick del blog "At the Scene of the Crime" lo considera il suo preferito, oppure Martin Edwards lo colloca al quinto posto della sua classifica, mentre nel blog The Passing Tramp sono riportate numerose liste in cui esso compare). D'altra parte, tuttavia, secondo alcuni questo giallo in particolare si è rivelato essere noioso e fin troppo macchinoso, oppure confuso e astruso nella spiegazione dell'indagine di Poirot volta alla scoperta dell'assassino. E a ben vedere c'è un pizzico di verità in ognuna di queste considerazioni. Ad esempio, penso al fatto che il caso ideato da Christie appaia a prima vista quanto mai convenzionale e conforme, fin quasi troppo strutturato e quindi poco "sentito" dal lettore. Dopotutto, esso è basato soprattutto sull'interpretazione del gioco del bridge, il quale non si può proprio dire sia esaltante oppure sconvolgente (a meno che tu non sia un appassionato sfegatato di questo passatempo!). Inoltre, a mio parere la spiegazione finale sembra un po' tirata, dal momento che essa viene data da Poirot in base alle considerazioni psicologiche che egli ha colto nel corso dell'indagine, e suffragata da un espediente non del tutto corretto ai fini del gioco pulito. Tutto appare molto veloce e forse un po' superficiale rispetto a quanto ci ha abituato Christie, poiché alcune aree di "Carte in Tavola" potevano forse essere approfondite ed ampliate per esaltare i brillanti colpi di scena che sono al suo interno; tra tutte la figura di Shaitana, la quale avrebbe avuto il potenziale giusto per diventare un antagonista più durature dell'investigatore belga. Insomma, anche secondo me questo non è il più bel romanzo giallo scritto da Agatha Christie. Però voglio sottolineare il fatto che, pur non essendo il migliore, "Carte in Tavola" si può benissimo piazzare tra i primi cinque esemplari in un'ipotetica classifica. Infatti, avrete notato che qui sopra ho usato verbi che rimandano al condizionale, come "apparire" e "sembrare"; ed è proprio questa la chiave del successo di questo romanzo e dei mysteries di Christie: ogni cosa viene dipinta in modo da avere un sapore attenuato, senza che ci siano chissà quali esternazioni sensazionali a condire il racconto, ma nasconde dietro le righe un mondo di oscurità e profondità emozionale strabiliante. Non a caso l'autrice è riconosciuta in tutto il mondo come quella che meglio ha saputo sfruttare gli elementi fondamentali del genere, tanto da dare l'impressione di averli inventati lei. Il villaggio di campagna inglese accanto alla figura di Miss Marple, il viaggio in treno di "Assassinio sull'Orient-Express" e la vacanza funestata dal delitto in "Corpi al Sole", sono tutti associati alla sua figura, nonostante pure altri autori si siano cimentati nella creazione di storie ambientate in tali luoghi. Però il fatto sorprendente è che, spesso, l'idea di modestia che il lettore si fa prima di entrare nella storia, immaginandola caratterizzata con semplicità e ordinarietà, viene disillusa con una franchezza sorprendente. Se poi aggiungiamo il fatto che lo stile di Christie, grande sostenitrice dell'economica enunciazioni su carta di fatti e dialoghi, è sempre stato molto scarno e fin troppo essenziale, al punto di diventare un suo marchio si fabbrica, tutto tenderebbe ad indicare che anche il mistero e l'enigma siano semplice e ordinari; se non fosse che, come non mi stancherò mai di ripetere, nella narrativa gialla niente è come appare.

Fotografia raffigurante un tipico bus inglese a due piani, simile
a quello su cui conversano Poirot e il maggiore Despard
Infatti, anche se il ragionamento sullo stile può trovare un certo riscontro se paragonato a quello impiegato da altri autori, nel corso della descrizione delle vicende Agatha Christie, pur sembrando in tutto e per tutto disinvolta, si ingegna a capovolgere le certezze del lettore e a sviarlo con trovate innovative e inaspettate, sfruttando gli stessi cliché che dovrebbero limitarla e utilizzando una narrazione unica che ha mantenuto il proprio smalto fino ai nostri giorni, spesso venata di un pizzico di humor e leggerezza. Si impegnò sempre a cambiare le carte in tavola, proprio come accade nelle partite di bridge si svolgono all'interno del romanzo analizzato oggi: la regola era quella di partire da una situazione ordinaria, per poi dar vita a vicende del tutto nuove e originali, calate nella realtà di tutti i giorni e toccando di volta in volta temi dai risvolti inesplorati, oppure utilizzando tecniche in fase si sviluppo. Così accade in "Carte in Tavola" dove la partita a carte, quasi mai origine di eventi terrificanti e angosciosi (a differenza della più famosa seduta spiritica, ad esempio), diventa una fonte di sorprendenti risvolti per l'indagine di cui si occuperà Poirot (pp. 18-21, 33, 37-40, 48, 79-81, 109-110, 143, 200-205). Non è necessario conoscere il gioco del bridge per poter comprendere dove le intenzioni dell'autrice intendono andare a parare; le informazioni che ci vengono date a riguardo sono un po' specializzate, ma ai fini del risultato finale non dobbiamo essere abituati ad atout e simili: il gioco viene semplicemente sfruttato come strumento di indagine a causa delle sue caratteristiche rivelatorie. Da lì, infatti, si sviluppano una serie di altri aspetti, primo tra tutti il contrappunto tra l'aria di allegra e spensierata svagatezza che ritroviamo nelle scene in cui è protagonista la signora Oliver, con i suoi dialoghi divertenti e la sua goffaggine, e l'atmosfera generale di cupezza novembrina in cui è calata l'inchiesta della polizia e dell'investigatore belga. Ogni botta-e-risposta, anche quello meno impegnativo, è fatto più di allusioni che di affermazioni, mettendo in mostra la maestria di Christie nel fornire con astuzia al lettore elementi utili alla risoluzione del caso, ma senza rinunciare a note di colore e cenni al carattere dei personaggi. La caratteristica centrale di "Carte in Tavola", a mio parere, consiste proprio in questo suo essere un romanzo "psicologico", dove Poirot raccoglie indizi attraverso le testimonianze, a discapito di una ricerca degli indizi materiali come era stato nei libri precedenti della sua saga (infatti era già avvenuto lo switch da giallo ispirato da Sherlock Holmes a quello basato sullo studio della natura umana, messo in atto in "Assassinio sull'Orient-Express" e poi perfezionato in "Tragedia in Tre Atti" e "La Serie Infernale"). Cosa naturale, visto il carattere di Poirot più propenso al lavorio delle cellule grige rispetto all'azione pragmatica: l'omicidio di Shaitana, infatti, non vede chissà quali prove tangibili a suffragio della tesi di colpevolezza, quanto piuttosto una somma di indizi psicologici che l'investigatore raccoglie con i suoi metodi eccentrici ma utilissimi; così da mettere in piedi un'accusa che presenta sì alcuni difetti nel momento in cui deve essere presentata davanti a una giuria, ma allo stesso tempo si rivela essere uno dei più grandi esempi dell'arte dell'Onesto Inganno di Christie, con i suoi frequenti tuffi nel passato e il sottile senso di disagio che traspare dai confronti tra i sospettati e gli inquirenti. Sono convinto, pertanto, che "Carte in Tavola" sia un romanzo straordinario e debba essere considerato come un esempio di giallo psicologico più vicino a quello degli anni '40: non bisogna colpevolizzare l'autrice per la debolezza della storia in generale, ma soltanto per un finale forse troppo sbrigativo.

In sé, il mistero di "Carte in Tavola" è molto intelligente e prende spunto della partita durante l'ultima sera di vita di Shaitana per approfondire il carattere di ognuno dei protagonisti, così da permetterci di farci un'idea ben precisa su ognuno dei sospettati e degli investigatori (dilettanti e non). Le figure del sovrintendente Battle (che farà altre quattro apparizioni, di cui due come protagonista), del colonnello Race (apparso in "L'Uomo Vestito di Marrone" e in futuro in "Poirot sul Nilo" e "Giorno dei Morti") e di Ariadne Oliver (spalla dell'investigatore belga in altre cinque occasioni e solista in una soltanto) occupano un ruolo di primo piano nella scoperta della verità: chi più, chi meno, tutti contribuiscono alla risoluzione dell'enigma e permettono a Poirot di scoprire la verità. Sono figure che agiscono e tengono alta l'attenzione del lettore, nonostante siano pochi gli attori complessivi sulla scena, mentre la tensione del racconto viene in qualche modo esercitata dai sospettati: quattro protagonisti e quattro antagonisti, con i loro compiti distinti e inscindibili per fare in modo di creare la giusta alchimia che si ritrova in "Carte in Tavola", dove queste emozioni vengono sollevate e mantenute in equilibrio tra disagio e conforto. La psicologia è ciò che più importava porre sotto i riflettori per Christie, la quale non si abbandona mai a frivolezze fini a se stesse ed è sempre credibile (pp. 18-20, 64-68, 97-99, 112-118, 144-151, 155-157, 192-193). Magari descrive Hercule Poirot e i suoi atteggiamenti, eccentrici quanto quelli della signora Oliver, come se ne volesse fare una caricatura; ma sotto sotto ogni azione è calcolata ai fini della scoperta della verità e lei ragiona su come ingannare il suo pubblico, fornendo in aggiunta osservazioni per nulla banali sulla menzogna, sul concetto di verità, sul sesto senso femminile (quanto si sofferma su questo particolare tema, a ragione, la signora Oliver!). Accanto a tutto ciò, inoltre, bisogna pure sottolineare come l'autrice si impegni a mettere in scena i metodi adottati dalla polizia, stando attenta a rispettarne le caratteristiche (pp. 63-68, 97-99). Un momento: questo significa forse che abbiamo sbagliato a considerare "Carte in Tavola" un giallo psicologico e a giustificare le sue carenze dal punto di vista dell'inchiesta pragmatica? Affatto: come si dimostrerà, infatti, le informazioni raccolte dai segugi attivi nel campo delle ricerche geografiche, Battle e Race, non riusciranno ad inchiodare il personaggio colpevole, ma saranno i sospetti e le certezze basate su sensazioni e idee immateriali a far emergere dal gruppo dei sospetti la figura dell'assassino. Perché il delitto non è sempre eseguito in base a schemi prestabiliti; molto spesso, l'omicidio può raggiungere forme d'arte impossibili da imprigionare se non utilizzando gli stessi mezzi di cui esso stesso è fatto (pp. 9, 16-18, 25-26, 45, 49-59, 132-134, 169-171, 176-177). In conclusione, quindi, Christie riesce nel complesso a dare vita a un romanzo giallo pieno di "divagazioni" e congetture che, se considerate nel complesso, non risultano mai superflue alla soluzione finale; anzi, proprio attraverso il magistrale uso dei silenzi, più che delle parole, riesce a svelare solo ciò che desidera sia svelato e a nascondere ciò che, invece, intende mantenere segreto, in ogni frase del libro. Forse è questo il segreto di Agatha Christie, quello che le ha permesso di sviluppare una maniera tutta sua di incantare il lettore, mettendolo alla prova ma con leggerezza. Quella stessa maniera che la signora Oliver si sforza di sfruttare e mettere in pratica, ogni volta che si siede davanti a una macchina da scrivere per iniziare una nuova impresa letteraria.

Agatha Mary Clarissa Miller, alias Agatha Christie Mallowan,
nata nel 1890 e morta nel 1976
Se si legge tra le righe di "Carte in Tavola", ma pure di altri romanzi in cui essa compare, si possono riscontrare numerose affinità tra la figura della signora Ariadne Oliver e Agatha Mary Clarissa Miller (questo era il cognome da nubile dell'autrice, trasformato una prima volta in occasione del primo matrimonio, e divenuto Mallowan con l'avvento della seconda relazione coniugale). Christie, infatti, fece della signora Oliver un alter ego divertente e un po' caricaturale di se stessa, infondendole non solo alcune delle proprie caratteristiche fisiche, ma pure convinzioni sulla concezione della letteratura e soprattutto sul piano emotivo e sentimentale. Tra le altre cose, ad esempio, le trasmise la sensibilità necessaria a comprendere tanto bene, nonostante qualche indecisione di carattere, il mondo che la circondava, con tutti i suoi contrasti, e a sviluppare la capacità di saper dire e non dire qualcosa (nella realtà e nella finzione) in base al proprio volere. La stessa Christie a volte è stata generosa e disposta alle confidenze, altre si è rivelata più chiusa di un'ostrica. Grazie alla sua autobiografia, ad esempio, sappiamo molto riguardo la sua infanzia, il periodo più felice di tutta la sua esistenza, quello dove gli affetti rappresentati dai genitori, dal fratello, dalla sorella e dai domestici non mancarono mai; in cui le giornate erano piene ancor più del solito di voglia di fare, giocare, scoprire il mondo; durante il quale iniziò a viaggiare e che le regalò ricordi indelebili, come le giornate passate da "zia-nonnina" nella casa di Ealing. Allo stesso modo, ci ha raccontato con generosità i primi balli e gli incontri con gli innumerevoli giovanotti che la corteggiarono, così come il momento in cui si ritrovò catapultata improvvisamente nel pieno della Grande Guerra e iniziò a lavorare come infermiera al dispensario di Torquay. Ha descritto la nascita della sua carriera di scrittrice, dovuta all'impulso di un momento in occasione di una scommessa con la sorella Madge; l'incontro con Archie, il primo marito, e il loro viaggio in giro per il mondo in occasione dell'Esposizione Universale del 1924; la nascita della figlia Rosalind; la passione per le case e il cibo; il viaggio in Oriente e gli scavi archeologici. Persino la gioia nel possedere un auto di proprietà e di aver cenato accanto alla Regina d'Inghilterra. Tuttavia, riguardo altri eventi della sua vita Agatha Christie ha preferito lasciare un'ombra di incertezza e di dubbio. Il fatto più famoso, in questo senso, è la sua scomparsa nel 1926, quando Archie le confessò di essersi innamorato della sua segretaria e di voler divorziare. Probabilmente nessuno, al di fuori della stessa Agatha, ha mai saputo quale fu il movente scatenante di questo improvviso colpo di testa: forse un'amnesia, come sostennero i suoi familiari? Oppure un deliberato tentativo di accusare il coniuge fedifrago di averla eliminata per ottenere la separazione? Martin Edwards, sfruttando le informazioni ricavate dai romanzi di questa grande scrittrice, in "The Golden Age of Murder" ha formulato un'interessante ipotesi a riguardo.

In ogni caso, resterà per sempre un mistero insoluto, poiché nemmeno prima di morire lei rivelò la verità. Anche del suo rapporto con gli altri membri del Detection Club, l'associazione di giallisti di cui fece parte per molti anni, non racconta nella sua autobiografia; tuttavia, in questo caso possiamo sfruttare le lettere e i documenti che proprio i suoi compagni ci hanno lasciato, i quali ci tramandano un'immagine vitale e disponibile della Christie, fatta di sostegno reciproco e condivisione di interessi, oltre che di amicizia e sacrificio; come nel momento in cui lei, nonostante la timidezza, accettò di assumere la carica di Presidente del Club, poiché nessun altro possedeva le specifiche capacità richieste dal ruolo. La modestia fu sempre una delle sue caratteristiche principali, tanto che odiava rilasciare interviste (non si fidava della stampa, dopo che essa l'aveva gettata in pasto alla gente al momento della sua scomparsa) e non riusciva a spiccare parola davanti a un pubblico o ad eseguire correttamente un pezzo al pianoforte, se le premesse si facevano terribilmente ufficiali; ma il tratto caratteriale che a mio parere l'ha saputa contraddistinguere maggiormente è stata soprattutto la sua grandissima gioia di vivere, la quale le permise di coltivare un carattere solare, purché venato a volte da qualche ombra, che lei riversò nei suoi personaggi, rendendoli più vivi che mai e, in questo modo, facendoceli amare anche nella loro imperfezione. Mentre osserviamo i ritratti sfaccettati e le chiacchiere a volte frivole, a volte piene di sottintesi inquietanti, che i sospettati dell'omicidio di Shaitana scambiano con Poirot, passiamo attraverso dialoghi dove traspare una forte corrente sotterranea di disagio e di sofferenza e osserviamo l'evoluzione dei sentimenti che si agitano nei cuori dei protagonisti, ci rendiamo conto di come noi stessi potremmo essere i protagonisti delle sue trame, in procinto di affrontare le nostre sfide e di rialzarci ogni volta che cadiamo. Tutti loro non sono mai come sembrano, attori di un romanzo giallo che ingannano il lettore; cosa dire allora di noi stessi, che indossiamo ogni giorno una maschera diversa? Agatha Christie l'aveva capito, ed era riuscita a trasportare questa consapevolezza (e la Vita reale, come gli altri Grandi) sulla carta per farne materiale da usare allo scopo di sviare il lettore; senza mai barare, per giunta. Perché se c'è qualcosa che non possiamo proprio rimproverare alla Signora del Delitto, quello è proprio il suo Onesto Inganno: ovvero, fornirci tutti gli indizi che ci servono (nonostante non sempre sia rispettato un rigido fair-play inteso in senso tradizionale) e, allo stesso tempo, menarci per il naso con una classe a tutt'oggi ineguagliata, tra false piste e "aringhe rosse". Indizi che, oltre ad essere in minima parte di natura materiale nei foglietti col punteggio delle partite a bridge, in "Carte in Tavola" prendono la forma di emozioni, sensazioni e impalpabili sospetti. Perché a Christie ciò che più importava era lo studio della natura umana, con tutti i suoi pregi e difetti, e per questo l'aspetto che più viene approfondito nei suoi romanzi, man mano che passano gli anni, diventa la caratterizzazione degli attori sulla scena e il loro comportamento. A differenza della solita critica sulla vacuità dei personaggi di Christie, infatti, l'autrice riesce a dare vita a un microcosmo di relazioni che forniscono a Poirot manifeste prove da interpretare per giungere alla verità: prove impalpabili, certo, ma indispensabili per interpretare la mente dell'assassino e scoprirne i punti deboli.

Alexander Siddig nella magistrale interpretazione di
Shaitana nell'episodio "Carte in Tavola" della meravigliosa
serie TV "Agatha Christie's Poirot"

Bisognerebbe fare un discorso a parte sui personaggi di "Carte in Tavola", per essere sicuri di toccare tutti quanti gli aspetti di ognuno; per cui mi limiterò a una breve panoramica. Innanzitutto, è interessante la figura della vittima, il signor Shaitana (pp. 12, 14, 17-18, 26-28, 34-35, 40-41, 47, 59, 82, 110-111). Egli viene dipinto come una sorta di controfigura di Hercule Poirot (pp. 5-10): è straniero, viene considerato come un eccentrico inguaribile e anche un po' strano, porta un paio di baffi che potrebbero gareggiare con quelli del piccolo investigatore belga, e nutre un grandissimo interesse per il delitto e il crimine. Inoltre, Shaitana rappresenta una vittima memorabile, come è la sua stessa persona, progettata per attirare l'attenzione grazie al suo atteggiamento mefistofelico e un po' sinistro, e generatrice di una sorta di sottile terrore. Tra le altre cose, egli è un collezionista di assassini, cosa che lo rende ancora più inquietante; un vero diavolo, insomma, come recita il suo stesso nome in lingua hindi. È un peccato che sia diventato un assassinato invece di un antagonista di Poirot; però è pur vero che, se le cose fossero andate in modo diverso, forse Shaitana avrebbe rischiato di soffiare la scena al protagonista. Infatti due figure talmente simili non avrebbero potuto convivere per troppo tempo, con la conseguenza di creare una grossa confusione per niente. Invece, Christie è stata abbastanza intelligente da dipingere una vittima che si stampasse nella mente del lettore e desse l'idea di ambiguità necessaria in un romanzo giallo psicologico come "Carte in Tavola"; in questo modo, ha dato vita a un confronto alla Jekyll-Hyde tra Poirot e Shaitana, mettendo a confronto le loro menti curiose e particolari. Entrambi sono tortuosi e ambigui, tra facezie e momenti seriosi, e impiegano le loro abilità per scavare nel prossimo alla ricerca di segreti; però l'intenzione del piccolo belga è quella di sfruttare le proprie capacità per fini positivi, come la ricerca di assassini e della verità, mentre quella dell'orientale è volta a un divertimento cinico e pericoloso. Come se non bastasse, poi, i due hanno una visione del delitto opposta: uno lo considera un atteggiamento da condannare in ogni occasione, l'altro quale una prova di abilità d'artista il cui successo è da ammirare, con un premio finale che consiste nell'evitare la punizione della giustizia. Ciò sembrerebbe indicare una certa malvagità dietro le azioni di Shaitana (cosa in qualche modo sottolineata dai continui riferimenti razzisti del popolino britannico contro di lui, alle pp. 6 e 14), ma sono convinto che sotto sotto il giudizio finale su di lui sia molto più articolato da dare. Infatti penso che Shaitana sia una vera e propria vittima, intesa come figura che non si rende conto di essere in pericolo e catalizzatrice delle conseguenze che deriveranno dalla sua morte (cap. 1, p. 25). Chissà se è per questo motivo che Poirot è tanto determinato a scoprire chi lo abbia ucciso... La sua dipartita scatena una serie di drammi e tragedie che non sarebbero immaginabili in un primo momento, e le stesse personalità degli altri personaggi ne vengono influenzate, rivelandone pregiudizi e difetti. Al punto che, alla fine, l'orientale si trasforma in una figura certamente non buona, ma perlomeno tragica e responsabile della propria imprevista fine; mentre i sospettati, da apparenti vittime, assumono il ruolo di cacciatori da considerare ben peggio di Shaitana. Chi punta il dito sembra non vedere la proverbiale trave nel proprio occhio, a dispetto della pagliuzza.

Questo discorso, pertanto, porta a un'analisi degli investigatori e dei sospettati, ognuno influenzato dalla figura ambigua di Shaitana e dalla sua fine. Su Battle e Race, in realtà non c'è molto da dire: sono i tipici poliziotti che seguono la routine per tentare di risolvere il caso e fanno affidamento sulle loro conoscenze e capacità pragmatiche. Forse si può riscontrare una particolare intelligenza soprattutto nel primo, il quale astutamente riesce a raccogliere alcune informazioni dando prova di un ingegno sottile (penso alla scena con la segretaria del dottor Roberts o con gli abitanti di Wallingford). Tra i quattro, tuttavia, ad eccezione di Poirot, è la signora Oliver il personaggio più interessante, dal momento che, come dicevo sopra, è stato ricalcato sull'esistenza della stessa Christie (pp. 10-11, 14, 18, 20-21, 27-28, 34, 57-59, 83, 91, 119-124, 130, 200). Si tratta di una figura molto divertente, capace di strappare qualche risata al lettore nonostante l'atmosfera cupa che regna quasi sempre in "Carte in Tavola"; che non si fa prendere troppo sul serio ma dimostra comunque uno spiccato senso dell'osservazione e della comprensione di ciò che la circonda. Ciò la porta a cambiare continuamente le proprie opinioni, certo; però allo stesso tempo le permette di cogliere sensazioni che altri ignorano e di capire più a fondo le persone. Pertanto, è intuitiva e crede nel sesto senso femminile, proprio come la sua creatrice, e ovviamente scrive romanzi gialli il cui protagonista è un finlandese dal nome impronunciabile (uno dei quali è intitolato non a caso "C'è un Cadavere in Biblioteca"). Il suo prendersi in giro in continuazione la rende un personaggio simpatico da leggere, e le osservazioni che fa sul suo lavoro non possono che rimandare alle tribolazioni che Christie affrontava ogni volta nella stesura di un nuovo mystery. Vede ogni cosa come un gioco, anche il delitto, ed è grazie a lei (e al suo spirito intraprendente e un po' ficcanaso) che la polizia decide di dare inizio a un'indagine condivisa tra più elementi. Indagine che è concentrata su un numero incredibilmente ristretto di possibili assassini: il dottor Roberts, la signora Lorrimer, il maggiore Despard e la signorina Meredith. Ognuno di loro è una persona diffidente, che mostra una maschera alla società perbene e si tiene stretti i propri segreti, fingendo disinvoltura. Non hanno nulla a che fare con Shaitana; eppure non sfigurano nel suo salotto, sono capaci di immedesimarsi nel ruolo richiesto grazie alla lunga pratica della menzogna sviluppata nel tempo. Il dottore (pp. 12, 15-16, 22, 28-33, 39, 44, 48, 54, 60-63, 69-71, 73-76, 115, 134-137, 142, 184-185, 197-200) ha un atteggiamento forse fin troppo disinvolto, per un tizio sospettato di aver compiuto un crimine, e un gusto per il rischio che non possono non insospettire il lettore; ma all'apparenza non c'è alcuna ragione per presumere che egli sia uno spietato omicida. La signora Lorrimer (pp. 12-13, 16, 18, 23, 29, 33-39, 44, 48, 55, 78-83, 124-127, 137-138, 142, 167-180, 182-183, 187), d'altro canto, avrebbe la giusta mentalità della Lucrezia Borgia, capace di calcolare un assassinio a sangue freddo come se fosse un ballo in maschera o una partita a carte; se non fosse che conoscesse appena Shaitana. Il maggiore Despard (pp. 13, 16, 23, 33, 39, 44, 46-49, 54-55, 92-97, 105-111, 131-133, 141-142, 147-150, 152-155), invece, sembrerebbe nutrire del rancore verso la vittima ed è vissuto al di fuori della civiltà abbastanza per sollevare qualche interrogativo; però allo stesso tempo non si sarebbe sporcato le mani con una faccenda tanto disonorevole. Infine, la dolce e gentile Anne Meredith (chiamata così per un riferimento velato a Beatrice Lucy Malleson, la giallista che si nascondeva dietro il nome di Anthony Gilbert), che vive in un cottage lontano dagli sguardi curiosi della gente (pp. 13-15, 23, 33, 35-45, 48, 54, capp. 12-13-14, pp. 122-123, 126-129, 138-142, 158-166, 189-192, 194-196). Potrebbe aver compiuto lei il misfatto? Le apparenze giocano a suo sfavore; ma chi può basare il proprio giudizio su una semplice faccia? Tutti potrebbero averlo fatto, in base alle loro mentalità depravate, ma non ci sono prove. Allora bisogna tornare al passato: infatti, cosa importante, i quattro cittadini sono sospettati di essere assassini scampati alla giusta colpa. Se sono colpevoli, riusciranno a sfuggire alla Legge ancora una volta, oppure sconteranno la pena? Mi è piaciuto molto il concetto di Giustizia che Christie ha messo in luce in "Carte in Tavola"; forse è proprio uno dei motivi per cui questo libro è tanto celebrato. 

In un post del suo blog, inoltre, Kate Jackson ha osservato come le caratteristiche di questo romanzo assomiglino molto a quelle di "Dieci Piccoli Indiani"; tanto da restituire quasi una sorta di riflesso allo specchio. E francamente trovo che ci sia molto di vero in questa tesi. Dopotutto, Christie non ha mai nascosto il fatto di riuscire a rimescolare sempre gli stessi elementi in innumerevoli forme; per cui, come mai dovrebbero cambiare le cose? In "La Serie Infernale" (citato a p. 14) aveva addirittura anticipato la trama dello stesso "Carte in Tavola", facendo descrivere al buon Hastings la configurazione ideale della risoluzione di un delitto da parte di Poirot! E quest'ultimo l'aveva accolta con gioia, dal momento che esso richiedeva una deduzione puramente psicologica per essere risolto. Torniamo quindi al discorso che facevo sopra: cioè al fatto che l'indagine sulla morte di Shaitana sia da considerare secondo un punto di vista un po' particolare, rispetto ad altri gialli della Regina del Crimine. In un crescendo di tensione e suspense, immersa nell'atmosfera cupa di un novembre londinese e nei falsamente confortevoli spazi domestici (pp. 19-20, 22-25, 77, 83-84, 97-100, 119-124, 180-181), le riflessioni e gli scontri su chi tra i quattro sospettati abbia commesso il delitto evocano fantasmi e supposizioni che infestano le persone, dando luogo a un'indagine del tutto basata su elementi poco tangibili, tra pregiudizi e sospetti. Christie gioca con tutto ciò e induce il lettore  a credere a qualunque cosa, affermando e negando con rapidità ogni convinzione, capovolgendo le certezze e le idee; ma allo stesso tempo approfondisce ogni vissuto dei protagonisti e, seguendo la corrente che avrebbe presto portato allo sviluppo del giallo psicologico, fa un ottimo lavoro nel dimostrare l'abilità di Poirot nello svelare man mano la verità sui personaggi. Passo dopo passo, partendo dalle allusioni durante la cena e dalle parole ermetiche di Shaitana, l'autrice inizia a stuzzicare le impressioni di chi legge e degli inquirenti; poi ci consegna i primi giudizi (tra cui quelli della signora Oliver) generati dagli interrogatori subito dopo il fattaccio e le curiose domande di Poirot, le quali paiono non avere senso. In seguito, permette ad ognuno di noi di entrare in contatto col mondo dei sospettati, sollevando veli su veli, fino a indicarci un'identità precisa. Ma sarà tutto così facile? Nella crime story classica (in particolare quella di Agatha Christie) niente è come sembra, e "Carte in Tavola" dimostra il concetto al meglio, intrattenendo il lettore e andando allo stesso tempo in profondità per sondare la malvagità e la colpa. Forse non ha ottenuto la stessa fama di "Assassinio sull'Orient-Express" (citato a p. 162) e "Dieci Piccoli Indiani" perché non ne è mai stata fatta una trasposizione fedele, oppure perché l'idea di un delitto durante una partita a bridge non stuzzica l'appetito. Però io vi voglio assicurare che questo è un capolavoro nel suo genere, pieno di contrasti e con un enigma diabolico, giocato su un trucco tanto astuto quanto semplice. Il Diavolo-Shaitana ha sfidato la sorte, e quest'ultima lo ha punito; ma si sa che la Fortuna è cieca, per cui l'assassino dovrà stare molto attento a come muoversi per depistare le sue tracce.

P.S. Ecco qui la mia recensione per la maratona di Liberi di Scrivere. Mi ha molto divertito prendervi parte, e mi auguro di ripetere l'esperienza in futuro. Grazie a Shanmei per l'opportunità!

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venerdì 2 ottobre 2020

# - Aggiornamenti dall'Approvvigionatore Letterario (Ottobre 2020)

Cari amici dell'Approvvigionatore Letterario, bentornati all'Angolo degli Aggiornamenti sulle più recenti pubblicazioni in fatto di classica crime story italiana e estera. Con un pizzico di estate che si è protratta per parte del mese di settembre, siamo giunti ad ottobre e al "vero" autunno. Si comincia a prepararsi per le stagioni più rigide dell'anno, a fare scorte di numerosi beni materiali (ad esempio, io sto lentamente portando i legnetti per accendere la stufa dal luogo in cui li conservo, fino a vicino casa) e a sistemare le ultime cose lasciate all'aperto, come i fiori, prima che diventi troppo freddo e tardi per terminare tutti i compiti. Oltre a tutto ciò, inoltre, ho speso gli ultimi giorni per radunare, scegliere ed ovviamente incrementare le letture a tema giallo a cui sottoporrò la mia attenzione nelle prossime settimane. La maggior parte, devo ammetterlo, sono volumi reperiti nei mercatini dell'usato, vera fonte primaria di sostentamento letterario di ogni giallista (insieme ai siti di remainders e fondi di magazzino); però non ho certo tralasciato l'offerta crime libraria e da edicola che ci viene proposta di volta in volta dagli editori più piccoli ma audaci del mercato, e che faccio del mio meglio per riassumere per voi di tanto in tanto. Così, anche se stavolta il grosso della produzione si concentra sul mercato estero, sono pronto ad aggiornarvi e ad assolvere al compito che mi sono prefisso; quindi, direi di iniziare.

Copertina di "Il Capanno sulla Spiaggia"
pubblicato dalla Polillo Editore

Per quanto riguarda le uscite in lingua italiana, vorrei fare una rettifica. Il mese scorso vi avevo anticipato che erano in corso di pubblicazione un paio di nuovi volumi della collana Bassotti della Polillo Editore, e che la loro uscita era prevista per settembre. Ebbene, a quanto pare le cose si sono dilungate più del previsto, col risultato che "Uno Dopo l'Altro" di A.G. MacDonell e "Il Capanno sulla Spiaggia" di Milward Kennedy sono stati posticipati per la fine di questo mese, al giorno 22. Nell'ultima occasione che avevo avuto di informarmi a riguardo, mi era stato comunicato che, se ci fosse stato qualche problema, questi due titoli avrebbero subito un breve ritardo; pertanto, dovremmo aspettare ancora un po' perché essi siano pronti per essere definitivamente pubblicati. Per non sbagliare, vi ricopio qui sotto le presentazioni che avevo scritto il mese scorso, così chi si fosse perso qualche passaggio può recuperare.

Per quanto concerne il romanzo di Kennedy, "Il Capanno sulla Spiaggia", si tratta della sua ultima fatica in fatto di crime prettamente tradizionale, dal momento che i quattro volumi che seguirono si posso ascrivere al thriller e alla spy story. Titolo originale "I'll Be Judge, I'll Be Jury", esso fa un palese riferimento al fattaccio in cui l'autore venne coinvolto: ovvero la causa per diffamazione che lo vide scontrarsi con Philip Yale Drew, il quale si identificò nella figura del sospetto omicida di "Death to the Rescue", e ammettere infine la sconfitta. Tra le curiosità, infatti, va segnalato come da introduzione del racconto che Kennedy inserì un avviso indicante come i personaggi fossero di sua invenzione e non si fossero ispirati ad alcun individuo nella realtà. Purtroppo la cosa servì a ben poco, visto che l'autore fu beccato e punito prima di escogitare questa accortezza. Comunque, il romanzo narra la storia di una coppia di amanti, Mary Dallas e George Needham. Un mattino, mentre soggiorna con il marito in un albergo, la donna si reca a un appuntamento con l'amante in un piccolo capanno sulla spiaggia; ma al posto dell'amato spasimante, Mary si imbatte nel cadavere del suo ricco tutore, Hilary Stephens. Sconcertata, riesce appena a rendersi conto della tragedia che arriva George; e i due decidono di simulare un incidente, per far credere che la vittima sia scivolata e abbia battuto la testa, pur di evitare lo scandalo. Le forze di polizia, chiamate sul luogo del delitto, tuttavia non sono così ingenue da credere alla storia che i due amanti raccontano, e le indagini prendono ben presto una direzione pericolosa. In tanti avrebbero avuto l'occasione di uccidere Stephens; ma soprattutto ognuno dei sospettati ha un forte movente per il delitto. Chi è il colpevole? Al lettore (e agli agenti) il compito di sbrogliare l'intricata matassa.

Copertina di "Uno Dopo l'Altro"
pubblicato dalla Polillo Editore

"Uno Dopo l'Altro", invece, è un tipico esempio di romanzo giallo sul serial killing, sullo stile di "La Morte Cammina per Eastrepps" e "I Delitti di Praed Street". Il suo autore, A.G. MacDonell, costituisce curiosamente la seconda metà della coppia autrice di "Il Mistero del Diario", il quale venne pubblicato col solo nome dell'altro componente del duo: Milward Kennedy! Di lui si conoscono poche cose, tra le quali il fatto che scrisse non solo alcuni romanzi gialli (non sempre di stampo tradizionale), ma pure altro genere di letteratura umoristica. Il libro che Polillo ripropone, come dicevo, narra di una lunga catena di delitti, a partire dal ritrovamento del cadavere di un anziano vagabondo sul ciglio di una strada. L'unico indizio, atto a stabilire chi possa averlo assassinato, è un pezzo di carta attaccato a un bottone del vecchio e sformato cappotto della vittima, con scritto sopra la parola "Tre". Subito gli inquirenti si mettono all'opera per scovare il colpevole; quando all'improvviso, senza che ci sia alcun legame apparente con il precedente delitto, il signor Aloysious Skinner, presidente della Imperial Cochineal Co., viene ammazzato mentre si trova seduto sul sedile posteriore di un taxi, fermo in coda sulla strada. Anche in questo caso, però, viene trovato un pezzo di carta analogo a quello dell'altro omicidio, con la sola differenza che sopra c'è scritto "Quattro". La serie infernale proseguirà poi, circa un mese più tardi, con la morte di Oliver Maddock, al quale sarà riservato il numero "Cinque"; e ancora avanti. Finché l'ispettore Dewar di Scotland Yard prenderà in mano la situazione e si impegnerà a risolvere il mistero. Insomma, una bella coppia di gialli da parte di Polillo.

Copertina di "Il Re è Morto" pubblicato
nei Classici del Giallo Mondadori

Detto ciò, l'unica altra pubblicazione in lingua italiana che posso segnalarvi è il Classico del Giallo Mondadori di questo mese. Si tratta di un classico del giallo americano: "Il Re è Morto" di Ellery Queen. Nato dalla penna della coppia composta da Frederick Dannay e Manfred B. Lee, esso narra la storia di un multimilionario di nome King Bendigo (il Re del titolo), il quale inizia a ricevere delle lettere minatorie che hanno tutta l'impressione di non essere uno di quei crudeli passatempi che i gangster di New York si divertono a mettere in pratica solo per intimorire i propri avversari. In questo caso, infatti, la minaccia viene presa molto sul serio persino da suo fratello, Abel Bendigo, il quale si affretta a precipitarsi a casa di Ellery, scrittore e investigatore dilettante, e di suo padre Richard, ispettore della Squadra Omicidi della città, affinché i due riescano ad assicurare la giusta protezione al Re delle produzioni di munizioni. Dalle lettere, infatti, non si evince soltanto un certo astio verso la loro vittima, ma un vero e proprio odio che culmina con un ultimatum in cui vengono annunciati addirittura giorno e ora precisi dell'esecuzione. Qualcosa di ben più che bizzarro, quasi azzardato. In ogni caso i Queen, sollecitati da Abel, si affrettano a raggiungere assieme a lui l'isola Bendigo, una sorta di quartier generale e fortezza inaccessibile fantasma per i nemici della famiglia da cui King, avvolto da un'aura di mistero e segretezza, esercita tutto il suo temibile potere come un re senza corona. Laggiù avrà luogo l'indagine vera e propria, alla corte del sovrano popolata di vassalli e sudditi moderni, principi come l'altro fratello Judah e una regina non meno affascinante di quelle del Medioevo, e forse più sanguinaria. La situazione, in un primo momento, appare tranquilla, coi suoi toni da operetta; ma si sa che basta un solo proiettile a trasformare una farsa in tragedia. Così Ellery, davanti a un delitto avvenuto in una stanza che è un vero e proprio bunker, dovrà assolvere al compito forse impossibile di sventare un omicidio perfetto, impossibile e annunciato. Come al solito, "Il Re è Morto" è un solido giallo in cui Queen (autore) mette a pieno frutto tutto il proprio talento e riesce a stupire il lettore. È un ottimo modo per iniziare tutta la serie; soprattutto se vi piace lo stile degli autori americani.

Copertina di "The Edge of Terror"
pubblicato da Dean Street Press

Il gruppo di anticipazioni di gialli in lingua inglese, invece, è più corposo per questo mese. In primo luogo, l'editore Dean Street Press (che abbiamo già conosciuto per aver edito, tra le altre cose, moltissimi romanzi del britannico Christopher Bush e aver iniziato a pubblicare l'opera omnia del misconosciuto Brian Flynn) torna il 5 ottobre con una serie di titoli nuovi di zecca, pronti ad occupare gli scaffali ancora vuoti della nostra libreria. E lo fa proprio proseguendo la serie di Flynn, con i volumi della saga dell'investigatore dilettante Anthony Bathurst che vanno dal numero 11 al numero 20. Pertanto, troveremo in libreria:
  • "The Padded Door": Leonard Pearson, usuraio e ricattatore, è stato ammazzato con un colpo alla testa sferrato alle spalle. L'unico indizio sull'identità del suo assalitore ed assassino può essere fornito dall'identità dell'ultima persona che lo ha incontrato da vivo, un certo capitano Hilary Frant, il quale ha avuto un colloquio con la vittima e sembra l'abbia minacciato. E poiché il suo pesante bastone da passeggio è misteriosamente scomparso, pare proprio che non ci siano grandi dubbi sul reale svolgersi dei fatti. Eppure, la famiglia di Frant non vuole arrendersi all'evidenza e si affretta a interpellare Anthony Bathurst, il quale si vede costretto a intraprendere un'indagine la cui pista ormai sta diventando fredda. Pertanto, deve sbrigarsi a sbrogliare la matassa per preservare l'onore di Frant; quello stesso onore che, a quanto pare, è l'unico indizio che tenderebbe a scagionare l'accusato, dal momento che egli non avrebbe mai attaccato un uomo girato di spalle. In ogni caso Heriot, il giudice che presiede il processo, non sembra molto ottimista; ma quando una seconda morte inaspettata capovolge tutte le certezze fino ad allora accumulate, il caso inizierà a puntare verso una pista del tutto nuova...
  • "The Edge of Terror": L'ispettore Goodacre di Chelmersley, nell'Essex, si trova di fronte a un'inaspettata e terribile sfida, lanciata da un fantomatico assassino, il quale gli invia una lettera in cui, in un tono estremamente ragionevole, spiega di essere molto deluso dalla cittadina in cui entrambi vivono e, soprattutto, dalla gente sgradevole che la popola. Questo signor X, che si fa chiamare "The Eagle", a quanto pare è stato più volte deriso e criticato con asprezza dai passanti, e non ha mai dimenticato i torti subiti. Pertanto, stufo della situazione, egli si è deciso a fare a modo proprio e, nel giro di sei mesi dalla data scritta sulla lettera, ha intenzione di rimuovere una persona predestinata dalla faccia della Terra, per liberare gli altri individui dalla sua sgradevole presenza. Forse in questo modo la vita a Chelmersley migliorerà. In ogni caso, si premura di sottolineare "The Eagle", non ha ancora deciso chi avrà l'onore di diventare il suo bersaglio, e nemmeno quando avverrà il processo di epurazione. Sarà il Caso a guidarlo. Ma soprattutto, se la cosa dovesse rivelarsi utile, non nasconde il desiderio di ripetere l'esperienza e ammazzare qualcun altro. Inizia così una serrata caccia all'uomo, costellata di decessi innumerevoli, in cui la polizia dovrà combattere contro un famigerato serial killer per fermare la sua scia di sangue.
    Copertina di "The Spiked Lion"
    pubblicato da Dean Street Press
  • "The Spiked Lion": In questo romanzo ci caliamo nientemeno che nelle stanze più importanti del controspionaggio britannico, in quel Bletchley Park (qui ricalcato nel fittizio Bushey Park) dove vide la propria nascita Enigma, la più grande macchina di decrittazione mai creata dall'uomo per spezzare il codice segreto nazista. Laggiù, un decifratore viene trovato morto con ferite su tutto il corpo, proprio come se fosse stato attaccato e ucciso da una bestia selvatica introdottasi di straforo nell'edificio. L'idea, inoltre, è suffragata dal fatto che la vittima ha nella tasca un biglietto scritto a mano, in cui si fa riferimento a un "animale che non è normale, è chiodato". Eppure, una volta eseguita l'autopsia, si scopre che l'uomo è morto non per le ferite, ma per avvelenamento da cianuro. Pertanto, chi potrebbe averlo eliminato? Ancora una volta, Bathurst si mette ad indagare per scoprire il colpevole, ma prima dovrà imbattersi in un altro delitto avvenuto in una stanza chiusa.
  • "The League of Matthias": Lance Maturin sta viaggiando attraverso l'Europa e adesso si è fermato ad Anversa, dove assieme a due compagni alloggia al Red Flare Club. Laggiù, egli incontra un'affascinante ballerina, la quale gli fa passare in mano un biglietto in cui chiede aiuto e protezione. Ciò scatenerà una serie di intrighi e precipiterà Maturin in una folle vortice di inganni e bugie, dal momento che egli si dovrà fingere il marito della donna e correre pericoli per salvarla dal sinistro De Verviac, un uomo violento che è ossessionato da lei. Eppure, nel locale Maturin non è l'unico inglese presente: l'ispettore Rawlinson e Anthony Bathurst sono sulle tracce di due inglesi scomparsi nel nulla e di una sinistra associazione, la "League of Matthias" del titolo. C'è qualche collegamento tra la storia di Maturin e quella dei due rappresentanti della legge? Probabile, visto che ben presto, in questa storia "alla Buchan", verrà rinvenuto un cadavere e la Lega colpirà ancora, molto vicino ai due rocamboleschi fuggiaschi dal Belgio all'Inghilterra...
    Copertina di "The League of Matthias"
    pubblicato da Dean Street Press

  • "The Horn": In questo romanzo, lo strumento del terrore che provocherà notti insonni ai sospettati e alla polizia è nientemeno che un corno da caccia. Il suo suono, infatti, è presagio di morte e di spavento, dal momento che il giovane Mark Kenriston è scomparso nella notte prima delle proprie nozze, proprio mentre uno strumento del genere faceva risuonare il proprio lamento. Questa storia insolita viene raccontata all'ispettore capo MacMorran e ad Anthony Bathurst da Julian Skene, vecchio amico di Kenriston e preoccupato per la faccenda. Infatti, adesso, anche la sorella di Mark, Juliet, sta per sposarsi e la poveretta non sa cosa fare. Dovrebbe rinunciare all'idea, oppure rischiare che qualcuno faccia sparire pure lei? La polizia di impegna a fermare chiunque voglia rovinare il matrimonio; ma mentre la paura si intensifica, il corno da caccia torna a farsi sentire...
  • "The Case of the Purple Calf": Nonostante il commissario di polizia sia certo che si tratti di suicidio, Anthony Bathurst non è convinto che il caso automobilistico del Great Kirby sia un delitto di tale natura. Certo si è trattato di un crimine particolarmente orribile e sconvolgente. Però suona strano che ben tre donne siano morte a causa di incidenti stradali; soprattutto, se nelle vicinanze delle scene del crimine si è sempre trovato un luna park itinerante. Così, egli decide di mettersi ad indagare senza l'aiuto delle forze dell'ordine. E in poco tempo riesce a scorgere un collegamento tra il night-club Purple Calf e una cospirazione criminale, il quale darà vita a un romanzo brillante e originale.
  • "The Sussex Cuckoo": Una mattina, sulle colonne del Times Agony, appare uno strano annuncio che attira l'attenzione di Anthony Bathurst: "TCHUL: i cunei sono riparati per il Sussex Cuckoo. Affrettati se vuoi arrivare in tempo. Anche se temo possa essere troppo tardi per te. Termini come concordati. NEHEMIAH". Sembra proprio che il messaggio sia senza senso, oppure che sia stato trascritto secondo un codice segreto, che può essere decrittato soltanto da chi ne conosce la chiave. Inoltre, è curioso che sia apparso proprio la mattina in cui l'investigatore dilettante deve recarsi, su invito dell'ispettore MacMorran, dal collezionista di antichità James Frith, a Little Osney. Costui ha ricevuto alcune lettere minatorie relative alla vendita di alcune rarità giacobine, e pertanto ha accettato di farsi aiutare da Bathurst. Che ci sia qualche legame tra il messaggio cifrato e le minacce? A quanto pare è così, visto che al suo arrivo l'investigatore si imbatte nel cadavere di Frith, steso nel giardino della sua casa con tanto di pigiama. Il collezionista ha trascorso tutta la sera precedente a contrattare con potenziali acquirenti sulla vendita della merce rara, e adesso ogni cosa è scomparsa. Ognuno dei compratori sostiene di non aver trafugato nulla, e accusa gli altri di aver giocato sporco: chi mente?
    Copertina di "The Sussex Cuckoo"
    pubblicato da Dean Street Press

  • "The Fortescue Candle": Albert Griggs, Segretario di Stato per gli Affari Esteri, era seduto nel suo studio a considerare una faccenda che gli era stata sottoposta. A quanto pareva, due fratelli avevano fatto irruzione in una casa per derubare i suoi abitanti e, nella foga della rapina, avevano ucciso una serva. Doveva dimostrarsi clemente e graziarli? Griggs, considerando attentamente i fatti, aveva deciso di non farlo e di condannarli a morte. Questa è la situazione di partenza nel romanzo, dal momento che Griggs è stato trovato morto in una stanza d'albergo e con molta probabilità è stata proprio l'esecuzione di Walter e Harper Fowles a portare alla sua esecuzione. O forse il movente sono state le molestie rivolte a Constance Wells, come sostiene il padre di lei? Griggs aveva molti nemici che potevano volerlo morto, per cui è difficile individuare i fatti precisi. Tuttavia, Bathurst scopre che c'è un collegamento tra la morte del Segretario di Stato e l'avvelenamento di Daphne Arbuthnot, un'attrice morta sul palco nel bel mezzo di uno spettacolo. Che sia questa la spiegazione giusta per il risolvere il dilemma?
  • "Fear and Trembling": David Somerset, chimico industriale, si incontra con un misterioso sindacato in un villaggio del Glouchestershire. Cosa mai dovrà vendere? Forse qualcosa che ha a che fare con ciò che studia, oppure qualche segreto scottante? Di sicuro si tratta di materiale che può recare danno a qualcuno, dal momento che Somerset scompare ben presto e, assieme a lui, pur suo figlio Geoffrey. I due saranno ritrovati morti di lì a poco, mentre l'altro figlio, Gerald, inizia a temere per la propria vita e si affretta a convocare Bathurst affinché lo protegga. Quest'ultimo, inoltre, deve rintracciare il misterioso sindacato con cui Somerset si è incontrato prima di morire. L'assassino può essere collegato a questa associazione? Quel che è certo è che sulla scena si aggira un'affascinante famme fatale...
  • "Tread Softly": L'ispettore MacMorran si reca da Anthony Bathurst per raccontargli una storia molto strana. Un certo Claude Merivale ha ammesso di aver strangolato la propria moglie, ma ha addotto come scusa il fatto di aver compiuto il delitto nel sonno, mentre dormiva profondamente. Nel sogno, ha sostenuto, egli era stato attaccato e aveva agito di conseguenza per difendersi. La polizia, com'è ovvio, non crede alla sua storia e lo ha arrestato, pur ammettendo che un parere medico potrebbe permettergli di tornare libero e diventare un nuovo George Joseph Smith, il quale è risaputo si sposasse e uccidesse la moglie di turno. Può Bathurst fare qualcosa per illuminare le tenebre che offuscano l'indagine?
Copertina di "Fear and Trembling"
pubblicato da Dean Street Press

Si tratta, in sintesi, di dieci titoli molto diversi tra loro, ma non per questo poco interessanti. Mi auguro che Dean Street Press possa continuare questo lavoro di riscoperta e riportare in libreria tanti altri romanzi interessanti come questi.

Poi, vorrei segnalare l'uscita del nuovo romanzo giallo di James Scott Byrnside, autore indipendente che ha già dato alle stampe un paio di mysteries che si rifanno al classico delitto della camera chiusa. Dopo "Goodnight Irene" e "The Opening Night Murders", infatti, a partire dal 15 ottobre sarà disponibile "The Strange Case of the Barrington Hills Vampire"; una storia sulla quale non sono riuscito a trovare una trama ben precisa (cosa che, tra l'altro, non ha fatto che aumentare il mistero attorno ad essa). Però ho scovato un elenco per punti stilato dall'autore, che forse può dare qualche piccola anticipazione sulla materia trattata nel suo nuovo giallo:
  • Avrà un circolo chiuso di sospetti;
  • Tratterà un delitto impossibile;
  • Si atterrà in senso stretto alle regole del fair play sviluppate fin dai tempi della Golden Age;
  • Gli investigatori saranno i personaggi principali, e noi vedremo gli eventi e i crimini attraverso il loro punto di vista;
  • Sarà terrorizzante e divertente in egual misura.
Poi, ovviamente, nella trama dovrà esserci anche il famoso Vampiro del titolo; forse sarà proprio lui il fantomatico assassino. In ogni caso, tutta la faccenda mi sembra molto interessante e allettante, per cui fate un pensierino su questo romanzo.

Copertina e retrocopertina di "The Strange Case of the
Barrington Hills Vampire" di James Scott Byrnside 

In terzo luogo, abbiamo Penzler Publishing che, a partire dal 6 ottobre, riporterà in libreria un altro titolo del giallista classico e critico americano Anthony Boucher. Dopo "Rocket to the Morgue", infatti, è il turno di "The Case of the Baker Street Irregulars", tradotto in Italia nei Classici del Giallo Mondadori un bel po' di tempo fa come "Gli Irregolari di Baker Street". Stavolta, però, non vedremo come protagonista Sorella Ursula; bensì un gruppo di studiosi e cultori dell'opera e dell'epopea del segugio di Baker Street, i quali si troveranno invischiati in un vero e proprio mistero degno di quelli del loro eroe. Quest'associazione, infatti, nutre da sempre una grande attenzione affinché il personaggio di Sherlock Holmes e ciò che lo riguarda siano trattati con la giusta riverenza, e non accetta adattamenti infedeli dell'opera di Conan Doyle. Così, quando viene a sapere che Hollywood ha intenzione di usare proprio Holmes per dare vita a un nuovo film, in cui egli sarà interpretato come un detective appartenente alla scuola hard-boiled, secondo una sceneggiatura tratteggiata da un autore che disprezza gli Irregolari, esprimono subito la loro contrarietà, minacciando una campagna di boicottaggi. Riconoscendo l'influenza dell'associazione, lo studio decide di correre ai ripari e di invitare una selezione di autori, critici ed esperti degli Irregolari a visitare il set, così da placare le loro lamentele. Ma non appena essi arrivano sul posto, le cose iniziano a farsi strane con una serie di minacciosi avvenimenti, riferiti ai casi più famosi di Sherlock Holmes. Finché, alla fine, avviene un omicidio. Chi sarà il colpevole? Ovviamente lo scoprirete leggendo questo giallo complesso ma divertente.

Copertina di "Midwinter Murder"
pubblicato da Harper Collins

Poi, la Fondazione Agatha Christie ha deciso di mettere in cantiere una nuova operazione, simile a quella già attuata l'anno scorso in occasione di Halloween con "L'Ultima Seduta Spiritica", secondo cui questo mese sarà pubblicata una raccolta di racconti nuova di zecca, dal titolo "Midwinter Murder: Fireside Tales from the Queen of Mystery". Come avrete capito dal titolo, si tratta di un volume che conterrà una serie di storie brevi il cui tema centrale sarà il Natale, in accordo col periodo a cui ci stiamo avvicinando. Da quello che ho trovato in rete, tuttavia, sembra proprio che essa non conterrà alcun inedito, ma soltanto racconti già editi in altre raccolte oppure apparsi in qualche forma. In ogni caso, se come me siete appassionati di giallo natalizio e vi piace gustarvi qualche storia accanto al fuoco oppure sotto alle coperte, penso proprio che questo volume possa fare al caso vostro. Dopotutto, racchiude in sé alcune tra i casi più interessanti inventati dalla Regina del Giallo, con protagonisti il belga Hercule Poirot e Miss Jane Marple. In esso, infatti, troviamo "La Scatola di Cioccolatini", "Una Tragedia Natalizia", "È Arrivato il Signor Quin", "Il MIstero della Cassapanca di Baghdad", "La Casa Rossa", "L'Espresso per Plymouth", "Intrigo alle Baleari", "Asilo", "Il MIstero di Hunter's Lodge", "Alla Fine del Mondo", "L'Ardimento di Edwards Robinson" e "Il Caso del Dolce di Natale". Insomma, un variegato menù che saprà soddisfare i gusti più esigenti.

Copertina di "The Case of the Baker
Street Irregulars" pubblicato da Penzler
Publishing

Infine, ultimo aggiornamento ma non per importanza, vi segnalo l'uscita di ben due nuovi volumi per i tipi della British Library Crime Classics, collana curata dall'inossidabile Martin Edwards. Per quanto riguarda il primo, l'autrice scelta per essere riportata alla ribalta dall'oscurità è Josephine Bell, medico e scrittrice inglese la cui fama è legata a una serie di mysteries dal background medico-scientifico e il cui personaggio ricorrente è il dottor David Wintringham, il quale lavora al Research Hospital di Londra come assistente medico. Nel titolo riproposto nei Crime Classics, tuttavia, egli non compare: lo sfondo su cui si delinea "The Port of London Murders", disponibile dal 10 ottobre, è infatti quello dei bassifondi di una Londra degli anni '30, sporca e lontanissima dalle atmosfere igienizzate e sterilizzate dei laboratori. In effetti, questo romanzo è un esempio davvero sorprendente di quello che viene definito come procedural, ovvero un libro in cui dominano le indagini serrate e quasi pedanti della polizia volte alla cattura di un criminale. Quindi, niente dilettanti sulla scena. Eppure, in questo caso la faccenda non appare affatto noiosa: a partire dal ritrovamento di una donna apparente suicida, all'interno di un caseggiato sul porto della città, le vicende andranno a svilupparsi in una serie di colpi di scena e sorprendenti scoperte da parte degli investigatori che vedranno coinvolti non solo lo spaccio di droga, ma anche alcuni curiosi eventi che si verificano in un negozio di lingerie di lusso, al cui interno lavora una donna che (guarda caso) viveva proprio accanto alla vittima. Inoltre, nel racconto occupa un ruolo di primo piano la San Angelo, una barca che scivola lungo il porto senza suscitare alcun sospetto, ma in realtà nasconde dietro alla facciata una sporca faccenda di ricatto. Già, poiché deve esserci qualcosa di poco chiaro nel suo carico, dal momento che l'ispettore Chandler, incaricato di occuparsi dei rilievi, è scomparso poco prima di testimoniare... Insomma, un altro titolo interessante ripescato da Martin Edwards, che potrà sorprendere l'esigente lettore appassionato di classica crime story.

Copertina di "The Port of London
Murders" pubblicato dalla British Library
Crime Classics
Il secondo, invece, è una nuova raccolta di racconti curata dall'inossidabile Martin Edwards. Come di consueto in questo periodo, il tema centrale della pubblicazione è il Natale; pertanto troviamo una serie di racconti natalizi in "A Surprise for Christmas and Other Seasonal Mysteries", disponibile dal 10 ottobre. Anche (e soprattutto, aggiungerei io) in questo momento dell'anno, infatti, spesso e volentieri si verificano decessi dovuti alla violenza e crimini efferati; e questa raccolta ci propone una variegata gamma di assassinii e affini in tema. Ad esempio, abbiamo due cadaveri a una calza di Natale usata come arma; oppure un postino che viene assassinato mentre consegna biglietti di auguri la mattina del 25 dicembre; o ancora un albero di Natale che cresce nascondendo un omicidio dimenticato. Non per tutti, dunque, le carole e le luci natalizie sono sinonimo di allegria e gioia; la magia nell'aria può trasformarsi in qualcosa di più inquietante, per le vittime e per gli investigatori tanto abili da scorgere dietro ai sorrisi i ghigni dei malvagi. Martin Edwards è riuscito ancora una volta a radunare un perfetto florilegio di racconti da leggere nel periodo di Natale, scritti da autori come Agatha Christie, Ngaio Marsh, Gerald Verner, Cyril Hare e tanti altri. Vi consiglio di non lasciarvi scappare questo volume.

Copertina di "A Surprise for Christmas
and Other Seasonal Mysteries" pubblicato
dalla British Library Crime Classics
Bene, anche per il mese di ottobre è tutto. Come sempre, nel caso mi fosse sfuggita qualche uscita che possa interessarvi, mi prodigherò ad aggiungerla in coda a questo post. Nel frattempo, vi auguro una buona continuazione e arrivederci alla prossima!

P.S. Mi hanno segnalato (grazie Gabriele!) che questo mese è in uscita anche un romanzo in lingua inglese pubblicato dalla Locked Room International di John Pugmire. Si tratta di "The Thirteenth Bullet" del francese Marcel Lanteaume, che non conosco; per cui posso dirvi molto poco su di lui. Però ho letto che è considerato uno dei più grandi autori del continente in fatto di giallo bretone, oltre che uno dei grandi dimenticati. E la trama del titolo riproposto fa presagire come mai egli sia ritenuto uno scrittore di prim'ordine: la vicenda, infatti, è incentrata su un'evanescente figura, un uomo caratterizzato da un cappotto grigio che si diverte a uccidere uomini single in tutta la Francia. Tutte queste morti sembrerebbero casuali, dettate da un arbitrio senza logica e seguendo uno schema da serial killer "moderno"... se non fosse che l'unico testimone che ha intravisto l'assassino abbia giurato che quello ha stretto la mano all'ultima vittima designata, prima di sparargli al cuore. Strano, vero? Immediatamente questo testimone viene messo sotto protezione, dal momento che si teme per la sua incolumità, e in attesa di ulteriori interrogatori viene sistemato in un bunker di cemento senza finestre, con pareti spesse un metro e coperto da altri due metri di terra, chiuso ermeticamente con catenacci interni e sorvegliato da sentinelle all'esterno. Tuttavia, la mattina del giorno seguente gli uomini di guardia devono letteralmente demolire le porte d'acciaio e le serrature per poter entrare nella stanza, dal momento che nessuno si reca ad aprire; e stupefatti si imbattono nel cadavere del loro testimone chiave. Come può essersi verificata una morte violenta, in tali condizioni? Mescolando una serie di delitti da serial killer e un delitto assolutamente impossibile, Lanteaume dà vita a una storia che è stata definita "selvaggia e fantasiosa". Devo ammettere di essere molto incuriosito; la speranza è che prima o poi "The Thirteenth Bullet" possa essere tradotto in italiano. Bene, ancora saluti a tutti!

Copertina di "The Thirteenth Bullet"
pubblicato dalla Locked Room
International

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"Il capanno sulla spiaggia" di Milward Kennedy;
"Uno dopo l'altro" di A.G. MacDonell.

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"Il Re è Morto" di Ellery Queen (solo ebook);
"The padded door" di Brian Flynn;
"The edge of terror" di Brian Flynn;
"The spiked lion" di Brian Flynn;
"The League of Matthias" di Brian Flynn;
"The horn" di Brian Flynn;
"The case of the purple calf" di Brian Flynn;
"The Sussex cuckoo" di Brian Flynn;
"The Fortescue candle" di Brian Flynn;
"Fear and trembling" di Brian Flynn;
"Tread softly" di Brian Flynn;
"The port of London murders" di Josephine Bell;
"The thirteenth bullet" di Marcel Lanteaume.