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venerdì 8 novembre 2019

13 - "Presagio di Morte" ("The Grindle Nightmare", 1935) di Patrick Quentin/Q. Patrick

Copertina dell'edizione pubblicata
nel Giallo Mondadori n. 1472
Secondo definizioni inflazionate e poco originali, la crime story classica della Golden Age è stata classificata in modo categorico come "confortevole" e tacciata di essere "snobbery with violence" (ovvero altezzosa al limite del fastidioso). Le è stato imputato di mostrarsi distante dalla realtà odierna, di narrare vicende noiose e soporifere e di sfruttare stereotipi stantii, con toni pedanti al limite della pignoleria e attraverso temi insulsi. Chiunque abbia letto numerosi romanzi gialli, tuttavia, può confermare che niente potrebbe essere più distante dalla realtà. Infatti, sebbene ogni tanto essa utilizzi elementi comuni e in qualche modo prevedibili (ma quale genere letterario non lo fa?), il più delle volte li declina secondo criteri inattesi, che spesso si concentrano su aspetti cinici e poco confortevoli della vita quotidiana ma ancora attuali ai nostri giorni, introducendo elementi di rottura con le aspettative del lettore e trattando argomenti "scomodi" e spiacevoli, se non brutali, i quali vanno al di là delle impressioni superficiali che egli può farsi in un primo momento. A dimostrazione di quanto affermo, vorrei sottolineare il fatto che molte opere scritte nella prima metà del Novecento hanno addirittura contribuito a dare vita al thriller moderno: ad esempio, "L'Omicidio è un Affare Serio" di Francis Iles/Anthony Berkeley narra una storia la quale, pur essendo ambientata in un tipico villaggio di campagna inglese, in realtà presenta caratteri che provocano disagio e turbamento molto forti. Lo stesso si può dire di alcuni romanzi americani, tra i quali il più famoso è forse "La Rossa Mano Destra" di Joel Townsley Rogers, dove l'elemento dell'enigma tradizionale viene unito a un'atmosfera psicologica oscura e inquietante, in un tentativo di modernizzare la narrazione e renderla al passo con i tempi.

Non sempre questi sforzi sono stati premiati: proprio per il loro essere stati in anticipo sui gusti futuri, innovativi in un mondo che desidera evolversi ma considera le novità con diffidenza, essi non sono riusciti a far presa sulle persone e sono stati trascurati, in favore di romanzi gialli meno "di rottura", con la conseguenza di cadere in un ingiusto oblio e risultare sconosciuti al grande pubblico; finché alcuni critici non hanno saputo valorizzarli con le loro parole e restituire loro i giusti meriti. Anche io, nel mio piccolo angolo di riflessione, desidero fare la mia parte. Con l'avvicinarsi di Halloween, poi, appare adatto soffermarsi su una crime novel più macabra del solito; quindi, con la recensione di oggi voglio concentrarmi su alcuni autori poco valorizzati ma, comunque, degni di nota per il loro impegno nel voler dare al giallo classico una nuova e più moderna identità. Quindi, su consiglio dei recensori sopra menzionati, recensirò "Presagio di Morte" di Patrick Quentin, ma firmato con lo pseudonimo di Q. Patrick (Giallo Mondadori n. 1472): una vicenda dalle forti tinte fosche, in cui la paranoia la fa da padrone, la campagna apparentemente idilliaca si trasforma in lugubre scenario di massacri ed incubi terribili sembrano diventare realtà. Pur essendo classico nell'impianto generale e nell'uso dei topos narrativi, infatti, questo libro insolito si segnala per la resa del terrore che diventa palpabile, il macabro che si fa quotidiano e il disagio che trasuda dalle pagine stesse, in modo inedito e straordinario per gli stili adottati negli anni '30 del secolo scorso; tanto che lo scrittore e critico Anthony Boucher lo ha incluso nella sua classifica personale dei dieci migliori gialli mai scritti.

Villaggio di Biertan, in Transilvania, che potrebbe ben
sostituirsi a quello di Grindle quanto a eventi terrificanti
La storia, tuttavia, non inizia in modo da far sospettare le atrocità che si verranno a verificare nel corso del racconto. Per prima cosa, ci vengono presentati due dottori (meglio, due scienziati), Douglas Swanson e il suo collega Antonio Conti, mentre tornano nella casa che hanno affittato nella vallata di Grindle, nel New England: un luogo distante venti miglia dalla città di Rhodes e immerso nella natura, che di solito suscita nella mente soltanto immagini bucoliche e amene. Stanchi per la giornata di duro lavoro nei laboratori dell'ospedale universitario, stanno percorrendo in auto la strada principale del villaggio quando, d'improvviso, scorgono numerose figure intente a passare al setaccio i campi che circondano le fattorie. D'impulso, i due credono che siano ancora in corso le ricerche degli animali scomparsi: in questa moderna Arcadia, infatti, da qualche tempo si stanno verificando episodi inquietanti e irragionevoli, come la sparizione di un'oca, un gattino e alcuni cani da caccia. Nessuno li ha più visti dal momento in cui si sono allontanati dai loro padroni, e un tale silenzio da parte di esseri chiassosi come quelli fa temere che possa essere loro successo qualcosa di grave, pur non facendo presagire minacce imminenti che vedano coinvolti più di tanto gli abitanti di Grindle, come gli stessi Swanson e Conti. Se non fosse che, come apprenderanno ben presto, stavolta il soggetto delle indagini è la piccola Polly Baines, la figlia più piccola del loro giardiniere.

Anche lei è uscita sul cortile posteriore di casa sua e si è inoltrata nella vegetazione, facendo perdere le proprie tracce. Il pronto allarme dei genitori della bambina e l'utilizzo dei segugi, purtroppo, non porta a nessun risultato concreto, e il fatto diventa immediatamente l'oggetto preferito dai pettegoli locali per sparlare di questo o di quell'altro conoscente: la sera stessa della scomparsa di Polly, infatti, i due scienziati e i signori Goschen, invitati per una cena nella loro casa, escogitano innumerevoli teorie sul fatto. Nessuno viene escluso dal sospetto di essere il responsabile dei rapimenti: Valerie Middleton e sua madre, povere ma determinate; i Tailford-Jones, legati da un matrimonio infelice; gli Alstone (Seymour, suo figlio Franklin e suo nipote Gerald), padroni della maggior parte delle terre ma estranei tra loro; Peter Foote, giovane promessa nel campo della patologia e amico di Gerald; gli stessi Baines, affetti da una tara mentale. Il problema è che ognuna di queste persone sembra non avere alcun movente valido per far sparire una ragazzina di dieci anni; certo, più o meno tutto nutrono manie di qualche tipo, ma arrivare a rapire un essere umano appare davvero esagerato... o forse no? Pian piano, infatti, la faccenda inizia a farsi drammatica. Quando anche la scimmietta da compagnia di Roberta Tailford-Jones scompare nel nulla e il cane di Valerie Middleton rischierà di essere ucciso, il disagio che grava su Grindle minaccerà di esplodere come una bomba e di scatenare i rancori sopiti tra gli abitanti del luogo; ma saranno le progressive scoperte dei resti degli animali scomparsi e di numerosi cadaveri orrendamente sfigurati a diffondere, nelle strade innevate del villaggio, il terrore che tutto sia opera di un pazzo che si sta aggirando da quelle parti. Le morti fioccano, insieme alla neve, e le scoperte si fanno sempre più agghiaccianti; l'unico al di sopra di ogni sospetto è il vice-sceriffo Bracegirdle, al quale vengono affidate le indagini: riuscirà a fermare il colpevole, sostenuto dal dottor Swanson, prima che sia troppo tardi?

Piantina della Vallata di Grindle, con segnalati i punti in cui
sono stati trovati i cadaveri dello uistiti e di Baines
"Presagio di Morte" costituisce una prova memorabile e fuori dal comune nel panorama della crime story classica, anche se a una prima occhiata può sembrare che sia un convenzionale giallo di inizio Novecento. Fin dall'inizio, infatti, il narratore appare quanto mai simile alla "spalla" che accompagna investigatori quali Hercule Poirot oppure Sherlock Holmes (entrambi citati nel corso del racconto, assieme a Philo Vance); tanto più trattandosi di uno scienziato assimilabile alla figura di Watson, che vive nella stessa casa assieme al collega "più sveglio", si innamora di una bella vicina e si ritrova coinvolto in situazioni pericolose e avventurose (vedasi l'inizio del cap. 5 o lo stesso finale). L'ambientazione è quella della campagna (americana, ma intercambiabile con la sua controparte britannica), dotata di un paesino rurale composto di famiglie laboriose e all'apparenza spensierate (pp. 4 e 31-33, ma pure p. 65 e seguenti); i personaggi risultano quanto mai familiari nei rapporti tra loro, tratteggiati con attenzione in un misto di affabilità e gelosia, inframmezzati dal proverbiale pettegolezzo che si insinua in ogni pensiero (esempio alle pp. 7-16); lo stesso modo di descrivere tutto ciò rimanda allo stile della Golden Age, con l'usuale indagine sulla scomparsa di una persona smorzata ogni tanto da intervalli di carattere quotidiano, come la battuta di caccia (cap. 6) oppure le cene tra vicini (cap. 1 e pp. 27-30). La presenza di una caratteristica mappa della vallata di Grindle (p. 32), di un enigma improntato al fair-play (vedasi la spiegazione finale, negli ultimi quattro capitoli) e di una trama articolata, sommati a tutto ciò, confermerebbero dunque la convinzione di trovarci di fronte a un mystery classicissimo, un placido romanzo con "delitto-al-villaggio" sullo stile di quelli che avvengono a St. Mary Mead; se non fosse che, non appena veniamo introdotti alle prime indagini, scopriamo che in realtà le apparenze nascondono una storia ben più oscura, in cui i siparietti tra gli abitanti lasciano spazio a situazioni molto meno confortevoli.

Infatti, pur presentando l'impianto canonico che ci si aspetterebbe di trovare in un romanzo di questo genere, la storia risulta caratterizzata da un incredibile senso di agghiacciante inquietudine, suscitato nel lettore in modo sempre più forte man mano che la vicenda si sviluppa da una narrazione infinita di crudi omicidi, perpetrati con sadico piacere, fino all'angosciante finale al limite del parossismo. Si tratta di un elemento innovativo, che contrasta con quelli appartenenti al passato ma, allo stesso tempo, costituisce il cardine attorno a cui si snodano gli eventi e fa sì che la componente "classica" ne esca incredibilmente rafforzata e risulti tanto insolita quanto affascinante. Se l'idea di usare un approccio tanto moderno potrebbe farvi dubitare sulla resa complessiva del romanzo, non abbiate timore: il risultato finale, per quanto diverso dal solito, vi sorprenderà in positivo. Nei libri di Patrick Quentin, infatti, la tradizione si sposa benissimo con la novità, in un connubio evocativo e strabiliante insieme. In questo caso, se ci facciamo caso, al di là di personaggi ed ambientazione sui quali mi soffermerò più avanti, sono soprattutto i contenuti a conferire questa connotazione inedita a "Presagio di Morte" e a rappresentare il principale motivo di rottura con la precedente tradizione del giallo classico. Da un'introduzione più ordinaria, infatti, pian piano le vicende iniziano ad incentrarsi su temi inconsueti e sempre più disturbanti, in cui domina una psicologia distorta e scioccante; quali il sadismo, la mutilazione e la questione etica dei test sugli animali. Provate a seguire questa riflessione: innanzitutto il narratore, il dottor Swanson, è un giovane scienziato che si occupa di vivisezione ed esperimenti in laboratorio che prevedono cavie, assieme al suo collega Conti. Bisogna ammettere che si tratta di attività perlomeno insolite, se non molto sgradevoli, per protagonisti di libri in cui si evita di soffermarsi sugli aspetti più disagevoli degli omicidi, giusto? Più di una volta, poi, nel corso della narrazione della vicenda, spariscono animali nelle vicinanze della casa in cui loro vivono: capre, pecore, un'oca, un gattino, alcuni cani, e tutti quanti vengono ritrovati in breve tempo nei boschi e nel fiume che attraversa Grindle, quali cadaveri squartati e mutilati in modo orribile. Non so voi, ma a me tutto questo fa provare una forte repulsione.

Infine, il passaggio terribile dalla scoperta dei corpi di esseri selvatici e subumani a quelli di esseri umani veri e propri corona l'opera dello sterminatore, quando la morte tocca lo uistiti di Roberta Tailford-Jones (che ricomparirà sventrato poco dopo, a p. 20) e anche la piccola Polly Baines; accostamento, quest'ultimo, reso ancora più terribile dal fatto che la piccola scimmia, tipico "ornamento" delle donne degli anni' 30, assomigli in modo incredibile a una bambina. A pensarci bene, non dà i brividi come qualcuno possa aver partorito tante idee oscure e tutt'altro che "confortevoli" (senza dimenticare che ciò è successo nel 1935) e aver deciso di metterle insieme? D'accordo, la traduzione italiana, datata 1977, non è molto recente e al giorno d'oggi il senso di disagio che si prova a leggere simili atrocità è attenuato; però questo non inficia la forza dirompente di trovate del genere! Ammetto di essere stato molto impressionato dal tono moderno misto a gotico che è stato usato per descrivere le vicende; Martin Edwards, nel suo "The Golden Age of Murder", aveva messo in guardia il lettore dalla lettura di "Presagio di Morte", ma mai avrei immaginato fosse tanto sovversivo per i suoi tempi. Senza contare, inoltre, che questa escalation di violenza ci viene propinata in modo da non farcene quasi accorgere, e solo quando giungiamo ai fatti compiuti ci rendiamo conto di quanto essi possano essere potenti e devastanti. La crudezza delle morti, infatti, caratterizzate da fattori angoscianti (chi viene ucciso perché trascinato da automobili fino ad esalare l'ultimo respiro e in seguito annegato con i polsi stretti in trappole per topi (pp. 33-38), chi impiccato a un albero (pp. 64-69, 71-78), chi ammazzato da un colpo d'arma da fuoco (pp. 101-111)), non lascia un momento di respiro al lettore, il quale si ritrova catapultato in un incubo ad occhi aperti, dal quale sembra impossibile uscire se prima non si ha scoperto la verità. E se, come ho detto, il racconto delle uccisioni rappresenta il principale motivo di disagio per chi legge, è altrettanto vero che altri elementi della storia concorrono a rafforzare il senso di malessere e fastidio. I continui riferimenti agli esperimenti in laboratorio di Swanson e Conti (all'interno dei capitoli iniziali e nei colloqui con Bracegirdle), ad esempio, sottolineano ancora di più l'orrore di tutta la situazione e quanto essa diventi sempre più insostenibile. Oltre alla faccenda della vivisezione, i due amici e colleghi vengono criticati aspramente in quanto sospettati di essere responsabili delle scomparse (poi morti) e per il loro essere "insensibili e sadici" (pp. 12-15 da parte della signora Tailford-Jones e pp. 24-27 dal preside di facoltà). A tutti appare chiaro loro che sarebbero i primi a trarre vantaggio da un incremento delle "scorte" su cui testare nuovi farmaci (uno dei due autori che si nascondevano dietro lo pseudonimo Quentin, Richard Wilson Webb, per un periodo fu a capo di un reparto di ricerca farmaceutica, quindi sapeva bene come ci si poteva sentire ad essere accusati di simili atrocità), e non serve a nulla dimostrare che non hanno alcun legame con i delitti. Qualunque cosa facciano, Swanson e Conti sono destinati a sbagliare poiché, se prima l'accusa di sadismo veniva rivolta nei loro confronti con l'attenuante di far soffrire povere bestiole soltanto per il "Bene Superiore" dello sviluppo di cure inedite, una volta scoperta la natura schizofrenica delle uccisioni gratuite l'accusa persiste allo stesso modo, con il pretesto di fare di loro un comodo capro espiatorio.

Secondo le menti bigotte e cieche degli abitanti di Grindle, gli scienziati sono tutti freddi e insensibili, quindi è naturale che Conti abbia una mente malata secondo la quale la tortura e l'uccisione vengono viste come naturali; senza contare la concezione distorta dell'esperimento come se fosse qualcosa di simile a un rito satanico. Come capirete, dunque, anche il legame instaurato tra gli esperimenti e gli omicidi e i sospetti infondati degli abitanti mettono in luce quanto la società di Grindle sia corrotta e rendono la lettura poco confortevole; ma non è finita qui. La questione del sadismo, infatti, porta a una discussione sull'ipocrisia, messa in luce dalle reazioni dei vicini degli scienziati ai delitti: all'apparenza sono persone come tutte le altre, ma in profondità nascondono istinti animaleschi, sono incapaci di esprimere emozioni normali e nutrono pregiudizi contro il "diverso" (pp. 7-16, 20-24, 53-56, 64, 83, 114 oltre a molte altre). Ad esempio i Baines, affetti da una presunta tara mentale, vengono additati e tenuti a distanza come se fossero paria, in quanto potrebbero contaminare l'apparentemente perfetta e sana rete sociale dei cittadini più in vista di Grindle: Mark e sua sorella, soprattutto, diventano i bersagli del pettegolezzo locale, poiché considerati alla stregua di animali selvaggi e di individui disturbati (pp. 14-15). Ma non sono solo gli "strani" dichiarati a catturare l'attenzione della popolazione di Grindle; pure chi presenta menomazioni fisiche, come il veterano Edgar Tailford-Jones, accusato di essere impotente dal punto di vista sessuale, oppure il debole Gerald Alstone viene appellato con definizioni al limite della diffamazione. Lo stesso elemento sessuale, come ha approfondito Curtis Evans in un saggio contenuto in "Murder in the Closet", costituisce un altro dei caratteri spiacevoli su cui si basa "Presagio di Morte: spesso, infatti, viene sottolineato l’aspetto muscolare e virile degli uomini, in modo da far emergere una sottintesa tendenza carnale per nulla indifferente. Il soffermarsi sulla violenza perpetrata sui bambini (pp. 9, 20-22), l'utilizzo di molti termini di carattere medico e l'inserimento di scene di aggressività gratuita (come l'incendio atto ad ammazzare i cavalli di Seymour Alstone, alle pp. 48-52, o la battuta di caccia tanto "classica" nell'esposizione come quella descritta dallo stesso Quentin in "E i Cani Abbaiano...", sotto lo pseudonimo di Jonathan Stagge, quanto segnata dai comportamenti animaleschi dei suoi partecipanti, all'interno del cap. 6) coronano infine una storia carica di materiale orrorifico, sulla quale domina un mistero contraddistinto da una soluzione straordinaria e insolita per il suo tempo (basata, tra l'altro, su un caso realmente avvenuto in America che destò grande scalpore e distinto per l'innovativa mancanza di un movente razionale, elemento centrale della classica crime novel in cui tutto è guidato da una ferrea logica psicologica) e segnato da una violenza inaudita, che sembrerebbe più adatta a un hard-boiled mystery.

Anche se in questo caso, sebbene l'enigma sia velato da pura violenza e ombre terribili da "romanzo dei duri", viene data maggiore importanza alla psicologia del delitto (pp. 86-89, 107), con richiami a Krafft-Ebing e Freud e alle loro teorie sull'attrazione sessuale dello stesso genere, sull'impotenza e la psicopatia. Patrick Quentin ha miscelato tutto ciò, tra innovazione e passato, e contro le aspettative ne ha ricavato una vicenda classica che funziona: da una prima apparenza di tradizione nella forma, in seguito il romanzo vira verso la novità e il rinnovamento in quanto a contenuti, per poi tornare a un finale classico, contrassegnato da falsi indizi e ipotesi, in cui tuttavia dominano il caos e la frenesia (forse troppo?), come in uno spasmodico conto alla rovescia verso la distruzione e la pazzia più sfrenata (cap. 15-16). "Presagio di Morte" costituisce, insomma, un piccolo capolavoro della classica crime story; anche se risulta molto avanti sul suo tempo e lascia trasparire un presunto sadismo, sotto sotto sono convinto che i suoi autori volessero soltanto rompere le regole e i tabù non scritti del genere. È un astuto esempio di romanzo del mistero che ruota attorno a un alibi indistruttibile? È un trattato sulla pazzia e sul delitto? È un'opera di denuncia verso il bigottismo della società americana della provincia? È un giallo con delitto-al-villaggio-di-campagna? Oppure è un romanzo sulla depravazione? Sono fermamente convinto che, in realtà, questo strabiliante libro incarni tutte queste declinazioni.

Richard Wilson Webb, nato nel 1901 e
morto nel 1966. Fu una delle due metà che
produssero "Presagio di Morte"; dell'altra,
ovvero Mary Louise Aswell, non ci sono
fotografie.
Anche se non viene spesso ricordato (in Italia siamo stati fortunati, poiché tutti i suoi gialli sono stati pubblicati da Mondadori a partire da molti anni fa), il nome di Patrick Quentin rappresenta una delle firme più famose e sfuggenti di tutta la letteratura gialla: esso, infatti, consiste in un'intricata collaborazione tra diversi individui, che non si limitò ai "soliti" due autori, come nel caso di Ellery Queen o di Boileau-Narcejac, ma comprese ben quattro persone, le quali si diedero il cambio nel corso di quasi 35 anni di carriera, dal 1931 al 1965, e pubblicarono quasi trenta romanzi del mistero. Tutto iniziò quando Richard Wilson Webb (1901-1966), un ricercatore farmaceutico nato a Burnham, nell'Essex, ma emigrato in America in seguito a numerosi viaggi in Francia e Sud Africa, decise di scrivere una crime novel servendosi di un aiutante per la sua stesura; infatti, sebbene la sua mente brulicasse di idee geniali, non riusciva a dare loro forma adeguata sulla carta. Per fare ciò, iniziò un sodalizio con Martha Mott Kelley, una signorina di cui si conoscono soltanto la data di nascita (30 Aprile 1906, a New York), quella di morte (17 Novembre 1989) e che nel 1933 contrasse matrimonio con Stephen Shipley Wilson, dal quale nacque una figlia. Insieme scrissero due gialli tipicamente inglesi, "Tè e Veleno" (1931) e "Delitto al Club delle Donne" (1932), e li firmarono con lo pseudonimo Q. Patrick; poi Martha Kelley decise di ritirarsi e Webb, raccolto il "marchio" comune, intraprese la scrittura del suo unico romanzo "solista", "Prima che il Temporale Finisca" (1933); una storia ambientata a Cambridge, nel college dove aveva studiato. La situazione di lavoro in solitaria, però, non lo soddisfaceva e così, in quello stesso anno, diede inizio a una nuova collaborazione, stavolta in compagnia di una giovane giornalista americana, chiamata Mary Louise Aswell (1902-1984). In coppia con lei, Webb diede alla luce "In Crociera col Delitto" (1933) e "Presagio di Morte" (1935); poi si ritrovò ancora una volta solo al timone delle storie di Quentin. Fu a questo punto che i suoi sforzi vennero coronati dal successo. Di lì a poco, infatti, avrebbe conosciuto il cugino Hugh Cullingham Wheeler (1912-1987), col quale avrebbe avviato il sodalizio definitivo: insieme, scrissero tutti gli altri romanzi gialli che vanno dal 1935 al 1952, compresa la saga di stampo classico-moderno di Peter Duluth (un produttore teatrale alcolista che fece la sua prima apparizione in "Manicomio" nel 1935) che firmarono come "Patrick Quentin"; alcuni gialli dall'aspetto tradizionale ma pur sempre innovativi, quali il meraviglioso "Troppe Lettere per Grace" o i crimefiles dotati di rapporti e indizi reali come "Il Caso Claudia Cragge", ancora sotto il nome di Q. Patrick; e i nove libri con protagonista il dottor Westlake e la sia figlioletta Dawn, a firma Jonathan Stagge, improntati al mystery più classico. Per tutto questo tempo, i due cugini stettero fianco a fianco e lavorarono sodo; finché, nel 1952, Webb si ritirò alle Bermuda, stanco e ammalato, per trascorrere i giorni che gli restavano in pace e tranquillità (tra l'altro morì nell'indifferenza più totale) e lasciò il marchio al solo Wheeler il quale, tra alti e bassi, proseguì a scrivere gialli fino al 1965, tra un libretto in musica per Sweeney Todd e per A Little Night Music. Ho voluto precisare "tra alti e bassi" perché, a quanto dicono molti critici, dal momento in cui rimase solo, Wheeler diede un'impronta più psicologica e meno tradizionale ai suoi libri, pur sempre godibili ma poco interessanti dal punto dei contenuti e dei colpi di scena. Ciò renderebbe migliori quelli ideati da Webb, il vero "cervello" del duo, come "Presagio di Morte"; e osservando quest'ultimo, non si può non essere d'accordo con il loro giudizio.

Un'ambientazione evocata con vivacità (ad esempio pp. 3-4, 31-33, 65-70) e personaggi psicologicamente complessi (pp. 23, 53-56, 69) lasciano trasparire un'audacia, un'attenzione e una fantasia innate che, unite a un talento unico nel gettare il sospetto sugli attori in scena, creano situazioni indimenticabili e suscitano una tensione palpabile. In un assalto di implacabili visioni da incubo, la maggior parte dei personaggi ben presto si rivelerà composta da individui odiosi, con idiosincrasie e manie inquietanti e legate a turbamenti psichici e disfunzioni emozionali, che sembrano agire come se fossero guidati da un folle burattinaio il quale esaspera i rapporti tra loro e diffonde disagio (p. 64). Attorno a loro, Patrick Quentin costruisce una trama oscura, dove non mancano volti spettrali alle finestre, incontri su strade abbandonate, incendi dolosi e stanze piene di sangue che, tutti sommati, producono non soltanto una storia dell'orrore, ma anche un sottile ritratto di come la placida vita di campagna possa trasformarsi in un inferno. Forse tutto ciò è troppo? In effetti, tra i critici esso gode della reputazione di narrare fatti al limite del raccapricciante, con le sue strazianti mutilazioni di animali ed esseri umani e un gusto davvero perverso e abnorme nell'esecuzione delle uccisioni. Pensate che il suo editore l'ha presentato al pubblico per la prima volta come l'opera di un novello "Jekyll & Hyde"! Inoltre, secondo alcuni, la spiegazione finale presenta un problema troppo intellettuale, oltre a risultare troppo complessa e frenetica, al punto da dare la sensazione di essere imprecisa. In ogni caso, sono convinto che ciò sia dovuto al metodo particolare attraverso cui essa viene fornita al lettore e, da parte mia, vi assicuro che l'esperienza di lettura di "Presagio di Morte" vale; e se avete ancora dei dubbi, sappiate che accosterei questo romanzo fondamentale a "La Rossa Mano Destra" di Joel Townsley Rogers. Quello resta un caso a parte, certamente, ma la sensazione che ho provato alla fine della lettura è stata più o meno la stessa. Inoltre, ci sarà pure un motivo per cui Martin Edwards, Douglas Green, Anthony Boucher, Mauro Boncompagni e tanti altri elogiano questo particolare libro di Quentin. Sarebbe bello che qualcuno raccogliesse la sfida di ripubblicarlo, in questo momento d'oro per thriller. Per il momento, vi auguro di trovare una copia usata in un mercatino online o su una bancarella.

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