venerdì 17 gennaio 2020

21 - "Morte Dietro la Cresta" ("Death on Milestone Buttress", 1951) di Glyn Carr

Copertina dell'edizione pubblicata
dall'Editore Mulatero
Nel corso degli anni 2000 a Boulder, in Colorado, venne fondata una casa editrice dal suggestivo nome di Rue Morgue Press. Nata dall'entusiasmo di due librai del luogo, Tom ed Enid Schantz, essa si proponeva di presentare al grande pubblico di appassionati di classica crime story alcuni tra i titoli più interessanti e misconosciuti del panorama giallo della Golden Age (ma non solo). In questo modo, grazie agli sforzi congiunti di questi infaticabili riscopritori, scrittori del calibro di John Dickson Carr, Kelley Roos, Stuart Palmer, Craig Rice e Dorothy Bowers poterono tornare ad occupare il posto che meritano sugli scaffali delle librerie, e nuovi lettori ebbero la possibilità di conoscere le opere di questi straordinari autori, presentate in autorevoli introduzioni scritte proprio dai due coniugi. Il proposito di riportare in auge questi scrittori venne accolto con grande gioia: se si cerca sul Web, si possono ancora trovare numerosi interventi di importanti critici di crime novel che si complimentavano per l'egregio lavoro fatto fino a quel punto dagli Schantz; e a quel tempo, se il mio interesse per il romanzo giallo fosse stato meno vago, anche io mi sarei unito al coro di lodi. Tuttavia, avrete notato che mi riferisco alla Rue Morgue Press usando il tempo passato: infatti, come ho scoperto in seguito, a partire dall'estate del 2011 con la morte di Enid, le uscite della casa editrice si erano ridotte di molto e nell'arco di un paio d'anni esse si arrestarono pian piano, a causa di una disastrosa piena che aveva danneggiato le scorte e di fastidiosi problemi di salute e finanziari; finché, agli inizi del 2016, nel suo sempre interessante blog, TomCat di Beneath the Stains of Time aveva annunciato la definitiva cessata attività della Rue Morgue Press. Una conclusione ingloriosa, per un'esperienza che aveva dimostrato come la classica crime story potesse costituire un terreno adatto per il mercato libraio e che aveva dato in qualche modo l'esempio da seguire per i suoi successori.

Eppure, come si dice, la speranza è l'ultima a morire: anche qui in Italia, con la scomparsa di Polillo, sembrava che tutto fosse perduto e che i Bassotti fossero destinati a non avere un seguito; invece... (continuate a seguire Three-a-Penny per le ultime news!). Perciò mi auguro che qualcosa di simile, nel nostro Paese e all'estero, possa accadere anche con gli autori che avevano trovato rifugio nell'editore di Boulder. Finora noi italiani abbiamo avuto la fortuna di veder pubblicato, con una certa continuità, uno di questi scrittori poco conosciuti da parte di una casa editrice piccola ma volenterosa. Il giallista Glyn Carr, infatti, ha trovato uno spazio all'interno della Mulatero Editore di Torino, specializzata in romanzi e saggi sull'alpinismo. E che posto! L'intenzione di Mulatero, infatti, è quella di rendere di nuovo disponibile l'intero corpus crime di questo particolare personaggio del panorama letterario inglese della seconda metà del Novecento. Inoltre, l'editore è stato talmente gentile da accogliere una mia proposta e da inviarmi alcuni tra questi gialli atipici, permettendomi di leggerli e di presentarveli. Mi auguro che la fiducia sarà considerata ben riposta. In ogni caso, oggi vi parlerò del primo episodio delle avventure dell'investigatore dilettante Abercrombie Lewker: "Morte Dietro la Cresta" (Mulatero Editore, 2018). Si tratta di una storia che prende ispirazione dal giallo più classico di tradizione britannica e dal filone narrativo che rese celebre John Dickson Carr, ovvero quello del mistero della camera chiusa; declinato tuttavia secondo alcuni criteri particolari. Infatti, se Carr si divertì ad ideare delitti impossibili che si svolgevano all'interno di stanze all'apparenza impenetrabili, il suo omonimo proveniente dal Galles decise di trasportare l'ambientazione a livelli più estremi, dove i limiti non sono più costituiti da solidi muri intonacati, ma da ripide pareti di roccia il cui limite superiore viene rappresentato dal cielo azzurro delle quote più elevate, pur mantenendo gli elementi classici del romanzo del mistero.

Il Monte Tryfan, con una visuale sulla parete interessata
alle indagini in "Morte Dietro la Cresta"
In particolare, in questo caso d'esordio, la "scena del delitto" è costituita dalle falesie del Galles e dal Monte Tryfan. La giovane Hilary Bourne, impiegata di banca e aspirante alpinista, ha stabilito di recarsi lassù in occasione delle vacanze, per allontanarsi dall'aria inquinata di Londra e per impratichirsi nell'arrampicata in compagnia di una famiglia di amici, i Jupp, e di alcuni uomini di scienza come Michael Rouse (per il quale nutre una segreta infatuazione), Raymond Cauthery e il navigato professor Ferriday. Eccitata a causa delle scalate che si accinge a compiere, pur nella sua condizione di principiante, la ragazza incappa però nell'errore più diffuso tra gli esordienti: annebbiata dall'entusiasmo, decide di fare il passo più lungo della gamba, ignorando il comodo autobus che l'avrebbe portata comodamente a destinazione e ritrovandosi a dover scarpinare per molte miglia in solitudine in direzione del Tryfan. Per sua fortuna il capocomico Abercrombie Lewker, soprannominato Filthy da amici e colleghi e costretto a rimandare la sospirata vacanza di fine stagione teatrale assieme alla moglie Georgina, ha ripiegato per una tranquilla settimana di ascensioni sulle pareti del Galles del Nord; per cui Hilary può approfittare del passaggio che l'attore le offre fino alla sua meta. Giunti al modesto Dol Afon ai piedi del Tryfan, tuttavia, i due nuovi amici si accorgono che nel gruppetto di scalatori si percepisce una forte tensione: la figlia di George Jupp, Mildred, si comporta in modo molto strano e appare più taciturna del dovuto; suo fratello Harold, invece, sembra sopportare di malagrazia i propositi alpinistici impostogli dal padre; da parte sua, Mrs. Jupp manifesta un'allegria che non le appartiene e si sforza di tenere buono il carattere esplosivo del marito; Michael, infine, appare distante e più che deciso a ignorare Hilary, come a volerla spingere tra le braccia accoglienti di Raymond. Per non parlare della tempesta emotiva in atto sulla relazione tra la figlia della padrona dell'ostello, Gwennie, e il suo promesso sposo, un pastore dal temperamento ardimentoso. Soltanto Cauthery (e in piccola parte il professor Ferriday) appaiono a proprio agio; anzi, sembrerebbe addirittura che il giovane scalatore sia fin troppo entusiasta. Lewker lo scopre a flirtare con Gwennie, per poi passare a corteggiare Hilary nell'indifferenza apatica di Rouse, ed infine tornare dalla giovane signorina Jupp alla quale è fidanzato.

Filthy lo sente: qualcosa di terribile e di oscuro si sta addensando sul Dol Afon; e non si tratta solo delle nuvole che vanno raccogliendosi sulle pareti rocciose del Monte Tryfan. In seguito a una passeggiata ricognitiva, durante la quale i conflitti vengono esasperati ancora di più e i suoi presentimenti acuiti dalla tensione, Lewker decide di intraprendere la facile via della Grooved Arete assieme a Harold e al professor Ferriday, mentre il resto del gruppo si sparpaglia sulla montagna e a valle. Hilary ha accettato di arrampicare assieme a Cauthery il Milestone Buttress, un percorso per principianti in cui nessuno dovrebbe aver problemi, e lui non riesce a togliersi di dosso la sensazione che la Morte sia in agguato tra le guglie rocciose. Alla fine i suoi presentimenti di avverano: durante l'ascesa con Hilary, Cauthery scivola da una guglia e cade, morendo sul colpo. Tutto farebbe pensare a un incidente (tanto più che il tempo si era fatto nebbioso e il rischio di scivolare si era alzato); eppure la ragazza ha sentito qualcosa che potrebbe ribaltare la situazione e aprire a nuove ipotesi, tra cui quella dell'omicidio. Ma chi potrebbe essere il responsabile? Forse lo strano individuo che si è accampato sul Tryfan? Certo, i moventi per l'uccisione di Cauthery non mancano; eppure tutti gli escursionisti possiedono alibi che appaiono inattaccabili. Deciso a vederci chiaro e ad impersonare il protagonista della tragedia, Lewker intraprenderà un'indagine ufficiosa assieme a Hilary, atta a scagionare gli innocenti da un pesante sospetto e ad assicurare alla giustizia un astuto assassino, capace di spostarsi da una vetta rocciosa ad un'altra come per magia.

Copertina dell'edizione pubblicata dalla
Rue Morgue Press
Come avrete capito, la particolarità dei casi di cui si occupa Lewker è quella di essere ambientati in suggestivi paesaggi montuosi, i quali riescono a dare originalità agli omicidi inventati dall'autore e, allo stesso tempo, ad intrattenere il lettore. Il piacere più grande che ho ricavato da questo "Morte Dietro la Cresta", infatti, è stato l'immergermi in questi luoghi solenni e un po' spaventosi, dove l'uomo si ritrova ad essere una misera parte dell'insieme, e scoprire tutti i piccoli dettagli del Monte Tryfan e della vita dell'appassionato di arrampicata (pp. 28, 34-35, 40-41, 51-52, 61-63, 70-76, cap. 8 ecc...). È notevole il fatto che Glyn Carr sia riuscito a trasformare l'ambientazione nel punto focale della sua narrazione: se ricordate, nella recensione di "Un Piccolo Omicidio di Natale", avevo fatto notare come lo scenario fosse l'elemento più debole tra quelli che costituiscono il romanzo giallo, poiché esso necessita di essere affiancato ad almeno un altro elemento della narrativa gialla per poter esprimere al meglio il proprio potenziale. Di solito, non basta inventare una storia calata in luoghi da sogno per evocare qualcosa di indimenticabile: pur ideando spazi affascinanti, ciò non toglie che, se i personaggi sono scialbi oppure sono protagonisti di un mistero insulso o narrato con uno stile grezzo, allora sarà servita a ben poco un'attenta descrizione degli ambienti in cui la storia si svolge. Nel caso dei libri di Glyn Carr, tuttavia, ho notato come le descrizioni, accurate al punto da sembrare passaggi di guide turistiche vere e proprie (pp. 189-190), mi abbiamo spinto ad immergermi totalmente nella lettura e siano riuscite a tenermi incollato alle pagine, sopperendo ad alcuni piccoli difetti negli altri aspetti della trama e trattando qualcosa che non si vede spesso nella tradizionale crime story. Al posto del villaggio o della villa di campagna, oppure della nave da crociera e dei college universitari, qui l'ambientazione è del tutto diversa e, benché inserita in mezzo ad altri elementi classici (come il rispetto dell'onore o il classismo alle pp. 53-54 oppure 218-221), occupa una parte maggiore della storia: ci sono tanti piccoli dettagli sulla vita dell'escursionista, sulle buone norme da seguire quando si decide di scalare una parete rocciosa, sugli accorgimenti e sulle abitudini che gli alpinisti devono adottare per poter praticare questo sport estremo in tutta sicurezza, con tanto di lessico specifico (pp. 48-49, 88-89, 117-118, 121-125, 131-141, 143-144, 184-187, 271 ecc...). Essendo nato e vivendo ai piedi delle Piccole Dolomiti, forse per le vicende raccontate ho percepito un interesse maggiore di quanto farebbe il comune lettore di gialli; i miei monti non sono vere e proprie vette, però le passeggiate che faccio di solito per i boschi nelle loro vicinanze hanno decisamente contribuito a farmi "sentire" più vicino alla storia che viene raccontata in "Morte Dietro la Cresta".

Inoltre, non bisogna dimenticare che il Monte Tryfan esiste davvero e si trova proprio nel nord del Galles (in quello che oggi è lo Snowdonia National Park, istituito nel 1951, proprio l'anno in cui venne pubblicato il romanzo in questione), come il fatto che l'autore è vissuto da quelle parti e ha potuto attingere ad esperienze reali per costruire questa storia (es. pp. 30-31); questi aspetti hanno aiutato a dare maggiore realtà ai luoghi in cui viene ambientato l'assassinio di Cauthery e ai movimenti dei personaggi (soprattutto quelli di Lewker). Però bisogna ammettere che, forse, l'attenzione data all'aderenza della realtà ha in un certo senso pregiudicato la riuscita complessiva dell'indagine intrapresa da Lewker e Hilary e dello stesso romanzo. Va benissimo soffermarsi sui piccoli aspetti che rendono autentici gli scenari in cui decidi di immergere i tuoi personaggi (mi viene in mente, ad esempio, il villaggio di Fenchurch St. Paul di "Il Segreto delle Campane" di Dorothy L. Sayers) e sulle azioni degli attori sulla scena, spesso caratterizzate da divertenti siparietti; tuttavia, se ciò va ad occupare una parte maggiore dell'indagine che intendi raccontare, forse questo può essere un po' controproducente. Voglio dire, è interessante il racconto della scalata passo per passo oppure la vita all'interno dell'ostello, ma tutto ciò deve essere un'aggiunta al caso e non sostituirsi ad esso. In "Morte Dietro la Cresta", invece, ho notato che è avvenuto il contrario, tanto che alla fine il mistero è sembrato quasi spostarsi in secondo piano rispetto al resto. Intendiamoci, lo stile è ironico e il libro si legge molto bene (es. pp. 24, 56, 114, 244-248): ci sono cenni alla politica e alla scienza (pp. 80-82, 211-213, 234-235, 282-283), all'arrampicata (pp. 228-229, 267-270) e tutta una serie di citazioni divertenti tratte da Shakespeare e da altre crime novels (pp. 20-23, 29-30, 102, 107, 113, 225-226 ecc..., oltre ai titoli dei capitoli). Però la sensazione finale che ho percepito è stato quello di aver ideato un'indagine della quale nemmeno l'autore era del tutto convinto. Certo, la soluzione dell'apparente impossibilità del caso è soddisfacente e piacevole, ma anche un po' banale e prevedibile per chi ha letto parecchi romanzi del mistero; come se l'impegno di Glyn Carr fosse stato riposto più sulla costruzione degli scenari che sull'enigma. È questa la critica più grande che mi sento in dovere di fare su questo esordio, basato su false piste non del tutto impossibili da svelare prima della spiegazione finale, ma in fondo coinvolgente in fatto di stile narrativo e personaggi simpatici. 

Frank Showell Styles (alias Glyn Carr), nato
nel 1908 e morto nel 2005
Tutto sommato, comunque, sono convinto che "Morte Dietro la Cresta" non sarebbe potuto essere un esordio migliore per Frank Showell Styles, vero nome di Glyn Carr. Nato a Birmingham nel 1908, dopo la scuola egli lavorò in banca per una decina d'anni, finché decise di mollare questo impiego che non lo soddisfaceva. Partì quindi per un lungo viaggio in giro per l'Europa, che dovette tuttavia interrompere allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Arruolatosi nella Royal Navy come artigliere, durante il conflitto riuscì a salire di grado fino a giungere a quello di comandante. Tornata la pace, Styles decise di rinunciare a tornare a lavorare nel mondo della finanza e si trasferì in Galles, dove trascorse il tempo ad arrampicare (fu da sempre la sua passione più grande), a dedicarsi al teatro e a progettare la sua nuova carriera di scrittore. Nel 1947, infatti, diede alle stampe il suo primo romanzo, "Traitor's Mountain", una spy story che mescolava il genere a quello umoristico, e il successo di quest'ultimo lo spinse a dare il via a una serie più convenzionale, sotto pseudonimo e con protagonista un divertente capocomico un po' sovrappeso e dalla citazione facile che si ritrova ad indagare su casi misteriosi ambientati in alta montagna. In realtà, già durante una scalata del Milestone Buttress gli balzò in mente come "fosse facile progettare un omicidio perfetto in quel luogo"; pertanto decise di "ideare un sistema [adatto] e costruirci attorno una trama adeguata". In questo modo, come Glyn Carr firmò "Morte Dietro la Cresta" (primo di quindici gialli classici, tra cui vanno ricordati "Assassinio sul Cervino" e "Il Picco delle Streghe") e Abercrombie Lewker fece il proprio ingresso nella letteratura del mistero, dopo tre romanzi più avventurosi. La serie fu accolta favorevolmente in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, soprattutto per la capacità dell'autore di descrivere con doverosa attenzione le scene di arrampicata e i luoghi in cui esse si svolgevano. Dopo "Fat Man Agony" (1969), Styles concluse le avventure di Lewker per dare il via a un'altra serie, il cui protagonista divenne un ufficiale della marina britannica al tempo delle guerre napoleoniche; nel frattempo, tuttavia, continuò a scalare e a fare escursioni, oltre a scrivere una quantità enorme di guide, manuali e racconti sulla montagna (in totale furono circa 160), finché non morì nel 2005.

I romanzi di Abercrombie Lewker (in parte ripubblicati dalla Rue Morgue Press, secondo la quale pare esista un romanzo inedito andato perduto) sono storie leggere, divertenti e facili da leggere, proprio come voleva scriverle Styles: ognuna presenta un delitto apparentemente impossibile, alla maniera di quelli creati da John Dickson Carr con la stanza chiusa trasformata in un ambiente impervio e pericoloso, caratterizzato da pregi e difetti. Ad esempio, in "Morte Dietro la Cresta", a una prima parte in cui viene costruita un'atmosfera di tensione e sospetto, segue un omicidio e l'indagine di Lewker: sebbene il caso sia un po' prevedibile per i lettori più navigati, l'identità del colpevole non colpisca più di tanto, le storie d'amore siano abbastanza melense e ogni tanto emerga qualche cliché (i comunisti cattivi, gli scienziati e i politici misteriosi e le fanciulle indifese), tutto sommato gli indizi sono forniti secondo il fair play e le ambientazioni sono davvero mozzafiato. Anche i dettagli sull'arrampicata vengono forniti con cognizione di causa, tra una battuta ironica e una citazione, tra lessico più o meno elevato. Oltre a ciò, inoltre, i personaggi occupano un posto molto importante all'interno della storia: alcuni spiccano meno, ma la caratterizzazione di Hilary e Lewker mi ha colpito. Entrambi sono ben presentati e ritratti secondo un tono che varia dallo scherzoso al serio. La ragazza dimostra un misto tra frivolezza e intelligenza, lasciandosi influenzare dall'amore ma conscia del pericolo che corrono lei e il suo amato; il capocomico, invece, oscilla tra la parodia e un ritratto del detective dilettante più classico. A volte è burrascoso ed eccentrico, altre compassionevole e deciso a fare il galante; un momento è abilissimo nel decifrare gli indizi che gli si presentano davanti agli occhi, un altro si lascia andare alle citazioni (numerosissime), soprattutto tratte dall'opera di Shakespeare. Impersona al meglio il personaggio dell'attore che vuole intrattenere il proprio pubblico, ma anche quello dello stesso lettore, poiché si diverte a immaginare di essere il Grande Investigatore dei romanzi gialli. Sono convinto che sia stato proprio il suo personaggio, mescolato alle descrizioni degli ambienti e ai discorsi sull'arrampicata, a riscattare "Morte Dietro la Cresta": un romanzo che altrimenti sarebbe stato un po' banale, ma che in questo caso riesce a raggiungere e superare la sufficienza. Direi proprio adatto a svagarsi un po', senza pretendere chissà cosa ma divertente. Sono curioso di vedere cosa riserverà la seconda avventura di Abercrombie Lewker.

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