venerdì 15 novembre 2019

14 - "Notti di Halloween" ("Death on Allhallowe'en", 1970) di Leo Bruce

Copertina dell'edizione pubblicata
nel Giallo Mondadori n. 2806
Se dovessi stilare un'ipotetica classifica delle feste a cui non potrei mai rinunciare, di sicuro ai primi due posti si troverebbero quella di Natale e quella di Halloween. La prima, infatti, con i suoi addobbi, i buoni propositi e le città imbiancate dalla neve, riesce a infondermi pace e serenità come nessun'altra; la seconda, invece, grazie alle maschere e a quella sua caratteristica atmosfera da brivido, porta per qualche tempo il sovrannaturale all'interno della vita di tutti i giorni, facendomi provare una piacevole eccitazione. Inoltre, come se ciò non bastasse, in entrambi i casi si tratta di occasioni che si adattano perfettamente a fornire uno sfondo ideale alle vicende di un romanzo giallo; cosa che, da appassionato lettore di classiche crime novels, me le fa apprezzare ancora di più. E pensare che, dal punto di vista letterario, tra queste due festività corre ben più di una differenza, soprattutto nel modo in cui esse fanno colpo sul pubblico: Natale lo fa attraverso l'incontro-scontro tra elementi confortanti, quali stanze accoglienti, fuochi accesi e banchetti sontuosi, e il disagio provocato da incredibili furti o omicidi efferati; Halloween, invece, assecondando la natura diabolica e le gesta terribili di esseri all'apparenza magici, risvegliati in occasione dei Festeggiamenti dei Morti e più che adeguati all'aura di mistero tratteggiata in questo tipo di libri. Insomma, una sfrutta maggiormente il lato "confortevole" del periodo che viene appena prima della fine dell'anno, e l'altra quello sinistro e caratteristico della festa nella notte tra il 31 Ottobre e il 1° Novembre.

A leggere questa affermazione, non sembrerebbe esserci dubbio su quale tipo di mystery riscuota più successo, tenuto conto delle caratteristiche fondamentali della letteratura del mistero; e invece, come ci si aspetterebbe dai migliori esempi di crime story, ancora una volta veniamo spiazzati: in quanto a popolarità, infatti, il "Christmas Murder Mystery" ottiene un risultato di gran lunga superiore a quello del tipo suo compagno. Forse ciò è dato dal fatto che, spesso, quest'ultimo scade nel racconto dell'orrore, accentuando gli aspetti terrorizzanti a discapito di quelli attinenti all'indagine vera e propria, sebbene esistano casi in cui essi si equilibrano, come in "Poirot e la Strage degli Innocenti" di Agatha Christie. In ogni caso, per quanto mi riguarda, questi due tipi di romanzo giallo conservano lo stesso fascino; tanto più che, anche quest'anno, con l'avvicinarsi della festa di Ognissanti, ho deciso di fare alcune letture a tema; un po' come avverrà in occasione del Natale. Tuttavia, non ho compiuto la scelta prevedibile di rileggere proprio il libro della Christie che ho sopra menzionato, ma ho optato per qualcosa di insolito come "Notti di Halloween" di Leo Bruce (Giallo Mondadori n. 2806, 2002). Infatti, anche questo autore, molto famoso in passato e oggi quasi del tutto dimenticato, si è cimentato in una prova letteraria dedicata al periodo più spettrale dell'anno; forse non del tutto riuscita, soprattutto in fatto di enigma, ma comunque adatta da fare in questo periodo e, soprattutto, affrontata in modo da calare il lettore in una faccenda suggestiva e affascinante, con tanto di personaggi ambigui, ambientazioni spettrali e, ovviamente, l'immancabile stile ricco di humor inglese.

La notte di Halloween, con la sua distesa di zucche intagliate
contro gli spiriti dei morti che tornano dall'Aldilà
Tutto prende avvio quando l'insegnante detective Carolus Deene riceve la visita di John Stainer, un vecchio amico e sacerdote di un villaggio nella penisola di Guys, in Inghilterra. La parrocchia in questione, Clibburn, è famosa (tra i pochi che la conoscono) per essere un luogo inospitale, dominato da acquitrini e un clima perlopiù nebbioso e piovoso; per il suo stile di vita caratterizzato da una certa tendenza ad ancorarsi al passato; nonché per essere popolata da un gran numero di persone superstiziose, i cosiddetti "Uomini di Guys", i quali vivono in una sorta di limbo tra il mondo naturale e quello soprannaturale, in costante preoccupazione del volubile carattere del Maligno. Proprio a questo proposito Stainer si è recato a chiedere soccorso a Deene: da qualche tempo, infatti, il Diavolo pare essere sceso sul piede di guerra contro gli spaventati abitanti del villaggio e aver lasciato il suo zampino in alcune imprese strane ed inquietanti: una croce da altare, ad esempio, è stata trovata appesa al contrario; una delle abitanti, Alice Murrain, grazie alla sua fama di strega e veggente ha iniziato a predire sventure contro chiunque, terrorizzando il circondario; uno studioso di magia nera, Xavier Matchlow, si è insediato in una casa del villaggio e si racconta abbia dato vita a numerosi riti satanici. A parte la faccenda del crocifisso capovolto, tuttavia, Deene non sembra preoccupato più di tanto dal racconto del sacerdote: probabilmente, si tratta di messinscene, atte a rendere interessante la vita monotona nella penisola di Guys. Anche Stainer si dichiarerebbe d'accordo con lui; se non fosse che i presagi di sventura non sono finiti qui.

Appena un anno prima, infatti, il piccolo Cyril Gunning è morto in circostanze perlomeno inusuali: in seguito alla sua sparizione durante la notte di Halloween, era stato ritrovato dal padre nei pressi di un antico sito archeologico locale, il Beacon, sporco di sangue e spaventato a morte. Una volta portato a casa e interpellato il medico, si era scoperto che il bambino si era buscato una terribile polmonite, con tanto di delirio dovuto a febbri molto dolorose, e a nulla era valsa l'opera della scienza: il mattino dopo, Cyril era spirato nel suo letto. Una faccenda spiacevole, conviene Deene; eppure non capisce come tutto ciò abbia a che fare con i timori del suo amico sacerdote. È presto detto: Stainer afferma di essere convinto che i genitori del piccolo intendessero farlo esorcizzare, in seguito alla sua esperienza al Beacon. Mentre stava sparlando, infatti, Cyril si era dilungato in bestemmie incredibili e in un racconto sconclusionato, il quale faceva intendere che lui avesse assistito niente meno che a una messa nera. Impensierito dalla sgradevole faccenda e dalla teoria di Stainer, secondo cui forze maligne si stiano sempre più concentrando sulla sua comunità di fedeli, Deene inizia a temere che qualcos'altro di tragico stia per succedere a Clibburn; tanto che la nuova luce gettata sui precedenti presagi funesti lo convince a recarsi a Guys, per verificare di persona se le impressioni del suo amico siano vere o no. E quando, proprio la sera del suo arrivo, uno degli abitanti verrà preso a fucilate davanti alla canonica, l'insegnante capirà che forse c'è qualcosa di vero nell'atmosfera terrorizzante, incarnata da un'ignoto individuo, che aleggia per il villaggio. La peculiare fauna della penisola di Guys, tuttavia, dà vita a un largo numero di sospetti su chi possa essere lo spietato assassino: oltre ad Alice Murrain e Xavier Matchlow, infatti, sono fin troppi gli "strambi" che vivono a Clibburn, dai fratelli Sloman allo scrittore Connor Horseman, dai coniugi Lark ai Garries allo sfuggente Poley. Tra sospetti più o meno fondati, falsi telegrammi e maledizioni velate, l'aura spettrale si farà sempre più accentuata fino all'arrivo di Halloween, quando si verificherà un delitto impossibile; toccherà a Deene far luce sul caso, ammettendo che forse, dopo tutto, da quelle parti il Diavolo ha davvero camminato in terra negli ultimi anni.

"Abbazia nel Querceto" di Caspar David Friedrich,
che raffigura rovine simili a quelle del Beacon
Devo ammettere che, tutto sommato, mi sarei aspettato qualcosa di più da "Notti di Halloween". Con questo non intendo dire che esso sia da bocciare in toto, assolutamente; soltanto, nel corso della lettura ho percepito una sorta di imprecisione continua, come se il caso non riuscisse a procedere liscio, allo stesso modo dei suoi simili. A mio parere, il problema principale di questo romanzo si riscontra proprio nello svolgimento dell'enigma: è come se l'autore si fosse sforzato a creare un'atmosfera del terrore impeccabile, per poi rendere vano tutto il lavoro con un cold case troppo dilungato e un delitto impossibile concluso, al contrario, in tutta fretta. Ad esempio, la faccenda di Cyril ci viene descritta in appena due occasioni (nel racconto iniziale di Stainer, al cap. 1, e nella testimonianza dei genitori alle pp. 60-69) ma sebbene venga senza dubbio trattata in modo esaustivo, ho avuto l'impressione che Bruce l'abbia sfruttata quasi troppo, rispetto a quella riferita al delitto nella sala da ballo. Sfortunatamente, infatti, il risultato finale si rivela molto sbilanciato: pur occupando più o meno la stessa quantità di pagine, infatti, la parte riferita al presunto rito satanico sembra non trovare mai una lunghezza adeguata, dando l'impressione di non sapere dove andare a parare e di prendere ben più di 2/3 del racconto; mentre quella dell'omicidio impossibile, intrapresa da p. 115 circa, pare trattata senza la giusta attenzione.

A peggiorare la situazione, inoltre, va aggiunto il fatto che il lettore risulta impossibilitato nel poter risolvere entrambi i casi, poiché (quasi) non esiste fair-play all'interno di questo romanzo. Deene scopre gli indizi sfruttando un metodo che ricorda molto quello di Sherlock Holmes, in cui l'investigatore capisce tutto grazie alle deduzioni e alla propria analisi specifica delle prove, tenendo conto di fattori noti soltanto a lui o indirizzabili in più direzioni, senza che siano determinanti in un senso particolare (la sospetta telefonata di Matchlow in seguito alla sua visita, alle pp. 92-94, è applicabile ad ogni abitante di Clibburn e la decisione di Deene di attribuirla a un personaggio particolare risulta un po' campata in aria e arbitraria, al fine di far quadrare i conti, oppure l'indizio del nastro nella cassetta di sicurezza, ascoltato ma non riportato parola per parola, nasconde indizi centrali per capire "chi-l'ha-fatto"). Questi elementi non vengono del tutto messi in mano a chi legge, affinché si possa scoprire le carte vincenti, e la mancanza di prove concrete (a parte il flebile cenno a un comportamento sospetto in seguito al delitto di Halloween, come sottolinea lo stesso Deene nella spiegazione dell'ultimo capitolo) o la presentazione delle stesse troppo tardi o in modo troppo vago per potere essere sfruttate suscitano un po' di delusione nel lettore più attento il quale, già amareggiato da una vicenda poco equilibrata, non si sente del tutto soddisfatto dalla conclusione della vicenda.

Rupert Croft-Cooke, alias Leo Bruce, nato
nel 1903 e morto nel 1979
In ogni caso, se la solidità dell'enigma si può considerare il punto debole e principale difetto di "Notti di Halloween", bisogna sottolineare che, per il resto, questo romanzo resta un'opera molto piacevole, pur tarda poiché datata 1970, tra quelle scritte da Rupert Croft-Cooke (vero nome di Leo Bruce). Nato in Inghilterra nel 1903, ma trasferitosi ben presto in Argentina e in seguito un po' dappertutto in giro per il mondo, egli fu antiquario di libri, lettore e critico, oltre che grande viaggiatore. Ben presto, però, decise di passare "dall'altra parte della barricata", diventando in prima persona uno scrittore di romanzi gialli: nel 1936, infatti, pubblicò la sua prima crime novel, "Un Caso per Tre Detective", la quale costituì una prova del tutto fuori dal comune per la sua ironica presa in giro di detective dilettanti come Lord Peter Wimsey e Hercule Poirot, e che si segnalò per essere il debutto del placido Sergente Beef, il quale risolverà il caso in barba alle critiche dei suoi più rinomati colleghi e del suo biografo ufficiale e "spalla", Lionel Townsend. Questo personaggio restò in carica fino al 1952, mentre l'autore trascorreva gli anni della Seconda Guerra Mondiale in India, per conto dell'Intelligence, e ogni tanto si dedicava alla scrittura di testi di tutt'altro genere, che lui riteneva più importanti ma, come spesso accade, risultano meno famosi dei suoi gialli. L'anno seguente, però, Bruce venne processato per omosessualità e condannato a trascorrere sei mesi in prigione: la cosa lo indusse, nel 1954, a lasciare definitivamente l'Inghilterra e a trasferirsi in Marocco, dove riprese a scrivere gialli ma con un protagonista diverso, il Carolus Deene di questo "Notti di Halloween" e di altri ventitré romanzi, più simile al suo autore in quanto ricco insegnante di storia e appassionato di libri antichi, nonché vicino alla classica figura dell'investigatore tradizionale. Bruce continuò a scrivere fino al 1979, quando morì, con risultati altalenanti: H.R.F Keating lo giudicò "immancabilmente eccellente", mentre Steinbrunner e Penzler nemmeno lo inclusero nella loro "Encyclopedia of Mystery and Detection". Nonostante ciò, comunque, egli viene considerato un innovatore da Martin Edwards, il quale ha paragonato la sua opera, in quanto ad inventiva, a quella di Anthony Berkeley (più precisamente, il suo "Un Caso per Tre Detective" quale degno successore di "Il Caso dei Cioccolatini Avvelenati", e "Case with Four Clowns" di "Assassinio in Cantina"); nonché un esponente di spicco della cosiddetta "Golden Age" del mystery classico, grazie alla pungente ironia che contraddistingue il suo stile e a un grande talento nel tratteggio della trama.

Queste caratteristiche si possono ritrovare anche in "Notti di Halloween": infatti, al di là del fatto soggettivo dell'uso di bambini come vittime (come si è visto in "Presagio di Morte" di Patrick Quentin), qui in modo meno atroce ma pur sempre poco confortevole e troppo "moderno" per alcuni, sono da sottolineare i fulminei momenti di ironia nera che spezzano la tensione, le descrizioni originali dei personaggi delle tristi vicende di Clibburn, l'ambientazione e, soprattutto, l'atmosfera affascinante e spettrale che il suo autore riesce ad evocare con impareggiabile maestria. A partire da quest'ultimo aspetto, vorrei sottolineare l'aura claustrofobica del villaggio di Clibburn, descritta in modo efficace soprattutto attraverso l'uso di nottate piovose, di continui riferimenti allo straniero e ai forestieri malvisti (pp. 9, 19, 67-68, 187-188, 192-195, 208; tema di grande attualità) e di abitanti superstiziosi al limite dell'ossessione. La stregoneria domina in tutto il romanzo (capp. 1, 5, 7, oltre a pp. 169-170), con avvenimenti ad essa legati molto ben descritti, e la psicologia dei protagonisti ne risulta influenzata: Alice Murrain (pp. 172-180) offre un esempio lampante, ma anche gli altri, come i Matchlow, gli Horseman, i Lark e i Garries, con le loro caratteristiche fisiche particolari quali una gamba di legno o una sedia a rotelle, non sono da meno nell'alimentare la psicosi maledetta che si agita nella penisola di Guys. Vengono delineati ancor meglio del solito, forse proprio perché immersi in un'atmosfera tanto lugubre, assieme a un'ambientazione sufficientemente affascinante la quale, tuttavia, avrebbe forse guadagnato qualcosa grazie a un'incursione di Deene al Beacon, con tanto di descrizione spettrale delle rovine e dell'altare dove si dice vengano sacrificati agnelli e altri piccoli animali; per non parlare del Pozzo senza Fondo, centrale nella soluzione finale ma mai mostrato, che avrebbe forse fornito qualche indizio in più, così da facilitare il compito di comprensione del lettore e arricchire l'indagine. Comunque, tutto ciò viene amalgamato a uno stile ironico e pungente, dal tono spesso cupo e cinico (non dobbiamo dimenticare che "Notti di Halloween" risale al periodo post-prigionia dell'autore) ma a volte pure spassionatamente leggero (vedasi la ridicola abitudine della signora Lark di abbreviare alcune parole), che da vita a una vicenda caratterizzata da una forte inquietudine, ma perfetta per un appassionato di giallo classico, alla ricerca di una storia leggera con cui trascorrere la notte di Halloween. Un buon libro, insomma, segnato da un enigma un po' debole ma, per questo, poco impegnativo. Buon Halloween!

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