Copertina dell'edizione pubblicata dalla Polillo Editore |
Il più delle volte, infatti, se si presta la dovuta attenzione, ci si rende conto che il mystery viene declinato secondo criteri inattesi, che si concentrano su aspetti cinici e poco confortevoli della vita quotidiana ma ancora attuali ai nostri giorni, introducendo elementi di rottura con le aspettative di chi legge e trattando argomenti "scomodi" e spiacevoli, i quali vanno al di là delle impressioni superficiali che ci si può fare in un primo momento. Addirittura, alcuni autori sono riusciti a dare vita a romanzi del mistero insoliti e curiosi, spesso ignorati dal largo bacino dei lettori perché troppo in anticipo sui tempi ma, senza dubbio, di grande impatto; libri "leggendari, perduti, riemersi poco a poco dalle sabbie del tempo", come recita una definizione che ho letto qualche anno fa, scritti nella prima metà del Novecento ma da considerare come indispensabili nel dare vita al thriller moderno. Abbiamo già citato Anthony Berkeley, il quale ha creato alcune delle opere più innovative di questo genere come "Il Caso dei Cioccolatini Avvelenati"o, sotto lo pseudonimo di Francis Iles, "L'Omicidio è un Affare Serio"; oppure Patrick Quentin e il suo "Presagio di Morte": entrambi sono tipici esempi di come storie ambientate in tipici villaggi di campagna o secondo criteri consueti, in realtà presentino caratteri che provocano disagio e turbamento molto forti. Potremmo aggiungere anche i libri di Norman Berrow, ormai introvabili pure in lingua originale; quelli di alcuni autori francesi, pubblicati una sola volta negli anni '30; quelli di alcuni autori giapponesi, i "nuovi maestri" del genere; tutte opere speciali, nate da intuizioni al limite dell'impossibile e del paranormale e talmente originali da aver creato una sorta di mito. A questa ristretta
cerchia, a mio modesto parere, appartiene pure "La Rossa Mano Destra" (Polillo Editore, 2005), il secondo romanzo scritto da Joel Townsley Rogers e che verrà ripubblicato dalla Penzler Publishing nel corso dell'anno. Si tratta di un vero e proprio tour de force, uno dei quei pochi romanzi (americani e non) che a ragione possono essere definiti perfetti, in cui il giallo classico si mescola
al romanzo psicologico americano per creare un ibrido che cattura l'attenzione, grazie a una scrittura fortemente ipnotica e a un impeccabile enigma di tipo tradizionale; venato tuttavia da un'atmosfera psicologica oscura e inquietante, in cui l'orrore va di pari passo con
l'inspiegabile.
"Dove Cottage, Grasmere" di Norman Wilkinson (1878-1971), simile alla vista sullo studio di Adam MacComerou |
Ma il dottor Riddle, il nostro Doc, è consapevole che da qualche parte, all'interno dei fatti accaduti quella stessa notte, la quale non è ancora terminata e sembra ritardare a congedarsi, ci sia la risposta alla contraddizione che lo tormenta, qualcosa che non quadra nella ricostruzione della polizia e dei testimoni coinvolti. In questo modo, mentre la polizia batte i dintorni della casa in cui si trova e i luoghi dei delitti che hanno costellato le ultime ore, decide di trascrivere tutto quanto è successo dal momento in cui Inis St. Erme, assieme alla sua promessa sposa Elinor, ha deciso di sposarsi e di fuggire insieme a lei. Il nostro narratore, intervallando il proprio resoconto con osservazioni personali e la trascrizione di tutti gli elementi e indizi del caso, riassume il loro viaggio, come abbiano incontrato il dotto Cavaturaccioli, come siano stati aggrediti e come egli stesso sia entrato nelle terribili vicende che intende riassumere; in che modo si sia dovuto fermare alla casa del professor MacComerou e come, insieme a lui, abbia scoperto il primo di una lunga serie di cadaveri, l'ultimo dei quali addirittura senza la mano destra. Un dettaglio che lo tormenta, questo, assieme al fatto che il corpo sia stato sfigurato con i suoi attrezzi da chirurgo. Mentre siede nello studio di MacComerou a sondare i propri pensieri, raccontando i fatti nel pieno di un flusso di coscienza all'apparenza inarrestabile, Riddle si domanda come abbia fatto il misterioso assassino ad eludere i tentativi messi in atto per catturarlo: quest'ultimo appare sempre più come un misterioso fantasma, un'entità che si manifesta a tratti, che appare e scompare proprio
come in un incubo. Deve essere reale, per aver investito il povero John Flail, il giardiniere di MacComerou che si stava dirigendo a casa per accogliere il fratello. Eppure, pian piano, rivangando tutti i dettagli più piccoli delle vicende di cui è stato protagonista suo malgrado e sistemandoli in modo giusto, ecco che il dottore inizia a intravedere la verità; una verità che è sempre stata sotto
agli occhi di tutti, non solo i suoi, che nessuno si sarebbe aspettato ma che mette d'accordo tutti gli elementi del caso. Compreso l'impossibile passaggio di un auto a tutta velocità proprio lungo il bivio in cui Doc Riddle si era fermato, in quella Swamp Road che sembra appartenere sempre più a un sogno ad occhi aperti.
Copertina dell'edizione in uscita per i tipi di Penzler Publishing |
In ogni caso, non dovete pensare che sia tutto qui e che questo sia soltanto un racconto del terrore o una semplice storia adatta a distrarvi e a tenervi compagnia durante gli sconfortanti tempi che corrono. Quella che ci viene dipinta, infatti, è una vicenda ben più complessa, una sorta di incubo ad occhi aperti calato nella realtà allucinata di tutti i giorni, dove le apparenze contano fino a un certo punto e si deve scavare a fondo nella trama e nei suoi aspetti più reconditi per riuscire a comprendere la sua grandezza. A ragione, "La Rossa Mano Destra" è stato definito un'opera superba, un racconto che confonde, oscuro, terrificante e sempre pronto a stupire con un colpo di scena, calato in un miscuglio di generi che non si limita a comprendere il romanzo hard-boiled americano della prima metà del Novecento e il giallo tradizionale alla maniera inglese. Esso tocca una quantità incredibile di temi diversi, trattandoli con uno stile impressionante e sconcertante che, attraverso la voce narrante del nostro Doc, sembra portare in vita gli eventi che si verificano e mantenerli pregni di suspense e avvincenti fino alla fine. La desolazione e un certo cinismo, mischiati a uno strano tono sognante, pervadono qualunque riga del libro, conferendo un risvolto poetico ai terribili e sconvolgenti accadimenti della lunga notte estiva in cui l'opera è ambientata, e dando vita a un romanzo giallo indimenticabile, eccentrico, che combina qualcosa di complesso e meraviglioso allo stesso tempo, simile a "una cavalcata da brivido che farà impallidire i thriller moderni". E proprio al thriller moderno è stato accostato "La Rossa Mano Destra", poiché ne è stato antesignano e precursore forse ancora più dell'opera di Berkeley/Iles: è stato capace di giocare con le regole del mystery della Golden Age, benché si sia addentrato in un territorio allora inesplorato che metteva insieme caratteristiche all'apparenza inconciliabili, mettendo così d'accordo sia i cultori del giallo classico e quelli del romanzo più violento.
Se prestiamo attenzione ai tantissimi dettagli, importanti o meno a prima vista, con cui è stato impreziosito questo libro, possiamo osservare che nulla è stato lasciato al caso: come se ci trovassimo avvolti da una nebbia penetrabile solo a tratti, immersi in un sogno dai contorni brutalmente reali e caotico, man mano che procediamo nella lettura diventiamo consapevoli che ogni cosa viene riflessa come se fossimo davanti a uno specchio, parola d'ordine per riuscire a trovare il bandolo della matassa in cui il dottor Riddle si trova invischiato. Sebbene sia impossibile cogliere tutte le sfumature della vicenda (in parte a causa della confusa e continua ricerca del protagonista e narratori di trovare un senso al caos di fronte al quale si ritrova), vorrei soffermarmi sul fatto che davvero niente è come appare; a partire dall'ambientazione (pp. 34-35, 66-69, 83-84, 87-90, 105-107, 120-124, 199-202) ambigua e lussureggiante, tratteggiata in lunghe descrizioni e tangibile, benché onirica e goticheggiante, la quale descrive la vita di campagna e in particolare i boschi (come non pensare al celebre ritornello "Chi ha ucciso Laura Palmer?") con un tratto sinistro ma vivace, seducente eppure brutale ed inattaccabile, che impedisce di essere sicuri di sapere quando quanto ci viene presentato sia reale oppure fittizio, in una spirale che mescola indizi veri e altri offuscati. Come in un incubo, inoltre, veniamo guidati nel procedere della trama da una prosa poetica che stride, ostica ma suggestiva, con una propria logica peculiare e fatta di numerosissime coincidenze, la quale ci incanta ed inebria ma allo stesso tempo vorremmo respingere per istinto, lungo un percorso di "pseudo-flusso di coscienza" senza divisione in capitoli (solo paragrafi), simile a un fiume in piena, che sembra seguire quello della nostra mente quando sogniamo: infatti, dopo averci spiazzato nelle prime pagine (1-16), le quali ci introducono nello Stadio 1 del nostro originale sonno, e aver presentato al lettore la situazione e il Grande Dilemma ("Che fine ha fatto la Mano Destra di S. Inis St. Erme?"), nelle pp. 17-101 ripercorriamo lo speranzoso viaggio dei due promessi sposi fino al suo tragico finale (Stadio 2) in base al loro punto di vista; in seguito, passiamo ad osservare la storia seguendo la persona del dottor Riddle (pp. 101-165, Stadio 3), dal momento in cui si allontana dalla casa del suo ultimo paziente fino a quello in cui incontra Elinor che fugge dal bosco e dal Mostro; per raggiungere lo Stadio 4 costituito dall'unione dei punti di vista (pp. 165-205) e dal momento di riflessione finale, ed infine la conclusione (pp. 206-257) con la scoperta e lo scontro col colpevole, culminante in una constatazione che ha il sapore amaro del risveglio. Il tutto farcito di digressioni sugli argomenti più disparati (pp. 28-30, 52-72, 75-77, 80-85, 101-105, 108-115, 142-145, 188-195), dalle assicurazioni sulla vita alle abitudini bancarie degli americani della metà del Novecento, dall'arte surrealista al lavoro di un ufficio postale di provincia, fino a giungere al tema più importante di tutti: la psicologia, declinata secondo ogni sfaccettatura e applicata alla mente umana, in forma di pazzia e di istinto di sopravvivenza, di inganno e di ossessione (pp. 20-21, 78-79, 94-99, 124-127, 147-148, 160-161, 206-212, 215-216).
A questo proposito, va segnalato che ogni personaggio di "La Rossa Mano Destra" soffre di qualche complesso: il dottor Riddle è un cinico disilluso, Inis un eterno bambinone, Elinor un'insicura, MacComerou un pessimista, Dexter un uomo fin troppo sognatore e incapace di adattarsi alla vita, Unistaire un paranoico esaltato, Quelch un perfezionista ossessivo-compulsivo, Cavaturaccioli uno sconfitto che tenta di dare un senso alla propria esistenza e Rosenblatt un poliziotto di provincia che si è trovato a fronteggiare una sfida inedita secondo gli schemi che ha assimilato. Tutti loro, dotati di nomi tanto pittoreschi quanto le loro personalità (pp. 22-23, 37-39, 40-44, 46-49, 73-74, 77-78, 81-82, 85-87, 96-97, 107-108, 131-135, 168-169, 175-176, 178-179, 188-195), agiscono nel caos creatosi all'interno della storia, tentando di tenere in piedi quanto li riguarda, e finiscono per assistere al crollo delle aspettative, circondati dal terrore e l'inquietudine che trasudano dalle pagine e dalle coincidenze che li vedono protagonisti loro malgrado. In mezzo ad animali uccisi barbaramente, continui riferimenti al sangue e ad altre cose raccapriccianti che includono la medicina (altro tema di riferimento), assistiamo a un fenomeno unico all'interno del genere giallo, in cui tutto sembra tornare e le coincidenze iniziano a diventare qualcosa di più. Non voglio anticipare troppo, ma vi consiglio di prestare attenzione alle somme di denaro che vengono menzionate nel corso della vicenda, ai nomi di persone e luoghi che appaiono a più riprese, ai personaggi stessi che si dimostrano legati l'uno all'altro più di quanto si pensi a prima vista, ai delitti e alla psicologia che si cela dietro ad essi e agli oggetti ricorrenti. Forse l'autore sta tentando di rendere a parole la complessità della società oppure di dirci qualcosa? Chissà. Di sicuro, in mezzo a tutti questi elementi, si trovano false piste e gli indizi necessari a scoprire cosa sia accaduto a S. Inis St. Erme e come un auto sia diventata invisibile per qualche ora; per cui, lettori, in guardia! Tocca a voi districare la matassa e individuare dove appare chiaramente la soluzione dell'indagine; dopotutto, Riddle non ha mai visto né l'assassinato, né l'assassino, né l'automobile incriminata (altro risvolto inedito della storia), se dobbiamo dargli fiducia e credere alle sue stesse parole. Sin dalla prima riga, l'autore non vi concederà pace e vi condurrà passo dopo passo sulla sottile linea dell'ambiguità e dell'imprevedibilità, agghiacciandovi e gettandovi a più riprese fumo negli occhi, in una frenetica ricerca della verità in cui i padroni della scena sono sempre il Terrore e la Morte; ricerca che vi lascerà come ipnotizzati, grazie a un linguaggio stilisticamente spezzato e surreale, la ripetizione ossessiva di motivi ricorrenti e un ritmo inarrestabile.
Joel Townsley Rogers, nato nel 1896 e morto nel 1984 |
Nonostante il giudizio di quest'ultimo, quindi, Rogers decise di tornare alla scrittura di racconti e proseguì in questa strada fino al 1984, quando morì a Washington D.C., completamente al verde. Incredibile, se si pensa quanto sia stato unico e grande il suo contributo al giallo, non è vero? Eppure, in epoca moderna, in pochi si ricordano di lui, a parte gli stretti appassionati del genere giallo e alcuni dei suoi più grandi autori, come Donald E. Westlake ed Ed Gorman. Tuttavia, ciò non deve scoraggiare: a mio parere, ci sarà sempre qualcuno che spenderà volentieri qualche parola di lode nei confronti suoi e del suo "La Rossa Mano Destra": un testo straordinario, con un enigma fatto di mille giravolte e di altrettanti colpi di scena, capace di strabiliare ancora dopo tanti anni grazie all'aura di mistero che lo circonda (pp. 7-8, 15-16, 36-37, 72-73, 99-101, 134-139, 150-152, 155-158, 165-167, 186-188, 217-218, 225-226). Rogers riuscì a mettere insieme talmente tante cose che sorprende pensarle tutte assieme: la detective story di matrice classica, poiché presenta un apparato indiziario di prim'ordine, logico e assolutamente ineccepibile benché tortuoso al limite del magistrale; il thriller psicologico di stampo americano, con l'atmosfera di terrore che aleggia simile a una nebbia mefitica (pp. 25-26, 31-35, 68-70, 94-99, 152-154, 158-160, 162-167, 171-174, 181-186, 201-205, 207-213); il romanzo hard-boiled, perché caratterizzato dalla violenza, dal ritmo e da una brutalità senza pari; il noir, grazie al suo essere torbido e sfuggente come un'anguilla; il giallo di suspense, poiché gioca con la tensione e tiene i nervi del lettore sotto una spietata raffica di colpi martellanti. Un gioco di luci e ombre in cui niente è lasciato al caso, dove abbassare l'attenzione significa perdere un tassello importante per giungere alla verità, dove la febbre sale sempre più, tra mutilazioni e fughe nella notte, e tutto torna senza sbavature. Un viaggio nella pazzia e nella notte della mente, che avrebbe potuto benissimo implodere in se stesso a causa della quantità di elementi bizzarri che lo costituiscono, ma che risorge come l'araba fenice e trionfa nel riuscire a consegnare una soluzione soddisfacente da punto di vista razionale. L'unica cosa che si poteva aggiungere? Una piantina per avere del tutto chiara la faccenda. Eppure anche così ci troviamo di fronte a un vero Capolavoro, a quello che il critico Roland Lacourbe definì come “un roman d’un brio éblouissant e l’un des deux ou trois grand chefs-d’oeuvre incontestables et incontestés de toute la littérature policièr”, a un testo di culto che chiunque appassionato di crime novels dovrebbe affrettarsi a procurarsi. Nella prefazione all'edizione in lingua originale del 1997, Edward D. Hoch commentò a proposito di questo romanzo: "Se questa è la prima volta che lo leggete, è un'esperienza che sinceramente vi invidio"; voi cosa state aspettando?
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