Copertina dell'edizione pubblicata dalla Polillo Editore |
Proprio i mezzi di comunicazione e locomozione sono il più delle volte protagonisti di mysteries ambientati in questi scenari vacanzieri, sia in stagioni più rigide come l'inverno (come non ricordare "L'Assassinio sull'Orient-Express" di Agatha Christie?) sia in altre più calde. In "Un Pomeriggio da Ammazzare" di Shelley Smith, ad esempio, abbiamo visto che è l'aeroplano privato del signor Jones a condurlo nella casa di Alva Hine, dalla quale partirà tutta la vicenda. In "Poirot sul Nilo" di Christie, il battello Karnak su cui viaggia l'investigatore belga, mentre è in ferie, costituisce la scena del delitto, l'elemento caratterizzante della vicenda, quello che dà una connotazione precisa al mistero. Negli innumerevoli gialli di Freeman Wills Crofts, sfegatato appassionato del giallo su rotaie, è spesso il treno a diventare elemento imprescindibile della trama. Ma non solo gli autori di gialli classici inglesi si sono sperticati nell'ideare omicidi a bordo di innumerevoli mezzi a motore: Rufus King, narratore impareggiabile degli anni '30-'40 del mystery analitico americano, ha costruito un'intera carriera sulle uccisioni avvenute a bordo di navi, yacht, imbarcazioni da diporto e simili; Charles Daly King, altro grande scrittore della crime novel classica, ha dato prova più volte di prediligere il sottogenere del "delitto a bordo" grazie ai suoi "Delitto in Cielo", "La Morte Viaggia in Treno" e "In Alto Mare". Spesso questi veicoli ci portano in luoghi esotici come isole e paesi stranieri (il deserto iraniano di "Un Pomeriggio da Ammazzare", l'Egitto di "Poirot sul Nilo", gli atolli paradisiaci del centro America in un altro giallo di questo tipo come "Charlie Chan e la Casa Senza Chiavi"), permettendoci di evadere dalla monotonia quotidiana; altre volte, invece, essi ci accompagnano dietro l'angolo di casa, senza che ci sia bisogno di andare dall'altra parte del mondo per la riuscita di un buon romanzo del mistero; come nella minuscola Burgh Island dell'Inghilterra meridionale, nella quale è ambientato "Dieci Piccoli Indiani" di Christie.
A quest'ultimo tipo di location si può aggiungere quella costituita dai Broads, quell'intrico di laghi poco profondi e larghi fiumi che si dirama per gran parte dell'Inghilterra orientale, tratteggiata nel romanzo che intendo recensire oggi: "Morte a Vele Spiegate" di C.P. Snow (Polillo Editore, 2002). In questa storia, pur non giocando un ruolo importantissimo all'interno della storia, l'ambientazione viene evocata in modo da conferire un'originale sfondo per le oscure vicende narrate, tratteggiate con tono distaccato a partire dal delitto avvenuto a bordo di un piccolo yacht per poi passare allo scatenarsi degli istinti dei sospettati, costretti a convivere in un isolato cottage, e alle complesse elucubrazioni dell'investigatore dilettante di turno, impersonato da un impiegato amministrativo con l'animo del filosofo-scienziato, in modo da dare vita a un esemplare giallo classico.
Anchor and Boats (Rye Harbour, East Sussex), Eric Ravilious, 1938 |
Le risate e i brindisi per il nuovo lavoro di Christopher, benché attenuati dalla conferma del fidanzamento del giovane con Avice, riscaldano le ossa del vecchio gentiluomo, il quale non riesce a capacitarsi di quanto sia fortunato a poter stare assieme a quelle sei simpatiche persone, e il sonno arriva a fatica quando viene il momento di dormire. Il mattino seguente, tuttavia, una sorpresa per niente piacevole attende gli occupanti dello yacht: Roger, infatti, viene ucciso mentre si trova al timone della barca. Lo sconcerto assale i membri della compagnia, i quali tentano di risolvere la faccenda a modo loro prima di rivolgersi alla polizia, ma quando appare chiaro che il fattaccio non si riesce a sciogliere né può restare impunito, Ian inizia a domandarsi chi possa essere il colpevole di quello sporco assassinio. Appare chiaro fin da subito, infatti, che nessuno avrebbe potuto salire a bordo e far fuori il capitano, per poi scomparire nuovamente; quindi, il colpevole deve essere uno tra William, Tonia, Philip, Christopher e Avice. Quest'ultima, essendo cugina della vittima, sembrerebbe la persona più probabile da sospettare e Ian non può sopportare di vederla struggersi, o peggio, impiccata; così, approfittando di un passaggio sul dinghy guidato da Christopher e William, diretti ad informare le forze dell'ordine dell'accaduto, il gentiluomo si reca al più vicino telefono e convoca un suo vecchio amico, tale Finbow, il quale si trova in licenza da Hong Kong, per incaricarlo di scoprire la verità sulla morte di Roger. Finbow, da parte sua, si dimostra molto interessato alla faccenda: essendo un tipo che si diverte ad osservare come agisce la natura umana di volta in volta, potrebbe analizzare le reazioni di ognuno dei sospettati e interpretare le prove sulla scena del delitto come se si trattasse delle viscere degli antichi aruspici; quindi egli accetta di buon grado e, dopo essersi conquistato la fiducia del borioso sergente Birrell incaricato delle indagini, inizia a riflettere sul comportamento di ognuno dei sospettati, i quali nel frattempo sono stati costretti a vivere in un isolato cottage. Pian piano, grazie ai suoi metodi inusuali, Finbow inizia ad escludere una persona dopo l'altra dalla sua lista mentale, chi in base a prove materiali come capelli e tempi d'azione, chi a causa del peculiare carattere; mentre i nervi di tutti iniziano a cedere, compresi quelli del suo amico Ian. Riuscirà Finbow a inchiodare l'assassino di Roger? Ma soprattutto, sarà stato proprio un male che un tipo ambiguo come il dottor Mills sia stato eliminato?
Pianta della suddivisione di The Siren, lo yacht di Roger |
I motivi di questa mia parziale delusione sono differenti, anche se presi uno alla volta forse non influiscono più di tanto nella resa totale della storia. Innanzitutto, dunque, c'è il problema dello stile, che io ho trovato molto confuso e difficile da seguire (pp. 42-43, 59-62, 70-71, 88, 97, 118, 122, 124, 147, 153, 161, 167, 184, 199-200). Se da una parte mi ha ricordato quello caratteristico di Richard Austin Freeman, in cui le digressioni si sprecano e ogni occasione sembra buona per l'autore per infilare una riflessione personale sull'argomento trattato, dall'altro non mi ha restituito la stessa sensazione un po' ironica e suggestiva che avevo provato quando, ad esempio, mi sono tuffato in "L'Occhio di Osiride". Voglio dire, la spiegazione di Snow allo stadio da cricket (cap. 9) sul motivo per cui William si è presentato davanti al cadavere di Roger senza camicia, sul ponte la mattina del delitto, e la conseguente differenza tracciata tra studenti di prestigiosi college e alunni di istituti statali (le insolite "capre" e "pecore") è stato un pezzo di bravura nel "far passare il tempo", come l'ha definito lo stesso Finbow, e un intermezzo che non mi ha infastidito; così come la breve parentesi all'ospedale di Liverpool Street, dove abbiamo conosciuto di sfuggita il dottor Boothby e il giovane Parfitt. Però, per il resto della storia di "Morte a Vele Spiegate", ho come avuto l'impressione che il tono usato sia nel racconto del mistero della morte di Roger, sia nell'enunciazione delle teorie e dei momenti di tensione, sia stato molto (forse troppo) formale e presuntuoso. La freddezza di Finbow è come passata attraverso le pagine fino a raggiungermi, allontanandomi da quella sorta di impersonificazione che metto in atto mentre leggo e che mi permette di immergermi nelle vicende in prima persona. In sintesi, non sono riuscito a sentire il caso come al solito e ho percepito una sorta di parete tra me e il racconto di Snow, provando per la prima volta un distacco netto, forse dovuto al tono "da scienziato" dell'autore.
In secondo luogo, di conseguenza, ho avuto un problema con i personaggi: data questa incongruenza insormontabile tra me e il consueto coinvolgimento nella storia, non sono riuscito nemmeno a considerare i personaggi come esseri viventi in tutto e per tutto. Con questo, intendo dire che per me la maggior parte dei sospettati (Philip, Christopher e Tonia in primis, ma pure William e Avice in misura minore) non sono riusciti a staccarsi dalle pagine e a prendere vita davanti ai miei occhi, restando figure a due dimensioni che si muovono come burattini, per cause estranee alle emozioni paradossalmente più si avanzava nelle vicende e la tensione nervosa saliva. Per contro, quasi a voler ribaltare il risultato sperato da Snow, ho percepito con maggiore chiarezza il sergente Birrell e la signora Tufts, personaggi di importanza minore in "Morte a Vele Spiegate" rispetto agli altri, grazie al loro ridicolo pudore vittoriano e all'essere futili macchiette che risaltavano sulla piattezza della resa del sentimento umano. Infine, lo stesso enigma mi ha lasciato qualche perplessità. Infatti, se da un lato sono soddisfatto dal fatto che la soluzione finale sia stata suffragata da indizi materiali e accettabili da una giuria in tribunale, dall'altro non sono riuscito ad accettare del tutto il voler mettere insieme, da parte dell'autore, l'indagine prettamente preposta alle elucubrazioni "materialistiche" e quella governata dai ragionamenti sui caratteri e sulle emozioni dei personaggi. Mi è sembrato come se Snow avesse voluto dimostrare che il successo in un'indagine per omicidio debba essere sostenuto da una giusta dose di indizi pratici e di elementi psicologici, per poter sperare di cavare il proverbiale ragno dal buco; e se questo ragionamento può anche essere accettato, lui ha costruito un caso basato su aspetti troppo vaghi per essere considerati sufficientemente solidi da reggere le critiche, e dotato di troppo pochi elementi originali per essere ricordato nettamente in mezzo agli altri. Troppo viene lasciato al caso, e con troppa facilità i sospettati vengono eliminati dalla lista dei probabili colpevoli (tanto che spesso rientrano in corsa!), generando una soluzione troppo intellettualizzata; il che, assieme alle due critiche che ho discusso poco sopra, non mi permettono di promuovere del tutto questo libro.
Charles Percy Snow, nato nel 1905 e morto nel 1980 |
In fin dei conti, penso che sia stato un peccato che non si sia più concentrato sulla crime story se no quando fu troppo tardi; nonostante i difetti evidenti, "Morte a Vele Spiegate" dimostra come Snow avesse una certa inventiva. Magari avrebbe potuto migliorare su alcuni aspetti scadenti dell'opera in questione e regalarci qualcosa di memorabile. In ogni caso, come vi dicevo, non considerate del tutto dimenticabile il suo esordio nella narrativa. È innegabile che in esso ci siano molte cose che non funzionino; però, secondo alcuni aspetti della storia, penso che più di una persona potrà dirsi entusiasta del risultato che ne ha ricavato l'autore. In fin dei conti, l'amico che ha apprezzato questo romanzo del mistero è una delle persone più esigenti che conosca in fatto di giallo classico. Inoltre, per quanto mi riguarda, ho apprezzato moltissimo il tratteggio dell'atmosfera e dell'ambientazione, un po' rarefatte ed essenziali ma di sicuro più vivide delle personalità dei personaggi e originali. Mi ha divertito il continuo botta-e-risposta tra Finbow e Ian, platealmente ricalcati nelle figure di Sherlock Holmes e del dottor Watson (da notare alle pp. 50-58, 63-67, 72-86, 105-106, 116-117, 165-166, 170-172, 175 e 237 come l'investigatore dilettante abbia le sue manie del rito del tè e del cricket tanto quanto il Segugio di Baker Street adorava suonare il violino e iniettarsi la droga, mentre il povero narratore annaspa di fronte all'intelletto superiore del suo amico e maestro allo stesso modo della "spalla" di Holmes). Nella sua freddezza e quasi totale apaticità, tuttavia, Finbow rivela anche alcune caratteristiche che lo differenziano dal suo modello: tende a condividere con Ian i suoi pensieri e a metterlo a parte dei sospetti; forse troppo, per mantenere la giusta tensione fino allo svelamento finale. Ho avuto l'impressione che l'autore volesse come trasportare Sherlock Holmes nell'epoca del giallo della Golden Age, costringendolo ad adattarsi ai nuovi metodi che si erano sviluppati tra il 1888 (nascita del personaggio di Doyle) e gli anni Trenta del Novecento. Peccato che egli non riesca mai a dare davvero vita al suo protagonista, assieme agli altri personaggi, sia a fatti che a parole, facendoli restare come gusci abitati per qualche tempo e poi abbandonati e che parlano non come effettivamente succede nella vita reale, ma dicendo ciò che pensa l'autore. Philip, Tonia, Avice, Christopher, William, Ian, Roger e lo stesso Finbow, per non parlare di Birrell e della signora Tufts, incarnano stereotipi che non riescono mai del tutto a staccarsi dal modello a cui sono ispirati: appaiono come attori che interpretano una parte sul palcoscenico, figure appartenenti alla Jazz Age o che riflettono la formazione dell'autore e le sue opinioni sociologiche, senza riuscire a dare vita al loro ruolo.
Eppure, mi ha in parte divertito lo scandalizzarsi di Birrell e della signora Tufts di fronte all'infrangersi dei loro rigidi principi morali e vittoriani. Ho provato, insomma, una sorta di repulsione-attrazione per gran parte della lettura, tanto che alla fine ho scoperto di essere stato un po' soddisfatto; per questo vi invito a dare una possibilità a "Morte a Vele Spiegate". Lo stesso stile e approccio scientifico all'indagine (pp. 14-15, 19-20, 35-37, 40-42, 50-52, 54-56, 72-86, 128-130, 133-135, 137-140, 231-234, 258-259), arido e impersonale nei lunghi dialoghi tra Finbow e Ian, è riuscito ad evocare una certa poesia nel mettere a confronto materialismo e sentimento (pp. 89-90, 92-94, 97-98, 101-102, 106-110, 113-117, 125-129, 131-132, 135-140, 148-149, 154-155, 160-163, 172-173, 176-178, 181-189, 191-193, 201-204, 216-217, 227-231, 234-235, 237-239, 254-257, 259-267): benché con effetti poco soddisfacenti sulla carta, in esso Snow ha provato a fare quello che gli altri suoi colleghi riuscirono a mettere in pratica con maggior estro nei loro gialli; cioè, accostare indizi tangibili con sensazioni psicologiche. Conflitto, quest'ultimo, incarnato anche dal duello tra dilettante e ufficiale incaricato del caso: Finbow osserva il crimine da un punto di vista soprattutto filosofico, escludendo i sospetti grazie alla conoscenza della natura umana tanto cara a Poirot; Birrell, invece, dal canto suo cerva fatti e prove tangibili, arrivando al punto di immergersi in un fiume per trovarli. Questo episodio, inoltre, fa parte di una serie che mette in luce come Snow intendesse in qualche modo imitare la sfida tra il detective "alla Wimsey" e il poliziotto un po' stupido del giallo tradizionale: Birrell ha studiato e imparato a memoria tutto quanto si potesse leggere sul crimine, apparendo come una macchietta sempre sul punto di ripetere concetti astratti e poco utili nella realtà, mentre Finbow applica la sua conoscenza del mondo reale così da interpretare ogni piccolo dettaglio dell'indagine, osservando intorno a sé e intrattenendo ignari sospettati affinché facciano rivelazioni importanti; dimostrando in questo modo come Snow avesse appreso la lezione di Berkeley/Iles sull'importanza del comportamento umano. Sfortunatamente, questo tipo di psicologia non viene sviluppato al meglio dall'autore e il risultato diventa troppo stereotipato, come se il romanzo fosse più un esercizio di ginnastica mentale che una storia viva e avvincente. In ogni caso, non c'è dubbio che "Morte a Vele Spiegate" riesca ad essere un pezzo d'epoca, un modo curioso per entrare in un mondo come quello dell'Inghilterra degli anni '30, quando ancora la società era stratificata, e una lettura piacevole ed esemplare, sebbene non trascendentale e incapace di conquistare del tutto il lettore.
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