venerdì 25 dicembre 2020

56 - "La Mattina del 25 Dicembre" ("Crime at Christmas", 1934) di C.H.B. Kitchin

Copertina dell'edizione pubblicata da
Polillo Editore
Cari lettori e amici di Three-a-Penny, tantissimi auguri di buon Natale! Questo post è stato programmato per essere pubblicato proprio la mattina del 25 (secondo i calcoli dovrei riuscire a pubblicarlo in questa data, e non come accade di solito al martedì seguente) e non so se riuscirete a leggerlo in giornata; ma non volevo saltare nemmeno un'occasione per consigliarvi qualcosa, oltre che per mettere in vetrina le mie recensioni, visto che sono determinato a fare in modo che il blog riesca ad abbracciare ogni giorno di più un ampio bacino di pubblico. Immagino che per tutti noi questo sarà un Natale differente dal solito, e forse avrete un po' più di tempo da occupare. Infatti, diversamente da quanto accade in questo periodo dell'anno, in queste settimane sono stati banditi i cenoni troppo affollati con parenti e amici, con i loro rumorosi brindisi e le chiacchiere frivole; le visite a domicilio per fare gli auguri, dove magari ci saremmo un po' annoiati ma avremmo avuto l'occasione di rivedere persone che durante gli altri giorni sono lontane dalla nostra quotidianità; i capannelli lungo le strade, dove qualcuno canta qualche canzone festosa e gli altri si uniscono in coro. Per tutti, questo sarà un Natale più raccolto, quasi intimo, il cui valore starà nel riflettere su quanto possediamo di prezioso e spesso non ci rendiamo nemmeno conto di avere. Con ciò, però, non voglio certo dire che esso sarà triste. Nonostante ci manchi qualcosa in termini di socialità, potremmo scartare i regali messi sotto l'albero, impacchettati con carte colorate e nastri sapientemente annodati; potremmo dare sfogo alla nostra vena culinaria e cucinare qualche manicaretto speciale, per poi sottoporlo al giudizio degli altri membri della nostra famiglia; e in sintesi avremmo sempre vicino qualcuno su cui contare, fosse soltanto attraverso lo schermo di un PC oppure di un cellulare. Perché, se c'è una cosa che ho imparato in questi lunghi mesi di rinunce, sconforto, frustrazioni e delusione, è proprio il fatto che da qualche parte si trova qualcuno che magari sta avendo i nostri stessi problemi (o comunque sia nel nostro stesso stato d'animo), e non c'è niente di meglio che condividere le proprie angosce e i tormenti con gli amici per ridimensionarli. Pertanto, tornando all'inizio del discorso, ho pensato di pubblicare comunque la recensione di un romanzo del mistero nel giorno di Natale. Sia, come dicevo, per una questione di ritorno puramente visivo, sia per riempire un po' la giornata di ognuno con qualcosa di argomento distensivo e interessante da leggere (o almeno spero lo sia).

Il cosiddetto "Christmas Murder Mystery", infatti, si presta particolarmente ad essere letto in questo momento della nostra Storia, dal momento che conforta e permette di "fare quello che non puoi fare mai", per citare una nota pubblicità dei dolci, almeno nel nostro immaginario. L'Inghilterra, poi, si trasforma in un paese fatato e magico, quando si tratta del Natale: fin dai tempi di Charles Dickens, l'atmosfera che si respira nel periodo natalizio è quanto mai carica di suggestione e fascino, che non vengono mai meno. In questo modo, quindi, mi auguro di farvi abbandonare le occasionali delusioni e la tristezza per una fine dell'anno quasi in solitaria. Immaginate in cosa potreste imbattervi, leggendo tali storie: i Christmas Carols, ovvero quei gruppetti di amici che si incontrano sulle strade per cantare canzoni beneauguranti e si scambiano ramoscelli sempreverdi di agrifoglio e vischio; letterine scritte a Babbo Natale con le liste dei doni che si desidera ricevere, oppure cartoline da spedire ai parenti e agli amici più cari; negozi e case addobbate con luci e festoni; maestosi alberi abbelliti con fiocchi, nastri e decorazioni in vetro, sotto al quale vengono messi i pacchetti colorati con i regali. Secondo la tradizione, la sera della vigilia si va insieme in chiesa per la Messa di Mezzanotte e, tornati a casa, i bambini appendono le calze ai caminetti e lasciano sul tavolo un bicchiere di latte, un mince pie e una carota per Babbo Natale e la sua renna. In questa stessa notte, inoltre, viene bruciato il tradizionale ceppo di Natale, il quale viene fatto durare il più a lungo possibile e se ne conserva un pezzetto per l'anno seguente. Il 25 dicembre, invece, viene dedicato alla famiglia, con un abbondante pranzo a base di tacchino ripieno accompagnato da mirtilli, purè di patate, zuppe e contorni e, ovviamente, quel celebre Pudding che occupa un ruolo tanto importante in un celebre racconto di Agatha Christie. Durante il pranzo, vengono scoppiati i Christmas crackers, piccoli petardi a forma di caramella allungata; il giorno dopo, invece, vengono fatti piccoli regali a quelle persone che si incontrano "per lavoro" durante l'anno, come il lattaio e il postino. Non è assolutamente affascinante tutto ciò? Ebbene, pensate che in un romanzo giallo tradizionale natalizio possiamo trovare numerosi di questi elementi... oltre ad avere servito un enigma che riesca a contrastare e spezzare l'aria di allegria e spensieratezza di questa occasione. Lasciatevi avvolgere dalla magia della classica crime story e tuffatevi in qualche racconto di questo tipo; come, ad esempio, quello che vi consiglio oggi e che, guarda caso, trova il suo fulcro proprio nel giorno di Natale. "La Mattina del 25 Dicembre" di C.H.B. Kitchin (Polillo Editore, 2011), infatti, è una storia classicissima, con tutto ciò che il lettore può richiedere: un circolo di persone sospette, riunite in una grande casa alla periferia di Londra; un'atmosfera di tensione repressa, che trova sfogo in occasionali scontri caratteriali ed emozionali; una serie di fatti raccontati con arguzia e sospesi in un momento eterno, quasi lirici e nebulosi; e un protagonista che si trova suo malgrado coinvolto in un crimine dall'enigma tra il tradizionale e lo psicologico, dove gli equivoci si susseguono uno dopo l'altro.

Landscape, Evgeny Lushpin, raffigurante una strada
cittadina simile a quelle presso Beresford Lodge
Ogni cosa ha inizio il giorno della Vigilia, nel pomeriggio. L'agente di cambio londinese Malcolm Warren (già protagonista di "La Morte di Mia Zia", come egli stesso non manca di farci sapere) sta ultimando tutti i preparativi per lasciare l'ufficio in cui lavora: deve soltanto telefonare a un suo illustre cliente, Axel Quisberg, per chiedergli quante azioni di una certa società deve comprare a nome suo, e poi potrà dirsi in vacanza. Le feste natalizie sono alle porte, e davanti a lui si prospetta un periodo di pace e tranquillità. Non deve neppure prendersi il disturbo di tornare a casa, visto che ha congedato la governante per una settimana e si appresta a recarsi proprio dai coniugi Quisberg, i quali si sono offerti di ospitarlo. Malcolm non avrebbe chiesto nulla di meglio, dal momento che la sua famiglia si trova in villeggiatura nel sud della Francia; e poi gli piacciono i Quisberg. Lui a volte è un po' scorbutico e nervoso, con la sua mania di restarsene a lungo isolato nella casa di famiglia a Hampstead; però sua moglie lo ha sempre trattato con amore e affetto, come se fosse un figlio. Forse ciò è dovuto al fatto che si è sposata tre volte e ne ha avuti da mariti differenti, per cui dispensa il proprio affetto a destra e sinistra. In ogni caso, a Malcolm importa soltanto rilassarsi senza subìre scossoni emotivi: dopotutto, ricorda ancora con timore la triste faccenda della morte della zia... Però, fin da quando arriva a Beresford Lodge, la dimora dei Quisberg, sorgono alcuni intoppi nel regolare svolgimento dei suoi piani. Innanzitutto, Axel e il suo segretario, Harley, devono correre in città per discutere affari urgenti con un magnate del minerale e saranno costretti a trascorrere la notte della Vigilia in uno squallido albergo. Si tratta di uno spiacevole inconveniente; però Quisberg assicura che saranno di ritorno per il pranzo di Natale. Poi, proprio sul cortile di fronte casa, in cima alla collinetta alla fine del vialetto, Malcolm fa la conoscenza del dottor Green, uno strano individuo che sembra sia stato invitato a trascorrere le feste di Natale a Beresford Lodge, proprio come lui. Green è un tipo che parla per allusioni, tutto sorrisi e cervello: Malcolm, più genuino e meno costruito, è allo stesso tempo affascinato e spaventato da quello che l'uomo potrebbe dire o fare per metterlo nei guai.

Inoltre, a peggiorare la situazione, il giovane scopre che in casa alloggiano tutti i figli della signora Quisberg. Clarence James è uno spiantato che si atteggia ad artista e possiede un temperamento tra il passionale e il melodrammatico, il quale mal sopporta il fatto che la madre si sia risposata più volte dopo la morte del primo marito. Amabel Thurston con il fidanzato Leonard Dixon sono una coppia esplosiva a dir poco: ventenne, biondissima ed estremamente sicura di sé lei; un robusto ex piantatore di tè, con un carattere violento e focoso lui. Chiudono il cerchio Sheila Thurston, una diciottenne dal carattere riservato e amabile, al limite della trasparenza ma di buon cuore, e un ragazzo di nome Cyril che è appena stato operato e sta chiuso nella sua camera. Se non si conta la placida Sheila, il miscuglio di temperamenti e caratteri rischia di scatenare odi e gelosie tra i giovani rampolli dei Quisberg; e Malcolm teme qualche scenata (o peggio) proprio durante il periodo delle feste, quando tutti quanti saranno costretti a stare a contatto gli uni con gli altri. Ma niente paura: Warren si convince di potersene stare quasi sempre chiuso nella propria stanza, magari a leggere e a riposare. Certo, non farebbe una bella figura coi suoi anfitrioni, con il dottor Green e con gli altri ospiti di Beresford Lodge, un'infermiera alla quale è affidato il piccolo Cyril e l'anziana madre di Harley. Però lui sente di aver un gran bisogno di stare sulle sue; così si organizza. Peccato che, proprio la sera della Vigilia, Amabel e Dixon abbiano la sciagurata idea di trascinare tutti quanti nel rumoroso gioco delle sedie... con la conseguenza che Malcolm si ritrova con un braccio al collo a causa di una caduta rovinosa. Dopo una notte trascorsa immerso nei confusi miasmi del sonnifero, il giovanotto si sveglia al mattino e si affaccia al balcone della sua stanza, pregustando la bellezza del Natale. Ma cos'è quel fagotto sulla ringhiera? Sembrerebbe proprio un cadavere... Che si rivelerà essere la vecchia signora Harley. Si tratta di una disgrazia causata dal sonnambulismo di cui la poveretta soffriva? O forse di una faccenda molto più complicata? Starà a Malcolm, annoiato e intimorito dalle reazioni degli abitanti di Beresford Lodge, mettere la polizia sulla traccia giusta per scovare l'eventuale colpevole di un omicidio che ha rovinato il Natale di tutti quanti.

Scena di neve ad Argenteuil, Claude Monet, 1875
In quest'analisi desidero partire subito con un'affermazione un po' forte: "La Mattina del 25 Dicembre" non è un massimo capolavoro del genere giallo. O meglio, non appartiene a quella folta schiera di romanzi del mistero che hanno dato una svolta improvvisa e definitiva al mystery tradizionale. Alcuni titoli di Christie, Sayers, Berkeley e Carr sono mille spanne sopra a questo romanzo di Kitchin, per originalità di trama, spessore psicologico, complessità e costruzione dell'enigma. In essi, sono state introdotte novità che ancora oggi lasciano senza fiato; trucchi che non smettono di sorprendere; riflessioni su tematiche che potrebbero essere state pensate e scritte poco tempo fa e possiedono una forza dirompente, nonostante sia trascorso quasi un secolo da quando vennero formulate. Penso sia questo uno dei punti cardine e più importanti quando si affronta in modo sistematico e serio la classica crime story: la capacità di mantenere immutato il proprio messaggio da trasmettere al lettore, enunciandolo in termini innovativi ed eterni. Eppure, mi piace pensare di essere una persona di ampie vedute e di aver raggiunto un'altra consapevolezza per quanto riguarda il giallo tradizionale. Cioè, mi riferisco al fatto che non necessariamente una certa storia debba essere sconvolgente fino al punto da rompere ogni regola e superare ogni limite. Come mi è già capitato di osservare, il mystery della Golden Age è nato soprattutto per distrarre i lettori che si trovavano nel pieno della Prima (e in seguito Seconda) Guerra Mondiale, alla pari di quei cruciverba a cui la gente si aggrappava per svagare la mente e non impazzire di fronte alla follia del conflitto e delle sue conseguenze terribili. Pertanto, ben vengano le grandi trasformazioni nel genere giallo e lo sviluppo di temi scomodi o poco confortevoli; ma allo stesso modo non dispiace imbattersi in qualche serie di eventi, dove il fine ultimo della narrazione è quello stesso racconto della vita e di azioni fittizie il cui fine è di intrattenere. Finora, ad esempio, abbiamo visto come "Chi ha Ucciso Charmian Karslake?", di Annie Haynes, abbia affrontato un'indagine dove non ci sono state chissà quali Grandiose Riflessioni; oppure "Ipotesi per un Delitto" di Clifford Witting abbia sviscerato tematiche ostiche quali il senso di giustizia, il femminismo (il quale all'inizio del Novecento compiva passi importanti), l'identità dell'individuo e la consapevolezza all'interno della società. Tuttavia, essi si sono rivelati essere romanzi stupendi, scritti e caratterizzati meglio di certi altri più pretenziosi. Non bisogna per forza sminuire qualcosa per esaltarne un'altra, secondo me: basta trovare la giusta chiave di lettura ed entrambe si possono apprezzare, al di là dell'insindacabile gusto personale.

Pertanto, tornando all'affermazione con cui ho aperto lo scorso paragrafo, è indiscutibile che il libro di Kitchin sia inferiore ad altri, scritti magari nello stesso periodo e decisamente più articolati sotto alcuni aspetti stilistici e contenutistici; però è pur vero come "La Mattina del 25 Dicembre" non sia per questo imperfetto o scadente, e costituisca una perfetta lettura da fare quando ci si vuole prendere una pausa per rilassarsi. In particolare, a mio parere, l'autore si è impegnato a creare una giusta atmosfera di conforto e suggestione, quasi intima nella descrizione delle azioni prudenti del protagonista e nelle riflessioni che egli cala e spesso lascia libere, mentre si trova in camere riscaldate da caminetti, stanze appena soffocanti per lo sfarzo degli arredi o nel giardino lussureggiante di Beresford Lodge (pp. 123, 128-129, 143-145, 150-154, 159, 168-170). Più che all'indagine, ciò che costituisce il fulcro della narrazione è l'interazione tra i personaggi, con le loro passioni e correnti sotterranee che li legano l'uno all'altro e, allo stesso tempo, li fa scontrare ed allontanare. Il clima di tensione, mantenuto dai costanti timori di Malcolm e dai lievi cenni di inquietudine emersi dalle azioni e dalle parole nervose degli altri protagonisti del caso, viene mitigato da una certa liricità, quando questi stessi personaggi si muovono in uno scenario un po' nebuloso e fissato nel tempo, come se da quella fatidica Vigilia di Natale, fino al giorno 27 in cui ha termine il racconto, non avesse mai termine e fosse sospesa in un momento d'eternità. Ciò che nel complesso si ricava dalla lettura di "La Mattina del 25 Dicembre", dunque, è quella di aver letto un romanzo giallo delineato nel solco più classico della tradizione inglese; nonostante a un'attenta lettura emergano lo stesso piccoli cenni innovativi che lo discostano dall'uso di cliché. Tra gli altri, ad esempio, troviamo sì un gruppo eterogeneo con una prevalenza del nucleo familiare dei Quisberg; ma non c'è alcuna figura patriarcale/matriarcale a dominare la scena, come accade in "Il Natale di Poirot" per citare un titolo. Oppure la decisione di non dare una totale declinazione dell'assetto della storia sul mystery ad enigma puro o su quello di carattere psicologico, ma di farli convivere entrambi: nella prima metà, vi è una prevalenza di riflessioni sull'agire dei protagonisti e una piccola infusione nella comedy of manners, dove qualcuno potrebbe obiettare fin troppa lentezza e logorrea dell'autore; ma nella seconda troviamo un'articolazione dell'indagine da parte della polizia più sentita, basata sull'analisi di indizi più o meno materiali per riuscire ad inchiodare un dato colpevole. Lo stesso capitolo finale, dove gli indizi vengono in qualche modo evidenziati per i lettori più distratti (è forse un caso particolare di cluefinder, uno di quegli schemi che alcuni giallisti includevano in coda ai proprio romanzi proprio a questo scopo?), è una variante al giallo della tradizione più stretta. A parte ciò, comunque, "La Mattina del 25 Dicembre" si può considerate davvero come un classico giallo delle feste, il cui valore (come lo stesso autore ha implicitamente sottolineato) sta nel racconto del caso e nella delineazione di chi lo popola.

Clifford Henry Benn Kitchin, nato nel
1895 e morto nel 1967
Cosa non tanto improbabile quanto sembri a prima vista, a mio parere "La Mattina del 25 Dicembre" rispecchia perfettamente chi fu Clifford Henry Benn Kitchin. Nato a Harrogate nel 1895, egli studiò prima al Clifton College di Bristol e in seguito all'Exeter College di Oxford, dal quale dovette però allontanarsi nel momento in cui scoppiò la Prima Guerra Mondiale. Fu mandato in Francia dove divenne tenente e venne ferito nel 1917, poi l'anno seguente tornò in patria e concluse gli studi per diventare avvocato. Dal 1924, per qualche tempo lavorò come agente di cambio; finché non gli cadde in grembo una provvidenziale e ingente eredità che gli permise di abbandonare qualunque tipo di carriera e di ritirarsi a vita privata. In questo modo, Kitchin poté dedicare tutte le proprie energie alle passioni che prediligeva, tra le quali spiccava la scrittura. Il suo esordio nel campo della narrativa era avvenuto con "Streamers Waving", proprio appena diplomato, ma ora aveva deciso di fare sul serio e, nel 1929, diede alle stampe "La Morte di Mia Zia", il suo primo giallo che venne presto considerato un vero e proprio classico del genere. Negli anni successivi, l'autore alternò la pubblicazione di opere non di genere, come "The Auction Sale" e "Birthday Party" (nonostante quest'ultimo sia stato molto elogiato da Martin Edwards proprio come romanzo del mistero), con altri tre libri incentrati su delitti e crimini: "La Mattina del 25 Dicembre" (intitolato anche "Conciato per le Feste"), "La Morte dello Zio Hamilton" e "The Cornish Fox". In tutti e quattro i suoi canonici mysteries, il protagonista è il givoane agente di cambio londinese Malcolm Warren, una sorta di alter ego dello scrittore, timido, riservato, docile e gentile, ma pure dotato di ironia e acume. Tra le altre cose, inoltre, Kitchin (il quale morì in seguito a problemi cardiaci nel 1967) fu pure un ottimo giocatore di scacchi, un esperto botanico, un musicista di talento, un collezionista di argenti antichi e porcellane di Meissen, non ché un appassionato scommettitore alle corse dei cani di Londra e incallito giocatore ai tavoli verdi dei casinò. Capirete, dunque, quanto di se stesso l'autore abbia riversato nelle sue opere: nello stesso "La Mattina del 25 Dicembre" possiamo trovare numerosi elementi sui quali egli si poteva dire un grande esperto e, quindi, facili da trattare nel momento di vivacizzare un po' le vicende che raccontava.

Ad esempio, troviamo numerose digressioni sui temi più disparati ed innocui, come la Borsa e gli affari economici nella City (pp. 79-80, 83-84), l'arte e la musica (p. 107), la medicina (Freud e Antaronyl), la politica e il giornalismo (pp. 172-174): in questi casi, spesso si tratta di semplici osservazioni fatte da Warren in espressione del proprio snobismo o in aggiunta alle descrizioni che ci vengono fatte dei personaggi e degli scenari. Nonostante ciò, comunque, vi voglio avvertire di non prendere sempre troppo alla leggera qualunque piccolo accenno fatto dal giovanotto o da qualche altro protagonista del romanzo, dal momento che in qualche occasione queste apparenti deviazioni dal sentiero dell'indagine si potranno rivelare importanti nel riepilogo dei fatti utili alla scoperta del colpevole e del modo in cui questa persona ha agito: se nella prima parte esse sono più numerose, non significa che siano tutte estranee al caso; anzi, a volte si riveleranno più utili degli indizi materiali e tangibili snocciolati nella seconda metà della storia. Gli stessi comportamenti degli attori sulla scena, mossi dalla psicologia umana e da ragioni che rientrano più nel campo dell'irrazionale e del campo spirituale, sono essenziali per riuscire a comprendere appieno il movente dell'omicida e come lo ha spinto ad agire. Nel testo sono presenti moltissimi dialoghi, oltre alle riflessioni del narratore-protagonista che punteggiano con costanza ogni capitolo, ed essi costituiscono forse il mezzo principale attraverso cui riuscire a scoprire la verità prima che Kitchin ce la sveli alla fine del racconto. Pure l'aspetto romantico della storia, sebbene Malcolm sia tanto pieno di sé (in senso positivo) da non lasciarsi mai andare del tutto, gioca un ruolo di una certa importanza nello svolgimento del processo di indagine verso l'individuazione del colpevole, oltre ad essere dipinto in modo ammirevole. Ma in realtà, in "La Mattina del 25 Dicembre" c'è ben poco di non superbamente tratteggiato: le vicende sono concentrate all'interno di Beresford Lodge, ma spaziano pure nei dintorni esterni della casa, nel giardino e lungo le strade che la collegano con la civiltà, delineando in tono onirico e lirico le caratteristiche dei luoghi. Ogni tanto ci troviamo di fronte a romanzi gialli che trasmettono così bene un ambiente che il lettore si sente come se ci vivesse dentro, tanto ci si ritrova a navigare tra gli scenari: ebbene, questo è uno di quelli. Se qualche volta ci pare di trovarci di fronte a descrizioni fin troppo dettagliate e quasi noiose, dobbiamo ricordare che esse ci permettono di farci meglio un'idea degli spazi in cui i protagonisti si muovono; pertanto, meglio lasciarsi trasportare dai flashback e dalle descrizioni che in qualche modo rendono la narrazione liscia come l'olio e salda. Magari quello di Kitchin non sarà il libro meglio strutturato in questo senso, ma la caratterizzazione e l'ambientazione sono così ben descritte che il risultato è straordinario (pp. 10, 14-18, 39, 48-49, 73-77, 87-89, 92-94, 97, 99-101, 106-110, cap. 11, 191-199).

Detail 2 from Hunters in the Snow, Pieter
Bruegel The Elder, 1565
"La Mattina del 25 Dicembre" soddisfa le esigenze di un romanzo giallo tradizionale, proprio come lo stesso autore lo concepiva. Nel capitolo finale, dove vengono spiegati tutti gli elementi dell'indagine, il narratore Warren-Kitchin spiega come questo tipo di storie siano studi sul comportamento di persone normali in occasioni che di normale non hanno nulla; quindi, non costituiscono tanto pretesti per dare vita a casi straordinari ed eclatanti, quanto scene con situazioni dove vengono messe alla prova la psicologia e le correnti sotterranee che scorrono e a volte si scatenano tra gli attori sulla scena. Certamente l'elemento dell'enigma è qualcosa che non può esulare dal complesso finale costituito dalla storia; ma questo non significa che esista soltanto quello, a discapito dello sviluppo dell'interazione tra i personaggi. Pertanto, ci sta che il mistero della morte della signora Harley non sia qualcosa di spettacolare: non è questo a cui punta l'autore, quanto sulle conseguenze che scatena questo decesso violento sulle persone che in esso si trovano coinvolte, sulla complessità e sulla visione che il lettore ne ricava. Tra l'altro, mi ha molto colpito come il decesso della povera donna abbia avuto ripercussioni tanto sentite nei suoi compagni. Le dinamiche tra questi ultimi vengono messe sotto i riflettori, assieme alle tante emozioni che si scatenano tutte assieme di volta in volta: percepiamo ognuno di loro come se fossero personaggi che si staccano dalla carta su cui vengono tratteggiati. Malcolm, dal canto suo, è insicuro, un po' snob ma sensibile, con uno spiccato senso di inferiorità quando viene in contatto con uomini più robusti e vigorosi di lui, spesso simpatico e cortese; proprio come se fosse il tipico giovanotto in carriera (cap. 6, pp. 69-70, 72, 84-86, 96, 100-101, 106, 122, 124-126, 141, 143-145, 153, 155-156, 160-162, 185-186, 189-190, 197). D'altra parte, abbiamo una serie di individui dalle caratteristiche contrastanti: i Quisberg sono fin troppo tranquilli e normali di facciata, mentre sotto sotto nascondono timori e preoccupazioni che li agitano; Clarence è romantico ma allo stesso tempo lunatico come i "veri" artisti bohemien; Amabel e Dixon sono giovani scapestrati, insofferenti delle regole della società e alla ricerca del brivido; Sheila una ragazza fin troppo quieta, tanto da confondersi con la carta da parati, ma che può rivelare una certa vitalità se solo lo vuole; il dottor Green è tanto gioviale quanto capace di dimostrare una determinazione tenace; il cameriere Edwins tanto solenne all'apparenza quanto un chiacchierone. Pure l'ispettore Parris, con il suo strano atteggiamento così poco credibile (vista la gentilezza che usa verso i sospettati e i suoi pregiudizi verso gli agenti di provincia) e il suo passato da studioso di teologia, resta impresso nella mente del lettore. In fin dei conti, soltanto Harley e l'infermiera appaiono poco caratterizzati.

Ma non si limita al puro tratteggio dei temperamenti, l'occhio critico di Kitchin. Ho notato una certa abilità, forse dettata dalla propria esperienza, nel descrivere quali siano le azioni che compie l'agente di borsa oppure il finanziere, la quale contrasta con quella più stereotipata di autori più celebrati della Golden Age. Una volta tanto, l'autore ha dimostrato di essere più bravo dei suoi colleghi in qualche frangente. Per quanto riguarda l'enigma puro, invece, Kitchin si è attenuto a uno schema meno articolato ed innovativo, lasciando a una certa casualità alcuni momenti di svelamento che in un altro caso forse sarebbero stati meglio trattati. Ma come dicevo, il bello di "La Mattina del 25 Dicembre" non sta tanto nel fatto che il suo mistero sia straordinariamente innovativo, quanto nel puro racconto degli eventi narrati all'interno della storia. Tutto ciò che accade prima del delitto, tra i giochi da tavolo e quello delle sedie, la cena della Vigilia, le consuetudini al momento di andare a letto e al risveglio, le interazioni tra padroni e servitù, oppure tra ospiti e anfitrioni: ogni cosa trasmette conforto e affascina, all'interno di questo romanzo intelligente e ben strutturato, il quale mette in scena una vicenda movimentata e intrigante, complessa e ben tracciata. Si tratta di una prova esemplare di come non si debba necessariamente ideare un giallo pieno di trucchi mai visti, ma soltanto saper mettere insieme alcuni elementi all'apparenza semplici per dare vita a una serie di eventi che suscitino curiosità e spingano chi legge ad andare avanti. Certo, qualcosa di declinato in modo nuovo serve sempre, ma non occorre sia chissà cosa. Pertanto, ribadisco come "La Mattina del 25 Dicembre" mi sia piaciuto molto. Esso è un eccellente classico minore del giallo di Natale, perfetto per augurarvi ancora una volta un buon Natale.

P.S. Questa recensione è idealmente dedicata a Selene, Martina, Giada, Giorgia, Miriam, Michelangelo, Lorenzino, Antonio, Federico, Flow, Valentina, Chantal, Ana, Fortunato, Viviana, Fabrizio e Andrea. Il 2020 è stato un anno meno pesante grazie a voi. Lo sapete, vi voglio bene.


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