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venerdì 16 agosto 2019

5 - "Chi ha Ucciso Charmian Karslake?" ("Who Killed Charmian Karslake?", 1929) di Annie Haynes

Copertina dell'edizione pubblicata dalle
Edizioni Le Assassine
Come sa qualunque appassionato, la crime story della Golden Age è un genere letterario che ha saputo affrontare argomenti o temi scomodi per la propria epoca, mettendo in dubbio l'identità della società e delle persone che la costituivano. È riuscita a rivoluzionare se stessa ispirandosi al mondo circostante, plasmandosi man mano che avvenivano cambiamenti di carattere storico e politico, e ci ha consegnato una serie di romanzi innovativi, dove la visione dell'individuo e la concezione che uno ha su di esso può venire capovolta all'improvviso. Tuttavia, bisogna pure ammettere che una fetta dell'enorme gruppo a cui appartengono i libri di questo tipo reca ancora un'impronta molto classica, dove prevalgono gli stereotipi e le convenzioni di un'epoca ormai passata, l'aristocrazia gioca un ruolo dominante sul popolo borghese e proletario, e la "scalata in società" viene vista come un'azione spregiudicata e che intraprendono solo gli/le arrivisti/eÈ il caso di "Chi ha Ucciso Charmian Karslake?" di Annie Haynes (Edizioni Le Assassine, 2018), pubblicato per la prima volta nel 1929, dove l'indagine ruota attorno a una ricca famiglia che può essere definita "snob" e la figura della vittima è impersonata da un'attrice americana, esempio tipico di ragazza "che si è fatta da sé" e che ha intrapreso un complesso percorso professionale al fine di raggiungere, in quanto ad importanza e fama, uomini e donne che hanno avuto la fortuna di nascere in famiglie antiche. Storie di questo genere sono decisamente tradizionali, non brillano per una spiccata originalità di trama e, spesso, non sono riuscite a resistere alla prova del tempo come è avvenuto per altri gialli della stessa epoca. Attenzione, però: una tale descrizione non vuole sottintendere che le vicende raccontate in questi casi siano insipide, prevedibili e sciocche. Classico non è sinonimo di scandente, e per capirlo basta leggere questo libro; anche se non ci troviamo di fronte a un capolavoro, infatti, trovo che questo sia uno di quelli che si leggono sempre volentieri, dove traspare la vera anima della detective novel del periodo tra le due guerre, con vicende che intrigano senza calcare troppo la mano sull'efferatezza del delitto e che avevano il fine di far trascorrere al lettore qualche ora di spensieratezza e divertimento.

Immagine della casa in cui Caroline Luard
venne assassinata, simile a Hepton Abbey
Fin da subito entriamo nel vivo del caso: è la mattina seguente alla grande festa che la famiglia Penn-Moreton, domiciliata a Hepton Abbey nel villaggio omonimo, ha dato in onore del ritorno dalla luna di miele del giovane fratello del padrone di casa, Dicky, e della sua fresca sposa, Sadie. Nella serata appena trascorsa gli invitati hanno ballato e si sono divertiti; complice la presenza straordinaria della famosa Charmian Karslake, una delle attrici più in voga dall'altra parte dell'Oceano e in continua ascesa nella Vecchia Europa, la quale ha destato grande scalpore partecipando per la prima volta a un evento pubblico durante il suo soggiorno in Inghilterra. Tutti sono rimasti affascinati della sua gaiezza, nonché dal suo bell'aspetto, e adesso sono in attesa che lei faccia il suo ingresso trionfale nella sala della colazione. Peccato che ciò non si verificherà mai. Infatti, mentre gli ospiti e i residenti di Hepton Abbey sono riuniti, il maggiordomo Brook annuncia che mademoiselle Celeste è allarmata dal fatto che la sua padrona non risponda ai suoi richiami e abbia chiuso a chiave la porta della camera che occupa; in fretta Penn-Moreton, il fratello Dicky e l'amico Larpent si precipitano al piano di sopra e, con grande rammarico, una volta sfondato l'uscio trovano la povera Charmian che giace priva di vita sul letto disfatto, con una ferita da arma da fuoco nel petto. Tutto farebbe pensare a un suicidio, nonostante l'aria allegra che la ragazza aveva esibito agli occhi degli invitati alla festa, se non fosse che dalla scena del delitto manca lo zaffiro di inestimabile valore della defunta, il quale pare porti sfortuna a chiunque lo possieda.

Dov'è finito, e come mai nessuno ha visto o sentito alcunché durante tutta la notte? L'indagine sulla morte dell'attrice viene affidata all'ispettore Stoddart il quale, affiancato dall'assistente Harbord, inizia a sondare il terreno a Hepton e all'Abbazia. Le reticenti testimonianze dei Penn-Moreton, dei domestici, di Larpent e della sua fidanzata, la ricca Paula Galbraith, oltre a celare torbidi segreti, lasciano intuire ai poliziotti che Charmian Karslake conoscesse i dintorni e, quindi, che in passato avesse vissuto a Hepton; tuttavia è molto difficile trovare qualcuno che si ricordi dell'attrice, tanto più che sembra siano passati molti anni dall'ultima volta in cui lei ha messo piede in Inghilterra. Il movente si nasconde nel passato, come in tanti esempi di crime novel classica? Toccherà viaggiare in lungo e in largo, dentro e fuori Londra, tra ambienti lussuosi e vicoli sporchi, in teatri e studi medici, prima che Stoddart e Harbord riescano a trovare il bandolo della matassa e a risolvere il caso; senza contare che l'assassino sta correndo pericoli sempre più rischiosi, tanto da indurlo ad aggredire con brutalità un altro dei sospettati pur di impossessarsi di un indizio di vitale importanza.

Articolo di giornale sull'omicidio della
moglie del dottor Crippen
Come dicevo, quella raccontata in questo libro è una vicenda classica in tutto e per tutto; un esempio talmente tradizionale del "delitto-nella-casa-di-campagna" che potrebbe sembrare fin troppo standard. Tra le altre cose, infatti, ciò che risalta leggendo "Chi ha Ucciso Charmian Karslake?", è la netta presenza di una stratificazione nella società, con tanto di nobili contrapposti al popolo del villaggio di Hepton. Laggiù, i Penn-Moreton vengono ripetutamente considerati alla stregua della famiglia reale ("Il re e la regina erano ovviamente un gradino sopra di loro, ma non li si incontrava tra gli abitanti di Hepton, per cui Sir Arthur e Lady Penn-Moreton potevano bastare"), in atteggiamento riservato e quasi schizzinoso nei confronti del resto delle persone dei dintorni, tanto da lanciare monetine ai poveri, mentre passano con la barca sul fiume. Non mancano, inoltre, altri riferimenti a stereotipi in voga, come la presenza di una maledizione legata a una pietra preziosa (simile a quella contenuta nel meraviglioso "La Pietra di Luna" di Wilkie Collins) o le descrizioni dei personaggi: Lady Penn-Moreton, ad esempio, risulta una figura algida e candida, la quale viene coinvolta nel caso quasi per sbaglio, nel momento in cui serve la sua testimonianza, a cui viene risparmiato il momento dell'arresto del colpevole e che viene rappresentata come una donna timida e molto lontana da eventi prosaici quali l'indagine dei poliziotti e l'assassinio. Sadie Juggs, la moglie di Dicky, viene descritta come "una tipica americana"; per non parlare di suo padre, un vero squalo della finanza con un caratteraccio esplosivo. Lo stesso Dicky, secondogenito e "cadetto" della casata, appare come uno scavezzacollo che deve mettere la testa a posto, quasi insolente con la polizia. Ma non solo i nobili vengono ritratti in questo modo convenzionale: oltre al classico tipo di investigatore rappresentato da Stoddart, la signora Sparrow è il tipico esempio di zitella, devota alle associazioni per signore e alla conservazione della chiesa del vicinato, mentre Mary Gwender appare come una novella "Strega di Hansel e Gretel", con tanto di volto rugoso e dedita alla vendita di caramelle, e il maggiordomo Brook incarna l'ideale "alla Jeeves" del domestico perfettamente adatto ai salotti signorili. Tutte queste cose, in sintesi, possono sembrare un po' superate al lettore moderno; e se aggiungiamo anche il fatto che l'enigma, pur ben fornito di indizi, risulta molto nebuloso nella sua esposizione (complice il metodo incostante di Stoddart) e con un finale che suggerisce una determinata fretta nel voler concludere la storia, non possiamo che constatare una certa superficialità nella costruzione di questo romanzo, rispetto ad altre opere dello stesso periodo (per capirci, "Dalle Nove alle Dieci" di Agatha Christie è stato pubblicato tre anni prima e, in quanto a narrazione ed enigma ci sono delle notevoli differenze).

Eppure, se preso come racconto fine a se stesso, come un gradevole intermezzo o "un buon esercizio mentale per il lettore che ha appena ricevuto una cartella dal Fisco" (London Mercury), "Chi ha Ucciso Charmian Karslake?" non è affatto così male come si può pensare; e il motivo di ciò si può riscontrare proprio nel suo essere "classico" in maniera tanto spiccata. La crime story classica incarnata dai membri del Detection Club si era assunta lo scopo di rappresentare la vita reale, con tutte le sue sfaccettature positive e negative; ebbene, in questo caso l'intento di Annie Haynes appare più quello di voler raccontare una storia dichiaratamente fittizia per il semplice gusto di farlo. E non vedo il motivo per cui bisognerebbe colpevolizzarla. Ci mette dentro descrizioni di ambienti e di luoghi ben curate, spesso campagnole o di scene urbane appartenenti al proletariato; tratteggia un'enigma giocato su una storia legata al passato, uno dei grandi classici del giallo anglosassone, con grazia e sufficiente metodo da poter essere apprezzato; usa uno stile che, pur non sempre chiaro ai fini di una complessa descrizione dei personaggi e della risoluzione dell'indagine, si adatta alla vicenda e permette di tratteggiare il colore locale a Londra e a Hepton, così che noi possiamo immaginare a grandi linee le persone sulla scena come se fossero quelle che incontriamo per strada ogni giorno. Tutti questi elementi, insomma, rendono bene l'idea iniziale che la detective novel aveva assunto in Inghilterra: quella, cioè, di distrarre le persone dai tristi pensieri legati alla guerra, alla disoccupazione, alla fame e alla crisi generale che si era abbattuta sul Paese in quel momento. Certo; ogni tanto viene fatto cenno a qualche evento reale legato al crimine, come ai casi del dottor Crippen (p. 86) o quello di Edith Thompson (p. 110), ma sono convinto si tratti più di argomenti cui l'autrice era interessata e che lei abbia voluto inserire per dare un ulteriore sostegno all'indagine sulla morte di Charmian Karslake.

Copertina dell'edizione inglese del
romanzo, pubblicata dalla Dean Street
Press
Questo interessamento al crimine reale è una delle poche cose che si conoscono su Annie Haynes, nata nel 1865 ad Ashby-de-la-Zouch, nel Leicestershire, e divenuta scrittrice nel 1923, dopo il trasferimento nella capitale nel 1908. La psicologia degli assassini e delle loro vittime, infatti, la spronarono ad occuparsi di crime stories non solo attraverso i suoi libri (dodici in tutto) ma anche in modo più attivo, tanto da spingerla ad avventurarsi con la sua bicicletta in scene del delitto lontane dalla sua Londra, quali la casa nel Kent in cui venne assassinata Caroline Luard o la cantina in cui Crippen seppellì i resti della moglie. Tra le altre particolarità che avvolgono la figura indistinta di quest'autrice spicca il fatto che a tutt'oggi non esista una fotografia che la ritrae, e che ella fu tre le prime signorine ad aderire ai circoli femministi che all'inizio del Novecento stavano nascendo in tutta Inghilterra. Figlia di un negoziante di ferramenta, Annie Haynes morì prematuramente nel 1929; ma non prima di essere stata paragonata da The Illustrated London News, proprio nell'anno in cui esordì nella narrativa gialla, ad altre illustri colleghe quali Isabel Ostrander, Carolyn Wells e Agatha Christie per spirito e ingegnosità. Già nel corso degli anni Trenta, quando "Chi ha Ucciso Charmian Karslake?" e "The Crystal Beads Murder" (quest'ultimo completato da un collega scrittore rimasto sconosciuto) vennero pubblicati postumi, i suoi libri non erano più ristampati, e ben presto si perse il loro ricordo. Fortunatamente Dean Street Press (in Inghilterra) e Le Assassine (in Italia) ci hanno permesso di riscoprirla ancora una volta; mi auguro che anche gli altri suoi titoli verranno tradotti in futuro, poiché se si tratta di letture godibili come è stata questa, allora si può proprio dire che ne vale la pena.

P.S. Un piccolo appunto all'edizione italiana: questo romanzo è stato presentato nella trama come "un tipico enigma della stanza chiusa". In realtà, credo si tratti più di un semplice "delitto-della-casa-di-campagna". Il mistero della camera chiusa a chiave di Charmian Karslake occupa uno spazio decisamente più ridotto rispetto all'omicidio vero e proprio, come dimostra la sua soluzione.

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