Copertina dell'edizione pubblicata dalla Polillo Editore |
Detto ciò, ogni tanto capita di imbattersi in qualche mystery capace di mettere insieme un'ottima atmosfera da incubo, claustrofobica in più sensi, e un'enigma di prim'ordine corredato da un abile fair play e da un contesto solido, capace di resistere al passare del tempo. Ad esempio, penso a "La Rossa Mano Destra" di Joel Townsley Rogers che, per quanto sia un romanzo giallo americano sotto tanti aspetti, traduce su carta un incredibile incubo ad occhi aperti che ancora oggi non smette di sorprendere per accuratezza e logicità. In questo specifico caso, la dimora dello psicologo criminale MacComerou rappresenta perfettamente quel tipo di ambientazione chiusa e spaventevole di cui parlavo sopra (senza dimenticare il terrore che suscita l'intera storia, tra boschi e strade notturne e popolate di pazzi). Un altro titolo che mi viene in mente è "Quando l'Amore Uccide" di Nicholas Blake il quale, pur essendo meno d'impatto dal punto di vista dell'atmosfera di panico che si associa al libro di cui sopra, non si può certo classificare come confortevole nonostante sia ambientato nel periodo di Natale. Anche qui l'apparato indiziario permette a chi legge di farsi un'idea di chi sia il colpevole, ma allo stesso tempo non mancano parti della storia in cui il tono è decisamente depresso, vuoi per un senso di disillusione oppure per qualcosa di più potente e letale. Tra questi mysteries a dir poco sorprendenti e potenti, si può includere pure quello che recensirò oggi per voi: "Panico" di Helen McCloy (Polillo Editore, 2010). Esso infatti riprende al meglio il modello presentato circa dieci anni prima da "Qualcuno ti Osserva", con una giovane costretta dalla necessità di sopravvivere a stabilirsi in una casa isolata dal resto del mondo. Stavolta, però, l'enigma non si traduce in un semplice esasperare di emozioni fini a se stesse, con un caso che viene svelato al lettore senza permettergli di mettersi alla prova più di tanto: nel libro di McCloy l'indagine si presenta come un vero e proprio esercizio crittografico logico, in stile enigmistico, di difficoltà non indifferente. Anzi, forse fin troppo esagerata.
A Birch Grove, Arkhip Kuindzhi, 1880 |
Tutto sommato, comunque, la ragazza non si lamenta: è proprio la tranquillità ciò che le serve per ricaricare le batterie... Peccato solo che, non appena scende la notte, fuori dalla casetta si inizi a sentire qualche rumore sospetto, come se qualcuno stesse camminando nel sottobosco. Alison si ripete che deve trattarsi di qualche animale, ma la sua educazione classica le suggeriscono una spiegazione al fenomeno molto più terribile: se fosse il dio Pan, con il suo aspetto a metà tra la bestia caprina e l'uomo avvenente, a zufolare tra gli alberi? Dopotutto, lo stesso Felix e la precedente inquilina di Aultonrea, una signora che finì per impazzire, avevano affermato di "sentire" cose quando cala il buio. Inizia così un periodo pieno di terrore, panico (inteso non solo nel senso comune del termine ma pure in quello letterale) e di sospetti per Alison, la quale si ritrova circondata da persone eccentriche e pericolose: l'amato Geoffrey, in licenza dal servizio militare per un sospetto esaurimento nervoso; sua sorella Yolanda, una virago pronta a tutto per tenersi stretto il fratello e continuare a vivere nell'agiatezza; un uomo di nome Matt che assomiglia a un pellerossa e consegna merce col suo furgoncino; miss Phillmore, un'anziana dall'aria mascolina che ha tentato di farsi assumere alle sue dipendenze con la chiara intenzione di spiarla; una coppia di coniugi che vedrebbe di buon occhio il passaggio di Aultonrea sotto la loro ala. E poi, come se non bastasse, all'improvviso dalla tasca della vestaglia della ragazza, in una notte di pioggia battente e di tempesta, ecco che ricompare il foglietto che desiderava ottenere il colonnello Armstrong... Forse nasconde davvero qualche segreto inconfessabile, qualcosa che lo zio Felix desiderava non venisse letto da qualche malintenzionato? Starà ad Alison venire a capo del mistero, applicandosi a calcoli matematici e a teorie complesse sulla sostituzione di cifre e lettere.
Esempio di codice presentato in "Panico" |
A questo clima oppressivo e poco confortevole, McCloy accostò un'indagine che spazia a sua volta su più livelli, dando vita a un complesso castello di carte che si erge a partire da fondamenta niente affatto scontate. Le premesse appaiono tutto sommato nella norma: c'è questo cifrario misterioso che è scomparso e una probabile potenza straniera oppure agente nemico che potrebbero essere interessati alla faccenda. Nei romanzi di spy story qualcosa del genere si verifica di continuo, non è una grossa novità. Ciò che sorprende, invece, è il modo attraverso cui l'autrice tratta tutto quanto, declinandolo in una forma che sta tra il thriller (il quale richiama proprio i racconti delle spie e degli agenti segreti "alla Le Carré") e il giallo ad enigma puro, dotato di indizi decifrabili da parte del lettore. Se da un lato non ci viene mai fornito il messaggio in codice intero su cui mettere alla prova le nostre capacità di crittanalisti, d'altro canto tra le righe possiamo scorgere qualche prova del fatto che la vittima e le circostanze della sua morte indichino inequivocabilmente una certa persona come il colpevole dei terribili eventi che si stanno scatenando attorno alla figura di Alison. E non paga di ciò, McCloy si ingegna pure per seminare falsi indizi e suscitare più dubbi possibili nella mente di chi legge, infilando nella storia riferimenti alla storia recente (come il fascismo, la guerra che si stava combattendo in più parti del mondo tra Pearl Harbor e l'Europa), riflessioni sulla psicologia dell'individuo (con tanto di eonismo) e sullo stato d'animo dell'America, letteratura classica greca e latina con precise spiegazioni che dimostrano l'indubbia cultura dell'autrice. A coronare il tutto, infine, a spezzare il ritmo vertiginoso e ansiogeno dell'abisso in cui rischia di cadere Alison, ci vengono presentate lunghe e dettagliate parti della storia dedicate esclusivamente a trattare il tema della crittanalisi: tabelle piene di numeri e lettere, teorie su come una certa chiave possa essere spezzata con facilità, approfondimenti su personaggi vissuti nella realtà e che hanno contribuito a rendere più o meno ostica la cifratura oppure la decifrazione, giocando con chiaro ed indice. Il risultato degli sforzi di McCloy è "Panico", un romanzo dove sovrannaturale mitologico e logica stringente di stampo matematico si incontrano per dare vita a una storia originale e fuori dal comune.
Helen Worrell Clarkson McCloy, nata nel 1904 e morta nel 1994 |
A questo proposito, è interessante notare come ancora una volta torni il soprannaturale come punto cardine attorno a cui sviluppare la trama: in "Come in uno Specchio" avevamo la teoria del doppelganger quale pretesto per fare le ipotesi più strabilianti sulla spiegazione dell'enigma; qui, la possibilità remota che un essere bestiale abbia preso vita dal mito arcaico e si sia nascosto nei boschi degli Adirondacks e della mente umana. Non per niente John Dickson Carr fu una delle ispirazioni per l'autrice, tanto che "Alias Basil Willing" fu dedicato proprio a lui e alla moglie Clarice. Manca, invece, l'elemento del delitto impossibile che Helen McCloy ha affrontato in numerosi romanzi proprio per esasperare l'atmosfera irreale delle sue storie, accompagnato da uno spiccato senso per la suspense. Esse possono essere considerate come dei piacevoli ibridi, che mescolano intelligentemente gli elementi del giallo all'inglese con quelli tipici del romanzo psicologico americano: una caratteristica, questa, che li ha resi graditi agli estimatori di entrambi i sottogeneri, e che ha contribuito ad affermare la sua autrice come la più grande scrittrice americana di gialli. Sposata con Davis Dresser, l'autore noto con lo pseudonimo di Brett Halliday e creatore del detective privato Mike Shayne, la McCloy fu, tra le altre cose, direttrice del New York Evening Sun per diciotto anni e il primo presidente donna dell'associazione dei Mystery Writers of America, prima di spegnersi a Boston, nel 1994. Per quel momento aveva contribuito al genere con una trentina di meravigliosi gialli: numerosi furono gli stand-alones proprio come "Panico", ma sono ricordati soprattutto i tredici romanzi con protagonista Basil Willing, tra cui "La Stanza del Silenzio", "Omicidio a Scena Aperta" e "Come in uno Specchio". Su "Panico" vorrei aggiungere soltanto un'ultima considerazione, prima di terminare. Come dicevo, si tratta di un romanzo giallo straordinario sotto molti aspetti; però vale la pena avvertire il lettore che le spiegazioni sulla crittanalisi sono talmente complesse da risultare un po' indigeste. Non aspettatevi una lettura di facile comprensione; per affrontare questo romanzo ci vuole una certa concentrazione.
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