venerdì 15 maggio 2020

32 - "Morte a Vele Spiegate" ("Death Under Sail", 1932) di C.P. Snow

Copertina dell'edizione pubblicata
dalla Polillo Editore
A partire dalla settimana scorsa (e così sarà per tre volte in tutto, poiché per l'ultimo venerdì del mese ho intenzione di pubblicare la recensione di un romanzo estraneo al sottogenere del "delitto sotto il sole", ma non per questo poco bello), abbiamo visto come il classico romanzo giallo della Golden Age si possa declinare secondo una cornice diversa da quella a cui uno potrebbe subito pensare, il più delle volte caratterizzata da scenari gotici e suggestivi come castelli nella tempesta o isolate magioni avvolte dalla notte più oscura; ovvero quella esotico-vacanziera, la quale costituisce il filo conduttore delle recensioni del mese di maggio su Three-a-Penny. Con l'avvicinarsi della bella stagione, infatti, ho intenzione di lasciare per qualche tempo la classica crime story caratterizzata dalle ambientazioni di cui sopra, per passare a letture che ci permettano di fantasticare sui soleggiati momenti di relax e tranquillità che ci aspettano in futuro (o almeno, speriamo che sia così); magari immaginando di essere in riva al mare o di compiere attività all'aperto, in luoghi esotici dove i protagonisti delle storie vivono le loro avventure. Anche in questi frangenti, l'omicidio non è una presenza estranea; anzi, si può dire che il desiderio di lasciarsi alle spalle tutte le preoccupazioni e, allo stesso tempo, l'esacerbare gelosie e ossessioni nascoste siano ancora più sentiti e forti, quando ci troviamo a volerci rilassare senza essere disturbati. Per questo motivo, ho deciso di concentrarmi per qualche tempo su alcuni titoli adatti a descrivere queste manifestazioni del temperamento degli individui, tratteggiate in contorni placidi solo all'apparenza e caratterizzati da una calma fasulla. Infatti, nemmeno il dolce cullare delle navi da crociera, il suono monotono e rappacificante del treno che corre sulle rotaie, il ronzio sonnolento dei motori degli aerei di linea riescono a lenire la frustrazione dell'essere umano e a raffreddare gli animi che si scaldano sotto i raggi del sole.

Proprio i mezzi di comunicazione e locomozione sono il più delle volte protagonisti di mysteries ambientati in questi scenari vacanzieri, sia in stagioni più rigide come l'inverno (come non ricordare "L'Assassinio sull'Orient-Express" di Agatha Christie?) sia in altre più calde. In "Un Pomeriggio da Ammazzare" di Shelley Smith, ad esempio, abbiamo visto che è l'aeroplano privato del signor Jones a condurlo nella casa di Alva Hine, dalla quale partirà tutta la vicenda. In "Poirot sul Nilo" di Christie, il battello Karnak su cui viaggia l'investigatore belga, mentre è in ferie, costituisce la scena del delitto, l'elemento caratterizzante della vicenda, quello che dà una connotazione precisa al mistero. Negli innumerevoli gialli di Freeman Wills Crofts, sfegatato appassionato del giallo su rotaie, è spesso il treno a diventare elemento imprescindibile della trama. Ma non solo gli autori di gialli classici inglesi si sono sperticati nell'ideare omicidi a bordo di innumerevoli mezzi a motore: Rufus King, narratore impareggiabile degli anni '30-'40 del mystery analitico americano, ha costruito un'intera carriera sulle uccisioni avvenute a bordo di navi, yacht, imbarcazioni da diporto e simili; Charles Daly King, altro grande scrittore della crime novel classica, ha dato prova più volte di prediligere il sottogenere del "delitto a bordo" grazie ai suoi "Delitto in Cielo", "La Morte Viaggia in Treno" e "In Alto Mare". Spesso questi veicoli ci portano in luoghi esotici come isole e paesi stranieri (il deserto iraniano di "Un Pomeriggio da Ammazzare", l'Egitto di "Poirot sul Nilo", gli atolli paradisiaci del centro America in un altro giallo di questo tipo come "Charlie Chan e la Casa Senza Chiavi"), permettendoci di evadere dalla monotonia quotidiana; altre volte, invece, essi ci accompagnano dietro l'angolo di casa, senza che ci sia bisogno di andare dall'altra parte del mondo per la riuscita di un buon romanzo del mistero; come nella minuscola Burgh Island dell'Inghilterra meridionale, nella quale è ambientato "Dieci Piccoli Indiani" di Christie.

A quest'ultimo tipo di location si può aggiungere quella costituita dai Broads, quell'intrico di laghi poco profondi e larghi fiumi che si dirama per gran parte dell'Inghilterra orientale, tratteggiata nel romanzo che intendo recensire oggi: "Morte a Vele Spiegate" di C.P. Snow (Polillo Editore, 2002). In questa storia, pur non giocando un ruolo importantissimo all'interno della storia, l'ambientazione viene evocata in modo da conferire un'originale sfondo per le oscure vicende narrate, tratteggiate con tono distaccato a partire dal delitto avvenuto a bordo di un piccolo yacht per poi passare allo scatenarsi degli istinti dei sospettati, costretti a convivere in un isolato cottage, e alle complesse elucubrazioni dell'investigatore dilettante di turno, impersonato da un impiegato amministrativo con l'animo del filosofo-scienziato, in modo da dare vita a un esemplare giallo classico.

Anchor and Boats (Rye Harbour, East Sussex), Eric Ravilious,
1938
Come dicevo, fin dall'inizio ci troviamo nei Broads, in una fresca serata di inizio settembre. Ian Capel, distinto gentiluomo dotato di ironia e di più anni di quanti desideri ammettere, sta camminando da ore ed ore lungo viottoli fangosi e sotto una pioggerella fine e insistente, col fine di raggiungere la barca del suo amico Roger Mills, un famoso oncologo di Londra che lo ha invitato a trascorrere qualche tempo a bordo in compagnia di alcuni giovanotti e signorine. Benché stanco e irritato dalle indicazioni imprecise che Roger gli ha dato, è contento del suo imminente ritrovarsi tra persone più giovani di lui: sta per ricongiungersi alla deliziosa compagnia che solo un paio di anni prima si era recata in Italia per un soggiorno. Ci saranno Philip, il giovane sfaccendato che tutti loro amano proprio a causa della sua pigra indolenza; il pratico e tagliente William, promettente stella della medicina che potrebbe scalzare Roger dal suo piedistallo; ovviamente Roger, sempre più volgare, grasso e rumoroso; Christopher, uno dei ragazzi più poveri ed intelligenti che egli abbia mai conosciuto, oltre ad essere un ottimo compagno di ventura; ma soprattutto la dolce Avice, la sua preferita, la ragazza per cui nutre più di un'amicizia ma che (ne è consapevole) non potrà mai sperare di conquistare. È il pensiero di raggiungere quest'ultima che lo spinge a continuare ad avanzare, insieme alla prospettiva di riposare al caldo; e poco dopo il suo desiderio si avvera: Ian raggiunge l'attracco di The Siren, lo yacht di Roger, e scopre che al gruppo si è aggiunta una certa Tonia Gilmour, la nuova fiamma di Philip, una ragazza esuberante e attraente dai capelli rossi.

Le risate e i brindisi per il nuovo lavoro di Christopher, benché attenuati dalla conferma del fidanzamento del giovane con Avice, riscaldano le ossa del vecchio gentiluomo, il quale non riesce a capacitarsi di quanto sia fortunato a poter stare assieme a quelle sei simpatiche persone, e il sonno arriva a fatica quando viene il momento di dormire. Il mattino seguente, tuttavia, una sorpresa per niente piacevole attende gli occupanti dello yacht: Roger, infatti, viene ucciso mentre si trova al timone della barca. Lo sconcerto assale i membri della compagnia, i quali tentano di risolvere la faccenda a modo loro prima di rivolgersi alla polizia, ma quando appare chiaro che il fattaccio non si riesce a sciogliere né può restare impunito, Ian inizia a domandarsi chi possa essere il colpevole di quello sporco assassinio. Appare chiaro fin da subito, infatti, che nessuno avrebbe potuto salire a bordo e far fuori il capitano, per poi scomparire nuovamente; quindi, il colpevole deve essere uno tra William, Tonia, Philip, Christopher e Avice. Quest'ultima, essendo cugina della vittima, sembrerebbe la persona più probabile da sospettare e Ian non può sopportare di vederla struggersi, o peggio, impiccata; così, approfittando di un passaggio sul dinghy guidato da Christopher e William, diretti ad informare le forze dell'ordine dell'accaduto, il gentiluomo si reca al più vicino telefono e convoca un suo vecchio amico, tale Finbow, il quale si trova in licenza da Hong Kong, per incaricarlo di scoprire la verità sulla morte di Roger. Finbow, da parte sua, si dimostra molto interessato alla faccenda: essendo un tipo che si diverte ad osservare come agisce la natura umana di volta in volta, potrebbe analizzare le reazioni di ognuno dei sospettati e interpretare le prove sulla scena del delitto come se si trattasse delle viscere degli antichi aruspici; quindi egli accetta di buon grado e, dopo essersi conquistato la fiducia del borioso sergente Birrell incaricato delle indagini, inizia a riflettere sul comportamento di ognuno dei sospettati, i quali nel frattempo sono stati costretti a vivere in un isolato cottage. Pian piano, grazie ai suoi metodi inusuali, Finbow inizia ad escludere una persona dopo l'altra dalla sua lista mentale, chi in base a prove materiali come capelli e tempi d'azione, chi a causa del peculiare carattere; mentre i nervi di tutti iniziano a cedere, compresi quelli del suo amico Ian. Riuscirà Finbow a inchiodare l'assassino di Roger? Ma soprattutto, sarà stato proprio un male che un tipo ambiguo come il dottor Mills sia stato eliminato?

Pianta della suddivisione di The Siren, lo yacht di Roger
Dalla trama, avrete capito come "Morte a Vele Spiegate" abbia tutti gli ingredienti per essere uno di quei romanzi gialli classici che gli appassionati amano. Un amico che conosco ormai da molti anni, grande fan del mystery più classico e analitico possibile, in una sua recensione ha dato un voto molto alto a questo libro, dilungandosi su quanto esso sia "decisamente classico" in tutti i suoi elementi: ambientazione ridotta a pochi scenari (soprattutto lo yacht e il cottage) come nel numero dei sospettati; sviluppo del caso tra omicidio, indagine parallela tra inquirenti ufficiali e ufficiosi e svelamento della verità di uno e dell'altro con conseguente celebrazione dell'acume del segugio occasionale; e tratteggio dei personaggi, tra cui Ian Capel nel ruolo di una riuscitissima spalla "alla Watson" (pp. 10, 14, 29, 42-43...); senza dimenticare la presenza di piantine utili alla comprensione dei movimenti di tutti i personaggi, indispensabili in un romanzo del mistero che si rispetti. Dopotutto, siamo nel momento storico in cui fiorirono i maggiori esponenti del giallo della Golden Age come Sayers, Christie, Iles e tanti altri, e nel quale, come nella struttura narrativa più tipica che si possa immaginare nel genere del giallo tradizionale, qualcuno viene ucciso, un investigatore dilettante ma dotato di acuto ingegno deduttivo si applica alla risoluzione dell'elaborato caso e, evitando false piste e inserendosi tra sospettati più o meno eccentrici con domande innocue solo all'apparenza, riesce a scoprire i segreti nascosti di tutti quanti e a svelare "chi-lo-ha-fatto" in un lungo monologo finale e drammatico. Eppure, devo ammettere che il mio giudizio finale su "Morte a Vele Spiegate" non riesce ad essere entusiasta quanto quanto quello che ho riportato qui sopra; il che è un vero peccato.

I motivi di questa mia parziale delusione sono differenti, anche se presi uno alla volta forse non influiscono più di tanto nella resa totale della storia. Innanzitutto, dunque, c'è il problema dello stile, che io ho trovato molto confuso e difficile da seguire (pp. 42-43, 59-62, 70-71, 88, 97, 118, 122, 124, 147, 153, 161, 167, 184, 199-200). Se da una parte mi ha ricordato quello caratteristico di Richard Austin Freeman, in cui le digressioni si sprecano e ogni occasione sembra buona per l'autore per infilare una riflessione personale sull'argomento trattato, dall'altro non mi ha restituito la stessa sensazione un po' ironica e suggestiva che avevo provato quando, ad esempio, mi sono tuffato in "L'Occhio di Osiride". Voglio dire, la spiegazione di Snow allo stadio da cricket (cap. 9) sul motivo per cui William si è presentato davanti al cadavere di Roger senza camicia, sul ponte la mattina del delitto, e la conseguente differenza tracciata tra studenti di prestigiosi college e alunni di istituti statali (le insolite "capre" e "pecore") è stato un pezzo di bravura nel "far passare il tempo", come l'ha definito lo stesso Finbow, e un intermezzo che non mi ha infastidito; così come la breve parentesi all'ospedale di Liverpool Street, dove abbiamo conosciuto di sfuggita il dottor Boothby e il giovane Parfitt. Però, per il resto della storia di "Morte a Vele Spiegate", ho come avuto l'impressione che il tono usato sia nel racconto del mistero della morte di Roger, sia nell'enunciazione delle teorie e dei momenti di tensione, sia stato molto (forse troppo) formale e presuntuoso. La freddezza di Finbow è come passata attraverso le pagine fino a raggiungermi, allontanandomi da quella sorta di impersonificazione che metto in atto mentre leggo e che mi permette di immergermi nelle vicende in prima persona. In sintesi, non sono riuscito a sentire il caso come al solito e ho percepito una sorta di parete tra me e il racconto di Snow, provando per la prima volta un distacco netto, forse dovuto al tono "da scienziato" dell'autore.

In secondo luogo, di conseguenza, ho avuto un problema con i personaggi: data questa incongruenza insormontabile tra me e il consueto coinvolgimento nella storia, non sono riuscito nemmeno a considerare i personaggi come esseri viventi in tutto e per tutto. Con questo, intendo dire che per me la maggior parte dei sospettati (Philip, Christopher e Tonia in primis, ma pure William e Avice in misura minore) non sono riusciti a staccarsi dalle pagine e a prendere vita davanti ai miei occhi, restando figure a due dimensioni che si muovono come burattini, per cause estranee alle emozioni paradossalmente più si avanzava nelle vicende e la tensione nervosa saliva. Per contro, quasi a voler ribaltare il risultato sperato da Snow, ho percepito con maggiore chiarezza il sergente Birrell e la signora Tufts, personaggi di importanza minore in "Morte a Vele Spiegate" rispetto agli altri, grazie al loro ridicolo pudore vittoriano e all'essere futili macchiette che risaltavano sulla piattezza della resa del sentimento umano. Infine, lo stesso enigma mi ha lasciato qualche perplessità. Infatti, se da un lato sono soddisfatto dal fatto che la soluzione finale sia stata suffragata da indizi materiali e accettabili da una giuria in tribunale, dall'altro non sono riuscito ad accettare del tutto il voler mettere insieme, da parte dell'autore, l'indagine prettamente preposta alle elucubrazioni "materialistiche" e quella governata dai ragionamenti sui caratteri e sulle emozioni dei personaggi. Mi è sembrato come se Snow avesse voluto dimostrare che il successo in un'indagine per omicidio debba essere sostenuto da una giusta dose di indizi pratici e di elementi psicologici, per poter sperare di cavare il proverbiale ragno dal buco; e se questo ragionamento può anche essere accettato, lui ha costruito un caso basato su aspetti troppo vaghi per essere considerati sufficientemente solidi da reggere le critiche, e dotato di troppo pochi elementi originali per essere ricordato nettamente in mezzo agli altri. Troppo viene lasciato al caso, e con troppa facilità i sospettati vengono eliminati dalla lista dei probabili colpevoli (tanto che spesso rientrano in corsa!), generando una soluzione troppo intellettualizzata; il che, assieme alle due critiche che ho discusso poco sopra, non mi permettono di promuovere del tutto questo libro.

Charles Percy Snow, nato nel 1905 e morto nel
1980

Bisogna ammettere che, tuttavia, se la riuscita di "Morte a Vele Spiegate" è risultata solo in parte (spiegherò quali sono gli elementi da salvare e che rendono questo romanzo giallo comunque degno di essere letto quale storia d'evasione, non giungete a conclusioni troppo affrettate!), forse uno dei motivi di ciò è stato il fatto che esso è stato il primo libro in assoluto che Charles Percy Snow (questo il nome esteso dell'autore) scrisse, e quindi risentisse della sua inesperienza. Nato al Leicester nel 1905, egli si trovava a studiare chimica e fisica all'università di Cambridge quando, nel 1932, decise di esordire come scrittore proprio con un romanzo giallo, l'unico della sua carriera per moltissimi anni. In una nota a un'edizione successiva, più precisamente, Snow osservò che questo libro "non era propriamente la mia opera prima dal momento che, a ventun anni, avevo scritto un romanzo su dei giovani in un'università della provincia inglese"; tuttavia, quel lavoro non fu mai dato alle stampe, con posteriore gioia dell'autore, e quindi "Morte a Vele Spiegate" si può considerare come la sua prima opera ufficiale. In occasione della ristampa che ho menzionato sopra, l'autore si disse più che contento del successo avuto dal suo libro: quest'ultimo doveva costituire la pietra tombale sul suo percorso come scienziato in favore di una florida carriera come narratore, poiché quello era sempre stato il suo desiderio. Eppure, benché avesse iniziato con uno di quei gialli "artificiosi e stilizzati secondo la maniera dell'epoca" forse per provare a mettersi alla prova ed esso fosse stato accolto molto bene, Snow si rese conto ben presto che stava per essere attirato nella stessa trappola della scienza da cui stava tentando di scappare, se avesse continuato su quella strada. Così, sebbene avesse desiderato dedicarsi al giallo declinato al roman policier più realistico "alla Simenon", a malincuore decise di non mettere più mano a un altro mystery ("divertenti da scrivere, ma richiedono quasi lo stesso tempo di un romanzo propriamente detto" osservò, e lui era già troppo impegnato per dedicare troppo tempo alla creazione di enigmi), prediligendo l'ideazione di altre opere di narrativa come "La Ricerca" del 1934 e il fortunato ciclo sulla vita inglese dal titolo "Estranei e Fratelli" (in cui coniò la frase "corridoi del potere"), al centro delle quali era sempre il conflitto tra etica, potere e scienza. Sposatosi nel 1950 con la scrittrice Pamela Hansford Johnson, C.P. Snow conquistò la notorietà nel 1959 col saggio "Le Due Culture", basato sulla frattura fra scienza moderna e valori umanistici, e alternò fino alla fine dei suoi giorni l'attività letteraria con quella di ricercatore scientifico, riuscendo addirittura a ricoprire la carica di sottosegretario al ministero della tecnologia dal 1964 al 1966; riuscendo appena un anno prima della morte, avvenuta nel 1980, a pubblicare un nuovo giallo dal titolo "Una Mano di Vernice". Questo (assieme al fatto che nel suo esordio citò Sayers e Van Dine) dimostra come fosse ancora legato all'idea di diventare un giallista a tempo pieno, se solo avesse potuto.

In fin dei conti, penso che sia stato un peccato che non si sia più concentrato sulla crime story se no quando fu troppo tardi; nonostante i difetti evidenti, "Morte a Vele Spiegate" dimostra come Snow avesse una certa inventiva. Magari avrebbe potuto migliorare su alcuni aspetti scadenti dell'opera in questione e regalarci qualcosa di memorabile. In ogni caso, come vi dicevo, non considerate del tutto dimenticabile il suo esordio nella narrativa. È innegabile che in esso ci siano molte cose che non funzionino; però, secondo alcuni aspetti della storia, penso che più di una persona potrà dirsi entusiasta del risultato che ne ha ricavato l'autore. In fin dei conti, l'amico che ha apprezzato questo romanzo del mistero è una delle persone più esigenti che conosca in fatto di giallo classico. Inoltre, per quanto mi riguarda, ho apprezzato moltissimo il tratteggio dell'atmosfera e dell'ambientazione, un po' rarefatte ed essenziali ma di sicuro più vivide delle personalità dei personaggi e originali. Mi ha divertito il continuo botta-e-risposta tra Finbow e Ian, platealmente ricalcati nelle figure di Sherlock Holmes e del dottor Watson (da notare alle pp. 50-58, 63-67, 72-86, 105-106, 116-117, 165-166, 170-172, 175 e 237 come l'investigatore dilettante abbia le sue manie del rito del tè e del cricket tanto quanto il Segugio di Baker Street adorava suonare il violino e iniettarsi la droga, mentre il povero narratore annaspa di fronte all'intelletto superiore del suo amico e maestro allo stesso modo della "spalla" di Holmes). Nella sua freddezza e quasi totale apaticità, tuttavia, Finbow rivela anche alcune caratteristiche che lo differenziano dal suo modello: tende a condividere con Ian i suoi pensieri e a metterlo a parte dei sospetti; forse troppo, per mantenere la giusta tensione fino allo svelamento finale. Ho avuto l'impressione che l'autore volesse come trasportare Sherlock Holmes nell'epoca del giallo della Golden Age, costringendolo ad adattarsi ai nuovi metodi che si erano sviluppati tra il 1888 (nascita del personaggio di Doyle) e gli anni Trenta del Novecento. Peccato che egli non riesca mai a dare davvero vita al suo protagonista, assieme agli altri personaggi, sia a fatti che a parole, facendoli restare come gusci abitati per qualche tempo e poi abbandonati e che parlano non come effettivamente succede nella vita reale, ma dicendo ciò che pensa l'autore. Philip, Tonia, Avice, Christopher, William, Ian, Roger e lo stesso Finbow, per non parlare di Birrell e della signora Tufts, incarnano stereotipi che non riescono mai del tutto a staccarsi dal modello a cui sono ispirati: appaiono come attori che interpretano una parte sul palcoscenico, figure appartenenti alla Jazz Age o che riflettono la formazione dell'autore e le sue opinioni sociologiche, senza riuscire a dare vita al loro ruolo.

Eppure, mi ha in parte divertito lo scandalizzarsi di Birrell e della signora Tufts di fronte all'infrangersi dei loro rigidi principi morali e vittoriani. Ho provato, insomma, una sorta di repulsione-attrazione per gran parte della lettura, tanto che alla fine ho scoperto di essere stato un po' soddisfatto; per questo vi invito a dare una possibilità a "Morte a Vele Spiegate". Lo stesso stile e approccio scientifico all'indagine (pp. 14-15, 19-20, 35-37, 40-42, 50-52, 54-56, 72-86, 128-130, 133-135, 137-140, 231-234, 258-259), arido e impersonale nei lunghi dialoghi tra Finbow e Ian, è riuscito ad evocare una certa poesia nel mettere a confronto materialismo e sentimento (pp. 89-90, 92-94, 97-98, 101-102, 106-110, 113-117, 125-129, 131-132, 135-140, 148-149, 154-155, 160-163, 172-173, 176-178, 181-189, 191-193, 201-204, 216-217, 227-231, 234-235, 237-239, 254-257, 259-267): benché con effetti poco soddisfacenti sulla carta, in esso Snow ha provato a fare quello che gli altri suoi colleghi riuscirono a mettere in pratica con maggior estro nei loro gialli; cioè, accostare indizi tangibili con sensazioni psicologiche. Conflitto, quest'ultimo, incarnato anche dal duello tra dilettante e ufficiale incaricato del caso: Finbow osserva il crimine da un punto di vista soprattutto filosofico, escludendo i sospetti grazie alla conoscenza della natura umana tanto cara a Poirot; Birrell, invece, dal canto suo cerva fatti e prove tangibili, arrivando al punto di immergersi in un fiume per trovarli. Questo episodio, inoltre, fa parte di una serie che mette in luce come Snow intendesse in qualche modo imitare la sfida tra il detective "alla Wimsey" e il poliziotto un po' stupido del giallo tradizionale: Birrell ha studiato e imparato a memoria tutto quanto si potesse leggere sul crimine, apparendo come una macchietta sempre sul punto di ripetere concetti astratti e poco utili nella realtà, mentre Finbow applica la sua conoscenza del mondo reale così da interpretare ogni piccolo dettaglio dell'indagine, osservando intorno a sé e intrattenendo ignari sospettati affinché facciano rivelazioni importanti; dimostrando in questo modo come Snow avesse appreso la lezione di Berkeley/Iles sull'importanza del comportamento umano. Sfortunatamente, questo tipo di psicologia non viene sviluppato al meglio dall'autore e il risultato diventa troppo stereotipato, come se il romanzo fosse più un esercizio di ginnastica mentale che una storia viva e avvincente. In ogni caso, non c'è dubbio che "Morte a Vele Spiegate" riesca ad essere un pezzo d'epoca, un modo curioso per entrare in un mondo come quello dell'Inghilterra degli anni '30, quando ancora la società era stratificata, e una lettura piacevole ed esemplare, sebbene non trascendentale e incapace di conquistare del tutto il lettore.

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